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Universal apripista: scendono i prezzi dei cd
Bee Gees, Grignani, Venditti, ecco in nomi degli artisti che hanno
accettato a far uscire i loro dischi a prezzo ridotto.
MILANO
- La Universal Italia, una delle major del mercato discografico, ha
deciso di lanciare l'operazione cd a basso costo, con proposte a 5, 10 e
15 euro. Tra le 150 uscite a 5 euro, previste per la prossima settimana,
spiccano Bee Gees, Abba, Gloria Gaynor e Venditti. Bugo, cantautore
milanese farà invece da apripista alla serie a 10 euro, mentre pare già avviata
la promozione dei dischi a 15 euro per artisti come Gianluca Grignani e
Francesco Renga.
L'operazione è stata fortemente voluta da Piero La Falce,
presidente della Universal, che ha annunciato l'intenzione di
coinvolgere anche altrI addetti ai lavori. ''Ho già iniziato gli
incontri e sta andando piuttosto bene - racconta La Falce - intanto
noi continuiamo a pubblicare a prezzi bassi, con l'obiettivo di fornire
una gamma di prodotti a 5, 10 e 15 euro. Il prezzo finale del cd varierà
a seconda della partecipazione. Noi tentiamo: ho già fatto tentativi
sulla mia pelle, ora bisogna provare a farlo tutti insieme''. Con la sua
proposta, la Universal vuole convincere le altre major dell'urgenza di
una manovra comune di fronte alla grave crisi del mercato, che prevede
per quest'anno un calo delle vendite del 15-20%.
E'
la pirateria, secondo il presidente della Universal "l'unica,
vera e devastante causa della grave crisi del mercato discografico''.
Secondo le stime citate, le copie pirate ammontano al 30% delle vendite
totali, un fenomeno in crescita continua che ha anche generato la
convinzione dell' eccessiva onerosità del disco. ''Personalmente non
credo che il prezzo faccia mercato, noi vendiamo emozioni e questo è
il solo elemento che fa scattare l'acquisto, ma visto che ormai il
consumo di musica è in larga parte gratuito, è proprio sul
prezzo del cd che bisogna intervenire".
Sempre
secondo La Falce, le case discografiche oltre a chiedere l'intervento
delle istituzioni dovrebbero selezionare maggiormente i prodotti,
e, soprattutto, intervenire sui costi. Sul costo medio di un cd,
infatti, sono diverse le voci che condizionano i prezzo finale, a
partire dalle royalties (contratti artisti, licenze) che valgono un 28%,
il marketing il 15%, la Siae il 10,5%, la registrazione l'8%, lo
stampaggio l'8%, la distribuzione il 7,5%, il residuo, in cui entrano le
spese generali, il profitto dell' azienda e la ricerca, il 23%. ''Non è
tempo di polemiche, ma di soluzioni - ha commentato il presidente
Universal - e se anche le altre aziende si muovono inizierà un
nuovo ciclo, altrimenti sarà il dramma''.
(7
MAGGIO 2002, ORE 18:41)
http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,131806,00.html
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La
Universal Italia propone cd a 5, 10 e 15 euro contro la crisi del mercato
Dischi,
prove di basso costo
Operazione
sconto con Bee Gees, Abba, Grignani
In attesa della rivoluzione tecnologica, la parola
d’ordine per le major discografiche è un borrelliano “Resistere”.
Per questo la Universal Italia, una delle etichette leader, ha deciso di
lanciare l’operazione cd a basso costo, con proposte a 5, 10 e 15 euro.
Tra le 150 uscite a 5 euro, previste per la prossima settimana, spiccano
Bee Gees, Abba, Gloria Gaynor e Venditti. Tra 15 giorni sarà invece nei
negozi il primo disco su etichetta Universal di Bugo, cantautore
“demenzial-esistenziale” milanese che farà da apripista alla serie a
10 euro. Già avviata la promozione con prezzo a 15 euro per interpreti
come Gianluca Grignani e Francesco Renga, che sarà estesa anche al
prossimo album di Tricarico.
L’operazione è stata lanciata da Piero La Falce, presidente della
Universal, che ha annunciato l’ intenzione di contattare colleghi
discografici, Siae, industrie e tutte le parti coinvolte per ridurre l’
onerosità dei costi e arrivare a un prezzo migliore, magari 15 euro, per
ogni cd, da applicare da parte di tutti e non solo per il breve tempo di
una promozione. «Ho già iniziato gli incontri e sta andando abbastanza
bene, ci stiamo muovendo in modo veloce - racconta La Falce - intanto noi
continuiamo a pubblicare a prezzi bassi, con l’obiettivo di fornire una
gamma di prodotti a 5, 10 e 15 euro».
