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Oliver Cromwell
Necessity has no law (la necessità non ha legge)
http://www.sinistrads.it/articolo.php?idpost=506
17 Maggio 2005
La tutela dei diritti sociali alla stregua dei
principi costituzionali
a cura di: Ferdinando Imposimato
1. Ringrazio i giuristi democratici, Libertà di movimento e la rete per
il reddito sociale per avermi invitato a questo incontro sui diritti
sociali e sulla Costituzione. Qui parlo a nome della sinistra DS per il
socialismo guidata da Cesare Salvi, ed a nome dell’ANPI ( associazione
nazionale partigiani d’Italia), di cui mi onoro di fare parte , e del
suo presidente Massimo Rendina chi vi invia i suoi saluti ed il suo
sostegno. Non potevo restare insensibile ad una richiesta che mi viene dai
movimenti, che hanno svolto un ruolo fondamentale nelle grandi lotte
sociali del terzo millennio, accelerando la crisi di un governo
conservatore in cui la oligarchia al potere, nonostante le sconfitte
elettorali , continua nella sua politica liberista , liberticida e
guerrafondaia. . Molti di noi, cittadini, magistrati ed avvocati si sono
riconosciuti nelle battaglie dei movimenti in difesa della democrazia ,
della Costituzione, della indipendenza dei giudici, della dignità del
lavoro, del diritto alla casa, alla salute , alla libertà di stampa, alla
uguaglianza dei cittadini contro i privilegi di pochi, ed hanno guardato
ad essi come ad una grande promessa di rinnovamento,
2. .I movimenti pacifici e spontanei sono stati la novità politica
fondamentale di questi ultimi tempi. La nascita e la crescita dei
movimenti hanno consentito la partecipazione di milioni di persone al
cambiamento della politica riportando le istanze dei cittadini emarginati
al centro della vita del paese , battendosi per la difesa dei diritti
inalienabili garantiti dalla Costituzione, diritti messi sempre più in
pericolo da una politica neoliberista e antisolidale, che ha ridotto alla
fame ed alla disperazione milioni di persone, private delle risorse
essenziali .
L’apporto dei movimenti contro leggi liberticide è stato fondamentale,
creando un clima favorevole alle decisioni della Corte Costituzionale che
ha abrogato le leggi sulla immunità , ed in parte sul condono e sulla
immigrazione.
3. Certo, nessuno pensa che i movimenti possano sostituire i partiti ed i
sindacati che restano i pilastri della democrazia e delle conquiste dei
lavoratori e con i quali occorre interagire. Ma tutti siamo convinti che
essi possono ancora svolgere un ruolo politico fondamentale in questa fase
ridando unità alla sinistra sui problemi laceranti quali quello della
pace , del lavoro , della sanità e della scuola .. I movimenti debbono
continuare ad essere la coscienza critica della opposizione, spingendo per
un rinnovamento reale , per evitare che dopo la possibile vittoria alle
politiche del 2006 le cose restino come sono adesso.
4.Essi possono ancora essere i protagonisti di una democrazia diretta
mobilitando milioni di elettori a votare oggi per la laicità dello Stato
abrogando la legge sulla fecondazione assistita, ed in seguito per il
referendum abrogativo delle riforme eversive che la maggioranza si accinge
ad approvare per intaccare i diritti inalienabili alla dignità del
lavoro, alla sanità, alla scuola , attraverso un attacco alla centralità
del parlamento , al ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica ,
alla indipendenza della Corte Costituzionale, alla scuola ed alla sanità
..
5.I movimenti restano, pur con le loro contraddizioni e i loro errori, un
nuovo soggetto politico, un alveo nel quale sperimentare forme nuove,
storicamente inedite, della Politica come democrazia diretta, radicale,
libera da schematismi e simbologie tradizionali. Per questo occorre
superare divisioni e personalismi per ricreare un unico grande movimento,
sintesi di tanti movimenti , che favorisca il rinnovamento, respingendo le
provocazioni terroristiche e antidemocratiche simili a quelle che si
insinuarono, strumentalizzarono e segnarono la fine del movimento del 68 e
poi del 77, favorendo con i loro errori la strategia della tensione di
matrice fascista iniziata dalla strage di piazza Fontana, e facendo
arretrare negli anni- settanta le conquiste sociali costate tanti
sacrifici al movimento operaio..
