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Approvata la
Direttiva Europea sul Copyright
23 Aprile 2002
Il Consiglio dei
Ministri dell'Unione Europea ha finalmente approvato la Direttiva
Europea sul Copyright (ECD, European Copyright Directive), proposta per la
prima volta nel 1997, che aggiorna la normativa comunitaria in materia di
information technology.
I paesi membri avranno tempo fino al Gennaio 2003 per adeguare le
legislazioni locali a quanto disposto dalla nuova direttiva, la quale pur
consente ai vari organi legislativi nazionali di adottare provvedimenti
che rientrino in uno spettro di possibilità compatibili con la legge
comune.
Il punto più interessante della direttiva risiede nella esplicitazione
del principio del bilanciamento degli interessi dei
detentori dei diritti d'autore e quelli talvolta opposti degli utenti, dei
produttori, degli internet providers, dei distributori e delle
biblioteche.
Se infatti è chiaro che ancora una volta è stato ampliato il concetto di
"copia privata" illecita, va tuttavia detto che non
ci si è spinti tanto in là quanto le lobby detentrici dei contenuti
delle Proprietà Intellettuale avrebbero voluto. In tal senso è previsto
che le leggi sulla tutela dei diritti d'autore possano essere sacrificati
in virtù di interessi superiori, quali il diritto all'educazione, alla
ricerca scientifica, alla sicurezza pubblica, eccetere, salvo ovviamente
un equo compenso ai legittimi detentori.
Altro elemento fondamentale della direttiva in oggetto è il suo
armonizzarsi con i maggiori trattati stipulati in sede WIPO
(World Intellectual Property Organization, l'Organizzazione Mondiale della
Proprietà Intellettuale), ovvero il Copyright Threaty e Performances
and Phonograms Treaty (TIEP), che garantiscono la protezione dei diritti
degli artisti europei anche nei paesi non appartenenti all'Unione, in
special modo USA, Russia e Giappone. |
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http://www.patnet.it/ |
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Il
diritto d’autore nella società dell’informazione. La
direttiva 2001/29/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22
maggio 2001, sull’armonizzazione di taluni aspetti del diritto
d’autore e dei diritti connessi nella società dell’informazione
(GUCE L 167 del 22/06/2001)
©
2002
Giuseppe Briganti - www.iusreporter.it
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di
Giuseppe
Briganti
– avv.briganti@iusreporter.it
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http://www.diritto.it/articoli/dir_tecnologie/brigandi5.html
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04 Febbraio 2003 - Diritto e Tecnologia
Pirateria e contraffazione, nuovo intervento della Commissione europea
di Annarita Gili
La Commissione ha elaborato una nuova proposta di direttiva a protezione del diritto d'autore e della proprietà industriale
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Annarita Gili
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Il 30 gennaio scorso, la Commissione europea ha presentato una proposta di direttiva in materia di protezione dei diritti d'autore e proprietà industriale, volta a contrastare in modo radicale la vendita di prodotti contraffatti.
La proposta di direttiva si rivolge a tutti gli Stati membri, ai quali verrà imposto di emettere ingiunzioni per bloccare la vendita di merce contraffatta e di ampliare le ipotesi in cui sarà possibile procederne al sequestro.
É anche richiesto ai Governi di emanare norme volte a consentire il congelamento dei conti bancari legati a questo genere di attività illecita, nonché a prevedere forme di risarcimento per i danni arrecati alle vittime della pirateria.
La proposta di direttiva prevede l'obbligo per gli Stati membri di punire tutte le violazioni, su scala commerciale, dei diritti di proprietà intellettuale o industriale, come pure i tentativi, la complicità o l'istigazione di tali violazioni, con sanzioni penali che potranno giungere, nei casi più gravi, a tradursi in pene detentive.