«Il prezzo finale del cd - chiarisce il presidente della Universal -
varierà a seconda della partecipazione. Noi tentiamo: ho già fatto
tentativi sulla mia pelle, ora bisogna provare a farlo tutti insieme».
Con la sua proposta, la Universal vuole convincere le altre case
discografiche dell’ urgenza di una manovra comune di fronte alla grave
crisi del mercato, che nel il 2001 ha visto un calo delle vendite dell’
8,6%. E le stime per il 2002 sono ancora peggiori: «prevediamo un calo
delle vendite del 15-20%» profetizza La Falce. E di fronte alla
diminuzione dei volumi, per le major emerge un’ eccessiva onerosità
degli investimenti. La pirateria, secondo La Falce, «è l’unica, vera e
devastante causa della grave crisi del mercato discografico».
Secondo le stime citate, le copie pirata ammontano al 30% delle vendite
totali e solo l’ anno scorso sono stati venduti 125 milioni di cd
recordable per la masterizzazione casalinga. Un fenomeno in crescita
continua che, secondo il presidente della Universal, ha anche generato la
convinzione dell’ eccessiva onerosità del disco.
«Personalmente non credo che il prezzo faccia mercato - dice - noi
vendiamo emozioni e questo è il solo elemento che fa scattare l’
acquisto», ma visto che ormai il consumo di musica, che rimane
elevatissimo, è in larga parte gratuito, è proprio sul prezzo del cd che
bisogna intervenire. Oltre a chiedere l’ intervento delle istituzioni
per la lotta alla pirateria e la riduzione dell’ aliquota, le case
discografiche dovrebbero, sempre secondo La Falce, selezionare i prodotti,
diminuendo il numero di uscite, e soprattutto intervenire sui costi.
A questo proposito La Falce ha mostrato come incidano le diverse voci sul
costo medio di un cd: le royalties (contratti artisti, licenze) valgono un
28%, il marketing il 15%, la Siae il 10,5%, la registrazione l’8%, lo
stampaggio l’8%, la distribuzione il 7,5%, il residuo, in cui entrano le
spese generali, il profitto dell’ azienda e la ricerca, il 23%.
Un commento all’operazione cd a basso costo viene da Antonello Venditti,
il cui “Sotto il segno dei pesci” sarà venduto a 5 euro. «L’unica
vera rivoluzione è abbassare l’Iva sui dischi. Tutti i governi, di
tutti i colori politici, l’hanno promesso ma nessuno l’ha mai fatto»,
dice. «Contrastare la pirateria veramente, educare i giovani che comprare
dischi pirata è fare evasione fiscale e alimentare un vero e proprio
racket sono le cose da fare. Altro che rimettere sul mercato vecchi dischi
a pochi soldi», aggiunge Venditti che ritiene questo tipo di operazione
una politica sbagliata. «La pirateria - aggiunge - riguarda soprattutto
le nuove uscite di un artista. Che senso ha vendere nei negozi di dischi
vecchi successi da un milione di copie, come “Sotto il segno dei
pesci” a 5 euro? Non mi sembra affatto risolutivo, né può avere lo
scopo di prendere nuovo pubblico come può fare un’operazione di prezzo
ridotto giornale + cd, utilizzando così un diverso canale distributivo».
http://www.unionesarda.it/unione/2002/08-05-02/SPETTACOLI/SPE01/A01.html
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http://www.mondadori.com/panorama/area_2/area_2_10447.htm
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http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,187373,00.html"Presto Cd meno cari anche in Italia"
Negli Usa, per contrastare pirateria e crollo delle vendite, la Universal abbatte un tabù: prezzi giù del 30%. Piero la Falce, numero uno in Italia del colosso discografico, prevede uno scenario simile nel nostro Paese.
di Lorenzo Barbieri
- RISCHIO PENSIONE PER IL VECCHIO CD
MILANO - "Il prezzo dei cd? E' molto probabile che il taglio drastico fatto in America arrivi presto anche in Europa e quindi in Italia". Sembra solo una generica previsione. Ma assume un peso tutto speciale, se a parlare è Piero La Falce, presidente di Universal Music Italia, la major che detiene la più grossa fetta del mercato. Come dire il numero uno dell'industria discografica italiana, scossa ieri dalla notizia che negli Stati Uniti, per contrastare il calo delle vendite e la concorrenza della musica online, il tabù è stato abbattuto: la Universal (che nel mondo detiene una quota del 60% del mercato) ha optato non più per una politica di sconti e campagne promozionali, ma per una vera e propria decurtazione del 30% del prezzo dei compact disc. Nonostante le difficoltà del mercato, un taglio simile non era mai stato praticato da quando è nato il disco d'argento. E La Falce al Nuovo conferma che la mossa non resterà senza conseguenze in Italia.