6.Ma i partiti e i sindacati non possono ignorare i movimenti tentando di
relegarli in un angolo , essi devono accettarli come parte essenziale
delle battaglie sociali e del fronte di lotta in difesa dei lavoratori. I
movimenti devono continuare ad essere un soggetto che rifiuta la politica
come burocratica amministrazione dell’esistente, per una politica che,
fuori dalle sedi istituzionali, attui forme di lotta democratica colmando
i vuoti e le inerzie del sistema dei partiti e dei sindacati.
Per questo i movimenti devono uscire dal ghetto in cui sono stati sospinti
anche per le divisioni interne , crescendo sempre più ed allargando la
loro strategia su obiettivi precisi e facilmente individuabili.
Respingendo il tentativo sempre presente di presentare i movimenti come
qualcosa di intermedio tra l’eversivo e il velleitario.
7.La forza del movimento sta ancora oggi nella giustezza delle sue
battaglie contro il processo di mondializzazione dell’economia, nel
quale i ricchi diventano sempre più ricchi ed i poveri ancora più
poveri. La realtà ha fatto cadere il mito illusorio di un mondo destinato
ad un progresso prodigioso per la costruzione di un villaggio globale
paradiso delle giustizia sociale. Al contrario vi è stato una involuzione
conservatrice con la concentrazione del capitale nelle mani di pochi
gruppi oligopolistici , la crescente emarginazione dei ceti meno abbienti
ed una disoccupazione e sottoccupazione endemica. 8.Il fallimento della
globalizzazione è confermata da una recessione infinita , dalla crisi
della new-economy e dal crollo delle borse che ha messo in evidenza la
illusorietà della crescita degli anni novanta. E dal ricorso alla guerra
preventiva come rimedio estremo del capitalismo selavaggio per fare fronte
all’assenza di sviluppo.
La crescita del divario di ricchezza tra ricchi e poveri, la minaccia di
nuove guerre preventive, lo sfruttamento sempre più intensivo del lavoro
e la distruzione dell’ambiente, la limitazione dei diritti sociali e
l’esclusione dei cittadini dalle decisioni più importanti sono i
risultati della globalizzazione .
.9.I movimenti possono tornare ad essere i protagonisti della stagione
della rinascita, se riusciranno a muoversi democraticamente per lottare
contro un potere conservatore preoccupato della opposizione della società
civile, se riusciranno ad essere una forma viva di antagonismo ad un
sistema di potere ormai asfittico e superato, se riusciranno a respingere
le infiltrazioni dei provocatori riconoscendoli fin dall’inizio, se
riusciranno a non travalicare quel limite sottile al di là del quale è
la violenza suicida, alleata del potere conservatore.
10.Oggi abbiamo il dovere di essere solidali con quei cittadini che ,
spinti da bisogni estremi, hanno attuato forme di lotta sociale ed hanno
agito a sostegno dei senza casa , dei senza lavoro e dei senza reddito in
tutta Italia in difesa di diritti inviolabili garantiti dalla
Costituzione. Noi siamo per la tutela della legalità che significa
rispetto delle leggi penali ma anche della legalità costituzionale e cioè
rispetto dei diritti esistenziali garantiti dalla Costituzione,
riconoscendo che coloro che hanno agito per la difesa della casa e del
lavoro hanno agito in buona fede.. E riconosciamo che proprio grazie alla
lotta in difesa dei diritti umani sono stati possibili risultati insperati
e benefici per i cittadini più svantaggiati. Come quello di bloccare nel
Lazio migliaia di sfratti che avrebbero leso il diritto alla vita ed alla
casa, grazie anche ad una coraggiosa ordinanza del Prefetto Achille Serra
che ha sospeso gli sfratti esecutivi salvando migliaia di famiglie dal
lastrico e rischiando l’accusa di omissione di atti di ufficio. Ed
ottenendo l’impegno delle istituzioni locali a fornire agli sfrattati
case popolari.
