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CONTRO IL PERICOLO DI UN NUOVO CAPRO ESPIATORIO  PER DARE COMUNQUE UN VOLTO AL MISTERO DI COGNE IL TRIBUNALE DEL RIESAME SAGGIAMENTE METTE IN LIBERTA' LA MAMMA DEL PICCOLO SAMUELE. 

 

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Tribunale spaccato sulla libertà ad Anna Maria

 

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Due giudici hanno votato a favore, uno contro. In un'intervista al Mattino il presidente del collegio giudicante spiega che "il ragionamento si è basato più sulle eccezioni di Grosso che sugli indizi".

TORINO - Il tribunale del Riesame che ha ridato la libertà ad Anna Maria Franzoni si è spaccato sulla decisione: due giudici hanno votato a favore e uno contro. Una decisione sofferta quindi, le cui motivazioni si sapranno entro due giorni. Al quotidiano di Napoli Il Mattino intanto ha anticipato qualcosa il presidente del collegio giudicante del tribunale del Riesame di Torino, Piergiorgio Balestretti: "Il nostro ragionamento è stato impostato molto sulle eccezioni dell'avvocato Grosso, oltre che sull'analisi degli indizi". Un'affermazione che fa quindi pensare a vizi procedurali dell'inchiesta che ha portato all'arresto della mamma del piccolo Samuele, piuttosto che a lacune negli elementi di prova. "Il collega Gandini - ha commentato Balestretti - ha fatto un ottimo lavoro. Ha approfondito gli atti, devo fargli i complimenti. Ma noi siamo arrivati a diverse conclusioni, esaminando gli atti depositati successivamente e le discussioni in udienza"

(3 APRILE 2002, ORE 7:40 aggiornato alle 11:30)

http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,114943,00.html

 

New Age & Dintorni rivista telematica

L'omicidio di samuele e il movente esoterico

di Giuseppe Cosco


   Il Tribunale della libertà ha accolto l’istanza di scarcerazione di Anna Maria Franzoni presentata dall’avv. Grosso. A mio parere era inevitabile tale decisione. Contro la madre del piccolo Samuele c’era solo un’enorme quantità di indizi ma nessuna prova certa, solo una mole di atti, verbali, perizie, relazioni e controrelazioni, ma anche il loro esatto contrario, insomma nessuna certezza investigativa. Non può essere stata la madre ad uccidere e in quel modo orribile il piccolo Samuele. Non vi sono prove, si è arrivati ad indagarla per “esclusione”, cioé senza una sola prova certa ma solo sulla base di indizi.
   Gli inquirenti hanno agito così dopo aver escluso la pista della vendetta, del serial killer e quella del "Mostro" e, perciò, a questo punto, restava solo la madre. Ma come è possibile che questa donna, con un vissuto normale, all'improvviso si sdoppia, uccide, poi, si dimentica di quella manciata di minuti e tutto ritorna come prima e regge, senza crollare, più interrogatori e oltre quaranta giorni sotto i riflettori?
 
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L'omicidio di samuele e il movente esoterico

di Giuseppe Cosco

E le violenze fatte sotto il Sole

Io le ho vedute tutte.

Ecco le lacrime degli oppressi

E nessuno che li consoli.

La forza in mano degli oppressori

E nessuno che li castighi.

Io lodo i morti che già morirono

Più dei vivi che ancora vivono…

(Ecclesiaste, 4,1-2, trad. Cernetti)

 

   Il Tribunale della libertà ha accolto l’istanza di scarcerazione di Anna Maria Franzoni presentata dall’avv. Grosso. A mio parere era inevitabile tale decisione. Contro la madre del piccolo Samuele c’era solo un’enorme quantità di indizi ma nessuna prova certa, solo una mole di atti, verbali, perizie, relazioni e controrelazioni, ma anche il loro esatto contrario, insomma nessuna certezza investigativa. Non può essere stata la madre ad uccidere e in quel modo orribile il piccolo Samuele. Non vi sono prove, si è arrivati ad indagarla per “esclusione”, cioé senza una sola prova certa ma solo sulla base di indizi. 

   Gli inquirenti hanno agito così dopo aver escluso la pista della vendetta, del serial killer e quella del "Mostro" e, perciò, a questo punto, restava solo la madre. Ma come è possibile che questa donna, con un vissuto normale, all'improvviso si sdoppia, uccide, poi, si dimentica di quella manciata di minuti e tutto ritorna come prima e regge, senza crollare, più interrogatori e oltre quaranta giorni sotto i riflettori? E, in ultimo, come avrebbe potuto fare tutto da sola in circa dieci minuti: uccidere, depistare, cancellare ogni impronta, poi lavarsi, pulirsi gli schizzi di sangue (che l'avranno certamente attinta al viso e ai capelli), rassettarsi, vestirsi e riprendere normalmente la vita di tutti i giorni come se nulla fosse avvenuto? Inverosimile. L’accusa colloca l’omicidio, del piccolo Samuele, tra le 8,05 e le 8,15, ma, da quanto raccontato dal fratellino Davide, ciò è impossibile perché il bambino afferma di aver salutato, come ogni giorno, Samuele qualche minuto prima di uscire con la mamma. 