"Siamo in una situazione drammatica, non possiamo nasconderlo". Parla senza mezze misura il boss della Universal Italia, uno che del disco ha fatto “una missione, fin da quando avevo 15 anni e ho cominciato come commesso in un negozio di musica". Ora è a capo della divisone italiana della regina delle case discografiche e vicepresidente della Fimi (la Federazione dell'industria musicale italiana). "Quest’operazione del mio gruppo in America (che partirà dal primo ottobre 2003, ndr) può aiutare il mercato discografico e può recuperare i consumatori al prodotto - spiega La Falce - D’altronde anche noi in Italia abbiamo avviato un’esperienza di successo basata su una grossa campagna di sconti sul nostro catalogo che fu discussa e criticata, ma che ci portò ad avere un aumento del 60% delle vendite".
E' possibile che un'iniziativa presa nel grande mercato degli Usa non si rifletta da noi?
Che il successo di un'iniziativa del genere possa arrivare dall’America come effetto dell'abbassamento dei prezzi su tutti i dischi in uscita e di catalogo io me lo auguro davvero. Sarebbe una svolta importantissima, un modo per riavvicinare il pubblico. C’è un’altra cosa da tener presente: i prezzi attuali (non ancora scontati) che Universal pratica negli Stati Uniti non sono così lontani dai nostri: la questione è che l’IVA italiana costa 14 punti percentuali in più delle tasse che si pagano in USA.
Questo taglio dei prezzi è il più ampio da quando è nato il cd. Si può dire che è crollato un tabù storico dell’industria discografica?
Bisogna partire dal presupposto che quello che è successo è il frutto di una crisi non prevista dagli Stati Uniti. In Europa siamo da sempre abituati a fronteggiare situazioni di mercato più difficili. Loro si sono trovati spiazzati e hanno dovuto reagire. In attesa che le nuove tecnologie portino cambiamenti di altro tipo al mercato hanno deciso di colmare il gap e recuperare i consumatori totalizzando un profitto minore. Ma con un grande impatto d’immagine sul resto del mondo che probabilmente avrà anche degli effetti culturali. Universal vende il 60% dei prodotti internazioni dell’entertainemnt: negli altri Paesi verrà da chiedersi com’è possibile che, nonostante le barriere daziarie, un prezzo sia così diverso?
Questo sconto dunque avrà quindi un’influenza diretta sul mercato italiano?
Rischia di averlo. Aspettiamo di vedere quello che succede, di testare le prime reazioni del mercato americano e poi noi ci potremmo anche allineare con l’auspicio che ci sia una partecipazione di tutti. L’iniziativa che ha preso Universal in America è davvero molto coraggiosa, ma noi la guardiamo con attenzione e non escludo che seguiremo anche noi quella politica dei prezzi. Anche se poi bisogna vedere se questa contromisura sarà sufficiente a fa cambiare mentalità dell'acquirente.
La probabilità che farete il fatidico passo?
Mi auguro che il governo, la SIAE e la comunità artistica prendano davvero atto della crisi e che facciano tutti un passo indietro. Se ciò accadesse, come è capitato per la campagna 5-10-15 euro, sarebbe più che probabile che anche da noi avremo i cd a meno. Insomma, nel momento in cui l’America dimostra che il mercato si è risollevato grazie alla questione del prezzo l’Europa e l’Italia non potranno avere un atteggiamento insensibile. Per fare questo, lo ripeto, è necessario che tutti gli aventi diritto di un progetto abbiano lo stesso coraggio e la stessa attenzione a ridurre i margini. Guadagneremo tutti meno, ma ci salveremo. Che senso detenere grosse percentuali sul nulla? La combinazione positiva è che questa operazione viene fatta nel momento di maggior vendita, cioè nei tre mesi prima del Natale. Dunque avremo modo di constatare in poco tempo se questa iniziativa ha avuto ragione sul problema. Se sarà così ci sono pochi pronostici da fare: dovremo tutti allinearci con il nuovo modello di business.