La proposta verrà ora trasmessa al Parlamento e al Consiglio dei ministri dell'Unione.
http://www.apogeonline.com/webzine/2003/02/04/12/200302041201
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LA POSIZIONE SIAE
"Internet luogo dei diritti ma anche delle opportunità"
Mauro Masi, commissario Siae, sulle inchieste contro il file-sharing: "Norme globali sul nuovo diritto d'autore per fermare la pirateria in Rete ma anche per far crescere le opportunità per gli autori".
di Carlo Parmeggiani
ROMA - Non solo repressione. Ma norme che consentano di mediare fra il diritto degli autori a vedere tutelate le proprie opere, e l'esigenza del mercato di non subire contraccolpi letali. Tentare insomma di lavorare con intelligenza per fare di Internet il luogo delle opportunità e non della pirateria. Le inchieste della magistratura e delle forze dell'ordine contro chi scarica dalla Rete file musicali e video rendono sempre più urgente una ridefinizione della legislazione sul diritto d'autore. Il commissario della Siae, Mauro Masi, vicesegretario generale della Presidenza del Consiglio, ne è consapevole. Così come è altrettanto convinto che il lavoro del legislatore non potrà esaurirsi negli angusti confini degli Stati.
"Globale è la Rete, globale dovrà essere la norma", profetizza Masi che da giovane "civil servant" di formazione internazionale (prima di passare alla pubblica amministrazione ha militato per anni nel think tank di Bankitalia al fianco di Lamberto Dini e Carlo Azeglio Ciampi) ha ben chiaro che la scommessa potrà essere vinta se si sapranno coniugare difesa della proprietà artistica ma anche valutazione delle potenzialità che Internet offre agli autori.
"Bisognerà trovare una soluzione nell'ambito della cooperazione fra governi", dice Masi che è anche presidente di turno di Fastrack , una organizzazione che riunisce le società europee dei diritti d'autore nel cui ambito è stata avviata da tempo una riflessione per la ricerca di una risposta "multimediale" a un tema che è, per la natura stessa della Rete, assai "mobile". E' possibile infatti legiferare su qualcosa che progredisce e muta ogni giorno? La risposta di Masi è realistica:
"In un mondo in cui non esistono più barriere fra l'originale e la copia, e tutto è originale, dove il downloading è potenzialmente infinito, tende a perdere senso il concetto stesso del diritto d'autore come diritto esclusivo".
Professor Masi, in questi giorni sono in corso inchieste e denunce nei confronti di chi scarica file da Internet. In realtà le indagini sono partite dalle richieste di supporti musicali pubblicate su Usenet , una origine che farebbe pensare più alle indagini su illeciti mercati di compact disc che al file sharing vero e proprio. Il vero oggetto dell'indagine sembrano quindi più le organizzazioni di pirati che non i semplici utenti "casalinghi". Può confermarcelo?
Le operazioni alla quali la Siae collabora sono rivolte a individuare le strutture forti, le vere e proprie industrie della pirateria. Rispetto al singolo consumatore le norme sono molto più tolleranti. Ciò detto, la pirateria multimediale nel nostro Paese resta un enorme problema, ha una dimensione economica forte, difficile da definire visto che si parla di un settore sommerso. Anche se non si è lontani dalla verità parlando di un "fatturato" di un miliardo di euro all'anno, duemila miliardi di vecchie lire.
Lei è commissario della Siae, e si trova quindi in prima linea nel contrasto alla pirateria, ora anche a quella on line. Ma un conto, lo ha sottolineato lei stesso, è la pirateria in senso stretto, un conto è Internet, e un altro conto ancora lo scambio di file fra utenti della Rete. Quale crede possa essere il punto massimo di mediazione fra le esigenze di scambio e comunicazione del popolo degli internettiani e quelle del mercato discografico e degli artisti?
Vorrei sgomberare subito il campo da alcuni equivoci del recente passato. Internet non è solo un problema per il mondo della creatività, ma anche una grande opportunità. Chi crea, chi fa contenuti, ha la possibilità attraverso Internet di avere una diffusione del proprio pensiero impensabile con qualsiasi altro media. Bisogna quindi bilanciare bene fra le questioni che nascono nell'individuazione di una norma che effettivamente tuteli il diritto d'autore, con le enormi opportunità di promozione e distribuzione delle opere che Internet può assicurare. Il saldo può anche essere positivo.
Il popolo internettiano contesta con forza la politica delle case discografiche. E' una contestazione anche culturale, che attiene agli spazi culturali, alla censura di mercato, al business. Per il legislatore una scommessa difficile. Predisporre norme di tutela che non appaiano censorie né tarate solo sulle esigenze delle major della comunicazione...