E dobbiamo anche riconoscere che in molti luoghi la mobilitazione e la
lotta di migliaia di cittadini e dei movimenti hanno prodotto la chiusura
di siti destinati a rifiuti radioattivi , come a Scanzano, e di discariche
abusive in cui la criminalità organizzata smaltiva tonnellate di rifiuti
tossici e nocivi, come ad Ariano Irpino. Nell’inerzia e spesso con la
complicità delle autorità che avevano il dovere di intervenire. Ma
dobbiamo riconoscere che i movimenti sono scesi in campo anche per
difendere l’indipendenza dei giudici e dei PM da riforme eversive ed
incostituzionali. Occorre riconoscere che senza quelle lotte quei
risultati non sarebbero stati raggiunti. E occorre anche prendere atto che
laddove sono mancate le lotte sociali e la mobilitazione dei movimenti , lì
i diritti dei cittadini non sono stati tutelati, poiché le discariche e
le cave abusive gestite dalla camorra e dalla mafia che distruggono
l’ambiente e ledono la salute dei cittadini continuano nella violazione
dei diritti inviolabili. .
Cosa fare?
11. Occorre partire dalla necessità delle lotte sociali per la tutela dei
diritti inviolabili garantiti dalla Costituzione agli artt 1, 2 e 3. Anche
se occorre evitare azioni che pongono in contrasto con il codice penale.
Tuttavia occorre anche riconoscere che per molti dei reati commessi
durante le lotte sociali, il codice prevede pene sproporzionate rispetto
ai beni tutelati.. Si tratta di reati che fanno parte di un codice penale
figlio del fascismo. Un codice che da sessanta anni è rimasto quello che
era. Mentre occorreva ancorarlo ai principi solidaristico sociali sanciti
dalla Costituzione.
12.Oggi è tempo di adeguare le varie fattispecie di reati alle nuove
realtà e le sanzioni a nuove esigenze di risocializzazione . Seguendo
quell’orientamento della dottrina prevalente ( Mantovano e Fiandaca
Musco) e della giurisprudenza più avanzata secondo il quale il diritto
penale, il carcere, la pena devono essere l’estrema ratio nel sanzionare
nuove forme di agire sociale .
Il sistema penale vigente va dunque depurato da quei delitti di pura
creazione politica che tendono a colpire le lotte sociali e va riformato
nella entità delle pene . che devono essere ridotte per alcuni reati e
aumentate per altri.
Occorre adeguare le scriminanti alla nuova realtà sociale, ed escludere
dall’area della rilevanza penale comportamenti che pur costituendo
formalmente reati, presentano una carica di offensività così esigua da
non giustificare il ricorso alla pena ed alla detenzione. Tanto più in un
momento storico in cui pericolosi bancarottieri, falsari e truffatori ,
responsabili della sparizione di miliardi di euro in danno di migliaia di
piccoli risparmiatori, sono soggetti ad un regime sanzionatorio molto più
mite. E leggi ad personam riducono le pene per impedire gli arresti e
favorire la prescrizione dei loro crimini.
13.Occorre battersi per la concessione della amnistia e dell’indulto ai
detenuti per reati di modesto allarme sociale , tanto più che una forma
di amnistia anticipata avvantaggia i grandi criminali responsabili di
bancarotta e di falso in bilancio con il meccanismo della riduzione delle
pene e della prescrizione anticipata. Si tratta di un fatto di giustizia
sostanziale che non presenta i caratteri della pericolosità sociale. Sono
ben più pericolosi coloro che devastano l’ambiente, che mettono in
pericolo la salute, che fanno speculazioni ignobili ai danni degli
inquilini, che speculano impunemente sui piccoli risparmiatori, cui
rapinano il frutto del risparmio di anni di duro lavoro, che si pongono in
conflitto di interesse con il bene comune, facendo interessi privati. .
Per questi occorre prevedere nuovi reati e pene severissime, alla stregua
di altri paesi europei ed in conformità dei principi costituzionali che
tutelano il risparmio , l’ambiente e la salute..
14.Per quanto riguarda i processi in corso, nella fase di crisi economica
che viviamo, personalmente ritengo che il ricorso al codice penale debba
essere ispirato al favor libertatis, per superare drastiche contraddizioni
tra la legge scritta e nuove istanze di giustizia sociale. Attraverso una
interpretazione evolutiva della legge secondo la nuova Costituzione e la
nuova realtà sociale. E fermo restando il rispetto dell’autonomia della
magistratura, condividiamo la scelta di quei giudici che rinunciano
all’adozione di misure cautelari per reati commessi in un particolare
momento di crisi, in presenza di una devastazione sociale senza
precedenti. Tanto più che i resposnsabili possono godere
dell’attenuante di avere agito “per motivi di particolare valore
morale e sociale” prevista dall’articolo 2 del CP. Per avere commesso
il fatto con lo scopo altruistico di procurare a famiglie senza reddito
beni esenziali alla loro esistenza a prezzi accessibili. Condividiamo
l’opera di magistrati coraggiosi che in ogni sede respingono ricorrono
ad una estensione del campo delle scriminanti le quali, accanto alla
legittima difesa e stato di necessità, presentano una larga zona di
variabili, tutte ispirate al criterio del danno. Magistrati come Gennaro
Francione tendono sempre più ad escludere il carattere
dell’antigiuridicità penale quando manca il danno. In ciò anticipando
la riforma del diritto penale elaborata da Carlo Nordico che codifica il
principio della offensività e cioè del danno come presupposto del reato.