(5 SETTEMBRE 2003, ORE 13:10)
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http://www.studiocelentano.it/newsflash_dett.asp?id=3772
23/10/2003 15:09:59 - CD
Musicali, Presidenza Italiana Propone Iva Ridotta: Direttiva In
Discussione A Bruxelles: Decisione A Dicembre
La questione riguardante l'imposizione fiscale sui cd
musicali ha oggi segnato un nuovo importante e positivo passo
Milano - L'annosa questione riguardante l'imposizione fiscale sui cd
musicali, che attualmente hanno una tassazione che in Europa varia tra il
15 ed il 25 % ha oggi segnato un nuovo importante e positivo passo. La
Presidenza di turno italiana ha proposto ufficialmente agli altri Paesi
membri di aggiungere i prodotti musicali all'allegato H della Direttiva
europea sull'IVA, ovvero alla lista di prodotti che possono godere di una
tassazione inferiore al 5 % (in Italia 4%). Recentemente la proposta della
Commissione Europea portata all'esame dei Ministri delle Finanze per
valutare la modifica della Direttiva, aveva escluso i prodotti musicali
con un certo disappunto da parte di tutte le categorie interessate,
artisti, autori, case discografiche. Lo rende noto FIMI, (www.fimi.it),
Federazione industria musicale italiana (aderente a Confindustria,
rappresenta oltre 90 imprese, tra le quali le maggiori aziende del settore
e piu' di ottanta etichette indipendenti): "Accogliamo con piacere la
notizia dell'impegno della Presidenza italiana, che proprio nei giorni
scorsi era stata sollecitata anche in sede parlamentare ad intraprendere
una forte iniziativa in favore della revisione" ha dichiarato il
direttore generale Enzo Mazza. Nei mesi scorsi centinaia di artisti
avevano firmato una petizione europea in favore di una revisone dell'IVA
che eliminasse la discriminazione esistente ad esempio tra beni culturali
come il libro, IVA al 4 %, ed il disco, IVA al 20 %. La scorsa settimana a
Strasburgo, Jean Michel Jarre era stato sentito in un'adizione dal
Comitato Economico e Monetario, in rappresentanza dell'industria musicale
europea, e il relatore del Parlamento Europeo, la signora Christa
Randzio-Plath aveva proposto un emendamento alla proposta di modifica di
Direttiva che includesse i supporti musicali. La proposta di modifica
della 6^ Direttiva sull'IVA sara' discussa entro Dicembre dai Ministri
delle Finanze dei Paesi membri. [Redazione/StudioCelentano.it]
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http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,191254,00.html
"I cd costeranno meno, ma la pirateria non morirà"
La Presidenza di turno italiana ha proposto al Parlamento
Europeo di ridurre l'Iva sui cd. Una boccata d'ossigeno
per i discografici, ma siamo sicuri che basti a frenare il
fenomeno del downloading della musica in Rete?
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di L. Barbieri e R. Spadotto
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I
PRODUTTORI DI CD VERGINI E DI MASTERIZZATORI: "NOI
PUNTIAMO SU INTERNET"
I DISCOGRAFICI: "Il
MONDO DELLA MUSICA LEGALE E' IN SERIO PERICOLO"
A
Natale, l’industria del disco potrebbe trovare sotto
l’albero un regalo atteso da tempo. La scorsa settimana,
infatti, la Presidenza di turno italiana ha proposto al
Parlamento Europeo d’inserire i supporti musicali
nell’insieme di beni che usufruiscono di una tassazione
inferiore al 5%. Sarebbe la vittoria su uno dei “fronti”
storici che da anni tiene occupato con sempre maggiore
intensità negli ultimi anni, artisti, produttori, autori,
case discografiche, insomma: tutte le categorie interessate
a spartirsi la torta d’oro del business delle sette note.
Ma potrebbe anche trasformarsi in una vittoria di Pirro. La
discussione, fissata entro dicembre, potrebbe non avere gli
effetti economici desiderati dalle major, a causa del
massiccio ricorso alla pratica (legale e non) del
downloading dei brani musicali attraverso internet, che
stanno mettendo al tappeto l’offerta tradizionale della
musica.