La ringrazio della domanda, perché c'è un altro equivoco da sfatare. La posizione della Siae nei confronti di Internet non è necessariamente coincidente con quella dell'industria discografica, che pure ha una legittima posizione di tutela dei propri interessi economici. La Siae deve difendere prima di tutto il principio del diritto d'autore su tutti i media, quindi anche sulla Rete, non limitarsi a tutelarne l'utilizzo patrimoniale che va invece valutato caso per caso, dando una valenza anche alla capacità promozionale che la Rete stessa offre. Il problema è complesso. La patrimonializzazione è questione che attiene al business, le società di protezione dei diritti devono difendere il diritto d'autore nei suoi due aspetti: tutela ma anche valutazione delle potenzialità.
E attenzione a non fare confusione su un altro aspetto: il diritto d'autore è cosa diversa anche dal brevetto commerciale.
Ma non crede, professor Masi, che la battaglia per la tutela del diritto d'autore possa apparire come la classica guerra contro i mulini a vento? La continua mutazione della Rete rende difficile se non impossibile dare stabilità e continuità a una norma.
Per identificare una norma che effettivamente tuteli la creatività anche in Rete è necessario ragionare a livello globale. Globale è Internet, globale dovrà essere la norma. Non possiamo quindi ipotizzare una lavoro che nasca dalla cooperazione fra gli Stati. E un buon esempio, secondo me, è la Ue, dove abbiamo già sei direttive sul diritto d'autore in senso lato: un precedente da seguire, certamente un esempio virtuoso e fra i più innovativi.
Pensa al G8?
Penso a una cooperazione fra Stati. In Europa qualcosa già si muove. Alcune grandi società gestrici di diritti hanno, per esempio, dato vita a un gruppo per identificare insieme strumenti di tutela dei propri repertori. Si tratta di una nuova società, Fastrack, con sede a Parigi di cui peraltro la Siae è con il sottoscritto presidente di turno. Bisogna trovare una soluzione - ripeto - che non sia solo repressiva ma di tutela e contemporaneamente di sostegno al mercato. La tecnologie connesse alla Rete, quelle digitali in particolare, tendono a modificare il concetto stesso di protezione. In un mondo in cui non esistono più barriere fra l'originale e la copia, e tutto è originale, dove il downloading è infinito, perde senso il concetto del diritto d'autore come diritto esclusivo. Sono tematiche che vanno viste con grande attenzione: non si può andare contro il progresso.
Parliamo di soluzione concrete in attesa della norma.
La Siae ha già introdotto da un paio di anni una licenza multimediale - peraltro di basso impatto economico - per l'utilizzo del repertorio, che aumenta sulla base della quantità di utilizzo delle opere protette. Credo che meccanismi di forfettizzazione rappresentino una delle strade possibili e più efficaci.
Per il momento, si prosegue dunque con la legislazione attuale. E' sufficiente e adeguata ai tempi?
Alcuni degli interventi svolti dalle Forze dell'Ordine si basano, essenzialmente ma non solo, sulla normativa introdotta con il decreto legislativo 68 dell'aprile 2003, che attuava la direttiva 29/2001 sull'armonizzazione dei diritti d'autore in sede Ue. Le forze dell'ordine cercano anche di contrastare il downloading di opere non protette. In precedenza c'era stata la legge 188/ 2000, che recepiva le normative comunitarie e le direttive del WTO e dell'Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale. L'Italia ha sempre avuto una normativa particolarmente attenta al diritto d'autore. Basti pensare che la prima norma risale al 1941, una legge che per l'epoca fu assolutamente innovativa, talmente flessibile che è attuale anche ora che tutto è cambiato. Insomma, l'Italia ha una grande e antica tradizione nella protezione del diritto e di valutazione di questo diritto come diritto della persona. Un esempio per molte altre normative nazionali, e forse anche internazionali.
(6 GIUGNO 2003; ORE 7:52)
http://coranet.radicalparty.org/pressreview/pressreview_belgium.php?func=detail&par=5946
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Via libera del Parlamento di Strasburgo a una direttiva sul P2P
Obiettivo: colpire la pirateria, non chi scambia file per uso personale
L'Unione Europea "libera"
chi scarica musica online
di ALESSIO BALBI
ROMA - Il Parlamento Europeo ha dato a larga maggioranza il suo via libera ad una direttiva in materia di copyright che, se da un lato impone un giro di vite contro chi copia e distribuisce illegalmente cd e dvd a scopi commerciali, dall'altro, in maniera abbastanza esplicita, solleva da ogni rischio chi scambia musica e film per uso personale.
