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Napster,svolta cruciale contro le major della musica

Il giudice Patel accoglie l'istanza della difesa per dibattere l'ipotesi di complotto tra case discografiche contro il distributore online e la veridicità dei loro diritti di copyright

 

 
http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,107850,00.html  
LA LUNGA MARCIA DI NAPSTER

Il Giudice californiano Marilyn Hall Patel ha aperto la strada

al contrattacco giudiziario di Napster nei confronti dei suoi

principali accusatori. Il Giudice, infatti, ha concesso la

Richiesta di Napster di indagare su una possibile condotta

delle major musicali in violazione delle leggi antitrust ...

http://www.studiocelentano.it/editorial/cavaliere/030302.asp

 

 
Mp3, Gateway scende in campo contro il proibizionismo

Il terzo produttore Usa di pc si batte contro il divieto di riproduzione e diffusione di mp3. Scaricare musica è un diritto, basta pagare le fee. In pericolo le vendite di pc

http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,116475,00.html

 

 
                                  ARCHIVIO
[14-02-2001]
La sentenza Napster non fermerà la musica in Rete
La libera circolazione della musica in rete e' un processo ''irreversibile''

 

Morto Napster, se ne fara' un altro.
O meglio, la libera circolazione della musica in rete e' un processo ''irreversibile'', tanto piu' perche' esiste gia' una nuova forma di pirateria che commercia brani scaricati da Internet e stampati su cd. Sono i commenti di alcuni dj italiani alla sentenza su Napster.
''Sono un sovversivo di natura e in questi giorni non faccio che lanciare appelli perche' tutti scarichino da Napster il maggior numero di brani possibili'', dice Pierlugi Diaco, che pero' sottolinea come esista gia' ''un commercio trasversale e mondiale, che va al di la' della stessa sentenza di ieri: ci sono infatti persone che, scaricando brani da Napster, hanno creato proprie banche dati e stampato la musica su cd che vendono poi a prezzi molto piu' bassi rispetto a quelli di mercato. Bisognerebbe forse agire legalmente contro questo nuovo tipo di pirateria''. Del resto, sottolinea Diaco, ''Napster stesso e' stato 'scavalcato' da quanti si spediscono via e-mail brani in formato Mp3''.
Per Claudio Coccoluto, ''la pronuncia dei giudici ha voluto far sentire il peso del potere istituzionale su una minirivoluzione culturale, che ha portato di nuovo la musica al centro dell'attenzione, delle discussioni e del confronto diretto tra gli stessi fruitori, lontano dai vincoli del commercio e dell'industria.
Ma sono convinto che, ammesso pure che Napster morira', Internet offre soluzioni tecniche per aggirare tutti i tipi di ostacoli: del resto, pur nel rispetto del diritto d'autore, un'industria capace solo di aumentare il prezzo dei cd e' una vittima fin troppo semplice''. Ma Coccoluto non esclude che, accanto all'idea di Napster come Robin Hood dei diritti degli appassionati di musica, ci sia quella ''di un'operazione da new economy: forse anche Napster ha un po' svenduto la sua forza democratica alle lusinghe della grande industria''.
Ancora piu' disincantato e' Alessio Bertallot: ''Il danno della libera circolazione della musica in rete riguarda piu' le case discografiche che i musicisti, che guadagnano piuttosto poco. L'ideale sarebbe tutelare il diritto d'autore senza intermediari che ci lucrano: questo forse renderebbe piu' accessibile la musica in termini di costi e piu' facile la sua divulgazione''. Anche Bertallot, comunque, pensa che ''altri meccanismi analoghi potranno prendere il posto di Napster: la regolamentazione e' inevitabile, cosi' come il rimescolamento delle carte in tavola legato alle nuove tecnologie. Ma non dimentichiamo che scaricare musica dalla rete significa spesso sviluppare interesse per un musicista e andare poi a comprare il cd''.

http://www.itportal.it/news/internet/febbraio2001/31/

 

