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SENTENZA
ANTICOPYRIGHT E CYBERAGONIA DEL DIRITTO D'AUTORE
di
Gennaro Francione
Se il copyright attuale è antiumanesimo, sopraffazione economica e
morale dell'uomo sull'uomo con la scusa dell'arte, ben venga
l'anticopyright. Essere giusti non significa sempre accettare lo status
quo.
Le quattro sentenze anticopyright emesse dallo scrivente il 15
febbraio 2001, che assolvevano quattro extracomunitari venditori per
strada di cd contraffatti per stato di necessità, sono state una
rivoluzione globale e personale.
Da quell'atto di coraggio, in apparenza stridente con il ruolo di
un giudice ma comprensibile perché dietro quel ruolo istituzionale c'è
il fondatore del movimento Antiarte 2000, è nato uno scossone tra gli
oligopoli produttori di arte ad altissimo costo ma soprattutto un plauso
incondizionato in rete. Subivo, intanto, in seguito a un'interrogazione
parlamentare un'azione disciplinare ministeriale per quelle sentenze
ritenute "abnormi", fortunatamente conclusa con un
proscioglimento. Il CSM ribadiva la correttezza dei principi esposti in
quelle pronunce e insieme la libertà e l'indipendenza della magistratura
soprattutto in rapporto alla facoltà di portare avanti nuove visioni del
mondo e della giustizia. Ed è così che l'entusiasmo è aumentato e con
esso la voglia di approfondire quella cyberrivoluzione che avevo intuito e
portato avanti nel mio verdetto.
La sentenza è rivoluzionaria perché abbatte in
re il sistema del copyright rilevando che
La norma repressiva di base, la
protezione penalistica - e non meramente civilistica del diritto d'autore
- è desueta di fatto per l'abitudine di molte persone di tutti i ceti
sociali, che, in diuturnitas,
ricorrono all'acquisto di cd per strada o scaricano MP3 da Internet. Anche
grossi network come Napster si sono mossi da tempo in senso anticopyright
e hanno permesso copie di massa dell'arte musicale. Fenomeno appena
sfiorato dalle recenti sentenze degli USA che si sono espresse nel senso
di regolamentare la materia della riproduzione di massa, ma con un
pagamento ridottissimo in un nuovo mercato dove il guadagno dei produttori
è quantificato su "minimi diffusissimi".
La rivoluzione era quella annunciata dal mondo delle cose concrete,
dai popoli che bypassano le norme repressive e indicano comportamenti
dettati dalle stesse tecnologie riproduttive dei beni immateriali,
prendendosi a piene mani quello che i produttori-distributori vorrebbero
vendere a prezzi esorbitanti.
Emerge dalla sentenza questa sete spasmodica delle masse di
usufruire liberamente dei prodotti dell'arte e della cultura, senza
ingombri economici, culturali, censori. C'è voglia globalizzata di
accedere in maniera totale e inebriante ai beni immateriali che danno
gioia, elevano gli animi, dissuadono i giovani dalle droghe artificiali e
dalle azioni malefiche. C'è voglia di ubriacarsi, liberamente e
fraternamente, alle fonti delle arti, della cultura, delle idee, spazzando
via le pastoie dei grassatori del copyright. Copyright che, è dimostrato,
si è sviluppato nei secoli solo per far arricchire produttori e
distributori, oltre a qualche star, a scapito della massa degli artisti e
soprattutto degli usufruenti tutti dell'arte e della cultura.
La sentenza anticopyright nasceva da una consapevolezza dello
scrivente che già da anni studiava la disgregazione della proprietà
intellettuale. Elaborando il MANIFESTO "IPERTRANSAVANGUARDIA DEL
MEDIOEVO ATOMICO"(poi ANTIARTE 2000), pubblicato nel 1997,
già in quel tempo esprimevo l'idea che l'autore è solo il portavoce di
un messaggio d'arte universale, che egli esprime in nome dell'Umanità;
dal che deriva che non ha la proprietà intellettuale delle sue opere ma
il mero possesso(detentio) delle
forme artistiche, senza che chicchessia possa vantare alcuna proprietà né
assoluta né relativa sul prodotto. Quest'idea era già nell'aria tanto
che Joost Smiers arrivava addirittura a considerare la proprietà
intellettuale un autentico furto.
