Musica finita
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Autoproduzione
Low Coproduction

Music is something that people can get on without, 
and if it costs too much they will. 

Sir Thomas Beecham

(La musica è qualcosa che la gente può fare a meno e se continua a costare così tanto, ne farà a meno).

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La fruizione della musica (e non solo) sta cambiando, la "cultura di massa" lascia il posto a una nuova forma di cultura "popolare", in cui contano sempre di più le esibizioni dal vivo, le reti solidali , la condivisione, il do-it-yourself (auto-produzione, auto-distribuzione, passaparola), e in fin dei conti importerà poco sapere *chi* ha composto o scritto che *cosa*. L'artista sarà sempre meno Divo (o Autore) e sempre più cantastorie, menestrello, bardo, griot.

http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/giap1iii.html#copyright

 

Pirateria, masterizzatori, Internet e prezzi troppo alti
allontanano il pubblico dall'acquisto dei cd


La musica è finita
l'industria è in crisi



di ERNESTO ASSANTE
 

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ROMA - La musica è finita. Potrebbe sembrare una battuta ad effetto, ma è molto vicina alla realtà: la musica di consumo, per come l'abbiamo fino ad oggi vissuta, suonata, ascoltata e soprattutto comprata, ha imboccato la strada di un declino probabilmente definitivo. Le cifre del mercato discografico raccontano solo parzialmente la verità: il mercato americano è crollato, nel 2001, del nove e mezzo per cento, e altrettanto è accaduto in Italia, dove le prime, ufficiose stime dell'anno in corso parlano di un calo ancora più vistoso, circa il 15 per cento rispetto allo scorso anno. La crisi delle vendite non dice, però, che di musica in realtà se ne suona e se ne consuma moltissima. E più si trasforma in un oggetto di consumo, meno trova acquirenti, persone disposte a spendere soldi per comprare i dischi.

Il disco, da quando si è trasformato in compact disc, ha perso gran parte del fascino che aveva avuto negli anni precedenti. Da oggetto di culto in vinile, da conservare gelosamente, da collezionare, da custodire con perizia per evitare graffi e distruzioni, è diventato un piccolo pezzo di plastica, freddo e senz'anima, che non contiene più qualcosa che valga la pena conservare a lungo. Le cause di questo disamore sono molte, proviamo a metterle in fila una dopo l'altra, un doloroso rosario di errori e rivoluzioni.

* * *

Lo scorso anno sono stati venduti centinaia di milioni di cd vergini, pronti per essere registrati. Una parte di questi sono andati ad arricchire il mercato della pirateria, ma la parte più consistente è entrata nelle case dei consumatori che hanno iniziato a copiare i dischi originali in quantità sempre maggiori. Il disco in vinile era "l'originale", poteva essere copiato su una musicassetta ma non era sostituibile. Con i compact disc la realtà è completamente diversa: i masterizzatori da computer e i registratori di cd sono in grado di realizzare copie perfettamente identiche all'originale. Il disco originale e la sua copia hanno una sola sostanziale differenza: il prezzo. Un cd originale, può costare dai 9 ai 20 euro, un cd vergine costa meno di un euro. Quella dei dischi è, attualmente, l'unico tipo di copia privata di prodotto coperto da copyright, che è assolutamente identico all'originale. Un poster di un quadro non è il quadro, una fotocopia di un libro non è il libro, un vhs di un film non è il film che si vede al cinema, il cd copiato è uguale al cd originale. E oggi con Internet e con siti come Napster si trova qualsiasi canzone gratuitamente e con facilità.

Insomma: per i consumatori delle nuove generazioni la musica oggi si ascolta gratuitamente in radio, si "guarda" gratuitamente su Mtv, si scarica gratuitamente dalla rete, si copia gratuitamente su cd. La musica non si paga.

* * *

Uno dei principali motivi di disamore verso i dischi è dovuto alla qualità stessa della musica che contengono. Molti dischi pubblicati negli ultimi anni offrono agli acquirenti non più di uno o due brani interessanti, i "singoli" che le radio e le tv trasmettono. Gli altri, quasi sistematicamente, sono solo riempitivi. La percentuale di album che si tramutano in successi è bassissima: oltre l'ottanta per cento dei dischi realizzati in un anno, dicono le case discografiche, non produce alcun profitto.

Vendendo sempre meno dischi l'industria musicale ha iniziato ad arrotondare i propri bilanci vendendo altro, dai gadget (magliette, poster), ai diritti radiofonici e televisivi, ai concerti, cercando di trasformare gli artisti in "marchi". L'industria ha quindi concentrato il suo impegno o su prodotti discografici "mordi e fuggi", in grado di produrre utili e svanire rapidamente, o su fenomeni in grado di entrare a far parte dell'immaginario degli adolescenti più per la bellezza fisica o per l'abbigliamento che non per le doti musicali. La musica per le multinazionali dello spettacolo, è diventata secondaria, una parte del tutto, non necessariamente la più importante. Le strategie di marketing per imporre "marchi" come quelli di Britney Spears o Cristina Aguilera, o i Backstreet Boys, hanno avuto un peso determinante nel loro successo. A scapito della musica.

* * *

La situazione italiana è particolarmente grave. Per numero di dischi venduti l'Italia occupa il quinto posto tra i paesi europei, con i suoi 38 milioni di cd, fortemente staccata dalla Spagna, con 71 milioni, e abissalmente lontana dalla Germania, con 184.5 milioni di cd venduti in un anno, o dall'Inghilterra, con 218.6 milioni. La pirateria copre in Italia più del 20 per cento del mercato, causando danni gravissimi all'industria e agli artisti. Le multinazionali, Sony, Warner, Bmg, Emi e Universal, controllano più o meno l'80 per cento del mercato. Quelle che erano le etichette che hanno fatto la storia della discografica italiana sono tutte ormai nelle mani delle multinazionali, non esiste più una grande casa discografica italiana: la Ricordi è stata comprata dalla tedesca Bertlesmann, la Cgd, Compagnia Generale del Disco, è diventata della Warner, così come la Fonit Cetra. Resiste all'invasione delle major multinazionali un reticolo di piccole e medie etichette, che sopravvivono con sempre maggiori difficoltà.

Il prezzo dei cd "novità" in Italia è mediamente di 19 euro, uno dei più alti di Eurolandia, e le offerte, gli sconti, sono praticati dalle major in maniera non sistematica. Mentre un libro di successo dopo alcuni mesi arriva nelle librerie in edizione economica, un disco di successo può restare a prezzo pieno anche per molti anni, in alcuni casi per sempre. L'Iva sui dischi è al 20 per cento. Se fosse equiparata a quella dei libri il prezzo dei cd arriverebbe a circa 16 euro, diventerebbe uno dei più bassi d'Europa. Ma l'Iva negli ultimi anni è sempre cresciuta, mai diminuita.
* * *

E il futuro? Tutto ruota attorno al destino del cd, che resta il supporto principale attraverso il quale oggi la musica viene distribuita e venduta nel mondo. L'intera strategia della discografia è oggi centrata sulla difesa del supporto, le major vogliono che le nuove tecnologie (computer, cellulari e distribuzione via Internet), convivano con il cd.

Lo scenario che le major immaginano è quello di un mercato diviso tra acquirenti di dischi, che comprano il prodotto "intero" su cd, e lo conservano per sempre nelle loro case, e consumatori di musica on line, che comprano musica a seconda della durata dei loro abbonamenti a servizi Internet, musica che non è fatta per essere conservata in eterno, ma per essere consumata e sostituita da altra musica più "fresca". Un ottimo modo per rendere la musica più vicina ai surgelati che non all'arte. Pagando non si entra in possesso di nulla, perché quando l'abbonamento scade le canzoni non sono più ascoltabili, finché non si paga di nuovo.

Quello che oggi appare davanti a noi è, insomma, un futuro di musica distribuita ovunque attraverso mezzi diversi, radio, televisione, satelliti, computer, Internet, telefoni cellulari, nel quale i dischi non avranno più un ruolo centrale.

(21 aprile 2002)
 http://www.repubblica.it/online/spettacoli/crisicd/crisicd/crisicd.html

 

 

 

 
GLI ITALIANI E LA PIRATERIA MUSICALE

Da una recente ricerca condotta da F.P.M. Federazione contro la Pirateria Musicale su un elevato numero di italiani è risultato che circa 4,7 milioni acquistano regolarmente cd falsi. Un dato che conferma gli instancabili sforzi che le associazioni per la tutela del diritto d'autore compiono quotidianamente soprattutto nel campo musicale ...

http://www.studiocelentano.it/editorial/cavaliere/080502.asp

 

 
 11/06/2002   16.16.07
IVA SUI CD: Oltre 150 artisti italiani lanciano un appello al Governo

 

Milano – L’Ufficio Stampa F.I.M.I. (fimi.it) ha diffuso via internet, il seguente comunicato - lettera aperta, che verra’ pubblicata domani a tutta pagina su due quotidiani italiani: oltre 150 artisti italiani, rappresentativi di tutti i generi musicali, dalla classica, alla musica popolare, al rock, ecc. hanno lanciato un appello al Presidente del Consiglio, Berlusconi, ed ai ministri dell'economia e dei beni culturali Tremonti e Urbani, affinche’ la finanziaria in discussione al Parlamento preveda un emendamento per ridurre l'IVA sui dischi, oggi al 20%, un’aliquota tra le piu’ elevate nell’Unione Europea. Le normativa sull'IVA consente oggi ad uno Stato membro dell'UE di intervenire prevedendo un'aliquota temporanea in attesa che l'Unione Europea modifichi la normativa prevedendo un'aliquota ridotta per i cd simile a quella in vigore per il libri (in Italia al 4%). In poco piu’ di dieci anni l'IVA in Italia e’ raddoppiata (l'ultimo balzo dal 16% al 20% e’ avvenuto nel 1997). La situazione di crisi del mercato italiano, che nel 2001 ha perso quasi il 10 % proseguendo in una discesa iniziata nel 1999 e che in tre anni ha portato alla scomparsa di quasi dieci milioni di pezzi, rischia di compromettere lo sviluppo della musica in Italia, un settore che offre lavoro ad un indotto di oltre 115 mila persone. L'appello lanciato dagli artisti al Presidente del Consiglio giunge in un momento fondamentale per la programmazione economica del Paese, la discussione sulla prossima finanziaria. Ecco il testo della lettera e l'elenco degli artisti firmatari:
APPELLO DEGLI ARTISTI ITALIANI PER LA RIDUZIONE DELL'IVA SUI DISCHI
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SILVIO BERLUSCONI
AL MINISTRO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE GIULIO TREMONTI
AL MINISTRO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI GIULIANO URBANI
Noi firmatari siamo artisti italiani che ogni giorno scrivono, compongono e interpretano la musica che accompagna la vita quotidiana di tante persone nel nostro Paese e nel Mondo. La nostra musica viene incisa e diventa patrimonio di tutti grazie ai dischi. I dischi trasmettono emozioni e sensazioni che possono essere ripetute all'infinito e sono un veicolo di promozione della cultura del nostro Paese nel Mondo. Oggi, in Italia, su un disco posto in commercio pesa un'imposta sul valore aggiunto (IVA) del 20 %. In poco piu’ di dieci anni e’ passata dal 9 % al 20 % incidendo in maniera sensibile sul prezzo finale al consumatore. Ma se il disco e’ un bene culturale come lo sono altri prodotti intellettuali, quali ad esempio i libri, perche’ deve ancora sussistere una disparita’ di trattamento cosi’ palesemente penalizzante per la musica ? Sembra una paradosso, ma ad un libro che racconta la vita di Giuseppe Verdi si applica il 4 % di IVA, tuttavia, se volessimo acquistare un disco che contiene l'opera del grande compositore italiano, dovremmo pagare un’ IVA del 20 %. E' giusto? Questo importante riconoscimento garantirebbe non solo di offrire piu’ possibilita’ di accesso alla musica a tanti consumatori, rilanciando un settore che genera un indotto che coinvolge oltre 115 mila persone, ma si rivelerebbe anche un'arma per combattere piu’ efficacemente la pirateria, che nel nostro Paese oggi copre oltre il 25% del mercato con gravi danni per autori, artisti, case discografiche e lo Stato. Abbassare l’IVA sui dischi si puo’. Vi chiediamo quindi di intervenire gia’ dai prossimi giorni, in sede di programmazione economico finanziaria del prossimo bilancio, prevedendo l’introduzione di un’aliquota temporanea per il nostro settore. Vogliamo che la musica italiana continui ad esistere generando sempre nuove emozioni e garantendo allo stesso tempo lo sviluppo di nuovi talenti.
Lista artisti firmatari (all' 11/06/2002) 883 99 POSSE SALVATORE ACCARDO AFTERHOURS ALBANO ALEXIA ALMAMEGRETTA DANILO AMERIO BIAGIO ANTONACCI ARTICOLO 31 AUDIO2 AVION TRAVEL CLAUDIO BAGLIONI LUCA BARBAROSSA BARRIO LATINO FRANCO BATTIATO BEDROOM ROCKERS PAOLO BELLI SAMUELE BERSANI BLUVERTIGO ANDREA BOCELLI ALESSIO BONOMO ANGELO BRANDUARDI BREAKFAST ALEX BRITTI FRANCESCO - C FRANCO CALIFANO CAMALEONTI SILVIA CAPPELLINI SINOPOLI CARAVANE DE VILLE LUCA CARBONI CASA DEL VENTO CECILIA CHAILLY RICCARDO CHAILLY DAVID CIRCUS RICCARDO COCCIANTE GIORGIO COLOMBO TACCANI CARMEN CONSOLI PAOLO CONTE AZIO CORGHI C.S.I. GIGI D’ALESSIO LUCIO DALLA NINO D'ANGELO PINO DANIELE CRISTIANO DE ANDRE’ DELTA V TULLIO DE PISCOPO PEPPINO DI CAPRI MASSIMO DI CATALDO DJANGO FETT CRISTINA DONA’ LUDOVICO EINAUDI ELISA ESTRANEA NICCOLO' FABI GIORGIO FALETTI FRANCO FASANO ANDREA FEBO TIZIANO FERRO EUGENIO FINARDI FIORDALISO LANDO FIORINI RICCARDO FOGLI FORMULA 3 IVANO FOSSATI GARBO GAZOSA MAX GAZZE’ GEMELLI DIVERSI STEFANO GERVASONI FILIPPA GIORDANO GIORGIA CHARLIE GNOCCHI AUGUSTA GORI GIANLUCA GRIGNANI ANDREA GRIMINELLI FRANCESCO GUCCINI DEN HARROW ISOLA SONG ENZO JANNACCI JOVANOTTI LA CRUS LA SINTESI LIGABUE LINEA 77 LITFIBA MIMMO LOCASCIULLI MADASKI MAMBASSA MANGO FIORELLA MANNOIA MAO MATIA BAZAR MEGANOIDI PAOLO MENEGUZZI MIETTA AMEDEO MINGHI MODENA CITY RAMBLERS MODHO MONOVOX GIANNI MORANDI MARCO MORANDI ENNIO MORRICONE ROBERTO MUROLO GIANNA NANNINI NEFFA NEGRITA NEK NERI PER CASO ANNA OXA PACIFICO GATTO PANCERI PAOLA E CHIARA CLAUDIO PARADISO LAURA PAUSINI PIERO PELU’ PFM POOH PATTY PRAVO PROZAC+ RAF EROS RAMAZZOTTI MASSIMO RANIERI MARINA REI FRANCESCO RENGA RIDILLO FAUSTO ROMITELLI RON VALERIA ROSSI VASCO ROSSI ENRICO RUGGERI ANTONELLA RUGGIERO GIUNI RUSSO ALESSANDRO SAFINA DANIELE SILVESTRI SKYWALKER SOERBA STADIO DANIELE STEFANI SUSHI TIMORIA TIROMANCINO TOSCA TRACCIA MISTA FRANCESCO TRICARICO UTO UGHI PAOLO VALLESI ROBERTO VECCHIONI VELVET ANTONELLO VENDITTI GIL VENTURA VERDENA YO YO MUNDI YUYU MICHELE ZARRILLO RENATO ZERO ZUCCHERO [STUDIOCELENTANO.IT] /RED

http://www.studiocelentano.it/newsflash_dett.asp?id=51

 

 

Anche Urbani contro il caro dischi 
di MARCO MOLENDINI

ROMA - "Abbassa la tua Iva per favore", chiede il mondo della musica al governo. E il ministro dice di sì. «Sono totalmente d’accordo» proclama Giuliano Urbani all’indomani dell’appello lanciato da centocinquanta artisti (praticamente tutto l’establishment della musica non solo pop). Il responsabile dei Beni culturali si dichiara «disponibile a lavorare» per abbassare l’imposta sui dischi dal 20 attuale al 4 per cento. Solo che la questione non dipende solo da lui: «Il problema è di disponibilità finanziarie - spiega -. È il ministro dell'economia che deve dire la sua. Il Fondo monetario internazionale ci consiglia fortemente di limitare ulteriormente le spese, se agiamo sul diminuire delle entrate, ci dicono "tagliate ancora di più"». 
E allora? Allora c’è da spettare ancora. Anche se qualcosa si va muovendo (un segnale di sostegno è venuto dall’opposizione, con una dichiarazione dell’onorevole Giulietti dei Ds). I discografici comunque insistono, fanno notare come il gettito proveniente dal settore non sia stratosferico: cento milioni di euro (il mercato globale è di 500 milioni) a cui andrebbe sottratto anche il venti per cento rappresentato dal mercato delle edicole, dove l’Iva è al 4 per cento. Nelle settimane scorse i tecnici delle Finanze hanno già dato un parere tecnico favorevole sulla fattibilità di un ritocco delle aliquote fiscali. La questione è attualmente in commissione al Senato. La possibilità concreta è di un primo abbassamento dell’Iva di qualche punto, quattro o cinque, in tempi rapidi, portandola così al 15, 16 per cento (a livello di altri paesi europei come la Germania). 
Un toccasana parziale, non risolutivo. Anche perchè le facce della crisi sono tante, a cominciare dalla scarsa qualità artistica e dagli investimenti sbagliati da parte delle multinazionali. E, proprio in questo senso, va la provocazione fatta ieri dal Codacons che ha contestato l’appello al governo dei 150 artisti invitandoli, invece, a ridursi i cachet. Sollecitazione, questa, accompagnata da un’accusa in decisa controtendenza: «Il prezzo dei cd continua ad aumentare, complici gli arrotondamenti dell'euro. I dischi sfiorano quota 22 euro, mentre il prezzo medio di un singolo è addirittura di 6,50 euro, contro le 10-11 mila lire che si pagavano l'anno scorso». 
Sia come sia, quello che non si può nascondere è la crisi crescente del settore. Da una parte, il calo delle vendite è in vertiginoso aumento (nel 2001 in Italia è attorno al 9 per cento) e, dall’altra, la pirateria sta stringendo la gola del mercato. E’ proprio di ieri l’ultimo dato fornito a Washington dall’Ifpi, l’associazione che rappresenta l’industria discografica mondiale: il quaranta per cento dei cd e delle cassette vendute in tutto il pianeta è pirata. Nel 2001 è stato venduto quasi un miliardo di dischi contraffatti (esattamente 950 milioni di pezzi) per un valore di circa quattro miliardi e mezzo di euro (e, per la prima volta, grazie ai masterizzatori, i cd rappresentano oltre la metà, il 51 per cento, dei prodotti illegali superando le cassette). La vera palla di piombo sono i paesi dell’Estremo oriente e quelli latino americani. In Cina la pirateria arriva addirittura al 90 per cento, in Indonesia all’85, in Messico al 60. In Europa, a fare peggio dell’ Italia, con il suo 25 per cento (pari a un valore globale di circa 120 milioni di euro), sono soltanto la Spagna (30 per cento) e la Grecia (50). 
Il sud-est asiatico è in ogni caso la base produttiva della pirateria internazionale: sette cd vergini su dieci vengono prodotti a Taiwan, ad Hong Kong e in Cina, ma anche in India, a Singapore e in Malaysia. Si tratta di attività perfettamente legali, ma ovviamente si tratta anche della fonte principale di approvvigionamento per il mercato illegale. 