 
 FREESOFTWARE
Morto Napster se ne fa un altro


La libera circolazione della musica in Internet non si arresta dinanzi alle pressioni delle lobby industriali e alle sentenze dei giudici. Ecco un panorama dei software per scambiarsi online file audio. A prova di tribunale

di Marco Beltrame


Mentre l'industria discografica americana sogna di chiudere rapidamente Napster per sostituirlo con un servizio basato esclusivamente su sottoscrizioni a pagamento, la caccia in Rete ai migliori programmi peer-to-peer sharing, quelli cioè che permettono di condividere file di qualsiasi genere con gli altri utenti senza intermediazioni e senza alcun controllo, è gia iniziata. In barba alle rigide disposizioni introdotte sul diritto d¿autore dalla Digital Millenium Copyright Act americana. Ma anche a quelle più ¿morbide¿ decretate nel febbraio scorso dall¿Europarlamento di Strasburgo (che prevede la punizione del solo uso commerciale diretto o indiretto).

Le stime che circolano in questi giorni parlano di una diminuzione di oltre il 50 per cento degli scambi di file audio sui canali web di Napster, da quando la societa americana creata da Shawn Fanning ha iniziato a filtrare le canzoni protette da copyright (migliaia e migliaia di titoli), ottemperando almeno parzialmente alle decisioni prese dai giudici della Corte d¿appello di San Francisco. Ma questo probabilmente significa soltanto che i quasi sessanta milioni di utenti Napster hanno gia iniziato a prendere adeguate contromisure.

Sul Web sono centinaia i software in grado di trovare e scaricare rapidamente dati di qualsiasi tipo messi a disposizione da una comunità di utenti. In questa sezione, L¿Espresso online ha selezionato i migliori, privilegiando soprattutto quelli dalla configurazione più semplice. Per accedere alle schede dei software, cliccate sul colonnino di destra.

Per un panorama completo su Napster e i suoi cloni, cliccate qui


16.03.2001

      http://www.espressonline.it/ESW_articolo/0,2393,11526,00.html

 

 
    
FREE SOFTWARE / GUIDA PER SCARICARE MUSICA DALLA RETE
Uno, dieci, mille Napster 


Attaccano il diritto di autore. E lanciano una seria minaccia ai vecchi motori di ricerca. L'uovo di colombo sono nuovi software che consentono la condivisione volontaria di risorse all'interno di comunità on line. Che si stanno moltiplicando. Come regolamentare questo mondo che sta esplodendo? Non sarà facile...

di Marco Beltrame


Creare un software in grado di facilitare la ricerca e il salvataggio di file audio in formato mp3 attraverso Internet, creando un network dedicato alle chiacchiere online (con le caratteristiche dell'Irc - Internet Relay Chat). Era il progetto che il diciannovenne Shawn Fanning intendeva sviluppare quando, alla fine del 1998, era ancora un anonimo studente alla Northeastern University. Pochi mesi dopo, la sua intuizione si è concretizzata in Napster, un programma gratuito dalle dimensioni contenute capace di rendere la reperibilità e lo scambio di mp3 fra utenti del www una pratica dalla facilità disarmante.

Se le potenzialità lesive dei copyright di questo software sono state subito denunciate dai potenti gruppi economici legati al business della musica ¿ alla ribalta delle cronache sono i recenti procedimenti giudiziari indetti dalla Riaa (Recording Industry Association of America) e dalla rockband Metallica a carico della Napster Inc.  E ora a invocare a gran voce controlli e restrizioni sono i colossi informatici legati ai motori di ricerca. Questo perché Napster ha dato lo spunto a migliaia di nuovi software open source (dal codice sorgente aperto a eventuali migliorie e privi di alcuna royalty) in grado addirittura di superare le potenzialità del loro illustre progenitore e far dimenticare ai naviganti nomi del calibro di Altavista, Yahoo, Lycos e compagni.

Nonostante i motori di ricerca abbiano sempre sofferto di inefficienza cronica (la catalogazione delle pagine web sui loro database sono spesso arbitrarie e i nuovi contenuti pubblicati sulla Rete rimangono irreperibili per mesi), gli utenti non hanno avuto fino a oggi la possibilità di fare una scelta alternativa. D¿ora in avanti si.

