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Cassazione: assolto il brigadiere della finanza che su internet
criticò il suo comandante
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LECCE - Assolto dalla Corte di Cassazione un brigadiere della Guardia di
Finanza del nucleo di polizia tributaria di Lecce, Giovanni Surano, che
aveva denunciato, sotto pseudonimo, con un post su un forum in rete, i
metodi «da Gestapo», ossia vessatori, usati dai più alti in grado. La
pressione esercitata era tale che anche l’utilizzo della toilette era
monitorato dai superiori. E non solo. Il brigadiere rese pubblico che
anche la consumazione “al volo” di uno spuntino era per il comandante
inaccettabile. Guai, perciò, a mangiare un cracker, una mela o un
panino.
Con sentenza del 13 giugno scorso, la prima sezione penale della Corte
di Cassazione ha stabilito che «accostare per metafora alla Gestapo un
ufficiale della Guardia di finanza che ha commesso vessazioni e
persecuzioni nei confronti del personale dipendente, addirittura
impiegando indebitamente un militare disabile, non può costituire offesa
nei confronti di quell’ufficiale, ma esercizio di un diritto di critica
che la Costituzione riconosce anche ai militari della Guardia di
finanza».
In sintesi la Suprema corte ritenne che si dovesse riconoscere anche ai
militari delle fiamme gialle «il diritto costituzionale di critica». Un
diritto tanto più legittimo perché i fatti erano stati accertati,
durante il dibattimento, dalle testimonianze. Per la sua denuncia,
veicolata su Internet, nel febbraio del 2007, Giovanni Surano era stato
processato dal tribunale militare con l'accusa di diffamazione aggravata
nei confronti di due ufficiali in servizio al Comando provinciale delle
Fiamme Gialle di Lecce.
In Appello, nel 2012, il finanziere fu condannato a quattro mesi di
reclusione militare. Ma nel maggio del 2013 la Cassazione annullò con
rinvio la condanna del brigadiere chiedendo un processo più equo nei
confronti dell’imputato.
Quindi? Si aprì l'Appello bis e la condanna a carico di Giovanni Surano
fu ridotta a due mesi di reclusione e 500 euro di risarcimento per i
danni in favore di uno dei due ufficiali. Una pena ridotta perché in
quella sede fu provato che l'ufficiale ordinava «continui e ripetuti
controlli a sorpresa» eseguiti da «personale distolto dai compiti di
servizio», ispezionava «personalmente che nessuno consumasse un qualche
alimento durante il servizio (anche annusando l'aria e controllando i
cestini getta carte)». L’ufficiale, inoltre, «frazionava i servizi
esterni per impedire la fruizione dei buoni pasto» e, cosa più grave,
aveva adibito a servizi esterni un militare che era esonerato da tali
compiti «per gravi invalidità di servizio» e che non poteva così
servirsi frequentemente del bagno come richiedevano le sue compromesse
condizioni di salute.
Per aver definito questa situazione come vessatoria, oppressiva e
persecutoria, il brigadiere era stato assolto nell’Appello bis che però
non gli perdonava di aver definito la catena di comando come «Gestapo
salentina» e «Stato di terrore» il “regime” che si viveva nel nucleo di
Lecce.
Ora, accogliendo totalmente il ricorso del brigadiere-imputato, la
Cassazione ha affermato che queste espressioni sono «evocative di
gestioni esasperate e antidemocratiche del potere poliziesco», ma
siccome sono accompagnate da «adeguata base fattuale», non possono
considerarsi «estranee al diritto di critica o eccedenti i valori
democratici e gli interessi umani che l'imputato pretendeva di
difendere».http://www.quotidianodipuglia.it/lecce/cassazione_assolto_brigadiere_finanza_critico_suo_comandante/notizie/861493.shtml
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