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http://ilmessaggero.caltanet.it/hermes/20020613/20_CITTA/SPETTACOLI/B.htm


 
Musica online: le major cambiano strategia


Sui siti di peer-to-peer si scaricano brani della durata di pochi secondi. In molti pensano che possa essere una trovata delle case discografiche per cercare di contrastare il fenomeno della cyberpirateria 



MILANO – Nonostante i vari tentativi delle major americane di chiudere i siti che consentono di scaricare gratuitamente musica online, i siti che distribuiscono i software necessari per ottenerla continuano a proliferare e a moltiplicare il numero degli utenti connessi.
Da diverse settimane però, al momento di selezionare la canzone preferita, invece di ottenere tutto il brano si scaricano solamente i primi venti o trenta secondi, una specie di promo. Il sospetto dei navigatori, è che le case discografiche abbiano deciso di combattere la pirateria online con gli stessi mezzi con i quali si riesce a scaricare musica dal web.
E se di questo si trattasse sarebbe la prima mossa intelligente, compiuta dalle major, per cercare di combattere la musica gratuita.

Un’altra decisione storica decisa per combattere la pirateria online è stata presa dalla Universal e dalla Sony Music. Entrambe le case discografiche internazionali hanno infatti annunciato che dai prossimi giorni verranno vendute online canzoni a prezzi stracciati: 99 centesimi di dollari l’una. Una nuova strategia per cercare di combattere la cyberpirateria ma anche un’ammissione, non esplicita ovviamente, dell’impotenza di combattere il fenomeno. 
Fenomeno che nel frattempo ha assunto delle dimensioni impressionanti. Il numero di cd piratati è più che raddoppiata nel corso del 2001. Sono infatti i compact piratati i prodotti che vanno letteralmente a ruba. Secondo un rapporto dell’International Federation of Phonographic Industries, nel mondo sono stati venduti oltre 950 milioni di cd “non regolari”, il doppio rispetto al 2000.

Per le case discografiche questo è un disastro: in pratica ogni cinque dischi o nastri venduti nel mondo, due sono illegali. Il paese nel quale il numero delle copie pirata vendute supera quello dei cd non contraffatti è la Cina seguita da Russia e Brasile. Una perdita stimata in oltre 4 milioni di dollari – sostanzialmente la stessa dell’anno precedente – solo perché il costo di duplicazione dei cd è praticamente dimezzato.
E nonostante il numero dei cd sequestrati sia triplicato, non si arriva al 25 del totale: una disfatta che potrebbe costringere a rivedere le politiche di marketing delle major discografiche.

(13 GIUGNO 2002, ORE 7:40)


http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,137901,00.html
 
Sony e Universal: musica on line a basso costo!

di Gerardo Antonio Cavaliere

Le due case discografiche Sony e Universal Music hanno annunciato che a breve offriranno un facile servizio per scaricare musica on-line a un prezzo economico ...

URL: http://www.studiocelentano.it/editorial/cavaliere/150602.asp


 

 
Dischi falsi mercato vero
Cd, inarrestabile crisi. E la polemica sull’Iva arriva anche alla Camera
Nel 2001 sequestrati 1.200.000 falsi
di DARIO SALVATORI


LA CRISI del disco che da tempo divampa nel mondo della musica è tutt'altro che vicina alla risoluzione. Nell'ultimo trimestre sono ancora calate le vendite, sconcerta soprattutto la fuga dal negozio (7% la perdita per i piccoli esercizi, 11% per i megastore) e in generale l'ormai evidente disaffezione degli appassionati. Sul prezzo dei cd la polemica rimane costante, anche se i discografici hanno più volte fatto sapere che il loro interesse è soprattutto quello di proteggere tutta la categoria. Un contentino, o poco più, è stato considerato il recente provvedimento riguardo al rimborso per il Festival di Sanremo. Se non altro è servito a gettare acqua sul fuoco sulle mai sopite polemiche sanremesi e soprattutto in previsione del famigerato anti-Sanremo dei discografici da svolgersi a Rimini. Il settore discografico, pur se lontano da un accordo di categoria, sembra voler far muro sulla questione prezzi, avvertendo che di ribassi non vogliono sentir parlare e che i prezzi calmierati proposti in coincidenza con il Festival di Sanremo non hanno dato gli esiti sperati.
Nessuno fra i capi delle major risponde a proposito della mancata invariabilità dei prezzi. Perchè un cd di Madonna deve costare come uno di Gianni Fiorellino? Quale fetta di mercato si penalizza in questo modo? È come se entrando in una libreria trovassimo i libri tutti allo stesso prezzo. Le case discografiche si difendono elencando minuziosamente i costi di produzione, promozione e marketing, scaricando tutto sui negozianti. Ed è proprio da quest'ultimi, rimasti fin qui in silenzio, che arriva l'ultima massiccia bordata di proteste.
I negozianti sostengono che a loro, mediamente, un cd costa dagli 11,88 euro ai 13,15 e non 10 come da molti riportato. A questi prezzi vanno aggiunti l'Iva al 20% e il famoso «charge delivered», ovvero l'aliquota per il trasporto, che può influire dal 4% al 7%. E proprio per far abbassare l’Iva e ridurla al 4 per cento, la stessa che grava sui libri, qualche giorno fa alcuni deputati diessini (gli «under 40») hanno innalzato un vero e proprio coro.
Conti alla mano riesce difficile comprendere certe politiche scontate, fino al 25%, da parte di alcune case discografiche su titoli di alta tiratura, tipo Ligabue e Celine Dion, che pure sono stati praticate diffusamente. In un settore troppo spesso lasciato all'improvvisazione i negozianti sono per ora gli unici a dover sopportare controlli e intimidazioni.
Se la vendita tradizionale nel negozio segna il passo, rimane fiorente il mercato in mailing, i dischi acquistati per spedizione o via Internet. Si tratta di un mondo a parte, che qualche volta unisce idealmente gli appassionati più esigenti a caccia di chicche con quelli più tradizionalisti, che soffocati o intimiditi dal caos del megastore preferiscono la scelta in perfetta solitudine. Ma si tratta ancora di cifre contenute. Ciò che non sembra essere più sotto controllo è il mercato pirata, i dischi falsi. Qui le cifre mettono realmente paura. Su un milione e duecentomila cd sequestrati lo scorso anno, più di cinquecentomila sono stati venduti a Napoli. Segno che l'anatema lanciato dal novantenne Roberto Murolo all'ultimo Festival di Sanremo, secondo cui «i dischi falsi portano jella» non ha impressionato più di tanto. Ne ha avuto riprova il meno carismatico Andrea Salvetti, patron del Festivalbar, allorché durante la serata napoletana in piazza Plebiscito al monito «Chi ama la musica non compra cd falsi» è stato sepolto da una valanga di fischi. Napoli è una città che sforna 5 mila cd masterizzati al giorno, come dire che il 40 per cento dei cd in circolazione è di provenienza illegale. Un cd pirata venduto mediamente a 5 euro costa al falsificatore meno di cinquanta centesimi. Luca Vespignani, segretario della Federazione contro la Pirateria Musicale, stima i profitti di questo settore intorno ai 110 milioni di dollari. Un mercato portentoso, in grado di creare ramificazioni che vanno da stabilimenti, fabbriche e potenti organizzazioni fino all'ultimo disperato extra-comunitario.
A Napoli la pirateria discografica ha quasi del tutto preso il posto del contrabbando di sigarette. A Napoli sorgono i principali centri di rimasterizzazione in grado di mettere in moto un «sociale» diversificato, di seguire la discografia ufficiale secondo gli ultimi sviluppi tecnologici (a volte addirittura anticipandoli) e di permettere riconversioni di capitale. Un fenomeno trasnazionale di sapore camorristico che dovrà quanto prima esser affrontato per quello che è, dunque non soltanto come un episodio di degrado cittadino o legato alla disoccupazione. A questi problemi di natura economica, sociale, industriale andrebbero affiancati quelli di natura artistica. Problemi non da poco che, chissà perché, passano in secondo piano, oppure si preferisce non parlarne affatto. Anche se è ormai chiaro che la mancata affezione non parte mai da un costo alto ma da un disco brutto.

domenica 21 luglio 2002

http://62.152.117.46/approfondimenti/index.aspx?id=47712

 

 
Cd pirata: un giro d'affari da 55 milioni all'anno

In Italia nel 2001 sono stati venduti 11 milioni fra dischi, musicassette, videocassette e smart card illegali. In Europa il business si aggira intorno ai 4,5 miliardi annui

ROMA - Il 25% del mercato italiano della musica è in mano ai pirati, per un giro d'affari di 55 milioni di euro e 11 milioni di pezzi venduti. È quanto emerge da uno studio di Confesercenti che a livello mondiale stima che la merce contraffatta copra 36% del mercato, mentre a livello europeo il business si aggira sui 4,5 miliardi euro all'anno. Tornando all'Italia nel solo 2001 sono stati venduti 10.350.000 cd musicali pirata, 650.000 musicassette, 350.000 video cassette, 2.300.000 smart card truccate, 1.350.000 software.

I maggiori produttori di cd contraffatti sono i paesi asiatici, Taiwan, Honk Kong, Singapore, Macao, mentre dal lato del consumo l'Italia si colloca al quinto posto della top ten mondiale con il 25% del mercato nelle mani di pirati. Una percentuale, rivela Confesercenti, che supera il 40% al Sud dove i proventi delle vendite contribuiscono all'arrichimento delle organizzazioni criminali, con fatturati miliardari.

E, se nel mondo la percentuale più alta di prodotti contraffatti sul mercato interno è in Cina (90%), Russia (65%), Messico (65%) e Brasile (50%), in Italia, sono Napoli (con 504.266 sequestri nel 2001) e Roma (129.860) a guidare la classifica delle città italiane dove il fenomeno della pirateria musicale è più grave seguite da Pescara (107.763), Milano, Caserta, Messina, Bari e Pistoia. La capitale -sottolinea la ricerca di Confesercenti- guida invece la classifica degli arresti (70), mentre a livello nazionale sono quasi 6.000 le persone indagate e 3,5 milioni i Cd sequestrati, 211.000 le musicassette, 120.000 le video cassette, 7.734 giochi play station, 6.000 smart card truccate e 73.000 cd supporti vergini.

Quanto all'attività di contrasto nel 2001 sono stati sequestrati il 14% di cd in meno rispetto al 2000, il 62% di musicasette in meno e il 91% di videocassette in meno. In aumento, invece, le smart card truccate (+92%) a testimonianza che il mercato nero segue anche la moda. Per quanto riguarda i protagonisti della contraffazione, i venditori extracomunitari (nordafricani in particolare) sono il principale canale attraverso il quale avviene la commercializzazione dei prodotti: dei 400.000 attivi nei mesi estivi sulle spiagge e nelle città italiane circa 80.000 vendono cd musicali e videogiochi.

Le organizzazioni che gestiscono il traffico illegale sul territorio nazionale si avvalgono di professionisti, di una capillare rete distributiva, costituita, spesso, da intermediari dotati di sofisticate attrezzature informatiche che consentono oggi di produrre fino a 25 dischi al minuto. ''La stragrande maggioranza degli acquirenti di cd musicali è rappresentata da giovani tra i 14 ed i 33 anni che spesso hanno difficoltà ad affrontare i costi imposti dalle case discografiche, aggravati per di più da un'Iva al 20% che deve pertanto, essere drasticamente ridotta''.

Ad affermarlo è il presidente della Confesercenti, Marco Venturi commentando i dati sulla contraffazione. ''In particolare -continua- il consumo di cd da parte di giovani tra i 14 ed i 17 anni è sceso del 7,9%, un dato che rende necessari interventi per arginare il fenomeno della pirateria rilanciando il mercato legale''. E per rilanciarlo, è necessario ''intensificare i controlli e l'attività repressiva'', ma bisogna anche ''intervenire per liberalizzare il mercato discografico, evitando che le majors continuino a realizzare malgrado gli interventi dell'Antitrust, una politica commerciale di cartello, impedendo così la dovuta concorrenza senza la quale è impossibile avere una riduzione dei prezzi adeguata a fare ripartire il mercato discografico ufficiale”.

(6 AGOSTO 2002, ORE 17:00)

http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,146398,00.html

 

 
08/10/2002 12:57:37 
FIMI: I Leader Dell'Industria Discografica Internazionale Chiedono Interventi Contro La Pirateria 
I leader dell'industria discografica internazionale si sono riuniti oggi, nella Conferenza stampa IFPI/FIMI, "Il dilagare della pirateria musicale mette in serio pericolo il futuro dell'industria discografica e degli artisti emergenti italiani" per chiedere interventi urgenti per contrastare il dilagare della pirateria musicale che sta seriamente minacciando il futuro della musica Italiana in Italia e all'estero. 