Nella proposta di direttiva approvata dal Parlamento dell'Unione ed ora in attesa di essere adottata dal Consiglio, si legge che le misure volte a tutelare la proprietà intellettuale "dovrebbero tenere conto degli interessi dei terzi inclusi, segnatamente i consumatori ed i privati che agiscono in buona fede". Una formula un po' criptica che viene chiarita nel resoconto emesso dall'ufficio stampa dell'Europarlamento: "Significa che gli atti commessi in buona fede dai consumatori - come lo scaricare musica da Internet ad uso personale - non saranno perseguibili".
Dunque, mentre negli Stati Uniti i discografici continuano a stanare gli appassionati di servizi peer-to-peer come KaZaA, WinMX o Morpheus (altre 531 lettere sono state spedite il mese scorso per annunciare altrettante azioni legali) nel Vecchio Continente si fa largo l'idea che soltanto chi lucra sulla pirateria debba essere perseguito dalla giustizia.
Contro i pirati di professione, la mano dell'Unione Europea è anche più pesante di quella statunitense: in base al Digital Millennium Copyright Act americano i titolari di copyright possono conoscere l'identità di chi scambia illegalmente materiali protetti. La direttiva europea va oltre, prevedendo che le vittime di violazioni del copyright possano richiedere persino il congelamento dei conti correnti bancari dei pirati.
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Inizialmente, il testo elaborato dalla Commissione Europea prevedeva anche sanzioni penali, ma queste misure sono state successivamente emendate e trasformate in sanzioni amministrative. Le procedure penali eventualmente previste dai singoli stati membri restano comunque valide.
Relatrice del provvedimento è la francese Janelly Fourtou, europarlamentare popolare e moglie di Jean-Rene Fourtou, capo del colosso mediale Vivendi Universal. Un legame che ha provocato pesanti rimostranze da parte delle associazioni per i diritti civili, spaventate dal possibile conflitto di interessi e anche dai poteri che la nuova direttiva attribuisce ai titolari di diritti. A suscitare perplessità è in particolare il campo di applicazione della direttiva, tanto ampio da applicarsi a qualunque tipo di proprietà intellettuale. La direttiva passa ora al Consiglio dei ministri dell'Unione, che prevede di adottarla in maniera definitiva entro la fine della legislatura, cioè entro l'estate. Dopodiché, i governi dei singoli stati membri avranno due anni di tempo (non 18 mesi, come proposto dalla Commissione) per la ratifica.
(10 marzo 2004)
http://www.repubblica.it/2003/g/sezioni/scienza_e_tecnologia/p2p/laue/laue.html
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Diritto d'autore, depenalizzato il peer-to-peer
Categoria: Hi-tech
- Data: 21/03/2007
Il Parlamento europeo ha deciso che chi scarica musica
da Internet
per uso privato non potrà essere mandato in carcere mentre
quelli che violano il copyright per scopi commerciali potranno non solo
andare in carcere ma anche essere passibili di una multa da almeno
100.000 euro.
Viene dunque completamente depenalizzato il sistema di scambio
di file online, il peer-to-peer e che pur essendo sanzionabile
in ambito civile non può essere sanzionabile in maniera personale; non
si possono, dunque, avviare ritorsioni nei confronti di chi scarica
materiale in peer-to-peer.
Il testo dell'Unione europea stabilisce che il codice penale
deve valere per tutti i soggetti che violino diritti d'autore,
marchi, design e indicazioni geografiche e quindi vale sia per i brani
musicali che per esempio per i prodotti industriali, le bamboline
cinesi, i vestiti d'autore e i jeans firmati.
In sostanza, dunque, il decreto del Parlamento Europeo tenta in qualche
modo di armonizzare le norme sulla contraffazione, trattandola allo
stesso modo nei vari ambiti.
La proposta prevede poi l'attribuzione di poteri di confisca dei
prodotti da parte dell'autorità giudiziaria e la creazione di squadre
investigative comuni.