Senza tener conto della vera e propria
pirateria musicale che ”vanta” numeri da capogiro – a
volte sgonfiate dagli stessi addetti ai lavori per sminuire
l’affair – e non solo nel nostro Paese, la
“pirateria” casalinga, sembra abbia costi davvero
appetibili. Costi talmente contenuti da rivaleggiare di gran
lunga anche con gli album e le canzoni che, decurtate
dell’Iva, verrebbero ad avere una riduzione media sul
prezzo all’incirca del 10-12% in meno sul prezzo di
rivendita. Ma siamo così sicuri di sapere quanto
dobbiamo sborsare per stare attaccati al computer per
scaricare i brani dalla Rete?
Abbiamo
paragonato i listini di tre diverse tariffe a consumo (cioè
che tengono conto solo del costo del traffico telefonico una
volta connessi) per ottenere il prezzo di un intero album
scaricato. Ci siamo attenuti alla soglia di qualità
del formato mp3 standard a 128 kps, il che significa che la
durata media di un brano (3-4 minuti), “pesa” in
Megabyte circa 4 MB. Per avere il dato relativo a un cd,
basta moltiplicare per il numero dei brani presenti
sull’album che ci interessa. Diciamo che, il disco in
questione contenga 12 brani da 3 minuti. Avremo un peso
totale di 50 MB.
Quanto
impieghiamo e quanto ci costa, dunque, scaricare una mole
del genere sul nostro pc?
Vediamo
nel dettaglio (ricordardo che si tratta di dati teorici dal
momento che la durata effettiva del downloading varia in
base a molteplici fattori, come il numero di utenti che
utilizzano l’accesso in una data area oppure su che tipo
di connessione si appoggia il “distributore” di files
mp3. Per avere un “effetto realistico”, dunque, tutte le
cifre di tempo dovrebbero essere moltiplicate almeno per
tre).
Operatore
|
Tipo
di connessione
|
Tariffe
al minuto
|
Costo
fisso del canone
|
Tempo
impiegato
|
Costo
per
un album **
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Tiscali
|
Adsl
|
3
cent
|
154,99
€
|
3
minuti e mezzo
|
10
cent
|
Alice
|
Adsl
|
1,5
cent
|
154,8
€
|
3
minuti e mezzo
|
5
cent
|
Libero
|
Adsl
|
3
cent
|
34,95
€
|
3
minuti e mezzo
|
10
cent
|
Fastweb
|
Fibra
ottica
|
1,9
euro all’ora*
|
95
€
|
1
minuto circa
|
60
cent
|
*
La tariffazione avviene ogni 20 minuti (es. per connessioni
fino a 20 minuti verranno addebitati 20 minuti di
connessione, per connessioni fino a 40 minuti verranno
addebitati 40 minuti, e così via).
**
Per avere una visione complessiva del prezzo, bisognerebbe
ovviamente calcolare la percentuale sui costi fissi di
attivazione.
Insomma,
questi sono i costi “nudi” di un tipo di downloading
illegale (per cui si può essere già passibili di sanzioni
penali), attraverso lo scambio di file con
programmi tipo Napster. Se vogliamo avere un livello di
prezzi basato su un’offerta in regola, basta aggiungere
una cifra di 1,5 € a brano, che è la proposta media
commerciale vigente in Europa (l’offerta più conveniente
è del programma i-Tunes Music Store di Apple: 0,99$ a
canzone e circa 9,99$ per un album). In più si deve
aggiungere ai costi il prezzo del cd vergine, se si ha
l’intenzione di portare sul supporto fisico la musica in
mp3.
Comunque
si guardi la cosa, i calcoli si fanno in fretta. Al di là
dei “freni” di carattere legislativo la Rete dà
effettivamente la possibilità di accedere ad un vero e
proprio "mercato nero" dalle vastissime
proporzioni e di difficile controllo. D'altra parte, i siti
autorizzati a vendere musica online non possono ancora
competere realmente con lo scambio di file
"pirata". E l'Iva? Rimane un nodo interessante,
dato che c'è molta gente che preferisce, al di là di
tutto, avere una copia originale di un cd. Una
riduzione del prezzo nei negozi potrebbe avere un buon
effetto, ma forse non decisivo per riconquistare un mercato
sempre più recalcitrante come quello discografico.
(6 NOVEMBRE 2003, ORE 8: 30)
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Gli artisti combattono il mercato illegale sfruttandone i metodi
Antonacci abbassa i prezzi, Bowie e Elio si riappropriano dei bootleg
Come vendere più cd?
I cantanti a lezione dai pirati
di ALESSIO BALBI
David Bowie
ROMA - Alla fine verrà fuori che a salvare il mercato discografico in crisi cronica saranno proprio loro: i pirati. Magari non direttamente, ma insegnando alle major come si vendono i dischi, e agli artisti come si sfruttano sistemi nati e cresciuti nel sottobosco dell'illegalità per fare profitti con la musica.
