73) SAKUNTALA.
PASSIONE, MANICOMIO E MORTE DELLA
SCULTRICE CAMILLE CLAUDEL
Dramma in 2 atti descrivente la vicenda
di Camille Claudel, una protofemminista che a cavallo tra l’800 e il
’900 lottò per portare avanti la sua splendida scultura nel tentativo
angosciante di pareggiare gli uomini artisti. Fu osteggiata soprattutto
da una madre crudelissima. La considerava un libertina per il suo
rapporto con Auguste Rodin, suo pigmalione, già paraconiugato con Rose,
con un figlio, e molto più anziano di lei.
Il titolo Sakuntala nasce da una
storia indiana di un grande amore abbandonato e poi ritrovato, destino
non riservato a Camille.
L’opera si sviluppa con trasmissione di
diapositive che illustrano l’arte di Camille con simboli intrinsecamente
legati al suo dramma. Le immagini sono amalgamate a quelle di altre
scultrici operanti, nel periodo successivo sull’onda di colei che fu
talmente ostracizzata dalla famiglia, dall’amore negato, dall’amante e
dalla società da essere rinchiusa in un infernale asylum. Vi trascorse
trent’anni, praticamente il resto della sua vita.
In quel tempo, per una ribellione sorda
all’ingiusta detenzione manicomiale e per l’abbandono da parte del suo
amato, si rifiutò di continuare a creare e a scolpire, privando così
l’umanità di altri suoi capolavori.
Un inno al genio femminile attraverso il
golgota di una splendida donna artista francese.
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SAKUNTALA. LA PASSIONE È IL CONFLITTO DI
CAMILLE CLAUDEL CON RODIN
di Gennaro Francione regia di Demian
Aprea e Ilaria Sartini
In scena domenica 19 Maggio ore 18:30 in
occasione del festival del TEATRO PATOLOGICO
Lo spettacolo racconta la storia della
grande scultrice francese Camille Claudel e del suo amore travagliato
con il celebre scultore August Rodin di cui fu allieva. La sua vicenda è
segnata da tesi rapporti familiari e contrasti accesi con un'insensibile
madre e il fratello poeta opportunista. Dall'altro lato risalta il suo
affrancamento ed emancipazione dalla ristretta condizione sociale della
donna tra la fine 1800 e la prima metà del 1900. Sullo sfondo il tema
sinistro del manicomio, luogo in cui sarà rinchiusa a lungo per aver
sfidato i canoni sociali dell'epoca improntati su d'una mentalità
borghese e maschilista. Tra gli altri argomenti spiccanti nell'opera
incontriamo l'arte come primo amore di vita, a cui si dà tutti sé stessi
quando emerge una grande vocazione e che a volte ripaga con il successo.
Il taglio registico è moderno e molto creativo, spesso pende verso
situazioni e risvolti comici dei personaggi che s'alternano così con la
densità del dramma. La scenografia essenziale si trasforma nel corso
dell'opera, le maschere in scena sono realizzate da Ilaria Sartini e
Demian Aprea.
Il testo è di Gennaro Francione, il riadattamento teatrale di @demianaprea
In scena: Ilaria Sartini, Demian Aprea ,Massimiliano Calabrese , Viola
Creti, Vincenzo Sartini, Marco Micheli,Stefania Visconti
Aprirà lo spettacolo la mostra fotografica ispirata ad esso di Marco
Tanfi