Roma - I leader dell'industria discografica internazionale si sono riuniti oggi, nella Conferenza stampa IFPI/FIMI, "Il dilagare della pirateria musicale mette in serio pericolo il futuro dell'industria discografica e degli artisti emergenti italiani" per chiedere interventi urgenti per contrastare il dilagare della pirateria musicale che sta seriamente minacciando il futuro della musica Italiana in Italia e all'estero. L'industria discografica Europea ha chiesto oggi a Roma una maggiore repressione del fenomeno e un miglioramento delle norme che possano essere d'aiuto per combattere la pirateria musicale che rappresenta oggi oltre il 25% del mercato nazionale. Solo nel Sud Italia, il tasso di pirateria ha raggiunto livelli che superano abbondantemente il 50% del mercato. L'Italia ha uno dei piu' forti repertori musicali di tutta Europa. Nei primi sei mesi dell'anno, la produzione discografica degli artisti italiani ha raggiunto il 48% sul totale delle vendite. La musica italiana viene esportata con successo in tutta Europa e nel Mondo. Ma l'industria discografica italiana, si trova oggi ad affrontare uno dei piu' alti tassi di pirateria di tutta l'Europa occidentale. Jay Berman, Presidente e CEO di IFPI, l'organizzazione che rappresenta l'industria discografica di tutto il mondo, ha dichiarato: "l'Italia ha una ricca e vibrante cultura musicale, ma il valore della musica e' minacciato dall'enorme espandersi della pirateria. Nonostante l'incremento dell'attivita' delle Forze dell'Ordine, enormi quantita' di CD masterizzati continuano ad essere venduti nelle strade cittadine. Inoltre, anche quando i pirati giungono di fronte al giudice, troppo spesso le pene sono eccessivamente leggere se non irrisorie. Quindi tutti noi chiediamo ai rappresentanti del Governo di lavorare a stretto contatto con l'industria discografica e di applicare con forza la legge per punire i pirati che con le loro azioni criminali danneggiano gravemente l'intero mercato discografico". La "Pirateria s.p.a." in Italia "fattura" 111 milioni di euro, cifra che colloca l'Italia al 6 posto nella classifica mondiale, in termini di valore globale del mercato illegale. Il Fisco italiano, registra milioni di Euro in imposte evase a causa della pirateria. Emmanuel de Buretel, Presidente e CEO, EMI Recorded Music Europe, ha dichiarato: "La pirateria non colpisce solo gli artisti internazionali. Il tasso di pirateria per le nuove pubblicazioni dei piu' popolari artisti italiani raggiunge anche il 50%. Se la pirateria continuera' su questi livelli, e' chiaro che ci saranno conseguenze sul repertorio locale e per la nascita di nuovi talenti." La principale forma di pirateria in Italia e' la masterizzazione di CD-R. Grandi centrali di masterizzazione sono presenti in tutta Italia ed in particolare nel Sud del Paese. Reti di venditori ambulanti abusive distribuiscono successivamente il materiale per le strade delle citta'. I primi sei mesi del 2002 hanno visto un notevole jncremento delle azioni antipirateria delle Forze dell'Ordine Italiane. Il numero di operazioni antipirateria e' aumentato del 200% rispetto all'anno precedente cosi' come il numero di individui arrestati, il numero di cd e di masterizzatori sequestrati. Nella piu' grossa operazione condotta in Italia quest'anno, la Guardia di Finanza ha localizzato un caveau sotterraneo blindato vicino a Napoli. Durante l'operazione sono stati sequestrati 130 masterizzatori e 106 mila CD-R. Due persone sono state denunciate per violazione della legge sul Diritto d'Autore. E' inoltre evidente un coinvolgimento del crimine organizzato nelle riproduzione e vendita di CD-R. Nella maggior parte dei casi, i profitti derivanti dalla Pirateria musicale vengono rinvestiti per finanziare altre attivita' illecite come il traffico di stupefacenti, riciclaccio di denaro sporco e altre importanti attivita' criminali. Nel 2000 e' stata approvata in Italia una legge anti-pirateria ed oggi sta per essere introdotta nella legislazione italiana anche la Direttiva Europea sul Diritto d' Autore. Alberto Pojaghi, Presidente FIMI, Federazione Industria Musicale Italiana, ha commentato: "Le attivita' repressive da parte delle Forze dell'Ordine sono aumentate dall'approvazione della Legge anti-pirateria ma, a livello giudiziario, non c'e' ancora una forte consapevolezza dei danni recati dalla pirateria. Per questo chiediamo al Governo di aumentare i propri sforzi per ottenere maggiori risultati nella lotta alla contraffazione. Essendo, inoltre, in forte aumento in Italia la pirateria su Internet invitiamo il Governo ad adottare al piu' presto la Direttiva Europea sul copyright." Info: http://www.fimi.it . [Redazione/STUDIOCELENTANO.IT] /RED
 

"La nostra lotta contro la pirateria"

GIUSEPPE TURANI

«Per quanto riguarda la musica on line non è cambiato niente rispetto a qualche mese fa. Anzi le cose vanno anche peggio, se è per questo. Le grandi case non stanno facendo niente e continuano a ignorare il problema. Come se la questione della musica on line non esistesse». Gianluca Dettori è stato uno dei primi nel mondo a puntare sulla musica diffusa via Internet e oggi con la sua Vitaminic è presente in tutta Europa e anche in America. E va precisato che sin dall’inizio ha puntato sulla musica on line diffusa legalmente, a pagamento. Niente a che fare con Napster, quindi, o con fenomeni analoghi. Ostinatamente, mentre si diffonde sempre di più l’uso illegale on line della musica, lui continua a sperare che anche la sua formula possa avere successo. Anzi, ne è convinto.
Che cosa sta succedendo, allora, con questa musica on line? Si va avanti o indietro?
«Non succede niente. E la musica continua a viaggiare illegalmente in rete. Vede, in questo momento, mentre noi stiamo parlando, vedo che attraverso il software Kazaa, ben due milioni e 477 mila persone nel mondo stanno scaricando brani di musica, in questo preciso istante. Si stanno scambiando qualcosa come 460 milioni di brani».
Ma non avevano chiuso Napster. Adesso ne sono spuntati altri?
«Un’infinità. E sono anche più difficili da prendere. Kazaa, ad esempio, a sede a Vanuatu, in Olanda, in Australia e penso che sia molto difficile da trascinare in tribunale. E poi credo anche che sia tempo perso inseguire la musica illegale nei tribunali. Come dimostra appunto quello che le ho appena detto: Napster l’hanno fatto fuori, ma in questo preciso istante quasi due milioni di persone si stanno scambiando musica da un computer all’altro. E allora a che cosa è servito liquidare Napster».
E che cosa si può fare?
«Intanto capire che il fenomeno della musica illegale si combatte sul mercato e non nei tribunali. Questo si era capito benissimo all’epoca di Napster. C’erano alcune decine di milioni di persone che erano anche disposte, pagando qualche soldo, a entrare nel mondo della musica on line legale. Solo che le grandi case non hanno capito, e continuano a non capire, l’opportunità, l’occasione e vanno avanti lungo la loro vecchia strada».
Che sarebbe?
«Quella delle dieci canzoni messe su un supporto di plastica e vendute a 50 mila lire. Vien quasi da ridere. Capisce, qui c’è gente, tutto un mondo di giovani, che ormai naviga in Rete dove trova 460 milioni di brani musicali e quelli pretendono di dargli un dischetto di plastica con sopra dieci motivetti. E, ancora, oggi i ragazzi la musica l’ascoltano con i loro apparati MP3, che possono contenere fino a migliaia di canzoni. Ebbene, oggi nel mondo, ad esempio, non esiste una sola canzone di Madonna in formato MP3, legale. Perché la casa ne detiene i diritti non fa la versione MP3. Quindi la gente se la fa da sé e poi se la scambia. Siamo proprio di fronte a un errore di marketing di dimensioni colossali. E poi sprecano anche l’occasione di rinnovare il business e di fare dei soldi».
Perché dice questo?
«I conti sono facilissimi da fare. Nel mondo il consumatore tipo compra 2,5 CD all’anno. In Italia siamo addirittura a 0,9 CD all’anno, insomma a una spesa di 40 mila lire l’anno. E siamo pure di fronte a un mercato che non cresce. Nei primis ei mesi di quest’anno i consumi sono scesi dell’11 per cento in volume e del 9 per cento in fatturato. Siamo dentro un mercato, cioè, che annaspa, che non cresce, che gira su se stesso».
E invece il mercato on line sarebbe diverso?
«Un altro mondo. Ormai i ragazzi, ma anche la gente appassionata di musica è abituata a trovare in Rete tutto, milioni e milioni di brano. Li va a prendere quando ne ha voglia e sceglie. Quando capita che si ritrova fra le mani un dischetto con dieci canzoni si sente tornata all’età della pietra. E allora è evidente che il nuovo mercato sta lì».
E come si fa a entrarci?
«Le grandi case (che sono poi cinque in tutto) dovrebbero aprire i loro archivi e magazzini e mettere tutto in rete. Il cliente, pagando una cifra modesta, diciamo dieci dollari al mese, ha libero accesso a queste raccolte musicali e avrebbe la facoltà di scaricare tutto quello che vuole».
E in questo modo le grandi case potrebbero fare i soldi?
«Certamente. Dieci dollari al mese fanno 120 dollari all’anno. In Italia, come le ho detto prima, il consumatore tipo spende sulle 40 mila lire all’anno. La differenza è evidente e fortissima. In sostanza, c’è un nuovo mercato, che non è più quello del CD che si regala alla fidanzata, ma della musica on line dove uno può scegliere fra milioni di brani. Oggi tutto questo avviene illegalmente e con canzoni copiate in casa a volte malamente, a volte nello scaricarle si prendono virus, inviti porno e altro ancora. Però, come abbiamo visto, ci sono sempre almeno duetre milioni di persone che fanno questo, correndo i rischi che corrono. Non sarebbe più semplice se le case diffondessero, a pagamento, i loro magazzini di musica, a un prezzo ragionevole e in condizioni sicure?»
Sembra tutto semplice. Perché le grandi case si ostinano a non cambiare?
«Credo per una sorta di inerzia culturale. Hanno il loro business, i loro artisti sotto contratto, gli affari bene o male girano, e hanno paura di affrontare il nuovo che è rappresentato dalla Rete. Preferiscono continuare a servire nel modo tradizionale la loro clientela (in calo) piuttosto che fare la rivoluzione e entrare nel mercato delle decine e decine di milioni di clienti che possono incontrare in Rete».
Ma lei è sicuro che prima o poi la musica on line, legale, a pagamento, sfonderà?
«Non c’è dubbio, e l’esperienza di Vitaminic sta lì a dimostrarlo. Ormai questo è il destino della musica. Nessun negozio e nessuna casa discografica potrà mai mettere a disposizione dei clienti tutta la musica conosciuta al mondo. In Rete si può fare. E si può con pochi soldi, consentire a tutti di ascoltarla e in condizioni molto buone. Prima o poi, forse, lo capiranno anche le grandi case».

http://www.repubblica.it/supplementi/af/2002/10/24/attualita/012linemusic.html

 

 
05/08/2003  12:41:27 - Pirateria: Boom Per Il Commercio Abusivo In Spiaggia

http://www.studiocelentano.it/newsflash_dett.asp?id=2990

 

 
                                                                    Dilaga la pirateria musicale 




La pirateria musicale dilaga. Gli ultimi dati forniti dal rapporto Censis 2003 dimostrano che il fenomeno è in crescita costante ma anche che la caccia ai riproduttori clandestini di cd si è fatta più intensa. Se nel 2001 erano stati sequestrati nel nostro Paese 1.239.276 prodotti ricreati illegalmente nel 2001 i dischetti contraffatti sono stati ben 2.151.803 con un aumento del 73,6%.

La guerra è aperta, dunque, e i dati suonano da monito a chi decidesse di mettersi nel ramo della riproduzione musicale illegale. Le denunce sono state 1.354 nell'anno scorso con 1.496 arresti, a confronto con le 546 denunce e dei 510 arresti del 2001. A giudicare da questi dati la questione non è affatto risolta, nonostante gli infiniti studi, le analisi e i convegni delle case produttrici e delle associazioni di tutela degli autori come l'italiana Siae. I motivi della diffusione di prodotti contraffatti sono molti ed evidenti: troppo semplice copiare un cd, troppo costosi i prodotti in vendita nei negozi, impossibile creare dischi protetti, insomma le case piccole e grandi che mettono in commercio musica sembrano disarmate rispetto alla possibilità della pirateria. L'unica difesa appare dunque l'azione repressiva nei confronti di chi anima il mercato illegale. 

L'altra risposta data dalle grandi case di distribuzione sono le imponenti campagne pubblicitarie per il lancio dei nuovi prodotti, cercando di creare una maggiore seduttività per il prodotto originale, inimitabile, se non altro, per la confezione e i materiali cartacei offerti. D'altro canto questo non fa che aumentare i costi di produzione.
Impossibile da controllare, invece, la pirateria casalinga, estremamente diffusa, che costituisce il vero e proprio canale di riproduzione musicale illegale, nonché il più comune, ma talmente capillare da non poter essere in alcun modo controllato o represso. Finiti i tempi oramai lontani in cui il vinile era l'unico supporto possibile per la musica, primato già molti anni fa contrastato dalla nascita dei registratori a cassette, oggi i veri nemici del diritto d'autore sono i milioni di file musicali scaricabili via internet con programmi di fedele riproduzione come il P2P (peer to peer). Anche in questo caso molte sono le teorie e i ragionamenti intorno al da farsi, ma la realtà della rete è troppo mutevole e diffusa per poter essere controllata.

In occasione dei rilevamenti fatti dal Censis l'Associazione dei Fonografici italiani fa inoltre notare l'anomalia che pone la produzione nostrana, per l'ottanta per cento nelle mani di piccole e medie case di produzione, costretta a un passaggio di mano per la distribuzione dei prodotti, affidati per l'80% dei grandi distributori nazionali e internazionali, detentori del monopolio del mercato. 

 

 

http://www.ilsole24ore.com/fc?cmd=art&artId=328538&chId=14&artType=News&back=0

 

 
Prezzi dei cd alle stelle chi sono i veri pirati?
29,95 euro per «Live at the Fillmore East», dei Jefferson Airplane, una rapina per una registrazione di trent’anni fa. Altro che spese d’incisione !

10/1/2004

I

L tema del prezzo dei cd è ricorrente, in questa rubrica: e pensiamo d’aver fino ad oggi evitato i toni troppo polemici, tentando di comprendere anche le ragioni degli artisti, dell’industria e dei dettaglianti alle prese con costi sempre in crescita; così come abbiamo provato a credere alla favoletta dell’Iva sui dischi, che - dicono - se fosse ribassata dal 20 al 4 per cento, darebbe respiro a un mercato ormai clinicamente morto. Ma quando è troppo, è troppo. Qualche giorno fa, il rubrichista ha ceduto alla tentazione di comperare un vecchio disco che gli faceva gola assai: «Live at the Fillmore East» dei Jefferson Airplane. Antefatto: gli Aeroplani, nel lontano 1968, tennero quattro memorabili concerti al «Fillmore» di New York, che vennero registrati, ma i nastri non vennero mai pubblicati ufficialmente. Da ragazzo, a Berkeley, il rubrichista aveva scovato un bootleg contenente alcune di quelle registrazioni. Comperato, adorato, e come tante altre cose adorate, perduto, finito chissà dove, chissà in che mani. Nel ‘98, la Bmg, detentrice dei diritti su quei nastri ormai trentennali, decide di utilizzarli per un cd «legale». Ora, non ci vengano a parlare di spese d’incisione per un live registrato trent’anni prima. Il disco esce. Passano altri sei anni, e alla fine del 2003 il rubrichista adocchia una copia del pregiato prodotto sullo scaffale di un megastore del centro di Torino, e cede alla brama dell’acquisto. Prende, va alla cassa, e gli chiedono 29,95 euro. Ripeto. Ventinovevirgolanovantacinque euro. Quasi sessantamila delle vecchie lire. Non è una storia inventata. Conservo lo scontrino. Il disco è importante. La scelta dei brani lascia a desiderare - sul bootleg c’era materiale migliore - ma tant’è: varrebbe comunque la pena di consigliarlo ai giovani. A 29,95 euro? Ma sono pazzi? Ventinovevirgolanovantacinque euro per cd con 15 brani (anzi, 14 più un track di parlato), un pezzo di plastica il cui costo reale è prossimo allo zero, considerato che si tratta di materiale d’archivio, e di un disco comunque pubblicato sei anni fa? Quali motivi, se non un’autolesionistica avidità, impediscono a questi folli di vendere un simile cd a 12 euro? Non c’è scusante. Non hanno diritto di replica. Eppure, hanno ancora il coraggio di criminalizzare il ragazzino che si masterizza i cd. Chi è, il vero pirata? gabfer@lastampa.it

ROCK E DINTORNI Gabriele Ferraris

http://test.presstoday.com/show_article.php?id=18892

 

 
24/05/2004 15:38:02 - Oltre 3,8 Mln Di Italiani Scarica Musica Illegalmente; Cresce Consapevolezza Dell'Illegalita'

E' quanto risulta da un sondaggio di aprile realizzato da ACNielsenCRA e commissionato da FPM, Federazione contro la Pirateria Musicale, all'esito della presentazione del DL Urbani

Milano - 11,4 milioni di italiani (22% del totale) oltre i 14 anni possiedono CD masterizzati, cresce la consapevolezza dell'illegalita' (il 37,4% degli italiani ritiene che non ci sia nulla di male ad acquistare un CD masterizzato, nel 2002 era il 51,2%), oltre 17 milioni di italiani utilizzano internet ed il 7,6% (oltre 3,8 milioni) scaricano musica senza pagare. E' quanto risulta da un sondaggio realizzato da ACNielsenCRA, commissionato da FPM, Federazione contro la Pirateria Musicale (http://www.fpm-antipiracy.it) -avvenuto con metodologia telematica su un campione rappresentativo della popolazione italiana di 4.700 individui dai 14 anni in su in Italia, in data 6-7/12/2003 e 24-25/04/2004-. Il 3,9% degli italiani (oltre 1,9 milioni) e' disposta ad acquistare musica da siti legali, la percentuale sale al 17,6% se si considerano coloro che scaricano abitualmente, prosegue la nota. Crescono scuole, universita' e uffici come luoghi dove si scarica senza pagare e diminuiscono le abitazioni private; l'utilizzo dei servizi P2P in Italia come sistema principale di scaricamento cala del 35-40% fra dicembre 2003 e aprile 2004. KazAa dal 39,9% scende al 22,6%, WinMx passa dal 61% al 42,2%, crescono leggermente dal 4% all'11% gli altri sistemi tra i quali Emule e Bearshare. Ma cresce la consapevolezza dell'illegalita' del P2P: il 55,4% di coloro che scaricano sanno che e' illegale (a dicembre 2003 era il 48%), cala la propensione allo scaricamento illegale: il 56% di coloro che abitualmente scaricano, dichiarano che in futuro continueranno a farlo (a dicembre 2003 era il 67,5%). Il 24,2% degli italiani (12 milioni) sa che ci sono state azioni legali contro chi scarica illegalmente, la percentuale, conclude la nota, sale al 48% (1,8 milioni) fra coloro che abitualmente scaricano musica senza pagare. [Redazione]
http://www.studiocelentano.it/newsflash_dett.asp?id=7752

 


Enormi problemi di collegamento per le homepage istituzionali
I cyberpirati: "Andremo avanti finché la legge non cambierà"
Decreto Urbani, protesta in Rete
Attaccati i siti di governo e Siae
Il popolo della Rete si spacca sull'aggressione
Cortiana: "Azione di pochi che si nascondono dietro l'anonimato"

di ALESSIO BALBI


Giuliano Urbani 

ROMA - I siti Web del governo, della Camera, del Senato, della Gazzetta ufficiale e della Siae sono raggiungibili a intermittenza da questa mattina per effetto di un azione apparentemente collegata alle proteste contro il decreto Urbani sul peer-to-peer. 