Senza dimenticare software come Rapster, Knapster o Gnome Napster, semplici cloni di Napster per sistemi operativi MacOs e Linux, sono divenuti facilmente reperibili su Internet applicativi quali iMesh o Wrapster, che permettono, a differenza del loro illustre predecessore, di trovare e scaricare rapidamente file di qualsiasi tipo messi a disposizione da una comunità di utilizzatori. E questo oltretutto dando la possibilità di visualizzare anche contenuti dinamici sul web, cioè anche informazioni che magari sono online solo per brevissimo tempo, che prima sfuggivano totalmente alla farraginose classificazioni dei vecchi motori di ricerca.

Come Napster (ma anche come tutti i motori di ricerca della passata generazione) questi programmi utilizzano però una fragile architettura client-server, che necessità cioè di un computer centrale capace di gestire dinamicamente le connessioni degli utenti, in modo tale da rendere disponibili gli archivi delle cartelle localmente condivise. Organizzazione questa quantomeno vulnerabile, poiché basta interrompere l¿attività della macchina principale per fermare tutti gli utenti.

Anche tale limite è stato però di recente superato da Freenet e da Gnutella, che hanno adottato una rivoluzionaria architettura decentralizzata, nella quale non esiste alcun nodo centrale col compito di coordinare l¿attività della comunità. Simile a una sorta di lunghissima catena virtuale sulla Rete, ogni anello corrisponde a un computer capace di interrogare gli altri membri e verificare se essi abbiano messo a disposizioni dei contenuti rilevanti ai fini della ricerca in atto.

Singolare soprattutto ci sembra la storia di Gnutella, applicativo ideato dal ventunenne Justin Frankel, fondatore della Nullsoft - la casa creatrice del popolare player mp3 Winamp - che ha fatto la sua prima apparizione nel marzo di quest¿anno sulla homepage della sua società, già da un anno però proprietà di AmericaOnLine (recentemente fusasi con la Time Warner). Dopo 24 ore il codice sorgente del programma era stato rimosso sul sito da Aol : nonostante ciò, l¿azione si è rivelata tardiva. Ad oggi infatti sono presenti oltre 25 prodotti simili a Gnutella messi a disposizione da volenterosi programmatori per chiunque desideri a far parte di questa comunità in continua crescita.

La popolarità di Gnutella ha fatto inoltre sì che su di esso si basi anche un motore di ricerca di nuova concezione - allo stadio per ora ancora prototipale - chiamato InfraSearch, realizzato dal gruppo dell¿Experimental Computing Facility dell¿Università di Berkeley, che attualmente è in funzione su un Pc Pentium III dal costo di pochi milioni di lire.

Se andrete a visitarlo non fatevi trarre in inganno dalla scarna interfaccia grafica. InfraSearch ben presto guarderà dall¿alto molti dei motori di ricerca attualmente in uso sul web.


02.01.2001
              http://www.espressonline.it/ESW_articolo/0,2393,6835,00.html

 

 

La RIAA sconfitta dalla pirateria musicale

di Gerardo Antonio Cavaliere





Il presidente della RIAA (Recording Industry Association of America), Cary Sherman, ha affermato che il fenomeno dello scambio illegale di musica su Internet non potra' mai essere totalmente sradicato. Anche se qualche sito pirata chiudera' i battenti in seguito a estenuanti cause giudiziarie, la rete brulichera' sempre di luoghi virtuali alternativi dove condividere illegalmente musica.