Occorre riformare il diritto penale del privilegio , tipico di una società
strutturata su profonde discriminazioni, proiettato nella difesa delle
parti economicamente più forti a danno della parte più debole, e perciò
a garantire la uguaglianza più tra eguali che tra diseguali. Per fare
venire alla luce un diritto penale della libertà e dei diritti umani, che
in un’equilibrata sintesi della sfera sociale e della libertà, da un
lato tuteli i diritti fondamentali dei cittadini, dall’altro gli
interessi della collettività e le istituzioni democratiche contro le
aggressioni di chiunque. |
Lo spazio dei movimenti
by Laboratorio delle reti sociali Monday, Mar. 20, 2006 at 2:51 PM
mail:
Appello per un “Laboratorio delle reti sociali”
L’unico linguaggio con cui la politica ufficiale, quella di partiti e
istituzioni, ormai si esprime, è quello di una interminabile e vuota
campagna elettorale. Questo ci offre la misura della crisi irreversibile
in cui versa la democrazia rappresentativa che conosciamo.
Questa crisi, di cui oggi si può parlare in termini globali, apre
scenari diversi. Da un lato riduce la politica istituzionale ad una forma
di degenerazione a tutti visibile: una somiglianza di fondo degli
indirizzi dei governi di centrodestra o centrosinistra (precarietà, Cpt,
guerra, grandi opere, amnistia…), l’affannosa ricerca, senza pudore
alcuno, di denaro attraverso ogni tipo di speculazione. Dall’altra apre
grandi spazi e grandi interrogativi: come costruire nuova democrazia, come
resistere alle ingiustizie imposte dal neoliberismo, come autovalorizzare
la ricchezza sociale fatta di relazioni, cooperazione, creatività,
desideri?
Noi crediamo che i movimenti sociali, che in questi anni abbiamo
conosciuto e di cui siamo stati parte, possano essere i laboratori in cui
cercare queste risposte. Si tratta di una vera e propria costellazione di
soggetti sociali del conflitto: le sfide no-global e no-war, le lotte del
lavoro precario e di quello dipendente, quelle degli studenti e dei
migranti, le straordinarie battaglie sociali e ambientali che hanno scosso
il paese (da Scanzano fino alla Val di Susa), la lotta per la casa e la
crescente centralità del sindacalismo di base. Movimenti e conflitti
parziali che innanzitutto hanno affermato e affermano la loro “autonomia”
dalle istituzioni. Non per ideologia o per vezzo radical-chic, tantomeno
per vocazione minoritaria alla residualità, piuttosto come tratto
costituente di un’altra politica. Movimenti fuori dai partiti, poiché
è l’autonomia che consente di poter cercare liberamente, di poter
immaginare senza limitazioni cosa c’è oltre un sistema in crisi.
Movimenti che hanno alluso alla costituzione di nuovi spazi pubblici,
autorganizzati, in cui il consenso non è separato dalla condivisione e
dalle pratiche di conflitto. Lotte che, in forme diverse e a volte lontane
tra loro, hanno fatto e fanno riferimento, però, ad comune “diritto di
resistenza”.
L’autunno trascorso è stato segnato, in questo senso, da battaglie
estremamente significative. La centralità dei soggetti sociali, dagli
studenti nelle università allo “sciopero sociale” della Val di Susa,
materializza positivamente quel passaggio di maturazione del movimento
no-global e no-war di cui già le lotte dei precari e sul reddito (MayDay,
6 novembre, battaglie sul carovita, le vertenze del sindacalismo di base),
avevano dato segnalazione.
Noi crediamo che la stagione attuale di lotte e conflitti sociali
diffusi, possa essere supportata, estesa e valorizzata da una spinta
comune per la ricomposizione, soggettiva e collettiva, che assuma e
condivida nelle differenze, un programma comune.