   Questo prova che Samuele, quando Anna e l’altro figlio Davide escono, è ancora vivo. La difesa asserisce che il delitto sarebbe stato commesso tra le 8,15 e le 8,24, mentre la signora Franzoni era ancora fuori. Anna Maria al rientro, alle 8,24, trova il piccolo Samuele sotto la coperta, tutto imbrattato di sangue. Secondo quanto dirà il prof. Viglino, consulente del p.m., la morte è avvenuta, minuto più minuto meno, tra le 8,32 e le 8,35. I colpi, che hanno ucciso Samuele, sono stati inferti, all’incirca, alle 8,20 e la morte sarebbe sopraggiunta 10-12 minuti dopo. Si è appurato che il bambino è stato colpito ferocemente (tanto da sfondargli il cranio), da una mano adulta, che ha colpito 17 volte, mai al viso, ma alla fronte e alle tempie. 

   E’ impossibile che sia stata la madre e un alibi d’acciaio ad Anna Maria lo dà l’autista dello scuolabus, poiché, proprio alle 8,20, osserva la donna salutare Davide, appena salito sul mezzo. Anche accogliendo la tesi dei magistrati che fissano l’ora del delitto alle 8,10, le cose non cambiano granché, perché, essendo uscita di casa alle 8,16, avrebbe avuto a disposizione solo 6 minuti, troppo pochi. Resta il fatto che un bambino di soli tre anni è stato orribilmente massacrato e qualcuno dev’essere stato. Quello del piccolo Samuele è un delitto assurdo, misterioso e atroce, senza spiegazioni. Tutta questa maledetta storia non sembra inquadrabile in alcuna modalità omicidiaria, non c’è movente e l’arma che ha colpito a morte sembra essersi volatilizzata nel nulla. 

   Sulla tragedia di Cogne sembrano spirare, da abissi insondabili, vapori sulfurei, misteriosi e terrificanti. In quel delitto crudele vi è un’assenza totale di umanità e una volontà, sinistra e gelida, che ha dilaniato le carni di quel bambino. La tenebra di quell’atto feroce, è calata sulle valli silenziose e innevate del piccolo centro, come una sorta di oppressione maligna, che sembra adombrare un sentiero infero, di cui non si conosce, ancora, l’esatta ubicazione. I più terribili fatti di sangue, da alcuni anni a questa parte, ricondurrebbero a veri e propri sacrifici umani. 

   Gli esempi più inquietanti sono, tanto per citarne alcuni, l’omicidio di suor Maria Laura Mainetti, perpetrato da tre ragazze come una sorta di celebrazione a Satana; il delitto di Nadia Roccia, che sarebbe stata sacrificata da due sue amiche; l’omicidio, ancora insoluto, di Serena Mollicone, che sarebbe stato perpetrato all’apice di un oscuro rituale esoterico e, poi, i tristemente noti delitti attribuiti al “Mostro di Firenze” che, recentemente, hanno svelato una matrice diabolica. Forse, anche il feroce omicidio del piccolo Samuele potrebbe celare qualcosa di simile. La fase lunare di quel maledetto 30 gennaio è quella di luna piena, periodo molto importante per alcuni riti magici. 

   Il 2 febbraio cade la festa della Candelora (Candlemass), detta anche festa di santa Brigida, giorno in cui si svolge un importante sabba stregonesco, dedicato, tra l’altro, alla consacrazione delle candele e dei lumi che verranno utilizzati nei riti dei mesi successivi. Ma è anche la notte nella quale gli apprendisti stregoni hanno la loro cerimonia di iniziazione. Questa festa è considerata una delle quattro più importanti festività del calendario satanico; le altre cadono il 30 aprile (Valpurga), il 1° agosto (Lammas) e il 31 ottobre (Halloween). In queste quattro date vengono compiuti particolari rituali, evocazione dei demoni, invio di anatemi e altro ancora che, pur con alcune rielaborazioni da parte di ogni congrega, hanno caratteristiche simili che evidenziano i concetti magici e gnostici ai quali si rifanno. Il 2 febbraio del 1986 si verificò un fatto che sconvolse l’opinione pubblica americana: un giovane, Lloyd Gamble, fu ferocemente assassinato dal fratello minore, che racconterà di aver compiuto quel crimine in onore di Satana, spiegando che Candlemass (la Candelora) è il sabba in cui si celebra l’ “inverno del diavolo”. 