LONDON, UK - Il presidente della RIAA (Recording Industry Association of America), Cary Sherman, ha affermato che il fenomeno dello scambio illegale di musica su Internet non potra' mai essere totalmente sradicato. Anche se qualche sito pirata chiudera' i battenti in seguito a estenuanti cause giudiziarie, la rete brulichera' sempre di luoghi virtuali alternativi dove condividere illegalmente musica.
Frasi non particolarmente rivoluzionarie per chi utilizza frequentemente la rete, ma altamente importanti e degne di significato se provengono da una delle piu' rilevanti organizzazioni dell'industria musicale, come la RIAA. Quest'ultima, infatti, e' da tempo impegnata nella lotta ai cyberpirati musicali e, oltre a intentare cause giudiziarie contro siti web illegali, occupa anche una posizione di forte pressione politica nei confronti del legislatore americano, battendosi affinche' questi emani norme sempre piu' rigide per la violazione dei diritti d'autore. La dura realta' della natura anarchica di Internet sembra aver fatto rassegnare anche le nobili esigenze di giustizia di organizzazioni cosi' autorevoli come la RIAA.
Inutile sprecare tempo e denaro, dunque, per trascinare in aule di Tribunale i pirati musicali di turno presenti in rete e attendere l'esito delle (non sempre favorevoli) sentenze dei giudici. Sembra essere piu' saggia, invece, l'idea di effettuare un maggior controllo sulla proliferazione di questi siti web, in modo tale da trovare valide alternative per far crescere ugualmente il business della musica. Non si tratta, pero', di abbandonare le battaglie contro i peer-to-peer e i siti web illegali, ma di affiancare a tutto questo un oculato controllo di quello che accade in Internet. All'interno del nuovo obiettivo di monitoraggio della rete trovera' spazio la promozione dei siti web legali per il download di musica in rete. Tutte le energie delle piu' importanti case discografiche, infatti, sono state impiegate in questi ultimi tempi per mettere a punto siti web alternativi ai tipici negozi di cd. Rispettando le leggi sul diritto d'autore, dunque, e' possibile offrire al pubblico dei navigatori corretti canzoni digitali anche a prezzi competitivi. Le case discografiche sono ormai proiettate in questa nuova dimensione di business.
Si conferma quindi l'antico adagio: "Se non puoi sconfiggere il tuo nemico, fattelo amico!". 

E' su questa linea di sviluppo che si colloca la recente affermazione del presidente della RIAA. Una volta capito che sarebbe impossibile punire (per sempre) tutti i pirati della rete, ci si e' resi conto di poter guardare al fenomeno di Internet come a un nuovo spazio virtuale dove fare un nuovo tipo di business.
Anche alcuni sondaggi svolti dalla Jupiter Research dimostrano che gli utenti sarebbero disponibili a pagare piccole somme di denaro per ottenere copie digitali delle canzoni. Circa il 19% degli intervistati ha confermato questo orientamento (con un aumento del 3% rispetto ai risultati dell'anno scorso).

 http://www.studiocelentano.it/editorial/articolo.asp?id=538

 

 
L’Europa invita tutti a scaricare musica gratis.

di Gerardo Antonio Cavaliere

London, UK - Stando a quanto emerge dalle informazioni rilasciate dai canali informativi inglesi, i produttori musicali d’Europa hanno deciso di promuovere una campagna per permettere a tutti i navigatori di scaricare musica gratuitamente da Internet. L’evento – dal nome “Digital Download Day Europe” – si terra’ il 21 marzo prossimo e ha gia’ avuto un enorme successo in Gran Bretagna.

L’evento – dal nome “Digital Download Day Europe” – si terra’ il 21 marzo prossimo e ha gia’ avuto un enorme successo in Gran Bretagna. Si spera quindi di replicare anche nelle altre Nazioni da cui sara’ possibile aderire all’iniziativa, ovvero Italia, Francia, Spagna, Germania, Olanda e (nuovamente) Gran Bretagna. In pratica, qualunque utente registrato puo’ scaricare canzoni liberamente (fino al raggiungimento del valore di cinque euro) dai siti che permettono questa attivita’ in maniera legale (poiche’ pagano le c.d. royalties agli autori). Il navigatore puo’ partecipare all’evento, registrandosi presso siti web di importanti canali informativi, come HMV, Tiscali, AlaPage, Ministry of Sound, MSN, Freeserve, dotmusic e Wanadoo. Il singolare accordo coinvolge alcune fra le piu’ importanti case discografiche, come Warners, EMI, Universal e BMG, oltre ad altre numerose etichette indipendenti. Saranno disponibili piu’ di 150.000 tracce, dunque, un numero davvero elevato che puo’ raggiungere sicuramente i gusti di qualunque navigatore.
L’iniziativa sembra scuotere finalmente il settore (gravemente sottovalutato) della gestione collettiva dei diritti d’autore anche nel mondo di Internet, facendo conoscere al grande pubblico che scaricare musica in maniera legale si puo’ fare e non e’ qualcosa di cosi’ impraticabile. Le vecchie leggi sul diritto d’autore disciplinano il settore dei diritti degli artisti con modalita’ tali per cui su possono tranquillamente adattare anche alle realta’ piu’ moderne come Internet. Sta a tutti coloro che partecipano a questo nuovo sistema comunicativo seguire le regole e rispettare i diritti degli autori.

