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http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/18-Maggio-2005/art61.html

GIUSTIZIA
Salviamoli dai processi
«Amnistia e riforme per difendere i movimenti». 8mila attivisti inquisiti in Italia
Lotte e diritti Avvocati e parlamentari a convegno con Imposimato. E D'Erme e Lutrario che rischiano l'arresto per le case occupate

A. MAN.
ROMA
Per una volta l'aula magna della corte d'appello di Roma si è aperta a sindacalisti di base e attivisti che di solito, nelle aule di piazzale Clodio, ci vanno da imputati. Tema del dibattito i loro processi, quelli cioè che coinvolgono oltre ottomila tra lavoratori, disoccupati, studenti, occupanti di case,pacifisti e ambientalisti in tutta Italia (secondo i dati diffusi dalla Rete per il reddito sul manifesto di ieri) inquisiti per i più diversi reati, dai blocchi stradali alla resistenza a pubblico ufficiale fino alle più cervellotiche ipotesi associative o di estorsione o di rapina. Un convegno per tornare a parlare di amnistia, Costituzione e lotte sociali, a pochi giorni dall'udienza sulla richiesta d'arresto per il consigliere comunale disobbediente Nunzio D'Erme e di altri di Action, l'Agenzia comunitaria diritti che ha occupato le case in cui vivono centinaia di famiglie a Roma ma viene considerata un'associazione per delinquere. Leader vecchi e nuovi dell'antagonismo romano, come Vincenzo Miliucci e Guido Lutrario che rischia l'arresto con D'Erme, si sono ritrovati allo stesso tavolo con Ferdinando Imposimato, che fu giudice istruttore nei processi alle Br e poi parlamentare Ds e oggi si lancia anima e corpo nella battaglia per l'amnistia «per i reati di modesto allarme sociale» e per la difesa dei movimenti, «coscienza critica dell'opposizione» e strumento di «tutela della legalità che significa anche - rileva Imposimato - legalità costituzionale e dunque rispetto dei diritti fondamentali». Casa, lavoro e reddito. Al convegno organizzato da Giuristi democratici, Rete per il reddito e Forum Libertà di movimento hanno partecipato avvocati (Crisci, Lucentini, Salerni, Petrucci) e i parlamentari che hanno raccolto le sollecitazioni dei disobbedienti, delle Rappresentanze sindacali di base e dei Cobas (Cento, Pettinari, Siniscalchi, Russo Spena). Valerio Guizzardi dell'associazione Papillon ha ricordato la battaglia per l'amnistia e l'indulto che è ripresa nelle carceri. Pochini i magistrati, cinque o sei in tutto. Domenico Gallo ha preso la parola, tra l'altro, per riconoscere che «la critica è essenziale alla giurisdizione», oltre che per indicare i pericoli della ipercriminalizzazione modello Usa che si ritrova in leggi come la Cirielli sulla recidiva. E dopo Imposimato una delle relazioni è stata affidata Gennaro Francione, giudice drammaturgo e autore tra l'altro di celebri assoluzioni in tema di pirateria digitale e occupazioni di immobili, il quale ha entusiasmato i disobbedienti in platea parlando dell'utilizzabilità di scriminanti come lo «stato di necessità» o la «legittima difesa sociale» per escludere il reato in certe condizioni.

L'amnistia e l'indulto, vista la maggioranza dei due terzi richiesta, sembrano piuttosto lontani. E il cammino verso riforme del codice penale, come l'introduzione di nuove scriminanti che riconoscano il «valore sociale» di atti astrattamente illegali, non è più agevole. C'è invece da agire in fretta se si vuole evitare che le mobilitazioni come quelle di Scansano e Acerra contro le scorie radioattive e l'inceneritore, le lotte dei disoccupati napoletani o fenomeni come il «trainstopping» contro i treni della guerra nel 2003, per non dire le occupazioni delle case o la «spesa sociale» contro il carovita, finiscano con condanne più o meno pesanti a carico di centinaia se non migliaia di persone.

http://www.liberazione.it/giornale/050518/LB12D6E9.asp
Movimenti, giuristi
e parlamentari: niente galera per chi lotta
Un convegno a Roma per rilanciare su amnistia e garanzie
Checchino Antonini
«Spoliticizzare i comportamenti e politicizzare i processi». Questo accade in parecchi palazzi di giustizia nei processi scaturiti da momenti di conflitto sociale.