Non è chiaro se si tratti di un netstrike (uno sciopero telematico condotto inondando di collegamenti un sito) o di un vero e proprio attacco ad opera di pirati informatici. Il dato di fatto è che i siti in questione sperimentano enormi difficoltà di collegamento. "Stiamo operando da ieri su questa vicenda", conferma la polizia postale. "Ogni ente ha adottato contromisure specifiche per rispondere a questo tipo di attacchi". Anche l'ufficio per l'Informatica della presidenza del Consiglio conferma l'esistenza di difficoltà legate ad una "aggressione di tipo denial of service". 

In serata, Gianfranco Mascia, dei comitati Boicotta il Biscione, rivendica l'azione: "Come BoBi avevamo proposto un altro netstrike, per il 31 maggio", ha spiegato Mascia a Repubblica.it. "Qualcuno ha detto: 'Tentiamo anche il 25'. Abbiamo provato, e direi che è andata molto bene". Ma è polemica nel fronte degli avversari del decreto Urbani: "Queste azioni di pirateria, non hanno nulla a che vedere con un netstrike, dove migliaia di persone pubblicamente intasano un sito", ha dichiarato il senatore verde Fiorello Cortiana: "Quella che si è verificata oggi è un'azione di pochi che si nascondono dietro l'anonimato". C'è il timore che attacchi di questo tipo possano rendere più problematici nuovi accordi sulla normativa antipirateria. 
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Cortiana era stato tra i sostenitori di uno "sciopero delle connessioni" da attuare oggi. Gli organizzatori della protesta chiedevano agli utenti Internet di non usare per 24 le proprie connessioni alla Rete. L'attacco contro i siti istituzionali ha messo in ombra questa protesta. 

Gli attivisti anti Urbani hanno dichiarato che i siti del governo, del Parlamento e della Siae non avranno pace finché la legge sul p2p non verrà modificata. Mascia conferma per il 31 maggio un netstrike (lui lo definisce "girotondo telematico") contro il sito dei Beni Culturali. 

Il decreto Urbani sul p2p, varato dal Consiglio dei ministri a marzo, era stato approvato dal Senato la scorsa settimana. La nuova normativa prevede sanzioni amministrative e penali per chi condivide materiali protetti da copyright tramite servizi di file-sharing come KaZaA o WinMX. Sia il ministro che le forze parlamentari avevano convenuto sulla necessità di sostanziali modifiche alla legge. 

L'aggressione contro siti di organizzazioni e istituzioni colpevoli di perseguire gli utenti di servizi p2p non è una novità: il sito della Recording industry association of America (Riaa), l'organizzazione statunitense delle major discografiche, è una delle prede preferite dei pirati telematici. 


(25 maggio 2004)

http://www.repubblica.it/2004/e/sezioni/scienza_e_tecnologia/decrurbani/netstrike/netstrike.html

 

 

http://www.studiocelentano.it/newsflash_dett.asp?id=8082

08/06/2004  17:14:19 - P2P Radio, La Musica Va In Streaming

Possibile via per aggirare le leggi che ostacolano chiunque cerchi di entrare nel libero mercato della condivisione musicale in Rete

Una licenza per trasmettere in Rete i contenuti, al pari di come fanno le radio online: sarebbe questa una possibile via per aggirare le leggi che ostacolano chiunque cerchi di entrare nel "libero" mercato della condivisione musicale in Rete.
L'idea e' di un ex amministratore delegato della societa' McAfee, e sua e' anche la paternita' del concetto di "radio peer-to-peer". In pratica, alla base di tutto c'e' un particolare software gratuito per il file sharing, battezzato Mercora, attraverso il quale e' possibile ascoltare in streaming la musica messa in condivisione da ciascun utente, quindi senza scaricarla.
Condizione essenziale: le canzoni condivise devono appartenere a Cd originali, o comunque essere state acquistate attraverso siti e canali autorizzati.
In questo caso il Digital Millennium Copyright Act (DMCA) prevede la concessione di licenze per la trasmissione "non interattiva" di registrazioni audio protette da copyright.
Le royalties vanno poi corrisposte all'organizzazione non-profit SoundExchange,rappresentante di oltre 500 etichette, ma in nessun modo tale costo gravera' sull'utilizzatore del programma in questione.
Resta da capire quale sara' la fonte di guadagno per la societa' (attualmente sconosciuta) che distribuira' il software, tantopiu' che a quanto pare l'installazione di Mercora non portera' con se' spy-ware o ad-ware clandestini. [Il Marchio delle Idee]

Il Decreto Urbani sul fronte delle norme penali non eccede rispetto al contesto europeo 


Il Senatore Fiorello Cortiana, il Dott. Enzo Mazza 
(Direttore generale di FIMI - Federazione dell'Industria 
Musicale Italiana) ed il Dott. Marco Montemagno (esperto 
alla Commissione Cultura Camera dei Deputati) alla lezione 
"Copyright and Internet" nell'ambito del Primo Corso 
Intensivo di Diritto dell'Internet presso la Corte di 
Assise del Tribunale di Foggia, organizzato da Scuola 
Forense di Capitanata e StudioCelentano.it.
Tra gli invitati l'On.le Gabriella Carlucci, e il Deputato 
Europeo On.le Marco Cappato, che ha recentemente 
presentato un esposto alla Polizia amministrativa e 
postale nei confronti dei gestori del sito web del 
Ministero dei Beni Culturali per violazione della Legge 
Urbani.

Dopo aver toccato i temi del diritto d'autore applicato a 
Internet, dei diritti patrimoniali, morali e connessi, 
delle libere utilizzazioni e delle opere tutelate, il 
Dott. Gerardo Cavaliere ha introdotto "Dalla 
criminalizzazione alla legalizzazione del file sharing": 
il discusso provvedimento legislativo Urbani al centro del 
dibattito.
“Appare sorprendente la posizione di chi si appella alla 
c.d. Direttiva Enforcement per dissipare ogni dubbio sulla 
presunta legittimita’ dello scambio di musica e film per 
uso personale. La Direttiva nulla dice in merito allo 
scambio di opere mediante programmi di condivisione di 
files. Non e’ il peer to peer il suo ambito di 
applicazione.” – ha detto Enzo Mazza - “Bisogna chiarire 
che il provvedimento si occupa di armonizzare procedure 
cautelari civili in ambito comunitario e non di introdurre 
nuove fattispecie, ovvero di modificare quelle gia’ 
regolamentate dalla Direttiva sul Copyright entrata in 
vigore appena nel 2003.” 
“Anzi, a ben vedere, la Direttiva non solo fa salvi gli 
obblighi incombenti in forza di trattati internazionali, 
quali i TRIPs, ma lascia del tutto impregiudicata la 
possibilita’ per gli Stati membri di applicare sanzioni 
penali in violazione di abusi commessi anche su scala non 
commerciale.”

“Quindi non si possono strumentalizzare le normative 
comunitarie a seconda delle esigenze. E soprattutto il 
Decreto Urbani”, – ha concluso Mazza – “sul fronte delle 
norme penali non ha ecceduto rispetto al contesto 
europeo”.



Nessuna analogia per il digitale 


Di diversa opinione il Sen. Cortiana, secondo cui "il 
decreto legge Urbani” - oggi convertito in legge 128/04, 
n.d.r. - “nasce sostanzialmente da una forte pressione 
delle etichette discografiche, che ritengono il fenomeno 
del file-sharing altamente lesivo dei propri interessi 
economici.” 
“Occorre precisare, pero', che l'orientamento fortemente 
repressivo di questa legge si scontra inevitabilmente con 
un piu' vasto progetto legislativo europeo, cioe' 
l'approvazione della recente Direttiva sulla proprieta' 
intellettuale. Ebbene, in questa direttiva e' 
espressamente non punito lo scambio per uso personale di 
file in rete, essendo vietato solo la diffusione per uso 
commerciale dei materiali digitali.”

“L'orientamento e' appunto quello di proiettare in maniera 
estensiva l'applicazione delle norme sul diritto d'autore 
che erano nate per disciplinare il mercato analogico. 
Oggi, con il mercato digitale, invece, non si puo' fare 
questa opera estensiva, ma bisogna cercare nuove 
discipline che si adeguino meglio al recente fenomeno 
della digitalizzazione delle opere."
"Non possiamo pregiudicare le potenzialita' della rete - 
ha concluso Cortiana - semplicemente per ridurla a mero 
supporto tecnico-commerciale." 


Download dietro corresponsione di somme minime 


"Sono circa un miliardo i file scambiati dagli utenti ogni 
mese" - cosi' Marco Montemagno - "questa grande diffusione 
di popolarita' dei sistemi di peer-to-peer ha fatto si' 
che si implementassero anche tecniche crittografiche per 
la tutela dell'anonimato degli utenti connessi a queste 
reti."
"Il decreto Urbani si rivolge proprio a questo settore, 
cercando di normare una situazione che crea due tipi di 
problemi dal punto di vista tecnologico: il primo e' 
capire se questa tecnologia e' utile per Internet o meno; 
il secondo e' capire se e' una tecnologia arrestabile, 
perche' per poter incolpare dei responsabili bisogna 
cercare innanzitutto di individuarli."

"Il file-sharing non e' sinceramente una tecnologia 
arrestabile, perche' cio' sarebbe contrario al piu' ampio 
sviluppo della tecnologia nel mondo: allora, piu' saggia 
sarebbe l'idea per tutti gli operatori del settore di 
utilizzare la tecnologia del file-sharing per offrire agli 
utenti il download legale di musica, dietro la 
corresponsione di somme davvero minime" - ha concluso 
Montemagno - "ma che responsabilizzino gli utenti stessi." 

© 1999–2004 STUDIOCELENTANO.IT



LUGLIO 2004
La federazione contro la pirateria audiovisiva lancia l'allarme

Pirateria, in Italia oltre 12 milioni di cd contraffatti


Un fatturato mondiale di 4,5 miliardi di euro, Italia al sesto posto con Iva evasa per 1,5 miliardi. E' Napoli la capitale dei 'pirati' con il 90% della produzione. Il 40% della musica e dei film nell'intero panorama del mercato internazionale e' illecito 

Quasi la meta' dei cd che si ascoltano provengono dalle bancarelle dei 'vu cumpra". Sembrerebbe strano, ma gli 'utenti tipo' della musica contraffatta non sono i giovani, che, in mancanza dei soldi sufficienti ad acquistare un compact originale, ricorrono a quelli masterizzati. Al contrario, i maggiori fruitori di cd falsi sono invece gli adulti, ultratrentenni, con un lavoro fisso. 

Ben il 40% della musica e dei film nell'intero panorama del mercato internazionale e' illecito. Un fatturato complessivo di 4,5 miliardi di euro calcolato sui prezzi reali di vendita del prodotto. In questo primato negativo il nostro paese riveste il sesto posto tra i paesi con il piu' alto tasso di traffico illegale. Al vertice della top-ten c'e' la Cina, che raggiunge addiritttura il 90% di produzione di illeciti, ben 400 milioni di dollari. 

Questi alcuni dei dati forniti dalla federazione contro la pirateria musicale che ha eletto Napoli citta' pirata per eccellenza per il maggior numero di centri di produzione e distribuzione di cd musicali e dvd. Lo smistamento si ha poi a Roma, Pescara, fino al nord Italia. Sono i venditori ambulanti i maggiori distributori con il 78%, mentre il traffico tra privati si 'riduce' al 13. 

Un intervistato di Napoli ha ammesso, senza alcun problema, che i proventi del suo commercio di cd servono per pagare lo 'stipendio' di un boss della camorra in carcere. Stesso copione in Sicilia. Insomma i proventi di cd falsi vanno a finanziare camorra e mafia e i 'vu cumpra' sono solo l'ultimo anello di una lunga catena di montaggio. 

Nonostante la pirateria avanzi, i passi in avanti si notano anche da parte delle autorita' competenti a prevenire il contrabbando e a sanzionarlo. Prima fra tutti c'e' la guardia di Finanza che nel marzo del 2002 ha scovato la piu' grande industria di masterizzazione in Italia, con sede a Napoli, munita di ben 130 masterizzatori che 'viaggiavano' a ritmo continuo, 24 ore su 24. Dal 'lavoro' giornaliero della ditta napoletana scaturiscono ben 2.000 euro di profitto in sole 12 ore. Una mega-produzione dall'ingegno eccezionale. 

Ma il fenomeno non si arresta nei confini nazionali. In seguito all'allargamento dell'Unione europea e all'abbattimento delle frontiere, il traffico internazionale non ha piu' confini. Addirittura, l'utile derivante dal contrabbando di cd e dvd finanzierebbe, secondo la ricerca condotta dalla federazione antipirateria musicale, traffici illeciti in Cina, Irlanda, Russia e Ucraina, nonche' organizzazioni criminali a Hong Kong e Taiwan. Per non destare sospetti e per abbattere i costi, i cd vergini vengono importati in quantita' industriale dalla Cina e dai paesi dell'Asia orientale. 

Nel Belpaese spesso vengono indirizzati a societa' inesistenti con sede fittizia in Campania. Nel solo 2003, sono stati sequestrati 7 milioni di compact vergini. La contraffazione musicale, audiovisiva e dell'editoria provoca, solamente dalle nostre parti, un danno economico di oltre 4 miliardi di euro, con un'evasione dell'Iva di 1,5 miliardi di euro. 

Il veicolo piu' diffuso per la pirateria, soprattutto quella musicale, e' Internet. Alcuni siti, infatti, permettono di scaricare musica gratuitamente grazie a un sistema di 'condivisione'. Tra i sistemi web piu' gettonati ci sono Gnutella, Kazaa e Winmx che contengono centinaia di migliaia di canzoni free da poter 'saccheggiare'. Un brano, a seconda della velocita' del modem posseduto dall'utente, ci impiega due o tre minuti al massimo. 

Il danno provocato dalla pirateria musicale non riguarda solo le case discografiche, ma anche gli artisti e tutto l'entourage che ruota attorno alla produzione di un brano. Infatti, dei quasi 20 euro di un cd originale, solamente il 4% finisce nelle casse della casa discografica che e' stata dunque costretta ha ridurre il personale di Oltre il 30%. Stessa percentuale per il numero di artisti a contratto. Dunque, gli investimenti sugli artisti emergenti sono calati in media del 25%.

http://www.rainet.it/news/articolonews/0,9217,82422,00.html

 

Informazioni: Il Canada va controcorrente: una sentenza dice che è legale condividere musica 
Il Canada va controcorrente: una sentenza dice che è legale "condividere" musica in rete

Allargando il divario sulla linea di condotta adottata nei confronti della pirateria online, che vede le autorità degli Stati Uniti decise a catalogare il file-sharing fra i reati federali, un giudice canadese ha sentenziato mercoledì che la condivisione di musica in rete è legale. Il beneplacito del giudice Konrad von Finckenstein rappresenta una battuta d’arresto per lo forzo condotto a livello internazionale dall’industria musicale contro il fenomeno.

Gli esperti affermano comunque che la decisione della corte canadese, poggia su elementi della legislazione del paese, non presenti in altre nazioni, Stati Uniti inclusi. I legislatori di Washington vanno, infatti, nella direzione esattamente contraria.

Un sottocomitato ‘House Judiciary’ ha approvato con voto palese un progetto di legge destinato a facilitare l’incriminazione degli scaricatori ed il ‘General Attorney’ John Ashcroft ha annunciato la creazione di una task-force per potenziare l’impegno del Justice Department contro la pirateria di musica, film, videogame e software. Il progetto HR 4077, ha suscitato aspri commenti fra i difensori del file-sharing, sostenuti da un nuovo studio che confuta le posizioni dell’industria dell’intrattenimento sui mali del downloading.

Condotta da due economisti delle università di Harvard e della North Carolina, la ricerca esclude una significativa relazione fra il fenomeno del file-sharing e l’ormai cronico crollo di vendite dei Cd. Il giudice Von Finckenstein ha respinto le richieste di alcune case discografiche che volevano costringere un gruppo di internet provider a identificare 29 utenti canadesi, che offrivano ciascuno più di 1.000 canzoni online. Ha inoltre stabilito che scaricare musica per uso personale ed offrirla ad altri è secondo la legge canadese del tutto legale. La Canadian Recording Industry Assn ha comunicato che presenterà appello.

di Red

(dall'Unità on line del 02.04.2004) 

http://www.linux-club.org/modules.php?name=News&file=article&sid=59


 

Giornale Liberazione d o m e n i c a 2 5 l u g l i o 2 0 0 4

 Diritto d'autore o business del disco? Cresce in tutto il mondo il dibattito sul tema

                        NELLA RETE DEL COPYRIGHT

                                                  di PAOLA DORICCHI

Il 13 luglio una sessantina di artisti italiani tra i quali Venditti, Jannacci e Dalla, hanno firmato una petizione per la tutela “della creatività nell’era digitale”, dicendo no all’accesso gratuito alla musica via internetNella rete del copyrigh. Diritto d’autore o business del disco? Cresce in tutto il mondo il dibattito sul tema

 

Page 1

 

Dopo le polemiche e gli scontri dello scorso anno,che portarono i discografici a disertare Sanremo, le due parti hanno raggiunto un accordo quadriennale per il Festival, che è stato firmato nei giorni scorsi dal direttore generale della Rai, Flavio Cattaneo, e del presidente della Fimi, la federazione che riunisce le industrie del disco, Alberto Pojaghi. «E’ stata ribadita - sottolinea un comunicato di Viale Mazzini – la comune volontà di un impegno per il rilancio della canzone italiana, che ha sempre trovato nel festival di Sanremo la sua vetrina più prestigiosa». Nella nota che da’ notizia dell’intesa raggiunta, la Rai sottolinea anche che «le condizioni dell’accordo sono le stesse proposte dalla Rai alla Fimi nel luglio dell’anno scorso».Accordo tra Rai e Fimi per Sanremo a prima legge sul diritto d’autore in Italia è del 1941. Sono più di sessant’anni quindi che si discute sulla proprietà intellettuale,il copyright e via dicendo. Con l’avanzamento tecnologico e l’invenzione di internet la questione si è complicata ulteriormente e il dibattito è andato avanti fino al decreto Urbani del 18 maggio scorso sul“peer-to-peer” che ha scatenato proteste in rete, scioperi delle connessioni e azioni di pirateria informatica ai danni dei siti di Camera, Senato, Siae e varie altre istituzioni.