Facciamo appello a tutti (reti sociali, esperienze locali di movimento,
gruppi e singolarità) perché questi mesi di circo elettorale siano
attraversati da un’altra campagna, quella dei movimenti.
Non abbiamo in mente una sintesi, tantomeno una scorciatoia
organizzativa. Piuttosto, ciò che ci sta più a cuore è la sfida,
problematica e sempre aperta, dello spazio pubblico. Cosa significa spazio
pubblico laddove i conflitti assumono una declinazione sempre più sociale
e diffusa? Non sarà certo la sommatoria della sigle e dei cartelli
organizzati a risolvere il problema. C’è bisogno di un processo,
articolato e complesso, dove i protagonisti diretti delle lotte possano
trovare momenti di espressione e di tessitura comune. Un processo, ovvero
un percorso fatto di tappe, anche diverse, che segnalano momenti di
verifica e di sperimentazione. Un percorso che faccia dello spazio
pubblico una composizione non lineare, non scontata, ma ricca, reticolare,
molteplice.
In particolare proviamo, come contributo parziale, a dare alcune
indicazioni, alcune scadenze a nostro avviso importanti, e a fare una
proposta.
- La grande “street parade” antiproibizionista dell’11 marzo
contro la nuova legge Fini, proibizionista e liberticida, sulle dorghe e l’uso
di sostanze. È evidente che la questione neo-autoritaria imposta dalle
destre esiga una risposta fatta di resistenza attiva, una campagna per l’abrogazione
che non preveda ambiguità o tentennamenti.
- Il 18 marzo e la mobiliazione mondiale contro la guerra. Sfida
irrinunciabile, a pochi passi dalle elezioni, ridefinire un quadro ampio e
plurale di voci e di pratiche contro la guerra, affinchè le truppe
vengano ritirare e un passo di rottura non ipocrita venga segnato nei
confronti della guerra globale bushista. Ci sembra che il discorso sul “diritto
di resistenza”, liberato da ogni coloritura ideologica o minoritaria,
possa rappresentare lo spazio politico-conflittuale dei movimenti e delle
esperienze sociali che non vogliono arrendersi alla logica ordinativa
della guerra e della dominazione militare.
- Il processo dell’EuroMayDay che, dopo la straordinaria
proliferazione europea (da Parigi a Malaga, da Amburgo a Londra, da
Maribor a Barcellona) dello scorso anno, tenta di saldare la qualità di
un evento non pacificato e conflittuale con la permanenza e la continuità
di processi di autorganizzazione del lavoro precario.
- Il 25 marzo con il Convegno di Roma (università La Sapienza ore
10:00) organizzato dal “Forum libertà di movimento” sui temi : 1)
Amnistia; 2) depenalizzazione delle lotte sociali ; 3) chiusura dei Cpt ;
4) antiproibizionismo. Un’ulteriore occasione per sviluppare percorsi
già avviati di critica radicale ai dispositivi di controllo e alle
istituzioni totali.
Alcune indicazioni di percorso dicevamo, nella speranza che a queste se
ne aggiungano molte altre.
La proposta è altrettanto aperta, si tratta di un esperimento al quale
altri ne possono fare seguito.
- Il 26 marzo a Roma, presso il cinema Tibur (via dei sabelli, San
Lorenzo), a partire dalle 10:00, proponiamo di dare vita ad un Laboratorio
delle reti sociali. Un Laboratorio, perchè segnato dal carattere
sperimentale e aperto, dove possano trovare voce le battaglie e i
conflitti sociali che hanno animato gli ultimi mesi: le lotte per la
cittadinanza e contro i Cpt, quelle per il reddito, la casa e contro la
precarietà, le grandi battaglie ambientali, le forme di resistenza alla
guerra e per il ritiro immediato delle truppe, i conflitti sul sapere e la
sua circolazione, l’antiproibizionismo. Uno spazio comune dove provare a
valorizzare la relazione tra i protagonisti sociali delle lotte, affinchè
comuni elementi di programma possano iniziare a prendere forma.
Molte altre cose accadranno in queste settimane, molte le voci del
conflitto che ci auguriamo trovino forza e passione. L’ambizione che ci
sembra più comune, e che sta al cuore di questo appello, è connettere e
far dialogare queste cose tra loro diverse, dare spazio ad una
comunicazione che non rinunci alla radicalità e all’autonomia, ma
faccia piuttosto di questi terreno irrinunciabile di una nuova politica,
quella per nulla minoritaria e silenziosa dei movimenti. In una frase, il
linguaggio vivo dell’altra campagna.