Diritto d'autore, depenalizzato il peer-to-peer
http://www.dgmag.it/hi-tech/articolo5506.html
@@@@@@@@
Commento di Paolo del Partito dei Pirati
Quello che è successo è che la commissione JURI ha dato il suo OK
ad una direttiva emendata (Ipred2) secondo cui le attività di sharing
sono penalmente rilevanti solo se commesse su scala commerciale.
La direttiva fa ahimé ribrezzo da altri molti punti di vista, però, per
quanto rilevante, è ancora ben lontana da un'approvazione formale né è
chiaro in che modo, se verrà approvata, verrà recepita in Italia...
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CONTRAFFAZIONE. Parlamento Ue vota nuove
regole: sanzioni penali per i responsabili
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Il Parlamento europeo ha votato, nella plenaria di ieri,
la relazione di Nicola Zingaretti che accoglie con favore
la proposta della Commissione in tema di contraffazione, ma propone
una serie di emendamenti volti principalmente a definire più
chiaramente l'oggetto e il campo d'applicazione della direttiva e a
precisare i tipi di reato punibili.
Una definizione più chiara dei diritti di proprietà
intellettuale
Le misure previste dalla direttiva riguardano il rispetto dei
diritti di proprietà intellettuale «nel contesto della
contraffazione e della pirateria». Inoltre, per "diritti di
proprietà intellettuale" si intendono uno o più dei seguenti
diritti: diritto d'autore, diritti connessi al diritto d'autore,
diritto sui generis del costitutore di una banca di dati, diritti
dei creatori di topografie di prodotti semiconduttori, diritti
relativi ai marchi (nella misura in cui l'estensione ad essi della
protezione del diritto penale non sia in contravvenzione delle norme
sul libero mercato e sulle attività di ricerca), diritti relativi
ai disegni, indicazioni geografiche e denominazioni commerciali
(nella misura in cui sono protetti dal diritto nazionale in quanto
diritti di proprietà esclusivi).
Diversi emendamenti sono tesi a escludere dal campo d'applicazione
della direttiva la materia brevettuale e i diritti di proprietà
industriale derivanti dai brevetti. Il Parlamento ritiene infatti
che, data la complessità della maggior parte dei progetti di
ricerca, nello svolgere il proprio lavoro gli inventori rischiano
continuamente di violare i diritti brevettuali. Prevedere sanzioni
penali per queste violazioni, pertanto, potrebbe distogliere
inventori e ricercatori dal compiere scelte innovative. Un
emendamento precisa inoltre che la direttiva non si applica a
violazioni dei diritti di proprietà intellettuali connessi ai
diritti di brevetto, modelli di utilità e ritrovati vegetali,
compresi i diritti derivanti da certificati addizionali di
protezione, nonché alle importazioni parallele di beni originali da
paesi terzi autorizzate dal detentore del diritto.
I reati punibili
In forza alla direttiva, gli Stati membri devono provvedere a
qualificare come reato «qualsiasi violazione intenzionale del
diritto di proprietà intellettuale commessa su scala commerciale,
la complicità e l'istigazione» della violazione stessa. In
proposito i deputati, precisano con un emendamento che per
"violazione commessa su scala commerciale" si intende «la
violazione di un diritto di proprietà intellettuale commesso per
ottenere un vantaggio commerciale» e ciò «esclude atti compiuti
da un utilizzatore privato per fini personali e non di lucro». Per
"violazione intenzionale", inoltre, si intende «la
violazione deliberata e cosciente del diritto in oggetto allo scopo
di ottenere un vantaggio economico su scala commerciale».
Per garantire la libertà di stampa e il diritto all'insegnamento, i
deputati chiedono poi agli Stati membri di provvedere a che l'uso
equo di un'opera protetta, inclusa la riproduzione in copie o su
supporto audio o con qualsiasi altro mezzo, a fini di critica,
recensione, informazione, insegnamento (compresa la produzione di
copie multiple per l'uso in classe), studio o ricerca, «non sia
qualificato come reato».