E’ necessario, infatti, che tutti gli operatori di Internet e tutti i propri utenti corrispondano i diritti spettanti agli autori. Sicuramente gli importi che si pagano (e si potranno pagare in futuro) a titolo di royalties sono di gran lunga piu’ bassi rispetto al prezzo, per esempio, di un cd acquistato in un negozio. L’ostacolo piu’ grande pero’ alla diffusione di sistemi di vendita legale di brani musicali in rete e’ la necessita’ di utilizzare sistemi di Digital Rights Management efficaci. Cosa che non sempre accade.
Ma, comunque, almeno per quanto riguarda l’iniziativa qui commentata, si possono registrare importanti consensi che provengono, per esempio, dalla IFPI (International Federation of the Phonographic Industry) e dal famoso provider di musica on-line OD2 (fondato dalla rockstar Peter Gabriel).

http://www.studiocelentano.it/editorial/articolo.asp?id=561

 

 
Sotto accusa erano finiti due software di peer-to-peer
Usa, assolti gli eredi di Napster
Secondo il giudice, i programmi Grokster e Morpheus sono legali. «Illegale può essere invece l'uso che se ne fa».
Una sentenza che rischia di mettere in crisi i colossi mondiali della musica e del cinema. Per la prima volta infatti un giudice americano ha assolto dall'accusa di violazione del diritto d'autore due dei più utilizzati software per lo scambio di file musicali e video tra gli utenti di Internet. La Corte distrettuale di Los Angeles ha stabilito la legalità di Grokster e Morpheus, due dei principali sistemi per lo scambio di file peer-to-peer (punto a punto) e successori del celeberrimo Napster. «E' incontestabile che ci siano usi non illegali dei software sotto accusa» ha sentenziato il giudice Stephen Wilson.

LEGALI - Per il magistrato, come avviene nel caso dei videoregistratori, (il giudice si è espressamente richiamato ad una celebre causa intentata dalle majors contro la Sony all'uscita dei primi videorecorder e vinta dalla casa giapponese) i software in questione possono essere utilizzati per scopi legittimi come per finalità illegali, senza comportare per questo una diretta responsabilità di chi li ha prodotti. In pratica se un singolo utente può violare la normativa sul diritto d'autore scambiandosi file pirata, la colpa non può essere imputata a chi ha creato il software che ha reso possibile l'atto illegale. (M. Le.)
29 aprile 2003

 http://www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2003/04_Aprile/28/eredi.shtml

 

 

Il futuro  29 aprile 2003

Contro la clonazione, una battaglia perduta

dal nostro corrispondente

JOSTO MAFFEO
MADRID - E’ una battaglia perduta ancor prima di combatterla. La pensano più o meno così coloro - esperti, smanettatori dell’informatica e anarchici del "tutto è lecito nella Rete" - che guardano al futuro con l’assoluta certezza che il "proibito proibire" costituirà il motto della resa.
I produttori di contenuti, è la tesi dominante, si arrenderanno di fronte all’evidenza dell’impossibilità di arginare lo "scaricamento" selvaggio, la copia casereccia e tutto ciò che con un normale personal computer, un semplice clic di mouse e un collegamento Internet può essere clonato in un battibaleno.A ben poco serviranno le leggi e le minacce di sanzioni quando nell’ambito del privato nessuno - ci mancherebbe altro! - sarà in grado di spiare e sanzionare attività che la tecnologia consente e consentirà con sempre maggior semplicità e a costi accessibili a tutti.
Da qualche anno si scaricano da Internet musica, film ed altri contenuti multimediali con una lunga teoria di programmi e programmini che hanno abilmente risolto il problema della centralizzazione. Oggi domina il "peer to peer", la relazione alla pari, il collegamento on line tra due utenti che non passano da un nodo centrale. Ecco, dunque, che diventa difficile, pressoché impossibile, inserirsi nella relazione tra due utenti della Rete che decidono di "prestarsi" un brano musicale, un testo, un videoclip o addirittura un intero film appena uscito sul mercato.
Questo è l’oggi. Il domani che già intravediamo sarà quello di un’infinità di nuovi strumenti, sempre più piccoli, maneggevoli e sofisticati, che avranno soprattutto la caratteristica di non essere ancorati alle scrivanie. Telefonia cellulare terrestre e satellitare, con relativi terminali e grandi capacità di memoria, consentiranno di trasmettere e ricevere di tutto, di più ed ovunque. Per poi - ma forse saranno già scomparsi gli attuali supporti - trasformare bits e bytes in Cd, Dvd, nastri e nastrini. O meglio, in minuscole schede che qualsiasi lettore delle nuove generazioni potrà trasformare in musica ed immagini. Con grandi e sempre più impunite possibilità di scambio. Ricordate le care e vecchie figurine? Già, grosso modo il rito di quand’eravamo ragazzi.