Forum “Libertà di movimento”, Rete per il reddito sociale e i
diritti, Esc – atelier occupato (Roma), Astra 19 spa (Roma), Action
(Roma), Federazione nazionale RdB-CUB, CUB scuola, RdB precari
autorganizzati (Napoli), Radio Città Aperta, Movimento antagonista
toscano, CSO Terra di nessuno (Genova), Ass. Ya Basta!, Forum Palestina,
circolo Arci Agorà (Pisa), Comunità resistenti (Marche),
Area condivisa della disobbedienza sociale: [[ C.S. Crocevia
(Alessandria), Cantiere (Milano), ADL Sportelli degli Invisibili
(Nord-est), Razzismo stop (Nord-est), Agenzia sociale per la casa
(Nord-est), Casa delle culture (Trieste), SOS casa (Trieste), Sportello
degli invisibili (Monfalcone), CSO Clandestino (Gorizia), Tana Liberatutti
(Trento), Officina sociale (Trento), Capannone sociale (Vicenza), Coord.
Studenti medi (Vicenza), Coord. LiberaZone (Schio – Vi), CSO Pedro
(Padova), Copyriot Cafè (Padova), Global-Students (Padova), Coll. Fuori
Controllo (Monselice – Pd), CSO Rivolta (Marghera – Ve), Laboratorio
Morion (Venezia), Coord. Migranti (Verona), Cantiere sociale ChioggiaLab (Chioggia
– Ve), Coll. Rebelde (Conegliano – Tv), C.S. TPO (Bologna),
Laboratorio sociale Aq 16 (Reggio Emilia), Laboratorio occupato PAZ
(Rimini) ]], Laboratorio Diana (Salerno), Comitato migranti (Napoli),
Laboratorio occupato Insurgencia (Napoli)
Info: 347/8915605, 347/1779421, 339/5350520
pubb. su indimedya
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INCONTRO NAZIONALE
AMNISTIA, ART. 79, CODICE PENALE
SABATO 25 MARZO 2006 ore 9,00
Università La Sapienza di Roma
Facoltà di Giurisprudenza
Sono migliaia le persone che, in varie città italiane, sono oggi
sottoposte a procedimento penale per aver rivendicato la soddisfazione dei
propri diritti e il rispetto di fondamentali principi normativi dell’ordine
interno ed internazionale.
La casistica è apparentemente piuttosto varia, sia dal punto di vista
delle iniziative incriminate che da quello delle fattispecie penali
individuate dagli inquirenti, ma va rinvenuto un preciso filo conduttore,
che è la volontà, inaccettabile per uno Stato che si definisce
democratico, di delegare al diritto penale e alla magistratura penale la
soluzione di problemi sociali e politici importanti e complessi,
procedendo ad una vera e propria criminalizzazione di istanze che
dovrebbero trovare ben altre sedi e modalità di risposta.
Il nostro Paese, che è uscito da anni di grave pericolo per le
istituzioni democratiche, sconfiggendo ogni forma di terrorismo, interno
ed internazionale, ha oggi le carte in regola per superare definitivamente
tali impostazioni superate e pericolose, affermando in pieno le regole
dello Stato di diritto anche e soprattutto in rapporto alle forme di
conflitto sociale che trovano un’espressione democratica, pacifica e di
massa.
Non può non essere rilevato, da tale punto di vista, il rapporto tra
le lotte in questione e la realizzazione di grandi principi previsti dall’ordinamento
interno e internazionale, come
- la necessità di mettere definitivamente fuori dalla storia la guerra
(art. 11 della Costituzione italiana, preambolo e art. 2, par. 4, della
Carta delle Nazioni Unite) e il razzismo (art. 3 della Costituzione
italiana, art. II, 81 del Trattato costituzionale europeo; Convenzioni
stipulate sotto gli auspici del Consiglio d’Europa e delle Nazioni
Unite);
- i fondamentali diritti sociali, economici e culturali al lavoro (art.
