Parallelismo
tra il pensiero di Gennaro Francione e quello di Visar Zhiti
DALLA PARTE DEI VINTI*
(di Visar
Zhiti)
Sono
sempre dalla parte dei vinti,
con i
loro sforzi
(che
avvicinano luce).
Fino alla
vittoria
dopo
fuggo, li abbandono
e mi
unisco
ad altri
vinti,
…quando
conseguo qualche vittoria,
mi separo
anche da me stesso
per
combattere nuove battaglie…
solo le
vittorie
senza
vinti,
amo!
Per il poeta albanese
Visar Zhiti, come per la sua connazionale santa Madre Teresa, i Vinti sono
i poveri. Sono gli indigenti materialmente e spiritualmente; sono gli
affamati e gli assetati; sono quelli che hanno bisogno di vesti; sono i
senza tetto e i senza asilo; sono i malati;sono i portatori di handicap
fisici e mentali; sono i vecchi; sono i prigionieri; sono quelli che sono
soli; sono gli ignoranti e i dubbiosi; sono quelli che soffrono; sono
quelli privi di aiuto; sono i perseguitati; sono le vittime
dell’ingiustizia; sono i maleducati e gli irascibili; sono coloro che
peccano e parlano con scherno; sono quelli che ci fanno del male; sono i
paria della società. Insomma, i Vinti sono, in un modo o
nell’altro…noi stessi.
Quando il 15 Febbraio
2001 il giudice – scrittore dott. Gennaro Francione stava giudicando i 4
venditori in strada di CD contraffatti, la sua coscienza di uomo e di
magistrato si trovava davanti ai Vinti di Madre Teresa e di Visar Zhiti.
Nietzsche fa dire a
Zarathustra : “In colui che vuol essere profondamente giusto, persino la
menzogna diventa filantropica”.
Ne “I fratelli
Karamazof” Dostoevskij riflette sul fatto che “se il giudice fosse
giusto, forse il criminale non sarebbe colpevole”.
Tucidide afferma:
“Pensiamo che non sia un disonore riconoscersi poveri, ma che sia
un’autentica degradazione non tentar di liberarsi dalla povertà”.
Platone ne “La repubblica” insegna: “Il giudice non dovrebbe essere
giovane; dovrebbe avere imparato a conoscere il male non dalla sua anima,
ma da una lunga osservazione della natura del male negli altri; sua guida
dovrebbe essere la conoscenza, non l’esperienza personale”.
E Gennaro Francione è
uomo di conoscenza. Recita, tra l’altro, la sua nota sentenza di quel
giorno: “…gli imputati hanno agito in stato di necessità essendo
mossi nella loro azione di venditori di CD contraffatti dalla necessità
di salvare se stessi dal pericolo attuale di un danno grave alla salute e
alla vita rappresentato dal bisogno alimentare non altrimenti
soddisfatto”.
Dice, nella sua poesia,
Visar Zhiti:
Sono
sempre dalla parte dei vinti,
con i
loro sforzi
(che
avvicinano luce).
Il giudice Francione,
ben conoscendo i pericoli personali cui si stava esponendo con la sua
sentenza (la successiva interrogazione parlamentare di due deputati
reazionari e l’immediato intervento del ministro della Giustizia per
sottoporlo a provvedimenti disciplinari lo comprovano) seguiva, senza
alcun tentennamento, i dettami della propria coscienza.
La coscienza – dice
Somerset Maugham, nel suo libro “La luna e sei soldi” – è la
custode, nell’individuo, delle norme che la comunità ha messo a punto
per la propria conservazione. Swedenborg ne “Gli arcani celesti”
afferma che “la coscienza è la presenza di Dio nell’uomo”.
E i Vinti di Visar
Zhiti “con i loro sforzi avvicinano luce”, la luce che riporta a Dio.
Stare dalla parte dei Vinti significa dunque accrescere la propria energia
spirituale fino ad innalzarsi alle supreme vette cui gli esseri umani
possono aspirare.
Gennaro Francione, come
Visar Zhiti, è ben consapevole di ciò. Il padre della psicosintesi
Roberto Assaggioli, ripete che “…Occorre dire ben forte a questa
umanità tutta volta a cercare all’esterno il benessere e
l’appagamento, assetata di piacere e di potenza, che tutte le conquiste
sulla natura, tutto il dominio della materia, tutta l’intensità e la
rapidità meccanica possono avere tutt’al più valore strumentale,
significato simbolico, ma che soltanto per mezzo del risveglio
dell’anima profonda, soltanto con la riconosciuta e realizzata sovranità
dello Spirito, l’uomo può acquistare quella vera potenza, quella pace
sicura, quella divina libertà, che è la suprema, inconscia
aspirazione”.
I Vinti consentono che
si realizzi il risveglio dell’anima profonda. La sentenza
“anticopyright” pronunciata il 15 Febbraio del 2001 dal giudice
Francione scaturisce dalla profondità della sua anima.