              Il 13 luglio, una sessantina di artisti italiani tra i quali Luciano Ligabue, Piero Pelù, Antonello Venditti, Enzo Jannacci, Lucio Dalla, Eros Ramazzotti e tanti altri, hanno firma-to una petizione promossa dalla Fimi (Federazione dell’Industria Musicale Italiana),per la tutela “della creatività nell’era digitale” nella quale si dicono d’accordo con “lo sviluppo e la promozione di servizi legali per la distribuzione di musica online”, si augurano che tramite le tecnologie, il loro pubblico possa avere un più ampio accesso alle opere ma ritengono che sia logico remunerare coloro che creano e producono i contenuti come è normale pagare la connessione ad in-ternet. In sostanza dicono sì alla musica“legale” in rete e no alla musica gratis.

         Negli Stati Uniti invece, dopo la vicenda della rock band dei Metallica che denunciò 30.000 utenti che avevano scaricato i loro brani attraverso Napster (sito sul quale era possibile accedere gratuitamente ad una quantità enorme di materiale musicale e che fu chiuso dalle autorità nel2000), un gruppo di musicisti tra i quali David Bowie, Ani Di Franco, Ice T, Michael Franti, Pearl Jam, Sonic Youth, hanno firmato invece un documento nel quale dichiarano di non aver ricevuto alcun danno economico dal download libero, che anzi in alcuni casi ha facilitato il passaggio della loro musica in radio e la vendita dei cd e che non sono assolutamente interessati a denunciare i loro fans(www. eff. org/share).

Rifondazione Comunista a suo tempo ha proposto un emendamento alla legge Urbani per destinare al Fus (Fondo Unico Spettacolo) il 50%dell’Iva pagata sui canoni per l’Adsl, in modo da poter finanziare le attività artistiche direttamente con una parte della fiscalità dello Stato.Emendamento che ha ricevuto commenti positivi da parte di tanti autori che vedono con diffidenza lo scambio libero su internet.

Le scuole di pensiero sul copyright quindi sono molteplici ma c’è anche chi pensa che i veri problemi rispetto alla situazione a dir poco catastrofica del mercato discografico italiano stiano da un’altra parte e che se non si risolvono quelli, ben poco potrà cambiare. «I veri pirati sono le multinazionali discografiche, la Siae e l’Enpals - dice Marino Severini, voce dei Gang - Il diritto d’autore dovrebbe essere regolato da leggi che si basino sui bisogni di chi crea i brani e di chi ne usufruisce e non da potentati come appunto la Siae che si spartiscono i guadagni tra loro invece di reinvestirli in strutture pubbliche. Il mercato del lavoro nell’ambito dello spettacolo è assolutamente deregolamentato, non esiste un sindacato né per i musicisti, né per i tecnici audio e luci o per i montatori di palco o per i fonici e non esistono forme di tutela per le etichette indipendenti. Tutta la questione del mercato illegale dei cd taroccati è solo retorica, la musica è un bene di prima necessità e dovrebbe essere accessibile a tutti tramite prezzi imposti per i concerti e per i dischi».

Dello stesso avviso è Ezio della Gridalo Forte Records,etichetta indipendente nata nei primi anni ‘90 che produce gruppi tra i quali Tribù Acustica, Fermin Muguruza e Banda Bassotti, che aggiunge: «Invece di firmare petizioni, questi artisti potrebbero regalare due o tre brani per ogni cd tramite la rete in modo che il loro pubblico si possa fare un’idea di ciò che sta andando a comprare. Noi sul nostro sito con alcuni gruppi lo stiamo facendo.

 Ma i problemi sono a monte. Non avendo alle spalle sicurezze finanziarie di nessun tipo, per noi è molto difficile resistere alle regole del mercato tanto più che non è mai esistita una redistribuzione equa degli introiti di Empals e Siae. Anzi, se vuoi organizzare un concerto gratuito sei costretto comunque a pagare una percentuale forfettaria alla Siae basata sulla capienza dello spazio che occupi, non importa se non lo riempi e se l’entrata è libera».

Sembra proprio che, per quanto riguarda lo spettacolo, la legge sia sempre dalla parte del più forte. Ogni tanto capita però che qualcuno la utilizzi per tutelare i più deboli. E’ il caso di Gennaro Francione, scrittore, commediografo ma anche giudice e inventore del “Tribunale degli artisti” che nel suo sito (www.antiarte. it) scrive: «Gli artisti sono deboli perché oggi è il denaro a fare l’arte. C’è un sistema piramidale che non potrà mai portare alla giustizia. Il processo di produzione e di distribuzione interferisce con il lavoro dell’artista e gli impone scelte e strategie. L’arte non è una merce, l’arte è di tutti. Anche il diritto d’autore va ripensato in maniera diversa. Come giudice del tribunale penale ho assolto venditori di cd masterizzati giustificandoli con lo stato di necessità. Non si può pagare un disco o un libro a prezzi così elevati».

Il dibattito, quindi, non solo è aperto ma è ancora agli inizi e la richiesta legittima è che se bisogna legiferare, lo si faccia ascoltando le proposte di chi lavora e non quelle di chi specula sul lavoro altrui. Intanto speriamo che i venditori di cd masterizzati che hanno avuto la sfortuna di essere portati in tribunale, almeno siano giudicati dal magistrato Francione. 

 http://www.liberazione.it/giornale/040725/LB12D682.asp

http://www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getarticle&id=6815

 

 
http://www.giornaletecnologico.it/news/200409/08/413dc49302d4a/index.html

La pirateria uccide la musica
Una bugia delle case discografiche

Le recenti condanne contro gli utenti che scaricano la musica evadendo i diritti d’autore sono servite come spunto per cercare di capire se veramente la situazione delle case discografiche è critica. Da tempo i giganti della musica si lamentano di essere in crisi, per via della pirateria on-line. Il mercato della musica legale è in caduta libera e gli artisti, lamentano le major, non hanno più di che vivere. Le cose non stanno così, ma tale giustificazione sembra quella che, più di tutte sembra convincere i giudici ad usare la mano pesante contro i cosiddetti pirati .

Secondo una analisi condotta dalla ArsTechnica, e firmata dal giornalista Ken Fisher, i conti delle case discografiche non sono poi così negativi come vogliono far credere. Analizzando il bilancio della BMI, una delle major discografiche mondiali, il giornalista ha scoperto non solo che la musica non viene messa in pericolo dal fenomeno Peer to Peer, ma che le vendite globali sono addirittura ai massimi storici.

“BMI – scrive in un articolo Fisher - se non è una eccezione, indica che le cose potrebbero stare in maniera molto differente. L'anno fiscale 2004, appena conclusosi, è stato un anno record. Ben 673 milioni di dollari di fatturato, con un incremento del 6,8%, cioè di 43 milioni. Royalties per 573 milioni, che vanno a compositori, editori e parolieri, con un aumento del 7,5% rispetto all'anno precedente, pari a circa 40 milioni di dollari”.

Lo stesso Ceo di BMI, Frances Preston, ritiene si sia registrata la più grande distribuzione di diritti nella storia dell'azienda. A questo punto c’è da domandarsi il perché i giudici continuino ad applicare una legislazione così restrittiva che negli Usa punisce in maniera più pesante chi scarica musica rispetto a chi scippa magari una vecchietta.

Si potrebbe argomentare dicendo che il 2004 è stato un anno eccezionale, ma Fisher spiega ancora una volta non si tratti di una novità. “BMI – dice il giornalista - da dieci anni cresce a una media del 9% annuo. Autori, compositori, parolieri ed editori – prosegue Fisher - continuano a guadagnare come quando Napster non si sapeva neanche cosa fosse”.

P2P, sondaggio tra musicisti: le denunce non ci aiutano
http://copydown.inventati.org/news/2004/05/433.php
secondo un sondaggio condotto negli USA tra musicisti e scrittori di canzoni, le denunce contro chi pratica il filesharing non aiuteranno chi fa musica

 

alcuni risultati di un sondaggio condotto tra 2700 musicisti e scrittori di canzoni, in cui le domande riguardano la questione del copyright e del filesharing su internet.

il 35% degli intervistati ritiene che il filesharing sia positivo per gli artisti perche' aiuta a diffondere le sue opere;
il 23% ritiene sia negativo perche' consente la copia senza permesso o senza pagamento;
il restante 35% concorda con entrambe le affermazioni.

il 37% ritiene che il filesharing non abbia influenzato la propria carriera di musicista;
il 35% ritiene di esserne stato aiutato;
l'8% degli intervistati ha sperimentato entrambi gli effetti; il 5% dice di esserne stato esclusivamente danneggiato.

circa il 60% degli artisti tra cui e' stato effettuato il sondaggio non crede che le denunce contro chi pratica il filesharing aiuteranno chi fa musica.

ci sono inoltre altri dati interessanti che ancora non ho tradotto. il rapporto e' qui, assieme alla descrizione della metodologia usata: http://www.pewinternet.org/reports/toc.asp?Report=123

 
http://www.rai.it/news/articolonews/0,9217,82422,00.html

La federazione contro la pirateria audiovisiva lancia l'allarme

Pirateria, in Italia oltre 12 milioni di cd contraffatti


Un fatturato mondiale di 4,5 miliardi di euro, Italia al sesto posto 
con Iva evasa per 1,5 miliardi. E' Napoli la capitale dei 'pirati' con 
il 90% della produzione. Il 40% della musica e dei film nell'intero 
panorama del mercato internazionale e' illecito 

Quasi la meta' dei cd che si ascoltano provengono dalle bancarelle dei 
'vu cumpra". Sembrerebbe strano, ma gli 'utenti tipo' della musica 
contraffatta non sono i giovani, che, in mancanza dei soldi 
sufficienti ad acquistare un compact originale, ricorrono a quelli 
masterizzati. Al contrario, i maggiori fruitori di cd falsi sono 
invece gli adulti, ultratrentenni, con un lavoro fisso. 
Ben il 40% della musica e dei film nell'intero panorama del mercato 
internazionale e' illecito. Un fatturato complessivo di 4,5 miliardi 
di euro calcolato sui prezzi reali di vendita del prodotto. In questo 
primato negativo il nostro paese riveste il sesto posto tra i paesi 
con il piu' alto tasso di traffico illegale. Al vertice della top-ten 
c'e' la Cina, che raggiunge addiritttura il 90% di produzione di 
illeciti, ben 400 milioni di dollari. 
Questi alcuni dei dati forniti dalla federazione contro la pirateria 
musicale che ha eletto Napoli citta' pirata per eccellenza per il 
maggior numero di centri di produzione e distribuzione di cd musicali 
e dvd. Lo smistamento si ha poi a Roma, Pescara, fino al nord Italia. 
Sono i venditori ambulanti i maggiori distributori con il 78%, mentre 
il traffico tra privati si 'riduce' al 13. 
Un intervistato di Napoli ha ammesso, senza alcun problema, che i 
proventi del suo commercio di cd servono per pagare lo 'stipendio' di 
un boss della camorra in carcere. Stesso copione in Sicilia. Insomma i 
proventi di cd falsi vanno a finanziare camorra e mafia e i 'vu 
cumpra' sono solo l'ultimo anello di una lunga catena di montaggio. 
Nonostante la pirateria avanzi, i passi in avanti si notano anche da 
parte delle autorita' competenti a prevenire il contrabbando e a 
sanzionarlo. Prima fra tutti c'e' la guardia di Finanza che nel marzo 
del 2002 ha scovato la piu' grande industria di masterizzazione in 
Italia, con sede a Napoli, munita di ben 130 masterizzatori che 
'viaggiavano' a ritmo continuo, 24 ore su 24. Dal 'lavoro' giornaliero 
della ditta napoletana scaturiscono ben 2.000 euro di profitto in sole 
12 ore. Una mega-produzione dall'ingegno eccezionale. 
Ma il fenomeno non si arresta nei confini nazionali. In seguito 
all'allargamento dell'Unione europea e all'abbattimento delle 
frontiere, il traffico internazionale non ha piu' confini. 
Addirittura, l'utile derivante dal contrabbando di cd e dvd 
finanzierebbe, secondo la ricerca condotta dalla federazione 
antipirateria musicale, traffici illeciti in Cina, Irlanda, Russia e 
Ucraina, nonche' organizzazioni criminali a Hong Kong e Taiwan. Per 
non destare sospetti e per abbattere i costi, i cd vergini vengono 
importati in quantita' industriale dalla Cina e dai paesi dell'Asia 
orientale. 
Nel Belpaese spesso vengono indirizzati a societa' inesistenti con 
sede fittizia in Campania. Nel solo 2003, sono stati sequestrati 7 
milioni di compact vergini. La contraffazione musicale, audiovisiva e 
dell'editoria provoca, solamente dalle nostre parti, un danno 
economico di oltre 4 miliardi di euro, con un'evasione dell'Iva di 1,5 
miliardi di euro. 
Il veicolo piu' diffuso per la pirateria, soprattutto quella musicale, 
e' Internet. Alcuni siti, infatti, permettono di scaricare musica 
gratuitamente grazie a un sistema di 'condivisione'. Tra i sistemi web 
piu' gettonati ci sono Gnutella, Kazaa e Winmx che contengono 
centinaia di migliaia di canzoni free da poter 'saccheggiare'. Un 
brano, a seconda della velocita' del modem posseduto dall'utente, ci 
impiega due o tre minuti al massimo. 
Il danno provocato dalla pirateria musicale non riguarda solo le case 
discografiche, ma anche gli artisti e tutto l'entourage che ruota 
attorno alla produzione di un brano. Infatti, dei quasi 20 euro di un 
cd originale, solamente il 4% finisce nelle casse della casa 
discografica che e' stata dunque costretta ha ridurre il personale di 
Oltre il 30%. Stessa percentuale per il numero di artisti a contratto. 
Dunque, gli investimenti sugli artisti emergenti sono calati in media 
del 25%.

Informazioni: Contrappunti/ I nibelunghi - Cultura libera 
Contrappunti/ I nibelunghi 

di Massimo Mantellini - Ecco come accade che l'uso di 4,5 secondi di una puntata dei Simpson possa consentire alla Fox di Murdoch di fatturare 10mila dollari. A raccontarlo è Lawrence Lessig 

da punto informatico del 06.06.05 

Ci sono due episodi fra i tanti che Lawrence Lessig cita nel suo ultimo libro "Cultura Libera" (Apogeo, 2005, 15 euro) che mi hanno colpito e che vi vorrei citare. Prendetela come una piccola recensione ad un testo interessante. 

Il primo, quasi divertente, richiama alla mente la famosa frase che moltissimi politici e giuristi ripetono anche da noi ogni qualvolta si discuta della essenza giuridica della rete. "Internet non puo' essere un territorio senza legge", ci sentiamo ripetere da molti anni, oppure, "la rete non è anarchia!" Eccetera eccetera. Parole sante che però talvolta, come nel caso di cui vi sto per dire, vengono prese un po' troppo alla lettera. 

In California - scrive Lessig - l'ammenda massima prevista dalla legge se decidiamo di entrare in un negozio di dischi ed arraffare l'ultimo lavoro discografico di Pupo o di qualsiasi altra grande star internazionale della musica leggera, ammonta alla bella cifra di 1000 dollari. Come si vede un discreta sommetta. Tu entri nel megastore, insacchi Pupo, ti dai alla fuga, vieni (giustamente) beccato e alla fine dell'opera il giudice ti multa per una somma a sua discrezione "fino a 1000 dollari". Se invece nello stesso stato della Calfiornia decidi di scaricare dai circuiti P2P le medesime canzoni del medesimo CD di Pupo e vieni colto sul fatto a quanto potrà mai ammontare l'ammenda che tu, pirata informatico, potresti essere costretto a pagare? La risposta è semplice poichè esiste una legge che ce lo dice: la somma esatta è "fino a 1.500.000 dollari". Dal che è possibile dedurre che, come dice il Ministro Stanca, "Internet non è il farwest", perchè in realtà, per certi versi e in alcune occasioni, è molto ma molto peggio del farwest. Una specie di inferno delle intenzioni. Tu muovi un sopracciglio e il diavolo ti punge il culo col forcone.



 

http://www.repubblica.it/2005/d/sezioni/scienza_e_tecnologia/p2p2/rapporto/rapporto.html

di MARCO DESERIIS

"Regole e innovazioni per il mercato della musica on line"

ROMA - L'Ocse smentisce i discografici smontando alcune convinzioni sul

rapporto causa-effetto tra la diffusione del file-sharing e la crisi di

vendita dei cd musicali. Lo scambio dei file in rete non determina la crisi,

almeno non da solo. Quest'ultima è piuttosto il frutto di un insieme di

fattori. E' quanto si legge sul nuovo rapporto sulla musica digitale, appena

pubblicato dall'Ocse (organismo intergovernativo che comprende 30 paesi

industrializzati), Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo

economico.

Di sicuro, annota l'Osce, il mercato della musica on line è un grande volano

per lo sviluppo mondiale dell'information technology. E per questo -

suggerisce - va regolato in modo efficace e innovativo, se si vuole evitare

che l'industria discografica entri in conflitto con i nuovi servizi per la

musica on line, con i produttori dei nuovi strumenti portatili per la

riproduzione musicale (come i telefonini e i player Mp3), e con gli stessi

utenti.