4 della Costituzione italiana, art. II, 75 del Trattato costituzionale
europeo; art. 6 del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e
culturali), alla casa (art. 47 Costituzione; art. 11 del Patto
internazionale sui diritti economici, sociali e culturali), alla salute e
all’ambiente (artt. II, 95 e II. 97 del Trattato costituzionale europeo;
art. 12 del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e
culturali);
- l’altrettanto fondamentale diritto alla coalizione, organizzazione
e lotta sindacale (artt. 39, 40 della Costituzione, Patto internazionale
sui diritti economici, sociali e culturali, art. II, 88 del Trattato
costituzionale europeo; art. 8 del Patto internazionale sui diritti
economici, sociali e culturali).
Molto si è parlato in Italia, negli ultimi anni, di garantismo. Spesso
però lo si è fatto in maniera ambigua e per promuovere e tutelare i
diritti di ristrette minoranze e discutibili prassi, purtroppo ancora
diffuse, che antepongono interessi privati al conseguimento del bene
pubblico.
Riteniamo invece che il miglior modo di restituire a tale concetto il
suo valore effettivo ed originario e la sua potenzialità positiva, sia di
coniugarlo in relazione alle lotte per la realizzazione dei principi di
uguaglianza e di giustizia sociale.
In un’ottica effettivamente e genuinamente democratica, le istanze
espresse dai settori e movimenti sociali, non devono essere represse e
criminalizzate; esse al contrario devono costituire l’alimento della
dialettica democratica e spronare le istituzioni e la società a
conseguire nuovi obiettivi e traguardi, migliorando la qualità della
convivenza civile.
Solo in tal modo sarà possibile, dando vita a una nuova stagione di
contrattazione sociale e di pacifico sviluppo delle lotte sociali e
democratiche, pervenire a una maggiore realizzazione dei principi
fondamentali della nostra Costituzione, che coincidono con quelli dell’ordinamento
internazionale ed europeo.
Proponiamo un incontro nazionale per parlare ancora una volta di
Amnistia e art. 79 della Costituzione ma anche di riforma del nostro
codice penale, organizzando il confronto in tre tavoli tematici a cui sono
invitati i movimenti, gli operatori del settore e le istituzioni
- migranti e CPT
relatore Avv. Maurizio Cossa
- antiproibizionismo
relatore Avv. Roberto De Vita
- non punibilità delle lotte sociali
relatore Dr. Ferdinando Imposimato
Obiettivo di questo incontro sarà quello di dar vita alla
· promozione di iniziative legislative per la messa a punto di
esimenti e attenuanti per i reati motivati da istanze sociali;
· promozione di iniziative di amnistia e indulto per tali reati.
Roma, 10 marzo 2006
Forum Libertà di Movimento
Ai tavoli ci sarà il dr. Gennaro Francione, autore della SENTENZA
ANTICOPYGHT e autore del recente LE NUOVE FRONTIERE DELLA DROGA: LA VIA
MEDICINALE, Progresso Giuridico, Roma 2005.
Egli, fondatore del Movimento per il Neorinascimento della Giustizia,
si batte per una nuova giustizia che sostituisca all'attuale diritto
penitenziale(medioevale e repressivo), il nuovo diritto medicinale, basato
su cura, sanzioni e misure di sicurezza per la repressione dei reati con
l'ausilio delle nuove tecnologie, della psicoterapeutica, e grazie
all'estensione del controllo dei devianti direttamente sul territorio. Nel
crimine, in prospettiva neoumanistica, non dovrà più contare quello che
si è fatto, ma perché lo si è fatto e quale il rimedio per prevenire e
guarire. Da ciò i suoi interventi al 25 marzo saranno improntati
all'affermazione dell'amnistia estesa, alla tutela solidale
degl'immigrati, all'antiproibizionismo in materia di droga e alla poderosa
assunzione delle scriminanti sociali.
UNIONE EUROPEA GIUDICI SCRITTORI(EUGIUS): LA NUOVA
UNIONE DEI GIUDICI UMANISTI D'EUROPA:
http://www.antiarte.it/eugius
http://italy.indymedia.org/news/2006/03/1026386.php
http://www.comunicati.net/comunicati/societa_civile/associazioni/21754.html
http://www.capitoloprimo.it/lapilli/?p=360
http://www.buongiornoroma.it/index.php?module=CMpro&func=viewpage&pageid=102
http://italy.indymedia.org/news/2006/03/1026938.php
http://www.altremappe.org/mdpro/modules.php?op=modload&name=News&file
=article&sid=294&mode=thread&order=0&thold=0
http://www.comunicati.net/comunicati/societa_civile/associazioni/21879.html
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