L'ultimo, in ordine di tempo, è stato David Bowie. Da ieri, aprendo il sito del "Duca", si viene accolti da un messaggio: "Entra qui per vincere un'automobile". Bowie mette in palio una coupé da 180 cavalli per chi riuscirà meglio nell'impresa di fondere un brano del suo nuovo lavoro, "Reality", con qualcuna delle sue canzoni più vecchie. E' una pratica nota con il nome di "mash-up", praticata da anni e finora considerata dagli artisti come una violazione del copyright. Sul suo sito, Bowie mette a disposizione il software e i brani necessari per realizzare i mash-up. "Sono stato un creatore di ibridi per anni", ha spiegato il cantante in un'intervista sul britannico Times. "Mi sento a mio agio con questa idea". Con la sua mossa, Bowie ottiene un duplice effetto: da un lato porta alla luce e tiene sotto controllo una pratica resa sempre più popolare dalla facilità con la quale è possibile scaricare mp3 in Rete e dall'accessibilità dei software per il mash-up. Dall'altro, trasforma un passatempo piratesco in una nuova fonte di entrate e pubblicità: l'automobile in palio è offerta da Audi, azienda alla quale Bowie presta la voce per molte pubblicità.
L'idea di sfruttare e volgere a proprio vantaggio alcuni metodi che hanno fatto la fortuna dei pirati ha trovato seguaci anche in Italia. Da tempo si dice che un modo efficace per convincere la gente a comprare i cd sarebbe abbassare il prezzo. Biagio Antonacci ci ha provato, ed è stato un successo. Il suo nuovo album, "Convivendo", è stato messo in vendita nei negozi a 10,90 euro. Spendendo poco più di quanto viene chiesto dalle bancarelle di cd masterizzati, i fan del cantante milanese hanno potuto acquistare un prodotto "vero". Una settimana dopo l'uscita, "Convivendo" ha conquistato il primo posto nella classifica degli album più venduti. Adesso è terzo, con cinque settimane di permanenza alle spalle.
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Ancora più ardito è il progetto di Elio e le Storie Tese. Il gruppo ha appena concluso, dopo 15 anni, il rapporto con la sua storica casa discografica, la Aspirine, ed ha deciso di optare per il fai-da-te. "D'ora in poi il nostro rapporto con il mercato dei cd non passerà più attraverso il rapporto con una casa discografica, ma al massimo con un semplice distributore, il quale riceverà le scatole di cd dalla fabbrica", ha spiegato Marco Conforti, manager degli Elio, in un'intervista sul portale Eelst. com. Il primo passo di questo nuovo corso è il progetto "Cd brulè": da marzo, ogni concerto di Elio e le Storie Tese viene registrato dal vivo e immediatamente stampato sul posto. Gli spettatori possono prenotare il proprio cd prima che lo spettacolo inizi e ritirarlo all'uscita. Un bootleg a tiratura limitata, registrato come si deve, a 12 euro.
"Il test sui primi concerti ha dato risultati superiori alle aspettative", dichiara Conforti. "Su circa 6 mila presenze complessive sono stati venduti 875 cd: quasi il 15 per cento con punte del 30 per cento". Per il futuro, l'idea di Elio e le Storie Tese è ancora più radicale: "Il nostro obiettivo sarà sempre più quello di incentivare il pubblico ad abbonarsi al contenuto digitale, magari masterizzandosi comodamente il cd dal proprio computer: più semplice per noi da gestire e molto più comodo e conveniente per l'utente".
(29 aprile 2004)
http://www.repubblica.it/2004/d/sezioni/scienza_e_tecnologia/pirati/pirati/pirati.html
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13/12/2006 (h.14.39) |
8000 firme per abbassare i prezzi dei cd |
L'iniziativa è dei Verdi
(AGM-LSP) Sono state raccolte 800 firme, tramite il sito web
www.abbassalamusica.it, per chiedere che i prezzi dei compact disc
abbiano l'iva al 4% e non al 20 come è attualmente.
L'iniziativa è stata portata avanti dall'onorevole Roberto Poletti
dei Verdi che ritiene che la musica debba essere catalogata come
un prodotto culturale alla portata di tutti e non come un bene
di lusso.
Copyright © 2001-2006 AGM-LoSpettacolo
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http://musica.lospettacolo.it/leggi.asp?id=-9223372036854718696
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