Il rapporto, articolato in 132 pagine ricchissime di informazioni, è stato

completato a dicembre 2004 e dipinge un quadro non privo di sorprese.

Innanzitutto l'Ocse afferma che è difficile stabilire una relazione certa di

causa-effetto tra diffusione del file sharing e il calo delle vendite dei cd

musicali. Troppi sono, secondo il rapporto, i fattori che influenzano le

vendite per poterli ricondurre al solo file sharing: "La stessa industria

musicale ha sottolineato che l'impatto del file sharing non è direttamente

quantificabile e ha evidenziato altri fattori come la performance

dell'industria (il repertorio, il marketing, la promozione e la

distribuzuone), la pirateria commerciale, la competizione subita da altri

settori dell'economia per le spese dei consumatori nell'intrattenimento."

Comparando diversi studi, il rapporto evidenzia come il file sharing riduca

la propensione all'acquisto di alcune fasce di consumatori, ma aumenti

quella di altri. E soprattutto produca nuovi stili di consumo, rendendoli

più vari, meno legati ai supporti fisici come il vinile o il cd e meno

dominati da un numero ristretto di star. La diversificazione andrebbe di

pari passo con una crescita dell'accesso spontaneo al mercato di nuovi

artisti e con il proliferare delle comunità dei fans attorno alla singole

band. Il che favorirebbe la relativa crescita "dell'interesse degli utenti

per i servizi a valore aggiunto (chat, date dei tour, classifiche, ecc)" su

cui i fornitori sono chiamati a competere.

Insomma, ben lontana dal demonizzare la musica on line, l'Ocse suggerisce

che siano il mercato e il legislatore a doversi adeguare, trovando gli

strumenti adatti a legalizzare progressivamente il file sharing.

Su questa strada, si frappongono però una serie di ostacoli, come la

concessione delle licenze da parte dei detentori dei diritti di

sfruttamento. I Digital Rights Management - la gestione modulare dei diritti

di copia di un brano incorporata direttamente nei file musicali - vengono

indicati come una possibile strada, ma allo stesso tempo l'Ocse si preoccupa

che essi non limitino eccessivamente il diritto di copia degli utenti a

scopo privato.

I possibili accordi tra produttori e distributori sul modello del

"compulsory licensing" - una ricompensa degli autori forfettaria simile a

quella usata dalle radio - o le tasse su cd vergini, masterizzatori o player

Mp3, non vengono discussi nel dettaglio, ma generalmente considerati poco

efficaci sia sul piano della giustizia sociale, che su quello

dell'armonizzazione con la legislazione internazionale.

Tra gli altri ostacoli a un pieno sviluppo di questo mercato, l'Ocse

individua la scarsa diffusione dei sistemi di micro-pagamento on line e la

posizione dominante delle organizzazioni nazionali per la gestione dei

contenuti (Cmo), le società degli autori come la nostra Siae, che non avendo

concorrenza, rispondono poco agli autori e finiscono per imporre dei

regolamenti nazionali che impediscono un'effettiva armonizzazione dei

mercati.

(15 giugno 2005)

 

ADRIANO,TI VOGLIAMO BENE, MA NON DIRE STRONZATE! 
by costanzo d'agostino Sunday, Oct. 09, 2005 at 1:28 PM mail: costanzodagostino@libero.it 

http://italy.indymedia.org/news/2005/10/892619.php

 

Condannato primo italiano per scambio file su circuiti P2P
 
a cura di Marcello Tansini

Per la prima volta in Italia è stato condannata da un tribunale una persona per scambio file, il cosiddetto Peer to Peer. E' giusto specificare, che il "colpevole" non è un utente privato, ma un gestore di server OpenNap ( per la precisione il server "Soniknap5" ) , ovvero quelli che permettono, attraverso il popolare programma WinMx, di scambiarsi file, spesso coperti dai diritti d'autore, tra singoli utenti.

L'uomo, un veneto di 30 anni denunciato dalla Guardia di Finanza insieme ad altri utenti e gestori di server WinMx italiani, è stato ritenuto colpevole di aver violato gli articoli 171bis e 171ter della legge sul diritto d'autore e condannato due mesi e dieci giorni di reclusione. Il Gip ha riferito che il gestore di server veneto avrebbe diffuso files piratati ad almeno 2500 utenti. La pena decisa è stata commutata in una sanzione pecuniaria di 3660 euro, come previsto dalla legge Urbani contro la pirateria.

Grande soddisfazione per l'esito della vicenda è stata espressa dai rappresentati delle maggiori case discografiche.

Ricordiamo che in Francia sta per essere varata una legge che rende legale lo scambio files tra utenti privati. Per saperne di più:
http://www.webmasterpoint.org/news/Accordo-in-Francia-P2P.html

In questi stessi giorni il senatore Cortiana, esponente dei Verdi, sempre attivo sulle tematiche legate alla pirateria, ha chiesto che anche in Italia venga, rivista, sull'esempio francese, la legge che regola lo scambio files su Internet affermando:

"La scelta del parlamento francese di introdurre una tariffa forfetaria per gli utenti che scaricano contenuti coperti dal diritto d'autore rivoluziona il modello commerciale del mercato dell'entertainment. In pratica, pagando alcuni euro al mese e retribuendo con quelle risorse gli autori, gli utenti acquisiscono il diritto di avere accesso ai contenuti che sono in rete. Secondo le nostre proiezioni parliamo di circa 900 milioni di euro all'anno, una cifra importante per rilanciare il nostro cinema e il nostro settore musicale".

E continua:

"La scelta francese dimostra che non eravamo dei visionari quando proponevamo ad Urbani il modello della flat in alternativa alla riduzione del p2p a illecito penale e non erano sognatori artisti come Gilberto Gil, Mauro Pagani ed Alberto Cottica che condividevano questa modalità di riconoscere gli autori ed i loro diritti valorizzando la natura interattiva della rete, non erano surreali i responsabili del MEI (il festival delle etichette indipendenti) che mi hanno invitato ad esporre questa ipotesi".

"La discussione e l'approvazione del modello flat, da parte della camera dei deputati francese, costituisce un precedente istituzionale. Mi auguro che il parlamento italiano sappia tempestivamente seguire questo esempio affinché la condivisione della conoscenza accompagni nuovi modelli commerciali per i prodotti della conoscenza. Difendere lo status quo, infatti non solo è insostenibile economicamente, ma sarebbe come se ai tempi dell'invenzione dell'automobile avessero difeso i produttori di carrozze", ha concluso Cortiana.

Intanto, girando sui forum e sui siti italiani dedicati al P2P, gli utenti non sembrano per nulla intimoriti da questa prima condanna di un italiano per scambio file protetti dal diritto di autore. Affermano, anzi, che continueranno a scambiare file.

D'altra parte accade così anche nel resto del mondo e neanche davanti alla salatissime multe di centinaia di migliaia di dollari di cui sono stati soggetti diversi privati cittadini americani, si è fermato o almeno rallentato il fenomeno del P2P che, invece, secondo diverse fonti di dati, è in continua ascesa.

Arrivati a questo punto, è giusto, secondo noi, creare una legge ad hoc, anche internazionale o perlomeno nell'ambito dell'Unione Europea, per punire severamente chi trae profitto dallo scambio files e nello stesso tempo stabilire una qualche formula di pagamento forfetario ,come si è proposto in Francia, affinchè venga pagato il diritto di autore da parte dei singoli utenti che utilizzano i circuiti di scambio file.

Facile a dirsi, difficile a farsi, soprattutto per l'ignoranza (nel senso letterale del termine ovvero mancanza di conoscenza) riguardo ad Internet e alle sue dinamiche della classe politica (non solo italiana) a cui spetta il compito di fare le leggi.

http://www.cortesconta.it
http://www.marte-webtv.net

http://www.droplift.org/mente.html


The following is an article (in Italian) from MediaMente:
(Original article http://www.mediamente.rai.it/docs/approfondimenti/290800.asp)

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Gli artisti difendono on line il diritto alla citazione musicale

Musica anticopyright con il "Droplift project"

Che ne sarebbe stato di artisti come Andy Warhol se qualcuno gli avesse impedito di riutilizzare le immagini delle famose scatolette Campbell o di declinare in tutte le forme possibili la foto di Marylin Monroe? È probabilmente quello che si sono chiesti gli artisti del "Droplift project" nel lanciare l'ultima sfida del popolo di Internet alle leggi sul copyrirght.

Cos'è il droplift? Per capirlo basta cercare in Rete al sito "Droplift project". Lo scorso 28 luglio negli scaffali dei negozi musicali di tutto il mondo è stato depositato un cd non schedato nell'archivio dai venditori. In quel cd erano raccolti una trentina di brani messi gratuitamente a disposizione del pubblico dai musicisti del "Droplift project". I pezzi erano tutti originali riarrangiamenti in chiave ironica, parodistica, di brani presi da altri cd, dalla radio, da film o dalla televisione.

La singolare iniziativa è stata intrapresa con uno scopo dichiaratamente polemico. Protestare contro la legislazione vigente e le multinazionali della musica che considerano illegale il lavoro di riutilizzo creativo di pezzi musicali altrui. Secondo gli artisti del "Droplift project" il collage, la citazione ironica, la parodia sono forme d'arte che dovrebbero godere di una legislazione meno restrittiva, fermo restando il diritto di ogni artista a non venire "piratato". Al contrario, sostengono i "droplifters", la legislazione attuale in tema di pezzi musicali considera in maniera estremamente restrittiva il "giusto utilizzo" di brani di altri artisti. Così facendo viene impedita la realizzazione di prodotti artistici originali che si basano sulla reinterpretazione creativa delle fonti di ispirazione.

"Per secoli - si legge nelle linee programmatiche del "Droplift project" - gli artisti hanno attribuito grande valore all'ispirazione che proveniva dal mondo circostante - articoli di giornali, foto, periodici e perfino manufatti - e hanno ricombinato insieme questi pezzi creando lavori nuovi ed interessanti il cui significato spesso è una sorta di riflessione su chi siamo e sui tempi che viviamo.. Gli artisti di questo Cd fanno la stessa cosa con la musica".

L’operazione ha coinvolto una cinquantina di persone e ha raccolto una vasta eco su Internet. La Rete è stata inoltre il luogo fisico di collegamento fra i diversi artisti (molti dei quali non si sono mai incontrati di persona) e gli attivisti che hanno riempito gli scaffali dei negozi con i cd. E per chi non ha avuto il proprio negozio visitato dai “droplifters”, da Internet è possibile “scaricare” gratuitamente l’intero cd o anche stamparsi una copertina con gli estremi dei brani.

La performance dei droplifters è solo l’ultimo capitolo di una battaglia sotterranea e ancora aperta fra le multinazionali della musica e i tantissimi artisti che cercano di far conoscere i propri prodotti in Rete senza passare attraverso le grandi case di distribuzione. È di questi giorni la annunciata (e poi sospesa) chiusura di Napster, il sito accusato di essere la centrale di smistamento on line della musica piratata. Come ha giustamente scritto il bollettino on line "Inside.com", Droplift è una sorta di versione dadista di Napster, riproponendone la filosofia di fondo interpretata in chiave di performance artistica e sociale.

 

Oltre il P2P: CD-sharing
Presto partirà un nuovo progetto online dedicato alla condivisione di musica attraverso lo scambio di CD tra utenti. Uno scambio organizzato che valorizza la musica usata. O almeno così la mettono i promotori


Los Angeles (USA) - Scambiare musica del tutto legalmente, alla luce del sole, senza doversi preoccupare di conseguenze legali e utilizzando Internet per organizzare il tutto: questo in estrema sintesi il profilo di un nuovo servizio lanciato negli Stati Uniti che riprende e ottimizza una vecchia idea, quella del cd-sharing.

La chiave di tutto è un sito, Lala.com che, come si può vedere sulla home page, dispiegherà ufficialmente tutti i propri servizi a partire dal prossimo 4 luglio, una data importante per gli Stati Uniti e di certo non scelta a caso dai suoi promotori: è la ricorrenza legata al varo della Dichiarazione di Indipendenza americana.

Tre i concetti portanti del sito: chiunque si può iscrivere al servizio; chiunque può dichiarare di quali CD dispone; chiunque può procedere a scambiarsi CD con qualunque altro iscritto. Nulla di veramente nuovo, dunque, ma qualcosa di molto organizzato, al punto che, secondo i promotori, può coinvolgere milioni di persone.

In effetti Lala.com si presenta formalmente come un "negozio di musica" ("il maggiore e più diversificato sulla Terra") che anziché proporre una vendita tradizionale propone uno "scambio-CD" che costa un dollaro per ogni scambio. I CD vengono spediti per posta con speciali buste pre-affrancate che la stessa Lala.cm fa arrivare ai nuovi iscritti.

Il funzionamento del giochino è piuttosto semplice: chi cerca un certo CD non dovrà far altro che farlo sapere su una wish list. In questo modo gli altri utenti verranno avvisati della richiesta in corso: il primo che ha il CD ed intende spedirlo prenoterà lo scambio. In questo modo chi lo ha richiesto potrà ottenerlo, pagando il dollaro relativo. Per avere diritto a riceverlo, però, si dovrà dare la propria disponibilità ad inviare ad un membro della comunità un altro proprio CD: un sistemino che collega quindi ricerca di musica ed offerta in un continuo di transazioni destinate ad impinguare le casse sociali.

Ed è ovvio che in un ambiente di social networking queste possibilità di scambio siano destinate a moltiplicarsi: più sono gli utenti collegati, più probabile è che si trovino i CD ricercati e che di conseguenza, "partano gli scambi". L'insieme dei CD a disposizione dei singoli iscritti costituirà il catalogo dello speciale negozio.

Qualora il CD ricercato non sia disponibile, Lala.com proporrà all'utente di scaricarlo da qualche jukebox legale online o di acquistare il CD vero e proprio in un negozio dedicato. Una "mossa" pensata non solo per consentire a tutti di trovare la musica che cercano ma anche per poter dichiarare di voler promuovere con questa operazione il commercio legale di musica. Gli utenti verranno peraltro ammoniti sulla necessità di "mettere in circolo" solo CD originali.

I gestori del sito spiegano che la legge americana consente al proprietario di un CD di fare del CD stesso ciò che ritiene senza permessi aggiuntivi o senza dover pagare royalty addizionali ai detentori dei diritti d'autore. "Come risultato - spiegano i promotori - i musicisti non ricevono compensi dalla vendita di CD usati. Fino a questo momento". Uno degli assi nella manica del sito, infatti, è l'idea di accantonare il 20 per cento delle entrate dalle transazioni per ridistribuirle poi ai musicisti interessati dagli scambi.

Per sostenere tutto questo e alimentare gli scambi, Lala.com si ripropone di offrire spazi di discussione, forum e tutta una serie di servizi che trasformino nel tempo il sito in un punto di riferimento per gli appassionati di musica. "I co-founder Billy Alvarado e Anselm-Baird Smith - si legge sulle pagine di Lala.com - hanno unito gli sforzi nella convinzione che la scelta di musica debba essere pressoché infinita e la conversazione debba guidare la scoperta, non i motori di ricerca".

Il progetto piace, tantoché Lala.com ha già ricevuto un primo round di finanziamenti da 9 milioni di dollari, che sta spendendo per iniziare a farsi conoscere, stringere accordi commerciali e sviluppare l'intero ambiente che da luglio inizierà a costituire la sua comunità.

Rimangono sul tappeto una serie di problemi legati al diritto d'autore. Se la vendita o lo scambio di CD è probabilmente difficilmente sanzionabile, c'è chi fa notare come, grazie ai dispositivi portatili, ai computer e via dicendo, in moltissime occasioni chi dispone di un CD ne ha anche una copia digitale, spesso del tutto legittima e "autorizzata", per così dire, proprio dal fatto di possedere l'originale. Una questione che non sfugge ai creatori di Lala.com. Alvarado ha infatti dichiarato: "Vi chiedo di fare la vostra parte nel fare la cosa giusta: rimuovete le canzoni dal vostro iPod o dal vostro PC se vi siete accordati per inviare il CD ad un altro iscritto".

D'altra parte, fa notare il CEO dell'azienda, Bill Nguyen, chi volesse in un secondo momento riascoltare musica precedentemente posseduta non dovrà far altro che inserire quei titoli nella lista dei desideri pubblica, fino a quando un altro utente in possesso di quel CD non vorrà mandarglielo. 

Basterà la buona volontà? Secondo Nguyen non c'è dubbio: "Rispettate gli artisti e il Karma sarà dalla vostra parte". Lo saranno anche le major?

 http://punto-informatico.it/p.asp?i=58223&r=PI

 



+AUDIORESISTANCE 
Noi lottiamo e parliamo del conflitto, che è ovunque lo stesso conflitto, ma lanciamo l'offensiva dal nostro campo d'azione diretta. Dal nostro sapere pratico. Solo in questo modo siamo parte del movimento, non un movimento particolare, ma un avanzare reale e globale, che abolisce lo stato di cose presente.



Audio Resistance nasce nel 2000 all'interno del exC.S.O.A. SPaZioKamino di Ostia (Roma), è un progetto musicale autoprodotto, che ha come scopo la libera diffusione di opere musicali fuori dai circuiti commerciali e dalle logiche mercantili basate sul profitto e lo sfruttamento. 

Il diritto d'autore per quanto riguarda la musica non ci interessa perchè non ci sentiamo nè autori ne proprietari dei nostri pezzi, siamo contrari ad ogni forma di limitazione e censura. 

I nostri suoni sono distribuiti a costo zero tramite il nostro sito web, senza nessun tipo di licenza e limitazione alcuna su l'utilizzo dei pezzi. 