I comportamenti, infatti, vengono spogliati dalle motivazioni che li hanno ispirati e dal contesto (un esempio per tutti, le azioni contro il carovita del 6 novembre scorso diventano rapina aggravata) ma il processo rivestirà di caratteristiche politiche quegli stessi protagonisti, il cui stare insieme organizzato non potrà che essere, per certi giudici, un'associazione a delinquere.

Fra appena cinque giorni, a Roma, il Riesame tornerà a pronunciarsi sull'opportunità di misure cautelari, chieste dal pm Vitello, a carico del consigliere disobbediente Nunzio D'Erme e di altri attivisti di Action accusati di associazione a delinquere finalizzata all'occupazione di stabili. Solo una settimana fa, è stata accettata una richiesta analoga di Vitello nei confronti di quegli stessi militanti più un'altra ventina di partecipanti alle azioni contro il carovita nel supermercato romano Panorama e in una libreria Feltrinelli. «In entrambi i casi, l'azione giudiziaria - spiega Guido Lutrario, portavoce dei disobbedienti romani - vuole evitare effetti delle nostre azioni sulla politica (grazie ad Action inizierà domani in Campidoglio la discussione della delibera sull'emergenza abitativa)».

Ma il conto della spesa, dopo l'ondata di conflittualità sociale scaturita più o meno dai tempi di Genova, è molto più pesante: almeno 9mila persone sono attualmente sottoposte a procedimenti penali per aver rivendicato la soddisfazione dei propri diritti e il rispetto di principi fondamentali come il ripudio della guerra o l'avversione al razzismo. Più della metà sono lavoratori: 4450 tranvieri, 310 precari forestali calabresi, 40 tute blu delle acciaierie di Terni, 250 della Fiat di Termini Imerese e Cassino, 45 dipendenti Alitalia. Poi ci sono 500 denunciati per il "trainstopping" o in altre manifestazioni contro la guerra, 328 abitanti di Acerra e di Scanzano che non volevano discariche e scorie nucleari in territori già devastati da mafie e degrado e 410 senzacasa, 577 antifascisti, 264 manifestanti anti Cpt, 282 studenti, 218 no global denunciati tra Napoli, Genova, Taranto e Cosenza.

La formula adoperata nell'attacco di questo articolo è stata coniata ieri da Simonetta Crisci, avvocata di movimento, durante un convegno sulle "Nuove frontiere della tutela dei diritti sociali alla luce dei principi costituzionali" nell'Aula magna della Corte d'appello di Roma. Magistrati, legali, movimenti sociali, detenuti di Papillon, disoccupati, inquilini, sindacati di base e parlamentari della sinistra, hanno trovato un tavolo per elaborare la strategia di una fase che, per molti versi, ricorda i postumi del '68 e dell'autunno caldo. Dieci anni dopo Valle Giulia, lo strascico giudiziario a carico delle lotte operaie e studentesche toccò quota 25mila denunce (lo ha ricordato il cobas Vincenzo Miliucci) ma allora i movimenti riuscirono a imporre, oltre all'amnistia, una «nuova legalità e grandi riforme: dallo Statuto dei lavoratori, per esempio, al diritto di essere interrogati solo alla presenza di un legale», spiega Pasquale Vilardo, l'avvocato che ieri ha presieduto il convegno di Piazzale Clodio.

«I movimenti sono una risorsa da difendere - ha spiegato Fabio Marcelli, portavoce dei Giuristi democratici - contro la crisi dello stato di diritto indotta dall'aumento delle disuguaglianze, dalla negazione dei diritti umani e sociali, dall'espansione della guerra globale, delle mafie, della tortura». Anche per il giudice Imposimato, presidente onorario di Cassazione, non c'è un problema di ordine pubblico ma «una novità politica fondamentale che consente la partecipazione a chi è emarginato, e la denuncia del liberismo e della guerra globale». Le nuove frontiere, allora, passeranno innanzitutto per un'interpretazione «evolutiva» del codice penale che neutralizzi i vecchi arnesi del Codice Rocco (il reato simbolo, in questo senso, è quello di eversione dell'ordine economico usato contro il Sud ribelle) fatti apposta per colpire le lotte sociali e difendere la proprietà privata anche a scapito dei diritti fondamentali delle persone.

