Vaffanculo
Home Up Articoli Tutela diritti sociali Legittima difesa sociale Scriminante estetica Furto di prosciutti Furto di pigne Contesto esegetico Principio di offensività Occupazione necessitata Pro vu cumpra Giustificato motivo Falciatori di OGM Sentenza Tv Sferica Caso Welby Lavavetri megacriminali? Vaffanculo Scriminanti  civilistiche Ragazzate Adempimento di un dovere Detenzione disumana Forza maggiore Scriminanti culturali Cleptomania Compassione filiale Rifiuto ordine illegittimo Consenso presunta parte offesa Mancanza dolo specifico Diritto di critica militare Minievasione Giurisprudenza recente Diritto alla salute Diritto di alloggio Assolto x tenuità del fatto Cassazione assolve per fame Scriminante fine terapeutico Ignorantia legis excusat Scriminante culturale Scrimninante umanitaria Ludopatia Scriminante sonnambulismo Tenuita' Fatto Scriminante macchiettistica Diritto d'incatenamento Linguaggio equivoco Ad Impossibilia nemo tenetur

 

D: 7175  Intervento da: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Data: domenica 23 settembre 2007 Ore: 18.36

VAFFANCULO NON E' PIU' UNA PAROLACCIA!!!

Fonte: www.ilgiornale.it


Mandare al diavolo in modo volgare una persona, cioè dirgli pubblicamente «vaffanculo» non è offensivo. Almeno non da un punto di vista penale. È la Cassazione a dichiararlo, nella sentenza n. 27966, una decisione che ha già suscitato un mare di polemiche e di reazioni scandalizzate.
Ma restiamo ai fatti. Il luogo: una tavola rotonda. I partecipanti: consiglieri comunali, cioè rappresentanti delle istituzioni. Gli argomenti scottano, gli animi si scaldano. Il vice sindaco dice al un consigliere:
«Si ci deve vergognare di essere comunisti». Il ricevente, di tutta risposta, gli manda un «vaffa… » con slancio.
Lo «scambio di vedute» non avrebbe probabilmente avuto alcun seguito se i due duellanti fossero stati soli e chiusi tra quattro mura. Invece la discussione era pubblica e l’offeso non ha ritenuto dover archiviare l’episodio sgradevole. E così ha querelato il consigliere per ingiuria. Il Tribunale di Giulianova ha assolto il politico maleducato, la Corte d’appello lo ha condannato per ingiuria mentre la V sezione penale della Cassazione ha annullato la sentenza senza rinvio. Con delle motivazioni a sfondo sociale più che giuridico:
«Vi sono delle parole e anche frasi che, pur rappresentative di concetti osceni o a carattere sessuale, sono diventate di uso comune e hanno perso il loro carattere offensivo, prendendo il posto, nel linguaggio corrente, di altre aventi significato diverso che invece vengono utilizzate sempre meno».
Ecco gli esempi: «Un simile fenomeno - spiega infatti il Collegio - si è verificato rispetto a numerose locuzioni, quali ad esempio: “me ne fotto al posto di non mi cale” , “è un gran casino” in luogo di “è una situazione disordinata” , “vaffa…”, al posto di “non infastidirmi, non voglio prenderti in considerazione, lasciami in pace».

Se dunque, la società diventa volgare, la Corte si adegua e cancella parole storicamente ingiuriose che attualmente vengono utilizzate in modo gergale. Nessun paletto dunque, al buon gusto, alla buona educazione e alla correttezza di linguaggio che almeno i politici dovrebbero tenere in pubblico.
La Cassazione non fa distinzioni di categoria ma solo di gerarchia. La Corte ha infatti ha precisato che le parolacce sono tollerate solo se vengono scambiate fra pari. Infatti, nel caso concreto «la parola incriminata fu pronunciata da un consigliere nei confronti di un altro e la condotta verbale dell’imputato rappresentò una maleducata e volgare manifestazione di insofferenza, ma non fu tale da offendere l’onore e il decoro dell’interlocutore».
rip. su http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=7157