Cerchiamo in continuazione il confronto tra i partecipanti, sui temi dell'autoproduzione, dell'autogestione e dell'auto(produzione)di reddito, contro il monopolio culturale delle multinazionali. 

La nostra pratica la chiamiamo Antiproduzione, forse è un pò esagerato, ma rende l'idea, la nostra musica non è vincolata a nessun supporto fisico o virtuale, non ha valore, non è un prodotto ma la somma degli sforzi dei partecipanti. 

Tutto si basa sull'immaterialità del risultato finale che non sarà mai un prodotto, che non starà mai su uno scaffale che non potrà mai essere sequestrata, che è la nostra esperienza. 

L'antiproduzione quindi non prevede il confezionamento di un prodotto da smerciare, non aspira ad eventi da 10.000 persone, non ha aspirazioni legate al successo. 

L'antiproduzione come l'autoproduzione è una scelta di vita, attraverso la riappropriazione di spazi e tempi condanna lo sfruttamento economico che subiamo quotidianamente, sottraendo questo nostro ennesimo non prodotto al mercato sfuggiamo al suo controllo. 

Ciò di cui parliamo è qualcosa che non prevede il denaro, è un modo disorganizzato ma continuativo di far circolare i nostri suoni, in continuazione senza regole prestabilite senza passaggi obbligati. 

[eng]
Audio Resistance was born in 2000 inside the SpazioKamino squat in Ostia, Rome. It belongs to a selfproduced musical project whose purpose is the free diffusion of music, out of any commercial networks and any market ways of thinking based on profit and exploitation. 

We don't care about copyright because we don't feel to be authors or owners of our pieces. That's because we are against any limitation and censory. 

Our sounds are distributed without any cost through our web-site without any licenses and limitations on its using. 

We are constantly looking for a confrontation among partecipants about subjects like selfproduction, selfmanagment and self(produced)income. We are against the corporations cultural monopoly. 

We call our practice Antiproduction. Maybe it can be considered a bit exagerated, but, anyway, it can explain the idea. Our music is not tied up to any phisical support, it doesn't have an economic value, it is not a product but it is the result of the partecipants' efforts. 

Everything is based on the result's immateriality that will never be a product. It will never stay on a shelf. It will never be sequestrated by the police. This result is our shared experience. 

So, antiproduction doesn't plan to package a product to be sold. It doesn't aspire to 10.000 people events, it doesn't want a success. 

antiproduction is a way of life and it condemns the economic exploitation we daily suffer, as well as selfproduction. Through selfproduction and through space and time re-appropriation, we bring our experience out of the market trying to be out of its control. 

What we are talking about doesn't plan money needs, it's a disorganized but continuative way to make our sounds (and ideas) move round, without any given rules and essential requirements. 


audioresistance 1999-2006/nocopyright/nobusiness/noracism/nofascism 

http://www5.autistici.org/audioresistance/home.html

 

PETIZIONE: STOP ALLE DENUNCE CONTRO I DJs
[[* Per urgenti necessità il presente documento verrà inviato indistintamente a tutti quegli organi che chi più chi meno ruotano attorno alla mansione del dj e dell'intrattenimento musicale, nonchè a tutti coloro che in qualsivoglia forma o modo vorranno dare voce ad una problematica lavorativa odierna strettamente legata al settore dello spettacolo, in particolar modo a quello dell'intrattenimento danzante e musicale.]]

Egregi Signori, siamo un gruppo di persone che, a vario titolo, svolgono l'attività di disc-jockey.
Svolgiamo tale attività in discoteche, circoli e altri locali. Alcuni di noi sono impegnati anche come produttori discografici.
Nonostante i nostri diversi profili professionali, tutti siamo accomunati dalla grande passione per la musica e dalla consapevolezza che esistono precisi doveri di correttezza professionale, a prescindere dal livello d'impegno personale.
Questo documento vorrebbe ottenere "un'apertura di dialogo" per discutere e chiarire insieme a voi, alcuni aspetti del nostro lavoro che coinvolgono questioni di tipo legale. E non solo.

PREMESSA
Ognuno di noi è consapevole che la VERA PIRATERIA MUSICALE vada combattuta senza compromessi, anche per evitare l'ulteriore aggravarsi della crisi che coinvolge questo settore, tra l'altro già particolarmente in difficoltà, a nostro avviso;
riteniamo essere, per ragioni ovvie, tra i maggiori acquirenti di musica;
riteniamo che con la nostra attività di ricerca musicale ed impegno professionale, favoriamo la diffusione e la crescita della cultura musicale e dell'intrattenimento del nostro paese;
sul mercato italiano sono in vendita attrezzature professionali che consentono l'utilizzo di formati e supporti digitali;
molti nostri colleghi europei utilizzano tranquillamente tali attrezzature da tempo, e non ci sembra altresì giusto essere penalizzati rispetto al resto dell'Europa.
Allo stato attuale, troppo spesso ci sembra che il dj venga sanzionato secondo una interpretazione non corretta della normativa attuale: la cronaca ci mostra come queste sanzioni penali-amministrative siano poi invalidate dai Tribunali della Repubblica. Vorremmo quindi portare l'attenzione di tutti sulla corretta interpretazione ed applicazione delle attuali normative, che trova riscontro nelle sentenze o nei provvedimenti che presenteremo di seguito.

IL DJ E LE NUOVE TECNOLOGIE
Noi tutti acquistiamo musica in misura notevolmente superiore di un acquirente medio e siamo, quindi, tra i primi sostenitori economici del mercato discografico. Alcuni di noi sono anche produttori musicali, e tutti svolgiamo una azione di contrasto contro la vera pirateria, fondata su regole deontologiche non scritte alle quali ci atteniamo rigorosamente e ad una azione informativa verso chi si avvicina al nostro settore.

Molti di noi per vari motivi acquistano musica su siti internet specializzati in formato mp3, o riversano i propri dischi in vinile su altri supporti (Hard Disk, CD, minidisc, ecc) semplicemente per rendere più agevole il proprio lavoro; altri ancora per motivi di comodità e velocità, accorpano grandi quantità dei titoli in loro possesso in pochi cd masterizzati. La legge attuale sui diritti d'autore a nostro parere, viene interpretata in modo erroneo non considerando le nostre esigenze tecniche, a differenza di quanto accade ad esempio in ambito radiofonico.

Ci siamo più volte trovati a seguire le vicende di nostri colleghi che, per indagini condotte secondo interpretazioni della normativa in questione (ART.171-TER) restrittive e superficiali, hanno dovuto affrontare notevoli impegni di denaro per avvocati e processi, nonchè gravi danni alla loro immagine professionale per poi, in fase giudiziale, vedere riconosciuti i propri diritti con sentenze di archiviazione o assoluzione. All'enorme disagio e alla preoccupazione per i djs chiamati a giudizio per un reato rivelatosi INESISTENTE, si è aggiunta l'indecisione e la paura di coloro che avevano intenzione di adottare i nuovi sistemi di lavoro offerti dal mercato odierno o semplicemente di avvicinarsi a questo lavoro, anche per mero divertimento.

Oggi, dalla rete è possibile accedere ai repertori di praticamente tutte le case discografiche di riferimento ed è possibile acquistare online musica in formato digitale da utilizzare lecitamente durante il normale svolgimento della nostra mansione. E' anche possibile accedere ai brani messi direttamente e liberamente a disposizione dagli autori stessi che, rinunciando così alla pubblicazione classica su vinile o cd, possono avere una promozione potenzialmente infinita delle loro opere. Tutto questo è permesso dalle odierne tecnologie, e consente di superare le difficoltà nel reperire negli ormai pochi e non sempre forniti negozi di dischi, alcune tracce comunemente utilizzate ed eseguite in discoteca dai dj .

Esempi di siti tra i più frequentati dai dj di tutto il mondo, oltre all'ormai famosissimo ITunes, se ne possono fare a migliaia. Ne linkiamo alcuni:

www.edmdigital.com  www.beatport.com  www.djdownload.com  www.karmadownload.com  www.traxsource.com  www.3beatrecords.co.uk  shop.city16.com  www.nufonix.com  www.playittonight.com  http://store.yahoo.com//twistedamerica  www.trackitdown.net  www.yoshop.com  www.wombmusic.com  www.audiojelly.com  www.imodownload.com  www.opdance.com  www.stompy.com .. e molti ancora che per motivi di spazio non stiamo a citare.

IL DJ E LA NORMATIVA VIGENTE
Il DJ è un normale lavoratore, un semplice prestatore d'opera, un libero professionista a volte, ma sempre, così come amava definirsi Totò, "un operario dello spettacolo".
Il DJ non è un'impresa, quindi. Non fa commercio, artigianato, industria o agricoltura.
Sarebbe quasi inutile soffermarsi su un punto tanto banalmente chiaro, eppure da qualche tempo, si è andata imponendo l'idea che il DJ fosse in un modo o nell'altro coinvolto nella formazione dei diritti d'autore e connessi che si creano in discoteca durante una normale serata in cui, egli, è "lavoratore", appunto.

Quanto sia chiara la distinzione tra un'impresa ed un prestatore d'opera, ad esempio era scritto sin dal lontano 1967 in una sentenza della Corte di Cassazione e valga per tutte le altre volte si è parlato di questa distinzione:

"Non è titolare di azienda l'esercente di uno studio professionale ... anche se questo sia dotato di apparecchi ed attrezzi di notevole valore, che però servono all'espletamento di quella speciale attività intellettuale, poiché nello studio professionale quello che conta e prevale è sempre l'opera intellettuale del titolare, il quale svolge la propria attività in base a un incarico fiduciario del committente, piuttosto che agire di propria iniziativa come nell'attività d'impresa" (Corte di Cassazione, sentenza 21 luglio 1967, n. 1889).

Di seguito riportiamo una massima estrapolata sempre da una sentenza pronunciata dal tribunale del riesame di MILANO riguardante appunto, un dj denunciato in base all'ART. 171-TER per aver utilizzato in discoteca supporti, cd in questo caso, secondo gli accertatori "illecitamente riprodotti" perchè masterizzati e privi del contrassegno S.I.A.E. Denuncia che successivamente e puntualmente in fase giudiziale fu trovata priva di fondamento e non applicabile alla mansione del dj:

" L'area della illiceità penale in tema di diritto d'autore, e in particolare per quanto concerne le fattispecie previste dall'art. 171 ter l. n. 633 del 1941, è delimitata dal legislatore, con riferimento alle condotte di duplicare abusivamente, diffondere in pubblico abusivamente e far ascoltare in pubblico abusivamente, nel senso che le stesse devono essere realizzate per fine di lucro e non per uso personale ".

Tribunale Milano, 1 ottobre 2002

Foro ambrosiano 2002, 521 '

Il DJ, per quanto detto, duplica ed utilizza i supporti e/o formati per uso personale. Non se ne dovrebbe neppure discutere.

Per continuare con un po' di storia, il 6 settembre 2001, uno dei DJ che aderiscono a questo documento, aveva vista risolta la sua denuncia (art. 171-ter comma 1° lettere C e D) grazie all'archiviazione richiesta dallo stesso PM ed accolta dal GIP, in quanto l'aver utilizzato le proprie copie masterizzate durante una serata in discoteca, citiamo: "non emergono fatti di rilevanza penale" essendo in presenza di copie di opere effettuate al possesso degli originali al fine di salvaguardare l'opera originale. Insomma, non è reato.

Nonostante ciò, autorevoli fonti non tenendo in debito conto questi pronunciamenti, lasciarono si affermasse l'idea che il DJ potesse essere chiamato alla responsabilità penale per il solo fatto di usare i propri CD o file MP3 o qualsiasi altro supporto fatto ed usato a titolo personale, durante lo svolgimento della normale sua mansione. In una vecchia intervista del novembre 2002, rilasciata ad un sito dedicato al "djing", www.djing.it, alla domanda: Se il dj lavora con cd masterizzati, dove ha riversato i suoi vinili, è in regola?, la SIAE dichiarava:

(dal sito: http://www.djing.it/view_news.asp?ID=15 )

Si presuppone che tutto ciò sia fatto a scopo di lavoro, quindi di guadagno: perciò vanno corrisposti anche i diritti d’autore, relativi alle forme di utilizzazione pubblica, ai produttori discografici e agli autori. La SIAE può mettere in regola, per quanto concerne i diritti d’autore dei suoi associati (autori delle musiche e dei testi), i cd masterizzati utilizzati dai dj. Ma, prima di tutto, il dj deve chiedere l’autorizzazione, per la registrazione dei brani, ai produttori discografici ovvero alle associazioni che li rappresentano (SCF, AFI,CMI). In sintesi per riprodurre un Cd è necessario, prima di tutto, il permesso dei produttori discografici. L’articolo 72 della legge sul diritto d’autore indica, infatti, che, “salvi i diritti spettanti all’autore” (amministrati direttamente dalla SIAE) “il produttore del disco fonografico o di altro apparecchio analogo riproduttore di suoni e di voci, ha il diritto esclusivo, di riprodurre, con qualsiasi processo di duplicazione, il disco o apparecchio di sua produzione e di distribuirlo”. Il dj dovrebbe, quindi, una volta ottenute le autorizzazioni dai produttori discografici, recarsi nella sede più vicina della SIAE, corrispondere i diritti d’autore e farsi rilasciare il contrassegno che attesta di essere in regola con tutti i diritti. Altrimenti la SIAE non può rilasciare i bollini. Infatti, secondo la legge 248 del 2000 (art.171 ter), “è punito, se il fatto è commesso per uso non personale, chiunque a fini di lucro: abusivamente duplica, riproduce, trasmette o diffonde in pubblico con qualsiasi procedimento, in tutto o in parte, un’opera dell’ingegno”.'

Dichiarazione smentite dai fatti.

In un'altro notissimo sito dedicato ai diritti d'autore, www.dirittodautore.it, in un altrettanto famoso quaderno intitolato "la discopirateria", l'autore scriveva che "l'attività di disck jockey eseguita in esercizi aperti al pubblico" fosse soggetta alle norme che tutelano il diritto d'autore aggiungendo al presupposto che l'attività fosse per scopi di lucro e rivolta ad una platea di fruitori, costituita dai frequentatori del locale.

A noi, che il DJ lo facciamo da anni, mai nessuno ha chiesto autorizzazioni SIAE. Alla gestione delle discoteche, invece, sì.

Lo scritto continuava con l'assunto che la finalità di lucro fosse attestata dal corrispettivo che il "Dj" riceveva dal gestore in cui prestava la sua opera, mentre la diffusione al pubblico è insita nella tipologia della prestazione del servizio costituito dalla materiale esecuzione di vari brani musicali, tutti fissati su supporti fonografici.

Di fronte ad affermazione del genere restiamo perplessi: chiunque abbia anche solo un minimo di dimestichezza con la discoteca o, comunque, con una serata dove venga impiegato un disc jockey sa bene che la "pubblica esecuzione" attraverso il mezzo meccanico è qualcosa che viene atribuita responsabilmente a colui che, preventivamente, accede al "Permesso SIAE". Quel "colui che", naturalmente, non è il DJ.

L'art. 171-TER stabilisce che:

“(A) E’ punito se il fatto è commesso per uso non personale, con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da cinque a trenta milioni di lire chiunque a fini di

(B) lucro:

(C) abusivamente duplica, riproduce,

(D) trasmette o diffonde in pubblico con qualsiasi procedimento, in tutto o in parte, un'opera dell'ingegno destinata al circuito televisivo, cinematografico, della vendita o del noleggio, dischi, nastri o supporti analoghi ovvero ogni altro supporto contenente fonogrammi o videogrammi di opere musicali, cinematografiche o audiovisive assimilate o sequenze di immagini in movimento;”

Il legislatore con la presente normativa, intendeva sanzionare diverse e piu' allarmanti forme di illiceità economiche, generalmente riconducibili alla cosidetta "pirateria discografica" (duplicazione su larga scala, vendita abusiva.. ecc) che è cosa ben diversa dalla semplice trascrizione delle esecuzioni musicali su supporti PERSONALI da parte dei dj. Questi ultimi contribuiscono con il loro operato alla conoscenza da parte del pubblico di tali opere, pubblicizzandole ed invogliandone un eventuale acquisto, mettendo quindi gli autori in condizione di percepire un ulteriore guadagno oltre a quello già assicurato per l’esecuzione dell’opera da parte del dj medesimo. In quanto da sempre, per ogni singolo brano ESEGUITO il dj è tenuto a scrivere su un modulo S.I.A.E, denominato "Programma Musicale", l'autore e il titolo dell'opera.

Quanto sia distante la volontà del legislatore dalla realtà di ciò che avviene è ben descritto sui verbali di denuncia dove si possono leggere contestazioni più o meno di questo tenore : "...perchè commettendo il fatto per uso non personale, abusivamente duplicava e riproduceva mediante mesterizzazione da CD originali..."; oppure ancora: "il sequestro è stato eseguito poiché si accertava nella mattinata del 29.01.2001 che i diritti pagati alla SIAE dalla Xxxxxx s.n.c sono relativi alla sola diffusione della musica all'interno del liocale; pertanto l'utilizzo e la detenzione nel locale dei CD audio duplicati dal Xxxx Xxxxxx risultano in violazione all'art 171-ter 1° co lettera c-d L. 633/41 come sostituito dall'art. 14 L. 248/2000...."

Alla luce di tutto ciò cerchiamo di trarre le prime considerazioni:

[[(A) - L'uso da parte del dj del supporto "anche privo di contrassegno S.I.A.E." è personale, in quanto in nessuna forma o modo ceduto a terzi.]]

[[(B) - Il lucro per essere tale come descritto dalla norma, deve derivare direttamente dalla duplicazione delle tracce musicali e non dall'aspetto remunerativo per l'operato di "tecnico" o "prestatore d'opera" che il dj svolge durante la sua mansione.]]