   L’uccisione rituale è praticata da tempi immemorabili. In antichi testi magici, diversi riti la prevedono. Questo sacrificio, nei Grimori antichi, era effettuato molto prima del giorno sabbatico, ciò potrebbe spiegare il perché l’assassinio del bambino non è associato con la cerimonia stessa, cioè non è stato compiuto il giorno stesso del sabba, il 2 di febbraio, ma il piccolo Samuele è stato ucciso qualche giorno prima. Solo nei Grimori successivi, il sacrificio tenderà ad essere più strettamente attuato con la cerimonia stessa. 

   Tra le tante segnalazioni giunte ai carabinieri, nei giorni del delitto di Cogne, ve ne è una riguardante misteriosi rituali esoterici celebrati in un bosco nei pressi di Ozein, una frazione di Aymavilles ubicata lungo la valle che porta a Cogne. Un uomo raccontò di avere visto alcuni individui che celebravano una sorta di rito magico. C’è anche chi ha osservato che i nomi dei componenti la famigliola: Anna, Samuele, Davide, hanno reminiscenze bibliche, infatti, nell’Antico Testamento si legge che la madre di Samuele si chiama Anna. La storia di Samuele è così raccontata: Anna era una donna sterile, si reca al tempio chiedendo a Jahvè la Grazia e facendo voto di offrire al sacerdozio il frutto del suo grembo. La donna era moglie di Elqana, un levita, che quindi legittimava la via al sacerdozio di quel figlio eventuale. Jahvè fu di parola, come lo fu Anna e Samuele, il bambino, sarebbe diventato colui con cui Dio avrebbe ripreso il dialogo con il suo popolo: un nuovo profeta. 

   E c’è anche la storia del candelabro scomparso, di cui avrebbe parlato la Franzoni. E’ esistito davvero quest’oggetto? E chi lo avrebbe fatto sparire e perché? Potrebbe essere stato l’arma del delitto? Nell’armamentario della magia è sempre presente, oltre al pugnale, i pantacli, ed altro ancora, un candelabro. Quello di Samuele fu un omicidio maturato in questi ambienti?  Nell’ottica esoterica, l'arma che ha ucciso il bambino è introvabile perché, impregnata del sangue del bambino, è divenuta un feticcio rituale e, perciò, portata via dall'assassino. 

   Se qualcosa del genere è accaduta a Cogne sarà molto difficile trovare l’arma del delitto se non si trova prima l’assassino. Cosa che potrebbe essere tutt’altro che facile perché i crimini satanisti sono commessi segretamente, in modi imprevedibili, senza un apparente motivo e, molto spesso, vengono imputati ad esplosioni di follia. E’ assai difficile, per colui che non è esperto in questo campo, identificare gli indizi rituali sulla scena di un delitto, che, non di rado, possono sembrare, a prima vista, insignificanti. Che non sia per questo che è così difficile decifrare lo spaventoso omicidio di Cogne?

 

    

Giuseppe Cosco

Investigatore privato, direttore del Centro di Intelligence e di Investigazioni Speciali

Studioso di nuove forme di religiosità e del fenomeno sètte

Consulente della Polizia Giudiziaria di Catanzaro

 

linus.tre@iol.it

http://www.sfairos.it/cogne.htm

 

 

DELITTO COGNE/ IN UN LIBRO L'IPOTESI DI UNA MORTE NATURALE

Contenuti anticipati dall'autore, M.G. Torri, da "Alice news"

18-04-2007 15:03

 

Torino, 18 apr. (Apcom) - Il processo d'Appello ad Anna Maria Franzoni si avvia ormai alla conclusione. Venerdì prossimo, 20 aprile, al palazzo di Giustizia di Torino si terranno le repliche dell'accusa, il pg. Vittorio Corsi, che ha chiesto la conferma della pena di 30 anni di reclusione inflitti alla donna in primo grado e della difesa, l'avvocato paola Savio, che, invece, ha chiesto l'assoluzione per la mamma di Samuele. Poi la corte, presieduta da Romano Pettenati, si riunirà per la sentenza.

