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Lo statunitense Rubin Carter,
l’ex campione di pugilato noto come ‘Hurricane’,
è morto all’età di 76 anni. Nato il 6 maggio 1937, in una famiglia di
sette figli, Carter venne mandato in riformatorio all’età di 12 anni per
aggressione e si arruolò nell’esercito nel 1954, che lo spedì in
Germania Ovest. Al ritorno a casa, una serie di scippi gli costarono
quattro anni di detenzione nelle prigioni di stato. Nel 1961, l’inizio
della sua carriera di pugile, che lo vide vincitore di 20 dei suoi primi
24 incontri. Specialista nei pesi medi, fu capace di battere
anche il leggendario Emile Griffith. Fino a quando Carter
divenne celebre per un caso giudiziario che divise l’America. Nel 1966
venne, infatti, accusato di un triplice omicidio in
seguito ad una sparatoria in un locale del New Jersey, che gli costò una
condanna a due ergastoli. Decisiva fu la giuria
composta da soli uomini bianchi con la testimonianza di due ladri,
Alfred Bello ed Arthur Bradley, che in seguito ritrattarono le loro
versioni. Gran parte dell’opinione pubblica si schierò dalla parte di
Carter, sostenendo che l’accusa era motivata esclusivamente da motivi
razziali. In breve il pugile divenne un simbolo della lotta alle
discriminazioni razziali. Dopo 19 anni di prigione, nel 1985,
venne scarcerato e nel 1988 caddero ufficialmente tutte le accuse contro
di lui. Alla sua vicenda Bob Dylan dedicò nel 1975 la
celebre canzone ‘Hurricane’, nella quale sosteneva l’innocenza del
pugile. Dylan venne a conoscenza della condizione di Carter dopo aver
letto l’autobiografia del pugile, ‘The Sixteenth Round’. Sul grande
schermo, invece, è stato impersonato nel 1999 da Denzel
Washington nel film ‘Hurricane-Il grido dell’innocenza’. A dare
l’annuncio ufficiale della morte di Carter, malato di cancro alla
prostata, è stato John Artis, suo assistente ed amico di lunga data
nonché suo compagno di cella
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