[[(C) - Non vi è duplicazione abusiva alcuna,in quanto concessa e regolarizzata dall'ART.71-SEXIES e ART.71-SEPTIES, i quali articoli autorizzano la copia privata su supporto di memorizzazione (cd,hard disk,nastri,ecc.) in virtù del legittimo possesso o accesso all'opera e pagando un equo compenso applicato anticipatamente sui supporti in questione. Tale compenso nasce per remunerare gli aventi diritto anche in previsione dell'eventuale copia privata, quindi autorizzata.]]

[[(D) - Inoltre il dj non "trasmette o diffonde" l'opera in modo che chiunque possa avervi accesso a questa, ma ne fa solamente una ESECUZIONE ma sempre in senso tecnico, e soprattutto NON ABUSIVA, in quanto concessa a priori e regolarizzata da permessi S.I.A.E. e compilazione del modulo denominato "programma musicale" nato per la ripartizione dei diritti d'autore.]]

Il supporto PERSONALE privo di contrassegno S.I.A.E. in possesso al dj è lecito. In quanto il "bollino" S.I.A.E. non è previsto per la copia privata. Nella mansione del dj questo supporto ha gli stessi diritti e limiti del supporto contraddistinto dal contrassegno sopracitato.

Il "bollino" S.I.A.E, spesso cercato dalle autorità per contraddistinguere la "legalità" del supporto, in questo caso non ha valore alcuno, in quanto tale contrassegno nasce esclusivamente per regolarizzarne la vendita / distribuzione del supporto, cosa sicuramente diversa dal lavoro del dj.

 

DALLA STAMPA E DAL WEB
[[Il gazzettino veneto]]

MUSICA Speaker di Radio Padova e conosciuto animatore di discoteche era stato accusato di aver violato le norme sul diritto d’autore con dischi masterizzati Dj assolto: programmi radiofonici confezionati con cd originali

(L.I.) Era accusato di aver violato le norme che tutelano il diritto d'autore. Al processo è però riuscito a dimostrare che i compact-disc utilizzati nell'esercizio della sua professione erano originali. Assolto perchè il fatto non costituisce reato. E' la sentenza con cui il giudice monocratico Vincenzo Sgubbi ha scacciato gli incubi dalla mente di Alberto Martin , 37 anni, notissimo disc-jockey residente in città, speaker di Radio Padova e animatore delle nottate funky al "Palladium" di Vicenza. L'inchiesta a suo carico era partita il 21 luglio dell'anno passato. Quella notte i finanzieri del nucleo provinciale di polizia tributaria di Venezia avevano effettuato un controllo alla discoteca "Tamurè" di Jesolo. Avevano osservato il dee-jay all'opera. Si erano accorti che stava adoperando dei compact-disc. A fine serata gli avevano perquisito le valigie. Erano spuntati fuori 67 cd masterizzati. Le borse del disc-jockey erano finite sotto sequestro. Le Fiamme Gialle non si erano accontentate. Era subito scattata la perquisizione domiciliare. A casa del trentasettenne avevano trovato altri 58 compact-disc, un computer ed un masterizzatore. Per i finanzieri si trattava di materiale "pirata" su cui non erano stati pagati i diritti Siae. Il dee-jay avrebbe potuto cavarsela con un decreto penale di condanna. Tra multa e sanzione pecuniaria avrebbe però dovuto sborsare la bellezza di 45.000 euro. Martin ha scelto di affrontare il processo. I suoi legali, gli avvocati Marco Grasselli e Anna Osti, sono riusciti a smontare il castello accusatorio. E' emerso che il dee-jay "confezionava" a domicilio i programmi commissionati dall'emittente. Utilizzando però dei cd originali. Nel suo archivio personale tutti gli esemplari risultano regolarmente catalogati. Non vi sarebbe stata insomma nessuna condotta finalizzata ad evadere i diritti Siae. Paradossalmente i diritti d'autore sarebbero stati versati addirittura due volte: la prima all'atto d'acquisto dei cd, la seconda nel momento in cui l'emittente radiofonica manda in onda i brani, anche su supporti masterizzati.

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[[Dal sito: www.djing.it]]

Spett.le Redazione djing, sono l'Avv. Marco Grasselli ed ho difeso, con l'Avv. Anna Osti, il dj Alberto Martin nel procedimento sfociato nella sentenza che Voi avete segnalato. La sentenza non si limita a statuire che la duplicazione è lecita "solo se siete dj" come ha scritto il Corriere Veneto, ma illustra principi veramente innovativi. La condotta della duplicazione non è "abusiva" e quindi in violazione dell'art. 171 ter, L. 633/41, quando è mera manipolazione dei supporti originali che sono in possesso del Dj. Inoltre il "fine di lucro" deve derivare direttamente dalla duplicazione delle tracce musicali e non essere solo un aspetto secondario della condotta (il Dj trae il proprio guadagno dallo stipendio della discoteca e non dalla duplicazione) e l'uso (non) personale, molte volte, è un concetto che può definirsi e delimitarsi specularmente al concetto di uso professionale. Ritengo che siano state poste le basi per la via che porterà al riconoscimento al Dj della copia strumentale per "uso discoteca". (cfr. Tribunale di Milano sent. del 01/10/2002). Resto a disposizione per eventuali chiarimenti e Vi saluto cordialmente.

Avvocato Marco Grasselli

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[[Dal sito: www.ladige.it 03/05/2005]]

Dj Jeffrey aveva in casa 234 cd duplicati Compact masterizzati assolto noto disc jockey

Aveva in casa 234 compact disc masterizzati, ma è stato assolto. Il giudice Claudia Miori ieri ha riconosciuto la completa innocenza di Gianfranco La Giorgia, 45 anni, meglio noto in provincia come Dj Jeffrey. Nell´aprile del 2003 la Guardia di finanza aveva trovato in casa del dj molti cd non originali e tutta l´apparecchiatura necessaria per le duplicazioni. Ieri il dj era assistito dall´avvocato Franco Busana che è riuscito a dimostrare che i cd trovati dalla Finanza erano per uso personale. La Giorgia era anche imputato per sette cd contenenti non musica, ma software. Il dj non era riuscito a mostrare le licenze relative. L´accusa, però, non è riuscita a dimostrare di quali programmi si trattasse. Così La Giorgia è stato assolto anche per questo capo di imputazione, riportando, così, una vittoria su tutta la linea. Respinta l´ipotesi accusatoria secondo la quale il dj riproduceva i compact disc per poi vendere le copie masterizzate. L´avvocato Busana ha dimostrato in udienza che La Giorgia possiede, all´epoca dei fatti, 18 mila disci in vinile e 5 mila compact disc. Un totale di 23 mila titoli di fronte ai quali i 234 cd masterizzati quasi scomparivano. Segno che il dj riproduceva solo i pezzi più preziosi della sua collezione per non sciuparli o danneggiarli con l´uso. Le argomentazioni dell´avvocato Busana hanno spinto anche il pubblico ministero di udienza a chiedere l´assoluzione per La Giorgia. Il dj era stato trovato in possesso di un grosso quantitativo di compilation musicali che utilizzava presso le più famose discoteche del Trentino, specie quello del Basso Sarca dove lavora maggiormente. Doveva rispondere di violazione della legge 18 agosto 2000 n. 248 «Nuove norme di tutela del diritto di autore» che prevede due tipi di sanzioni: quella penale disciplinata dagli articoli 13 e 14, con la reclusione da 6 mesi a 3 anni e la multa da 2.582 euro a 15.494 nonché quella amministrativa, regolamentata dall´articolo 8, con il pagamento pari al doppio del prezzo di mercato per ogni esemplare abusivamente duplicato o riprodotto.

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[[Dal sito: www.djing.it]]

Estratto dalla sentenza 525/05 del 02.05.2005

Si imputa al La Giorgia di avere duplicato abusivamente 234 compact disk contenenti opere musicali tutelate dal diritto d’autore…

……trattandosi nell’un caso come dell’altro materiale in relazione al quale è stata dichiarata dall’interessato la destinazione ad uso personale. La circostanza trova diretta conferma, per quanto concerne i cd musicali duplicati, nel dato che l’imputato – che svolge da tempo l’attività di disc jockey, fu trovato dagli inquirenti nella disponibilità, oltre che dei cd originali corrispondenti, anche di una ricchissima collezione di compact disck e di dischi vinile di vario tipo. La raccolta di dischi è effettivamente constatata dall’operante appare affatto compatibile con la passione dichiarata dall’interessato per dischi musicali particolari, nonché con l’abitudine adottata di farsi spesso delle copie degli originali detenuti, per evitare l’usura……

La Giorgia Gianfranco è stato assolto, perché il fatto non sussiste.

CONCLUSIONI
In virtù di quanto detto sopra, le nostre richieste si riassumono nella semplice ma doverosa esclusione della mansione del dj a fatti erroneamente denunciati come pirateria musicale, violazione dei diritti d’autore o diffusione abusiva in pubblico.

Il dj da parte sua, si impegnerà a non violare la vera norma della ratio quale ART. 171-TER descrive e che come unica forma delittuosa gli si può attribuire. Coerentemente quindi, il dj non dovrà cedere per nessun titolo e in qualsivoglia modo il proprio supporto personale a terzi.

Dal canto suo, l’esercizio responsabile ove il dj si esibisce, dovrà fornire tutti gli strumenti idonei e necessari per regolarizzare le esecuzioni in pubblico, cosi’ da poter destinare i diritti d’autore agli aventi diritto.

La doverosa eccezione "per copia/supporto uso lavoro" o "copia tecnica limitata" che dirsivoglia, risulta oltremodo necessaria e di urgente applicazione per salvaguardare un lavoro, quello del dj, che per via di una normativa non sempre interpretata nella sua corretta forma applicativa rischia lentamente ma inesorabilmente di estinguersi. Questo a fronte del fatto del continuo sviluppo tecnologico inerente al nostro settore che l'attuale normativa non sempre tiene in considerazione, incriminando il dj (spesso molto giovane e con scarse disponibilità economiche) di reati a lui estranei, dovendo subire perquisizioni domiciliari, sequestro delle PROPRIE COPIE PRIVATE ed essere identificato come persona sottoposta ad indagine.

Tutto questo con il conseguente notevole dispendio di denaro per difese legali e procedimenti penali.

http://www.fidjas.com/petizione.htm

 

Sony, io scarico la tua musica
Cara Sony, io scarico la vostra musica. E la cosa più divertente è che voi ancora vi chiedete perché.

Questi che seguono sono alcuni dei motivi:
bulletscarico la vostra musica perché manipolate i vostri prezzi e la gente ancora non si può permettere i vostri CD e DVD dal costo esorbitante;
bulletscarico la vostra musica perché preferisco pagare gli artisti andando ai loro concerti (in tal modo ricevono dividendi decisamente migliori);
bulletscarico la vostra musica perché è più semplice fare così;

bulletscarico la vostra musica perché non sono costretto da nessun EULA con voi;
bulletscarico la vostra musica perché non rispetto le aziende che non rispettano a loro volta i propri clienti;
bulletscarico la vostra musica perché anche se utilizzo sistemi operativi Apple e Linux, non intendo dare denaro a un'azienda che installa rootkit della Microsoft sui computer di altra gente;
bulletscarico la vostra musica perché il vostro modello di business, semplicemente, è sbagliato;
bulletscarico la vostra musica perché non ascoltate i vostri compratori;
bulletscarico la vostra musica perché non voglio dover affrontare due form on line e una pagina del cazzo per disinstallare lo spyware che avete installato sul mio PC;
bullete scarico la vostra musica perché, per la verità, la maggior parte delle volte non è granché.

Sapete qual è la cosa ironica? Io produco musica, ho una piccola etichetta e compro qualsiasi cosa mi piaccia veramente di un artista - infatti la maggior parte dei miei soldi se ne va in musica (anche se secondo voi e per la natura di questo post posso essere definito "semplicemente uno smanettone" o "un blogger"). D'altra parte, non comprerò più la vostra musica, per il semplice motivo che non mi piacete. Non riceverete più i miei soldi per la vostra musica, e mi prendo il rischio di dire: mai più."

Traduzione di una lettera aperta prelevata da copydown.inventati.org

 
 
http://www.rockol.it/news-84997/Usa,-secondo-due-studiosi-il-crollo-dei-Cd-non-%C3%A8-colpa-del-file-sharing

Usa, secondo due studiosi il crollo dei Cd non è colpa del file sharing

Continua il dibattito sugli effetti deleteri che il p2p non autorizzato produce sui consumi legali di musica registrata: e ora una ricerca empirica condotta negli Stati Uniti da Felix Oberholzer-Gee e Koleman Strumpf per conto del prestigioso Journal of Political Economy va contro alle tesi dei discografici della RIAA sostenendo che al file sharing illegale può essere attribuito un ruolo soltanto marginale nel crollo della domanda di supporti musicali. Esaminando i dati riguardanti le vendite di cd rilevate elettronicamente da Nielsen SoundScan nel 2002 e i volumi di file musicali scambiati illegalmente nello stesso periodo su due grandi reti “OpenNap” (in relazione a 680 album contemporaneamente disponibili nei negozi), i due studiosi hanno concluso che l’incidenza di questi ultimi non superava, nella peggiore delle ipotesi, l’equivalente di 386 copie settimanali per album: e dunque non può definirsi altro che “prossima allo zero, e statisticamente irrilevante”. Nel 2002, ricordano ancora Oberholzer-Gee e Strumpf, sono stati venduti negli Stati Uniti 803 milioni di cd, circa 80 milioni di pezzi in meno dell’anno precedente; tuttavia, secondo i loro calcoli, al file sharing illegale non può essere imputata una perdita superiore ai 6 milioni di album: il che lascia un punto interrogativo sull’altro “buco” da 74 milioni di pezzi. Secondo i due ricercatori, oltre allo spostamento di reddito spendibile su prodotti concorrenti come dvd e videogiochi entra in gioco in questo discorso la differenza tra sell in e sell out: sarebbero state le grandi catene come Best Buy ad aver ridotto drasticamente gli assortimenti e il magazzino, e dunque anche gli ordini di nuovi cd all’industria, per minimizzare costi e rischi di gestione approfittando dei nuovi e più sofisticati sistemi di controllo automatizzato dell’inventario a loro disposizione.

(19 Feb 2007)
http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/internet/news/2007-08-20_120123698.html

(ANSA) -PARIGI, 20 AGO- In Francia si potra' scaricare musica gratis e
senza limiti. Promotore dell'iniziativa e' Neuf Cegetel, 2/o fornitore
di accesso a internet. L'Universal Music, la piu' grande casa
discografica della Francia, dara' l'esclusiva a Neuf per sei mesi di
disporre di quest'offerta per i propri abbonati. Per 29,90 euro al
mese gli abbonati avranno internet, tv digitale e abbonamento
telefonico e potranno scaricare dalla rete musica senza limiti.
 
 

http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/spettacoli_e_cultura/musica-download/musica-download/musica-download.html

L'industria discografica dà l'annuncio: "rinunciamo alla lotta al download"
Nel 2009 cambia la strategia: nuovi guadagni attraverso le compagnie telefoniche

Musica online, vincono i "pirati"
Le major del disco: basta processi

ERNESTO ASSANTE

CANNES - "Basta fare guerra a chi scarica la musica su Internet. Mandarli in galera non ci farà guadagnare un solo dollaro in più. L'industria deve dare ai consumatori quello che vogliono, in maniera legittima, assicurandosi che gli artisti, i compositori e le case discografiche siano pagate". Chi alza bandiera bianca di fronte alla "pirateria informatica" è Feagarl Sharkey, responsabile di Uk Music, l'associazione che mette insieme discografici, artisti e produttori del più florido mercato musicale europeo, quello inglese. "La lotta al downloading non ha prodotto risultati rilevanti. C'è bisogno di un nuovo approccio al problema del file sharing, e c'è il consenso di tutti a lavorare con i fornitori di accesso per consentire una nuova politica" dice John Kennedy, presidente dell'Ifpi, la Federazione Internazionale dell'Industria Fonografica, presentando, in occasione del Midem di Cannes, il "Digital Music Report 2009", dove c'è scritto a chiare lettere che il 95% della musica on line viene scaricata dai siti illegali.

<OMISSIS>

"Cercare di fermare il file sharing è stata una sostanziale sconfitta", ha sostenuto Gerd Leonhard, uno dei massimi esperti del settore "Invece di mettere in galera i ragazzi bisogna cercare accordi con le compagnie telefoniche, che dal file sharing guadagnano moltissimo. Cerchiamo accordi con loro per compensare un consumo di musica che è cresciuto esponenzialmente". Ed è questa la linea che l'industria discografica vuole imporre, cercando di far entrare nella partita anche i governi: "I governi stanno cominciando ad accettare l'idea che non fare nulla non è un'opzione", dice ancora John Kennedy. E una risposta al Midem è già arrivata, anche se da un paese piccolissimo come l'Isola di Man, che ha creato una licenza per i fornitori di accesso a Internet che consente agli utenti di pagare una quota fissa mensile (che poi viene girata all'industria musicale) e scaricare tutto quello che si vuole.

I numeri? Li fa Gerd Leonhard: "Se potessimo avere una licenza in grado di far pagare a chi si connette a Internet un solo euro al mese per poter scaricare liberamente la musica, l'industria potrebbe guadagnare 500 milioni di euro al mese, circa 26 miliardi di euro l'anno". Il modello è quello che dai primi anni del '900 è in vigore per le radio, che consentono di ascoltare musica gratis, ma che pagano una licenza per poterlo fare. "Alla fine di tutto quello che conta è la musica", tiene a sottolineare Feargal Sharkey, "e dobbiamo tornare a pensare alla musica prima di tutto".


(20 gennaio 2009)