Sulla vicenda del delitto di Cogne, intanto, arriva una nuova ipotesi e a formularla è Maria Grazia Torri, giornalista d'arte e "detective per caso" che svela la 'verità nascosta' sulla morte di Samuele Lorenzi nel libro 'Cogne: un delitto inventato?edito da Giraldi Editore e a giorni in libreria. I contenuti del libro sono stati anticipati in esclusiva da "Alice news", che ha pubblicato on line anche una videointervista con l'autrice, Maria Grazia Torri che nel libro ipotizza che Sammy, il 30 gennaio 2002, non sia stato ucciso ma a causa di una violenta emorragia cerebrale, a seguito di un aneurisma e/o di una malformazione vascolare congenita che ha successivamente innescato una crisi epilettica.

Non ci sarebbe, insomma, una madre 'assasina' o un estraneo entrato di nascosto nelal villa e l'arma non sarebbe un mestolo o un cucchiaio in rame come ritiene l'accusa, o un sabot come afferma la difesa. Davanti alle molte zone d'ombra del caso Cogne e ai suoi tanti interrogativi senza risposta, Maria Grazia Torri, dopo l'incontro casuale con un neurochirurgo di Milano che già aveva confutato sul piano scientifico la perizia ufficiale fatta sul cadavere del bambino, parla nel libro di una terza possibilità. Le lesioni al capo del piccolo Samuele sarebbero, quindi, in realtà delle lacerazioni cutanee non necessariamente causate da un'arma, mentre sull'ora della morte ci sarebbe una gran confusione e l'inondamento dei ventricoli cerebrali rilevato dall'esame necroscopico sarebbe tipico dell'aneurisma e non delle lesioni traumatiche.

http://notizie.alice.it/notizie/search/index.html?filter=foglia&nsid=12555475&mod=foglia

 

Altre piste sono state individuate e abbandonate, alcune suggerite dalla stessa Franzoni, di personaggi di Cogne.
 
L'ordinanza del Tribunale della Libertà

Punto dopo punto l'ordinanza del Tribunale del Riesame grazie alla quale Anna Maria Franzoni è stata scarcerata per "mancanza di gravi indizi"

AOSTA - In 68 pagine il tribunale della Libertà ha rovesciato il ragionamento del giudice per le indagini preliminari Fabrizio Gandini. L’ordinanza di custodia cautelare viene riassunta in 73 punti che vengono valutati criticamente uno dopo l'altro fino alla conclusione: Anna Maria Franzoni va scarcerata per "mancanza di gravi indizi".

In casa poteva esserci qualcun altro oltre alla madre di Samuele: “Non risulta ad oggi esaurientemente esclusa l'ipotesi di ingresso all'interno dell'abitazione” di “persone ben conosciute dal piccolo Samuele ma diverse dalla madre”. Samuele aveva “da poco compiuto i tre anni  e si trovava cioè in una fase ancora iniziale di apprendimento e di strutturazione del proprio bagaglio conoscitivo”.  “Pare del tutto legittimo ritenere che il piccolo, descritto come bambino piuttosto vivace ed assolutamente normale sotto il profilo intellettivo” fosse portato “a non sviluppare un repentino e istintivo senso di allarme e di pericolo incombente di fronte all'ingresso nella stanza di persona da lui non vista precedentemente e che potrebbe essersi avvicinata al letto con atteggiamento assolutamente inoffensivo”. Samuele avrebbe reagito “in base alle consuetudini ambientali e familiari cui era avvezzo”.

Manca il movente: “Appare quanto meno improbabile, anche agli occhi di un profano, l'ipotesi di un’improvvisa e violentissima reazione isterica” di Anna Maria Franzoni “sovrappostasi ad uno stato di irritazione suscitato dal comportamento del piccolo Samuele. Sicuramente più plausibile appare l'ipotesi della pregressa  strutturazione nell'indagata di un'idea delirante connessa ad  immaginari disturbi o malformazioni del piccolo Samuele, dalla  stessa indagata fortemente interiorizzata e improvvisamente  sfociata, il giorno dei fatti, in un episodio dissociativo di  devastante portata, cui sarebbe seguita una subitanea  ricompattazione assistita da meccanismi di alterazione del  funzionamento dell'attività mnestica (della memoria Ndr)”. ''Trattasi comunque  di mera ipotesi di lavoro, non supportata allo stato  da alcun concreto riscontro obiettivo ed anzi nettamente  contrastata dalle molteplici e convergenti informazioni assunte  nel corso delle indagini in ordine agli atteggiamenti di vita  affettiva e relazionale riscontrati nella indagata dalle persone  che essa frequentava abitualmente all'epoca dei fatti o che  aveva frequentato in epoca antecedente”. 