http://ilmessaggero.caltanet.it/hermes/20030429/11_METROPOLIT/SPETTACOLI/JOSTO.htm

 

 
http://www.ilmanifesto.it/oggi/art127.html

Il figlio di Napster
Pronta a partire su nuove basi legali la condivisione dei file musicali
GABRIELE DE PALMA
Potremmo essere vicini alla nascita dell'erede di Napster, che, a differenza del suo precursore sarebbe legale e redditizio. E' questa l'originalissima proposta di Robert X. Cringely, uno dei massimi esperti statunitensi di information tecnology, che propone, con un raro esempio di finanza creativa, di rivoluzionare il mondo della discografia. Il Son of Napster - o Snapster - si basa sul fair use, cioè il diritto che permette al possessore di un Cd di farne una copia di riserva e di trasferirlo su altri media, e sulla cooperazione, nella forma di un fondo comune di investimento. Snapster, nelle intenzioni del suo ideatore, è una società per azioni che acquista al dettaglio i Cd sul mercato - Cringely ipotizza un acquisto iniziale di 100.000 Cd - e un servizio di download collegato ad un server molto potente che permetta milioni di transazioni al giorno, come accadeva per Napster. Il costo ipotizzato per avviare la società è di 2 milioni di dollari, tra acquisto dei Cd, collegamento a banda larga e sistema di download, marketing e spese legali. Una volta acquistati i Cd, Snapster Spa si quota in borsa, ma anziché cercare il proprio successo nella crescita del valore delle azioni, lo basa sulla maggiore partecipazione possibile tramite il frazionamento azionario. Più azionisti ci sono, anche con una sola azione, meglio è. Il possesso di ogni azione comporta infatti il diritto di proprietà sui Cd posseduti dalla società e il conseguente diritto a usarli. Con buona pace, si fa per dire, dell'industria discografica. Al fine di realizzare utili, Cringely stabilisce un prezzo poco più che simbolico di 0,05 dollari per scaricare un brano o di 0,5 dollari per scaricare un Cd. L'elevato numero di transazioni di file musicali assicurerebbe un fatturato lordo annuo stimato tra i 6 e i 60 milioni di dollari.

Dal punto di vista legale l'operazione è plausibile, Cringely l'ha sottoposta a dei consulenti legali che non hanno trovato nulla da eccepire dal punto di vista del diritto, anche se la battagli a si combatterebbe - si combatterà - nei tribunali a colpi di sentenze e procedure.


 

Nuove vie del P2P, dalla criminalizzazione alla legalizzazione del file sharing

di Dott. Marco Montemagno (sito), Fondatore e amministratore delegato di Yakom

M. Montemagno - Quando Napster raggiunse nel 2000, in poco piu’ di 1 anno, i 60 milioni di utenti, il file sharing esplose come fenomeno di massa catturando l'attenzione del grande pubblico, dei media e di tutte le major.

Commissione Cultura della Camera dei Deputati: Audizione informale nell’ambito dell’esame del disegno di legge di conversione del decreto legge n. 72 del 2004, recante interventi contro la diffusione telematica abusiva di materiale audiovisivo e a sostegno delle attivita` cinematografiche e dello spettacolo di (…) esperti in materia di information technology e del professor Stefano Rodota`, Garante per la protezione dei dati personali. Abstract della relazione del Dott. Montemagno