.... e le sanzioni
Per le persone fisiche responsabili di pirateria e contraffazione,
gli Stati membri debbono prevedere pene restrittive della libertà
personale. Il massimo della pena non deve essere inferiore a 4 anni
di reclusione per i reati più gravi commessi nell'ambito di
un'organizzazione criminale oppure che comportano un rischio per la
salute o la sicurezza delle persone. A questi, il Parlamento
aggiunge anche i reati collegati al riciclaggio di proventi delle
attività criminose e al finanziamento del terrorismo. Ai pirati e
ai contraffattori dovranno inoltre essere inflitte ammende penali
che, per i reati più gravi appena descritti, dovranno essere di un
massimo non inferiore a 300.000 euro. Per altri tipi di reato,
invece, le ammende dovranno essere di un massimo non inferiore a
100.000 euro. Alle persone giuridiche potranno essere inflitte le
stesse ammende penali e altre ammende non penali.
Inoltre, gli Stati membri dovranno prevedere anche la confisca
dell'oggetto, degli strumenti utilizzati e dei prodotti originati
dai reati. Ma non solo, se ritenuto opportuno, potranno anche
procedere alla distruzione dei beni, «inclusi i materiali e le
attrezzature utilizzati» per commettere la violazione del diritto
di proprietà intellettuale, alla chiusura, totale o parziale,
definitiva o temporanea, dello stabilimento usato per commettere
tale violazione e all'interdizione, permanente o temporanea, di
esercitare attività commerciali. Inoltre, si potrà procedere
all'assoggettamento a controllo giudiziario, alla liquidazione
giudiziaria, all'esclusione dal godimento di benefici e aiuti
pubblici e alla pubblicazione delle decisioni giudiziarie. Un
emendamento inserisce anche la possibilità di emettere un ordine di
pagamento, a carico del contraffattore, per le spese di custodia dei
beni confiscati.
Il Parlamento sollecita poi agli Stati membri a adottare le misure
necessarie a garantire che, nel fissare il livello delle sanzioni,
si tenga conto dei reati ripetutamente commessi in un altro Stato
membro.
Garantire la libera concorrenza e i diritti degli imputati
Infine, per non nuocere alla libera concorrenza, un emendamento
impone agli Stati membri di assicurare - mediante misure penali,
civili e procedurali - che il ricorso abusivo a minacce e sanzioni
penali «possa essere vietato e soggetto a sanzioni». Devono anche
essere vietati gli abusi procedurali, in particolare qualora vengano
applicate misure penali per far rispettare norme di diritto civile».
Agli Stati membri, inoltre, è chiesto di assicurare che i diritti
dell'imputato «siano debitamente protetti e garantiti».
Dovranno poi far sì che il previsto coinvolgimento dei titolari dei
diritti di proprietà intellettuale nelle squadre investigative
comuni non comprometta i diritti dell'accusato, ad esempio
pregiudicando l'accuratezza, l'integrità e l'imparzialità delle
prove. Il Parlamento ritiene infatti che l'implicazione di queste
persone «costituisce un ruolo d'appoggio che non interferirà con
la neutralità delle investigazioni». I deputati propongono poi
che, a seguito di un sequestro, le autorità di polizia producano le
prove delle violazioni così ottenute nei processi civili pendenti o
futuri e ne informino il titolare dei diritti interessato.
Questo il commento di Confindustria: L'approvazione
da parte del Parlamento Europeo della nuova direttiva sulle misure
penali per gli autori di contraffazione e' un "passo
avanti" nella lotta per la tutela della proprieta'
intellettuale. E' il commento di Confindustria sulla nuova normativa
che stabilisce sanzioni penali per un massimo di almeno 4 anni di
carcere per pirati e falsari. "Confindustria - si legge in un
nota - ritiene significativo che la prima norma europea in materia
penale riguardi la lotta alla contraffazione, in quanto e' segno
della raggiunta consapevolezza che la contraffazione e' un grave
problema non solo per l'Italia ma per tutta l'Ue, e che quindi e'
anche a livello europeo che va combattuta". Secondo
Giandomenico Auricchio, presidente del comitato tecnico di
Confindustria per la lotta alla contraffazione, "il testo
uscito dal Parlamento europeo, seppure necessiti di alcuni
miglioramenti riguardo alla tutela del diritto d'autore e dei
diritti connessi, contribuira' a colmare le differenze oggi presenti
tra i vari stati membri, stabilendo delle sanzioni forti per i
contraffattori e per chi commercia merci contraffatte.''