Non tutte le persone entrate nell’inchiesta hanno un "convincente alibi": "Non spetta certamente a questo  organo  verificare la concludenza  di sospetti o accuse formulate nei confronti di persone che  intrattenevano all'epoca dei fatti stabiliti rapporti di  conoscenza e frequentazione reciproca con i Lorenzi e che  potrebbero essere stati portatori di sentimenti di astio e di  rivalità nei confronti di questi ultimi. Giova soltanto  sottolineare che non tutte le persone indicate nell'impugnata  ordinanza cautelare come 'genericamente sospettati' risultano  assistite da emergenze di indagine che dimostrino in modo  inoppugnabile la loro presenza, nella fascia oraria in cui si  presume essere stato posta in essere l'aggressione ai danni del  piccolo Samuele, in un luogo diverso”.

Daniela Ferrod, vicina di casa dei Lorenzi, la prima accorsa dopo le invocazioni di aiuto di Anna Maria Franzoni. Il suo alibi è una telefonata fatta a lei da  Carlo Guichardaz è “del tutto compatibile con  il presumibile orario di perpetrazione dell'aggressione''. Ci  sono poi delle intercettazioni ambientali di un suo colloquio  sempre con il marito il cui ''contenuto sostanzialmente neutro  non pare rivestire una immediata e inoppugnabile portata  scagionante'' anche perché “l'azione delittuosa potrebbe  essere stata perpetrata all'insaputa del Guichardaz Carlo, o  potrebbe esservi stata una particolare prudenza da parte dei due  interlocutori, tenuto conto del fatto che stavano conversano  all'interno di una caserma dei carabinieri”.

Ottino  Guichardaz , il 30 gennaio scorso si recò, intorno alle  8.40, secondo le sue dichiarazioni, in frazione Montroz dove  erano in corso lavori di costruzione della casa di un figlio. Le “uniche risultanze addotte a suffragio della  ritenuta estraneità rispetto all'episodio” sono “le reiterate  informazioni testimoniali dallo stesso rese a partire dal primo  pomeriggio del giorno dei fatti, riscontrate soltanto dalle  (sostanzialmente conformi) attestazioni rese dal figlio Ulisse  quello stesso pomeriggio”.   

Anna Maria avrebbe avuto poco tempo per uccidere, lavarsi e cambiarsi i vestiti: “Appare quantomeno arduo” ritenere che Anna Maria Franzoni in circa cinque minuti, un “brevissimo lasso di tempo intercorrente” tra le 8 e 15, ora in cui sarebbe stato aggredito il piccolo Samuele, e le 8 e 20, quando Anna Maria è uscita di casa, la donna “sia riuscita a porre in essere la feroce aggressione”. Tutto “indossando ancora il pigiama e gli zoccoli”. Che sia riuscita “a togliersi tali indumenti per indossare quelli da passeggio riponendo gli zoccoli nel bagno posto al piano superiore; a ripulirsi dalle macchie di sangue, verosimilmente prodottesi sulla sua persona per effetto degli schizzi di sangue; ad uscire di casa richiamando l'attenzione del figlio Davide che stava giocando con la bicicletta ed a raggiungere con quest'ultimo la fermata dello scuolabus procedendo con andatura regolare e pervenendo a destinazione con qualche minuto di anticipo”. Questi risultati  si ottengono “anche adottando un criterio di valutazione delle risultanze indiziarie totalmente sfavorevole all'indagata”.

L’ipotesi dell’aggressore esterno è “plausibile e ben difficilmente contestabile”: L’assassino potrebbe essersi ''allontanato con una certa facilità tralasciando di lavarsi, portando con sé l'oggetto utilizzato per compiere la feroce aggressione ed approfittando della posizione piuttosto isolata in cui è situata la villa dei Lorenzi per far perdere le proprie tracce in un lasso di tempo particolarmente breve”. “Non si ritiene comunque che l'impiego di un'arma impropria possa ritenersi circostanza incompatibile con l'ipotesi di un'attenta e accurata preparazione dell'omicidio apparendo del tutto ragionevole, in una simile ipotesi, che l'assassino scelga l'arma non già in relazione al maggiore o minore grado di perfezionamento della stessa, ma in relazione alla potenzialità offensiva rapportata alla programmata azione aggressiva”.