L'evoluzione della specie: da Napster al social networking

In realta’ Napster non fu il primo software di file sharing realizzato (di gran lunga preceduto dalle IRC), ma ebbe sicuramente il merito di catturare l'attenzione degli utenti, grazie alla sua semplicita’ d'uso ed intrinseca viralita’.
Caratteristica tecnica di Napster era la struttura "centralizzata" della propria rete; in altri termini Shawn Fanning - inventore di Napster - aveva predisposto un'architettura basata su un server centrale di riferimento - una sorta di motore di ricerca - cui potevano collegarsi tutti i client.
Ogni volta che un utente si collegava, riceveva le indicazioni dal server sugli utenti con cui poter scambiare file e stabilire a quel punto una connessione diretta (peer to peer).
Questa struttura, per quanto tecnicamente vincente, rese pero’ Napster facilmente vulnerabile agli attacchi delle Majors.
Infatti fu sufficiente individuare e bloccare il server centrale, per mettere fuori uso Napster.
Napster fu chiuso, salvo risorgere di recente, ma questa volta come servizio a pagamento.
Dalla chiusura di Napster in poi, proprio a causa dei potenziali rischi giudiziari, gli sviluppatori di software di file sharing hanno iniziato a creare sistemi sempre piu’ delocalizzati, cosi’ da evitare che la chiusura di un unico server potesse compromettere il funzionamento dell'intera rete.
Ecco nascere, quindi, reti ibride e reti completamente decentralizzate, caratterizzate da diversi software client in continua evoluzione (WinMX, Kazaa, Emule, ecc).
La presenza di reti "senza testa" mise subito in luce l'impossibilita’ di stoppare i sistemi di file sharing, come era invece stato possibile con Napster.
Come e’ possibile, infatti, bloccare un sistema composto da centinaia di milioni di pc autonomi, sparsi in tutto il mondo, che scambiano miliardi di file alla settimana?
La soluzione, scelta in primis dalla RIAA, l'associazione delle case discografiche americana, e’ stata allora quella di procedere con cause e denunce a 360° (v. cap.2); questo ha però provocato un ulteriore sviluppo dei sistemi di file sharing nella direzione di software, oltre che delocalizzati, anche in grado di garantire privacy e anonimato.

rip. da  http://www.studiocelentano.it/editorial/articolo.asp?id=911

 

 
In Belgio oscurato Razorback, capace di indicizzare nello stesso momento i file
di oltre un milioni di utenti. Già in piedi una rete alternativa
Attacco al cuore del Peer-to-peer
Spento il maxi server di eMule
La Sony: "Cerchiamo di educare il pubblico al rispetto del diritto d'autore ma
è importante anche il prezzo dei cd. Il giurista: "Paura della tecnologia"


di ALESSANDRO LONGO 
ROMA - Colpo al cuore di eMule, il più popolare sistema di scambio file (peer to peer) tra utenti su internet, (www.emule-project.net). Nei giorni scorsi sono stati sequestrati i server più importanti di eMule, quelli dell'associazione Razorback, dove in media erano connessi oltre un milione di utenti alla volta. I server Razorback si trovavano in Belgio ma amministrati da un cittadino svizzero. Lui è stato arrestato, la sua casa perquisita. La notizia l'ha diffusa l'Mpa (Motion picture association degli Stati Uniti www. mpa. org), che aveva denunciato alle autorità belghe e svizzere l'associazione Razorback accusandola "di facilitare la diffusione di file illegali tra circa 1,3 milioni di utenti nello stesso momento". 

Pirateria di film, musica, videogiochi, soprattutto. Razorback, come tutti i server peer to peer, non ospitava i file ma si limitava a "indicizzarli" (cioè catalogarli in un indice informatico) permettendo così agli utenti connessi di ricercarli e di scaricarli dagli hard disk di altri utenti. Facilitazione di reato, quindi; complicità con chi scambiava file illegali: sono le accuse che adesso le autorità dovranno esaminare. Complicità aggravata, scrive la Mpa, da due circostanze: primo, Razorback non era solo un ritrovo di pirati ma era anche "una minaccia per la società", perché tra i file illegali scambiati c'erano pure "pornografia infantile, istruzioni per la costruzione di bombe e video di addestramento per terroristi". E, ancora, la Mpa sostiene che i gestori di Razorback agivano a scopo di lucro. Ricevevano donazioni dagli utenti e vendevano pubblicità (che appariva a chi si connetteva al server) spesso di natura pornografica. A salvare Razorback non sono valsi gli sforzi fatti dall'associazione per riabilitare la propria attività: già da tempo collaborava con alcuni produttori di contenuti per diffondere file legali, protetti e dotati di licenza, da acquistare sui propri server. Aveva anche dichiarato di voler creare un filtro per impedire lo scambio di file protetti. 