Esistono già attenuanti ed esimenti (lo stato di necessità o l'aver agito in nome di particolari ragioni civili o morali, come segnalato anche dall'avvocato Marco Lucentini) ma solo qualche giudice coraggioso decide di applicarle. Uno è Gennaro Francione, che s'è rifiutato - lo ha raccontato lui stesso - di appioppare 8 mesi a quatto immigrati «poveri cristi» per un danno di pochi euro alle multinazionali discografiche: senza la vendita dei cd, seppure contraffatti, non avrebbero avuto di che mangiare. Ma alla politica spetta il ruolo di scrivere una proposta di amnistia e indulto (lo hanno ripetuto, tra gli altri, Giovanni Russo Spena e Paolo Cento) per una generazione protagonista di un ciclo di lotte e per iniziare a invertire la tendenza "americana" - dove le prigioni sono la terza industria in termini di fatturato - a "carcerizzare" il disagio sociale: in pochi anni è raddoppiata la popolazione carceraria e la Turco-Napolitano ha inventato, con i Cpt, un circuito di detenzione parallela, come ha denunciato Domenico Gallo. L'orizzonte comune sarà quello della non punibilità delle lotte anziché - è il caso di Cofferati a Bologna - la pretesa di un'abiura per quelle pratiche, «ma servono anche nuovi spazi per la contrattazione sociale tra movimenti e istituzioni - spiega Emidia Papi delle Rdb - la forma potrebbe essere quella della consulta, la dimensione quella municipale».

 

http://www.iltempo.it/Roma.asp?id=86042&pag=6Il codice penale è vecchio «Nuovi reati per chi viola i diritti dell’uomo» 





di ANNA CINZIA TIENI ADEGUARE il codice penale ai nuovi valori sociali, allargare il campo delle scriminanti per i reati a modesto allarme sociale e prevedere di contro nuovi reati per comportamenti che incidono negativamente sui diritti inviolabili dell’uomo sanciti dalla Costituzione. Sono queste le premesse, e allo stesso tempo le proposte, per una società che metta i cittadini nelle condizioni di rispettare le leggi, garantendo loro diritti fondamentali come quello al lavoro e alla casa. Tesi discusse ieri durante i lavori del convegno "Nuove frontiere della tutela dei diritti sociali alla luce dei principi costituzionali", tenutosi nell’Aula Magna della Corte d’Appello Penale di Roma, e ai quali hanno partecipato magistrati e parlamentari con l’intento di porre in evidenza la necessità di un adeguamento delle leggi ordinarie ai principi della Costituzione. «Bisogna agire sul sistema della normativa penale e introdurre quegli elementi che nella società moderna nascono da uno stato di necessità». Così il presidente onorario aggiunto alla Corte di Cassazione Imposimato ha posto l’accento su una tutela di legalità che deve partire prima di tutto dalle istituzioni, riconoscendo peraltro l’importanza di quei movimenti che, muovendosi democraticamente, agiscono in difesa dei diritti dell’uomo. In questa prospettiva allora, che diventa anche la base per il magistrato Francione di una ristrutturazione del sistema volta ad una "cura medicinale" (ovvero preventiva), piuttosto che ad una "cura penitenziale" (ossia punitiva), sono da rivedere le norme che magari sanzionano quanti "per legittima difesa sociale" attuano blocchi stradali o interruzioni di pubblico servizio, e poi ignorano quanti, ad esempio, richiedono per contratti di locazione somme molto più elevate da quelle stabilite dall’equo canone. Così, mentre da una parte parlamentari come Cento e Pettinari sottolineano, sul principio della legge quale prodotto costante del conflitto che nella società si manifesta, l’uno l’amnistia e l’indulto quali strumenti previsti dal costituente in spazi di democrazia e "clemenza", e l’altro sproporzioni tra pene e un certo tipo di reati, dall’altra parte arriva dalla magistratura, come Francione ha rilevato partendo dalle recenti sentenze anticopyright, un possibile esempio di paradigma delle nuove scriminanti individuate nella necessità, nella difesa sociale e nella teoria per la quale laddove non c’è danno arrecato non ci può essere nemmeno reato.


Mercoledì 18 Maggio 2005


 

Su" Foro Romano" n.2-3/05   a cura del Consiglio dell' Ordine degli Avvocati di Roma vi e' anche un articolo sul  convegno dei Giuristi Democratici  e del Forum Liberta' di Movimento all'aula magna della Corte di Appello  di Roma del 17 maggio - vedi sito GD - dal titolo: "Nuove frontiere della tutela dei diritti sociali alla luce dei diritti costituzionali" ( alla voce :Attivita' del Consiglio).