Le tracce di sangue sugli zoccoli non incolpano per forza la madre: Secondo l’accusa gli zoccoli macchiati di sangue erano “appoggiati sul pavimento della camera da letto dei Lorenzi durante l'azione delittuosa'' e ''sarebbero stati indossati dalla Franzoni, al termine dell'aggressione, con i piedi nudi per spostarsi dalla camera da letto al bagno sito nel piano superiore e ivi depositare entrambe gli zoccoli primi di indossare gli abiti da passeggio''.
Questa ipotesi ''non pare affetto compatibile con le peculiari (ed immediatamente evidenti anche a un profano) caratteristiche morfologiche della traccia stessa. Se qualcuno avesse infatti calzato quello zoccolo con piedi nudi a distanza di poche decine di secondi dall'intervenuta proiezione della goccia sul plantare, la sostanza ematica si sarebbe sicuramente spalmata e diffusa per strisciamento” mentre ''la macchia risulta avere conservato margini assolutamente netti, tipici di un'essiccazione intervenuta senza alcuna azione di compressione o strisciamento della stessa”. La forma delle macchie di sangue trovate sullo zoccolo sinistro rende ''maggiormente plausibile'' la ''spiegazione fornita dalla Franzoni in ordine ad un suo impiego della calzatura nel periodo di tempo immediatamente successivo al rientro a casa di ritorno dalla fermata dello scuolabus''.

L'assassino non indossava il pigiama: "Non risulta assolutamente riscontrata la presenza del pigiama di Anna Maria Franzoni sulla persona dell'aggressore". Sul pigiama "sono visibili numerose macchie di sangue del tutto incompatibili con l'ipotesi che tale  indumento sia stato indossato dall'omicida durante l'aggressione stessa, rimanendo inginocchiato sul  letto''. Le macchie si trovano "sulla parte bassa di entrambe le gambe dei pantaloni, in zona sicuramente  collocabile al di sotto del ginocchio. L'unica ricostruzione concretamente prospettabile" sarebbe "proprio  quella sostenuta dalla difesa e cioè che i due elementi del pigiama si trovavano disordinatamente  ammonticchiati sulla parte alta della coperta-copriletto, proprio in corrispondenza dell'area sulla quale non sono state rinvenute" le tracce di sangue del piccolo Samuele: la cosiddetta "zona d'ombra,  rimasta totalmente indenne dall'azione di imbrattamento perchè ricoperta dal pigiama".

Dubbi e "perplessità sostanzialmente irrisolte" su Anna Maria Franzoni:

bulletle tracce di sangue trovate nella parte interna degli zoccoli indossati da Anna Maria Franzoni
bulletuna "insuperabile discordanza" tra il racconto della dottoressa Satragni e la versione di Anna Maria Franzoni
bulleti "dubbi" sulla chiusura della porta di casa

Ma non basta, per i giudici del Riesame: "Nessuna di tali acquisizioni indiziarie, tutte inficiate da una intrinseca labilità e da una difficile orchestrazione complessiva, riveste carattere di concludenza e precisione tali da suffragare un giudizio di effettiva gravità". Non basta per i giudici l'aver commesso "una notevole imprudenza", lasciandosolo il piccolo Samuele. Un "sia pur sconsiderato comportamento", che non può diventare un "elemento indiziario", con ''connotazioni di particolari gravità", e "certamente confliggente con quei comprovati atteggiamenti di scrupolo ed apprensione che sembrerebbero aver sempre connotato", anche per il contesto in cui vive Anna Maria Franzoni "molto verosimilmente caratterizzato da una vigile e penetrante attenzione della comunità su quanto accade all'interno de territorio".

(9 APRILE 2002, ORE 18:20)

http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,116175,00.html

   
Per gli esperti possibile un «vizio parziale di mente». L’ipotesi di uno sconto di pena in caso di condanna
«La Franzoni può agire senza ricordare»
Depositata la nuova perizia psichiatrica. Lei: sono innocente, non pazza
STRUMENTI
MILANO - Annamaria Franzoni soffre di uno «stato crepuscolare di coscienza», una psicopatologia che può durare anche solo poche ore e può portare a rimuovere alcuni eventi. Significa che mentre si compiono automaticamente azioni di vita quotidiana, altre possono essere dimenticate. E a differenza del «corto circuito» lo «stato crepuscolare» non lascia inebetiti. Se Annamaria ha ucciso potrebbe averlo rimosso.
Per i periti della Corte d’assise d’appello di Torino questo stato porta a «un vizio parziale di mente transitorio» che, secondo il codice di procedura penale «fa scemare grandemente, senza escluderla, la capacità di intendere e di volere». Se, in base a questo lavoro i giudici dovessero dichiararla seminferma di mente, Annamaria Franzoni, in caso di condanna, godrebbe quindi di un cospicuo sconto di pena. Con un giorno di anticipo, dopo vari rinvii, è stata depositata ieri la perizia psichiatrica sulla mamma di Samuele: un lavoro di 267 pagine che i quattro periti (Gaetano De Leo, Ivan Galliani, Giovanni Battista Traverso e Franco Freilone) hanno dovuto stendere basandosi solo «sulle carte» (le altre perizie psichiatriche, interviste a medici e conoscenti, cartelle cliniche e anche i video della trasmissioni tv a cui ha partecipato) perché l’imputata non ha mai accettato di sottoporsi alle sedute e di parlare con gli psichiatri: «Esiste già una perizia, è quella del primo processo che mi ha dichiarata sana di mente. Non vedo perché mi devo sottoporre a una seconda» aveva detto in aula la mamma di Samuele. E ieri in serata, quando sono emerse le prime indiscrezioni, Annamaria ha ripetuto quello che dice dalla prima udienza: «Non ho ucciso mio figlio, voglio essere assolta perché innocente, non perché dichiarata pazza».