Per gli utenti il danno, in realtà, è limitato: chi usa il software eMule può connettersi a numerosi altri server, certo meno noti di Razorback ma altrettanto popolari. Mentre scriviamo, ai server più usati risultano connessi circa ottocentomila utenti, per un totale di 50 milioni su tutta la rete associata a eMule. Gli utenti, inoltre, già da tempo hanno preparato una contromossa creando una rete alternativa (Kad), accessibile via software eMule e decentralizzata, cioè sprovvista di server. Il caso in sé è notevole non tanto per gli effetti immediati sulla comunità peer to peer, ma soprattutto per gli scenari che apre. Si sta imponendo l'idea che anche chi facilita la pirateria sul web sia perseguibile; poco importa se non scambia né scarica in prima persona i file illegali. 

Siamo dinanzi a casi che anche in Italia hanno un seguito e fanno discutere gli esperti di diritto, come dimostra l'azione legale intrapresa contro i portali Calciolibero e Coolstreaming. Sono interpretazioni del diritto che forniscono alle multinazionali del disco, di Hollywood, del software nuovi strumenti per combattere a tutto campo contro la pirateria. 

Ma serviranno, nel lungo periodo, queste denunce? "Sono azioni necessarie ma non sufficienti a risolvere il problema. Morto un server, se ne fa un altro", dice a Repubblica. it Andrea Rosi, direttore della distribuzione digitale presso Sony-BMG. "Stiamo infatti agendo con varie strategie, anche cercando di educare il pubblico al rispetto del diritto d'autore", aggiunge. "Poi, inutile nascondersi dietro a un dito: anche il prezzo dei Cd ha un ruolo importante". A tal proposito, dal 3 marzo Sony Bmg sconterà del 16 per cento alcuni Cd, per protestare contro l'Iva, ritenuta eccessiva. Sulla musica è al 20 per cento, in Italia, mentre Sony Bmg vorrebbe fosse al 4 per cento, come per i libri. La multinazionale giapponese sottolinea che il disco viene classificato come bene di lusso, nel calcolo dell'Iva, e non come prodotto culturale. "L'Iva è una fetta importante di quello che è poi il prezzo al pubblico". L'industria sta già cercando di combattere la pirateria con modi anche diversi dalle azioni legali, spiega Rosi: "è una fase di grande cambiamento. Ormai sono molto vari i prezzi che proponiamo e comunque li abbiamo ridotti negli ultimi anni. Su internet stiamo provando modelli diversi, basati sull'acquisto anche della singola canzone o sul noleggio del brano. Non siamo nemmeno contro il peer to peer, di per sé: Bertelsmann in questi giorni sta preparando un sistema peer to peer legale, chiamato Gnap". 

Non è d'accordo con questa visione Andrea Monti, avvocato esperto di diritto relativo a internet, anche in qualità di presidente di Alcei (http://www.alcei.it/), (Associazione per la libertà nella comunicazione elettronica interattiva). "La verità è che alle major non fanno paura i pirati, ma la tecnologia in sé. È questa che stanno cercando di combattere, uccidendo nella culla nuovi modelli di distribuzione che considerano pericolosi". Perché? "Internet e il peer to peer fanno saltare le catene tradizionali su cui si regge l'industria della musica, dei film. Il web mette autore e fruitori a diretto contatto, sullo stesso piano, senza bisogno di intermediari". "Certo - continua Monti - le major stanno cercando di svecchiare i propri modelli, abbracciando la rete, ma vogliono farlo con i propri modi e tempi. Con gradualità, perché è molto dispendioso e costoso ridisegnare i processi di distribuzione. Il peer to peer, il download gestito dagli utenti rischia di accelerare troppo i tempi, quindi per le major è meglio ucciderlo e poi riprendere il discorso con calma". 

(24 febbraio 2006)

http://www.repubblica.it/2005/d/sezioni/scienza_e_tecnologia/p2p2/emule/emule.html