Ma prosegue Visar Zhiti:
“Fino
alla vittoria,
dopo
fuggo, li abbandono
e mi
unisco
ad altri
vinti”.
Non può che essere così.
I Vinti hanno un grande coraggio per condurre la vita che conducono.Sono
obbligati a vivere come vivono perché questa condizione è stata loro
imposta. Sussurra l’albanese Madre Teresa: “Noi scegliamo la povertà,
loro sono obbligati ad accettarla”.
Gennaro Francione
accompagna i Vinti, sottoposti al suo giudizio, fino alla vittoria, dopo
fugge, li abbandona e si unisce ad altri Vinti. Allo stesso, identico modo
indicato da Visar Zhiti. Per questo magistrato ci sono ancora tanti altri
uomini da sollevare, da recuperare nella dignità umana, da giudicare con
equità, serenità e piena coscienza. E spiega, nella sentenza, tra
l’altro: “L’azione degli oligopoli produttivi appare in contrasto
con l’articolo 41 della Costituzione Italiana secondo cui l’iniziativa
economica privata libera non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in
modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità
umana”.
Considerate
la vostra semenza:
fatti non
foste a viver come bruti
ma per
seguir virtute e conoscenza.
-
Dante Alighieri, Inferno, XXVI, 118 – 120
Conoscenza e rispetto
della dignità umana operano in modo simbiotico verso la strada che porta
alla crescita spirituale.
Roberto Assaggioli ci
conforta ancora, su questo punto, chiarendoci come la spiritualità
consista anzitutto nel considerare i problemi della vita da un punto di
vista elevato, comprensivo, sintetico: nel saggiare tutto in base ai veri
valori, nel cercare di arrivare all’essenza di ogni fatto, senza
lasciarsi arrestare dalle apparenze esterne, senza lasciarsi illudere
dalle opinioni tradizionali, dai preconcetti personali.
Ancora Visar Zhiti:
…quando
conseguo qualche vittoria
mi separo
anche da me stesso
per
combattere nuove battaglie…
Si, per poter essere
giusti talvolta bisogna separarsi dall’Io egoista che reclama privilegi
e vantaggi; ce lo ha spiegato molto bene George Ivanovitch Gurdijeff. “E
non è facile - ci dice questo maestro spirituale – perché l’uomo non
ha un “Io” permanente ed immutabile. Ogni pensiero, ogni umore, ogni
desiderio, ogni sensazione dice “Io”. E ogni volta sembra doversi
ritenere certo che questo “Io” appartiene alla “Totalità”
dell’uomo, all’uomo intero, e che un pensiero, un desiderio,
un’avversione sono l’espressione di questa “Totalità”. In realtà
nessuna prova può essere portata per convalidare questa affermazione.
“L’uomo è una pluralità”- conclude Gurdijeff – “Il nome
dell’uomo è legione”.
Se si aspira alla
crescita spirituale bisogna superare il meccanicismo che ci condiziona;
bisogna impadronirsi della
conoscenza della macchina umana e di tutte le sue relazioni con quelle che
chiamiamo Mente e Coscienza. Non si possono combattere battaglie a favore
dei Vinti, se si è dominati dall’attaccamento alle cose materiali.
“L’egoismo comune necessita e cagiona
l’egoismo di ciascuno” – dice Giacomo Leopardi nello
“Zibaldone”-
-“Necessitas non
habet legem” – continua Gennaro Francione nella sua sentenza sui
Vinti. Ogni attaccamento al privilegio viene stroncato inesorabilmente
dallo stato di necessità. Ciò altro non significa che il rispetto della
dignità umana è prioritario su ogni altra cosa.
Sussurra ancora Madre
Teresa: “I Vinti (poveri) sono meravigliosi. Hanno una loro dignità che
è del tutto evidente. Di solito non li conosciamo e quindi non siamo in
grado di scorgerla”.
Visar Zhiti e Gennaro
Francione del rispetto della dignità dei più deboli ne hanno fatto una
ragione di vita. Visar Zhiti scontando 8 lunghi anni di carcere duro nei
gulag comunisti d’Albania; Gennaro Francione sottoponendosi spesso alle
umiliazioni di chi avrebbe voluto, e tuttora potrebbe volere, imbavagliato
il suo grande grido di Giustizia.
Conclude Visar Zhiti:
“solo
le vittorie
senza
vinti,
amo!
Il poeta albanese così
come il giudice nostrano, non vogliono il combattimento; rifiutano lo
scontro, le rivalità, le guerre. Vogliono sono una Giustizia Giusta,
senza vincitori né Vinti. Vogliono che trionfi la Solidarietà e
l’Amore: la stessa identità di pensiero, dunque, unisce ed affratella
il grande poeta albanese e l’altrettanto grande giudice – scrittore
italiano.
Roma 13 – 09 – 03
Costanzo D’Agostino
*La traduzione dall’albanese è stata curata da
Elio Miracco, direttore della cattedra di letteratura albanese
all’università “La Sapienza” di Roma