I periti si sono concentrati sui «disturbi d’ansia con aspetti isterici» di cui Annamaria ha sofferto prima e dopo il delitto, che la portarono anche a svenire, e che somatizzava con formicolii. All’alba del 30 gennaio 2002, poche ore prima dell’omicidio, era stata male tanto da chiedere l’intervento della guardia medica. Stefania Neri, il medico intervenuto quella notte, risentita dagli psichiatri avrebbe confermato che quei formicolii erano una somatizzazione da ansia. Ma Annamaria era stata male altre volte: in caserma, in ospedale, una volta anche in auto mentre dopo la morte di Samuele stava andando a Bologna. Gli psichiatri, intervistando vari testimoni, hanno studiato e analizzato le reazioni di Annamaria alle crisi e scrivono di una «personalità in cui avvengono micro-fenomeni crepuscolari» che possono sfociare anche in reazioni violente.
Crisi solitamente superate grazie alle persone che le stanno attorno. E chi soffre di questi disturbi sa che la presenza dei familiari è un aiuto fondamentale. Tanto che la mattina del delitto Annamaria sperava che il marito Stefano rimanesse con lei e si occupasse dei bambini. Invece la mamma di Samuele, quell’ennesima crisi l’aveva affrontata da sola. Gli psichiatri ipotizzano una «massiccia esplosione di violenza» e riportano una lunga casistica presente in letteratura psichiatrica. Gli esperti spiegherebbero in modo approfondito anche i meccanismi mentali che le avrebbero permesso di affrontare l’evento in modo lucido, spingendola a chiamare rapidamente i soccorsi, rispondere alle domande dei carabinieri, forse anche nascondere l’arma. Dettagli questi che saranno sicuramente oggetto di battaglia nella prossima udienza fissata per il 29 giugno.

L’avvocato Carlo Taormina va già all’attacco: «Ritenere transitoria la seminfermità mentale è una bestialità psichiatrica. Il seminfermo di mente è sempre tale e non riacquista mai la sanità mentale che invece la Franzoni avrebbe riacquistato».

Cristina Marrone
15 giugno 2006

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/06_Giugno/15/marrone.shtml

 

 

Cogne: la Franzoni condannata a 16 anni

Anna Maria Franzoni, madre di Samuele Lorenzi (bimbo di tre anni ucciso nel 2002), è stata condannata a 16 anni per aver ucciso il figlio. Questa è stata l'ultima fase del processo d'appello, in precedenza la Franzoni era stata condannata a 30 anni. Comunque la Franzoni per non andare in prigione dovrà ricorrere irrimediabilmente alla Cassazione, sennò diventerebbe irrevocabile la condanna.

La sentenza ha dimezzato in pratica i 30 anni inflitti dla giudice di primo grado, riconoscendo alla donna una nevrosi isterica.

Nel Medioevo se l'indiziato non confessava non c'era la prova che fosse colpevole.

Oggi, confessa o non confessa, bisogan trovare un colpevole.

 

 

LA CASSAZIONE SU COGNE

"FRANZONI AGI' CON RAZIONALE LUCIDITA'"