"Il voto di oggi - scrive, invece, Zingaretti in una
nota - e' di straordinaria importanza. Il Parlamento
europeo va avanti nella lotta alla contraffazione e alla pirateria,
ma si oppone alla criminalizzazione dei consumatori".
L'assemblea, prosegue, "ha finalmente deciso di procedere a
passo spedito verso il completamento del mercato interno, e ha
lanciato un messaggio inequivocabile a chi profitta delle merci
contraffatte, a chi minaccia la competitivita' del nostro 'made in',
a chi specula sul lavoro nero, a chi si fa gioco dei consumatori e
sottrae enormi risorse all'erario pubblico.
Inoltre, si legge ancora nella nota,
"Questa direttiva è a favore dei consumatori europei, perché
li tutela dai rischi connessi all'utilizzo delle merci contraffatte:
giocattoli contenenti solventi pericolosi, medicinali dannosi,
cosmetici tossici, prodotti alimentari recanti etichettature false,
e tante altre fattispecie potenzialmente nocive. Per questo motivo,
mi sembra del tutto incomprensibile e contraddittorio
l'atteggiamento assunto dai vertici di Bruxelles di alcune
organizzazioni dei consumatori e degli utenti. E dispiace notare che
molti, in buona fede, abbiano dato ascolto a tali cattivi
consiglieri che, predicando la tutela dei consumatori, hanno in
realtà fatto il gioco di potenti lobby esterne, mettendo in
pericolo gli emendamenti a garanzia dei diritti dei consumatori
europei."
2007 - redattore: SP
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http://www.helpconsumatori.it/news.php?id=13271
|
athos gualazzi <athosgualazzi@gmail.com> |
Risposta: |
servizioemail@piratpartiet.it |
Inviato: |
giovedì 26 aprile 2007 15.51.44 |
A: |
servizioemail@piratpartiet.it, "Lista di discussione italiana
sul TC" <tc@no1984.org> |
Approvata la direttiva europea IPRED2:
Strasburgo, 25/04/2007
Proprieta' intellettuale: "Pessima direttiva ma almeno abbiamo
escluso
l'uso privato"
"Purtroppo non siamo riusciti a respingere la direttiva, ma almeno
abbiamo fissato alcune limitazioni che tutelano l'uso privato non a
scopo di lucro degli utenti che per esempio utilizzano il P2P e la
condivisione di file." Cosi' Umberto Guidoni, deputato europeo del
Pdci, ha commentato l'esito del voto finale dell'aula di Strasburgo
sulla relazione Zingaretti che stabilisce le sanzioni penali per chi
viola i diritti di proprietà intellettuale.
"La direttiva - ha spiegato Guidoni - confonde il contrasto alla
contraffazione con le violazioni in materia di proprietà
intellettuale, rischiando cosi' di rendere meno efficace la lotta alla
falsificazione criminale: sarebbe stato più utile, invece, limitare
l'applicazione della direttiva solo alle violazioni penali dei diritti
riguardanti i marchi che hanno carattere commerciale, o che comportano
violazioni rilevanti in materia di contraffazione (produzione in serie
di contenuti illecitamente riprodotti dall'originale). L'ampliamento
improprio al copyright, invece, può comportare seri rischi per la
privacy dei consumatori di prodotti multimediali."
"La direttiva - insiste Guidoni - rappresenta poi un pericoloso
precedente perché affida ai soggetti privati un ruolo diretto nelle
indagini che va oltre l'ausilio tecnico alle autorità, e finisce per
diventare un ruolo di impulso e indirizzo, in contrasto con i
principi generali del diritto comune."
"Siamo pero' riusciti a limitare i danni presentando un emendamento
(presentato da Guidoni per il gruppo della Sinistra Unitaria e da
Zingaretti per il gruppo Socialista) che comprende il concetto di
"violazione su scala commerciale" in modo da colpire la
criminalità
organizzata ed escludere esplicitamente gli atti effettuati dagli
utenti privati per finalità personali e non lucrative. Una norma di
tutela necessaria", ha concluso Guidoni.
Ora dovremo restare all'erta per il recepimento nazionale e qui
dovrebbe essere la volta buona perché si metta mano alla
"Urbani" come
promesso dai partiti che sono adesso al governo.
buona settimana corta
athos |
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