(Nessun "vizio di mente" riscontrato in Anna Maria Franzoni, la mamma di Cogne condannata per aver uccisio il figlioletto Samuele, la quale agi' con "inalterata coscienza di se' e delle proprie azioni" nonche' con "razionale lucidita'". Lo sottolienano i giudici della prima sezione penale della Cassazione spiegando perche', il 21 maggio scorso, confermarono la condanna a 16 anni di reclusione inflitta alla Franzoni dalla Corte d'assise d'appello di Torino. La sentenza impugnata dai difensori della Franzoni, infatti, "e' pervenuta a escludere menomazioni rilevanti della capacita' di intendere e volere della prevenuta", si legge nella sentenza n. 31456, e e i giudici "hanno maturato il convincimento della piena imputabilita' della giudicabile, ascrivendole il compimento di atti preordinati alla propria difesa, primo dei quali l'eliminazione o la ripulitura dell'arma del delitto", atti come tali "non rientranti nella routine quotidiana ed interpretabili pertanto come sintomo di non interrotto contatto con la realta' ed inalterata coscienza di se' e delle proprie azioni nonche' di razionale lucidita'". La possibilita' che ad uccidere il piccolo Samuele sia stato un estraneo "e' stata esclusa - ricordano gli 'ermellini' - al di la' di ogni ragionevole dubbio": una volta dimostrate "l'assoluta implausibilita' dell'ingresso di un estraneo nell'abitazione e la materiale impossibilita' che costui possa aver agito nel ristrettissimo spazio di tempo a sua disposizione, ed una volta esclusa, come esplicitamente fa la sentenza, ogni responsabilita' da parte del marito dell'imputata e del figlio Davide - osserva la Cassazione - unica realistica e necessitata alternativa residuale e' quella della responsabilita' della sola persona presente in casa nelle fasi antecedenti la chiamata dei soccorsi". Anche "l'avvenuta chiusura della porta, che non presentava alcun segno di effrazione - si legge ancora nella sentenza - escluderebbe in radice l'ipotizzabilita' dell'accesso di un estraneo" e il mancato reperimento dell'arma del delitto, assieme alla circostanza che i Lorenzi non hanno mai denunciato la scomparsa di qualcosa "ha del tutto ragionevolmente indotto i giudici a considerare ancor piu' implausibile l'ipotesi della responsabilita' di un estraneo". Le indagini, inoltre, sottolineano i giudici di 'Palazzaccio', "hanno consentito di dissolvere ogni motivo di sospetto a carico dei soggetti potenzialmente animati da inimicizia nei confronti della coppia e gravitanti nella cerchia delle loro relazioni". Infine, la diagnosi di "stato crepuscolare orientato" formulata per l'imputata e' "l'ipotesi maggiormente plausibile e compatibile con l'assetto di personalita' della Franzoni", scrive la Cassazione, e con la "verosimile presenza in costei di un conflitto interiore il cui 'polo nascosto' poteva essere costituito dalla preoccupazione nutrita per la salute di Samuele". Personalita' come quella della mamma di Cogne "affette da disturbi d'ansia con fenomeni di conversione somatica e caratterizzate da componenti isteriche" non rientrano, in quanto tali, "nel novero dei soggetti classificabili come affetti da vizio di mente". (AGI) - Roma, 29 lug. 

http://www.agi.it/cronaca/notizie/200807291339-cro-rt11084-art.html

 

Una mail dal web

"Giustizia" o vendetta? a che serve il carcere?

Due mesi fa, nel pieno della notte tra il 21 e il 22 maggio, è stata portata in carcere la signora Anna Maria Franzoni Lorenzi, dopo una sentenza di alcuni giudici della Corte di Cassazione. Un "caso" emblematico, da tanti punti di vista, una cosa tristissima della quale, al di la' della volonta' dei giudici, e' ragionevole cercare di capire il senso.

La mancanza di prove, di arma del delitto, di movente, di confessione (nonostante le pressioni dei carabinieri e la detenzione preventiva in carcere) non contano nulla?  Conta solo la burocrazia giudiziaria, per decidere il destino delle persone e delle loro famiglie?

Neppure cento indizi fanno una prova...

In ogni caso la questione in un certo senso ancora piu' "intrigante" e generale, sia dal punto di vista umano che da quello civile-giuridico, e' un'altra:  perche' la pena per un colpevole (effettivo o persino ipotetico...) deve essere sempre e comunque il carcere?

E' una sofferenza voluta e provocata per "vendetta delegata", nel nome e per conto di una vittima e dei suoi parenti?

Nel caso Franzoni certamente no!

E' un deterrente "sociale" per "insegnare" a qualcuno che un certo atto non e' buono?  Oppure le de-privazioni e i tormenti fisici, psicologici, economici, affettivi,  servono a "rieducare" una persona?

Nel caso Franzoni certamente no!

E' utile in qualche modo alla societa'?

Neanche un poco!

E al marito, ai figli, ai familiari, al paese in cui la signora Franzoni vive e dove tutti la conoscono da sempre e la considerano innocente?

Quali vantaggi? Quale "bene"?

O magari si tratta semplicemente di una dimostrazione di potere dei giudici che si ritengono per mestiere "delegati alla vendetta", sempre e comunque come nei tempi antichi, su un "capro" espiatorio, per dare "sicurezza" a noi "cittadini perbene"?

Chissa'...

Meglio cento colpevoli liberi che un innocente condannato, si diceva, ma il buonsenso e la civilta' giuridica hanno ancora spazio in Italia?

Cordialmente.

M.C.P.