Il concetto fu esplorato più a fondo nella Dudda: DICHIARAZIONE
UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'ARTE. Quella dichiarazione venne elaborata
dallo scrivente e firmata nel novembre 2002 da una serie di artisti,
intellettuali, rappresentanti di associazioni culturali presso il Museo
del Cinema di Roma, nel corso di un sit in per salvare il Museo
che rischiava di
essere cacciato dalla sua sede per farne al suo posto un centro
commerciale.
Nel preambolo alla DUDDA si affermava un principio chiave per il
ribaltamento radicale degli attuali rapporti tra produttori-distributori
di arte e cultura da una parte, creativi e massa dei fruitori dall'altra.
Si asseriva il primato dell'arte e
della cultura sull'economia che rende la tutela del diritto all'arte e
al sapere dell'uomo prioritaria di fronte ad ogni altro interesse
materiale ed economico. Attraverso quest'ultima via veniva ribadito il
principio già espresso nella sentenza anticopyright, là dove si afferma
il nuovo cybervangelo connesso al diritto di accesso totale all'arte e
alla cultura:
Anche la New Economy depone nel senso dell'arte a diffusione
gratuita o a bassissimo prezzo, per rendere effettivo il principio
costituzionale dell'arte e la scienza libere(art. 33 della Cost.) e,
quindi, usufruibili da tutti, cosa non assicurata dalle attuali oligarchie
produttive d'arte che impongono prezzi alti, contrari a un'economia
umanistica, con economia anzi diseducativa per i giovani spesso privi del
denaro necessario per acquistare i loro prodotti preferiti e spinti,
quindi, a ricorrere in rete e fuori a forme diffuse di
"pirateria" riequilibratrice.
L'azione degli oligopoli produttivi appare, quindi, in contrasto
con l'art. 41 della Cost. secondo cui l'iniziativa economica privata
libera "non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in
modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità
umana". Solo un'arte a portata di tasca di tutti i cittadini e
soprattutto dei giovani può essere a livello produttivo umanitaria e
sociale come richiesto dalla Costituzione, per far sì che davvero tutti
possano godere dei prodotti artistici.
Nel preambolo alla DUDDA veniva espressa un'altra chiave di
rivoluzione del copyright, posta a base di un ribaltamento sociale epocale
in cui Internet diventa strumento di realizzazione finale - in chiave
realmente democratica - dei principi della Rivoluzione Francese. Si
affermava che "il riconoscimento da parte della specie umana del
diritto alla creatività e al sapere, fondato su Liberté,
Egalité, Fraternité, costituisce il fondamento della coesistenza
della vita nel Mondo". Si aggiungeva "che un concreto diritto di accesso all'arte e alla cultura - inteso in rafforzativo
quale diritto a non essere esclusi
- è fondamentale per l'elevazione dell'Uomo, il che si realizza
sostituendo l'attuale modello gerarchico a Piramide della società con la
nuova struttura Sferica di platonica memoria".
Dal che si ricava il superamento di fondo dell'ideologia sottesa al
Decreto Urbani. Vediamolo questo decreto, approvato il 18 maggio 2004
dall'aula del Senato, prima cercando di vedere cos'è il sistema
informatico attaccato e come funziona.
Il P2P incriminato, ovvero il peer
to peer, offre letteralmente uno scambio di informazioni alla pari,
attraverso cui tutti possono scaricare dati e farli scaricare ad altri,
senza nessun tipo di limitazione e/o obbligo di sorta. Le reti P2P sono
gestite e mantenute dagli stessi client/server, qualunque essi siano, che
si "preoccupano" di tenerci collegati ad un determinato numero
di computers e, quindi, di mandare le nostre ricerche alla rete.
Le reti P2P non sono solamente luoghi dove scambiare files, ma ci
si può scambiare qualsiasi tipo di informazione dal che è evidente la
loro forza comunicativa e rivoluzionaria dal punto di vista del sapere
fraterno fra gli uomini. Basti pensare che in questo momento migliaia di
computer si scambiano informazioni in maniera del tutto trasparente e
senza regole precise, tutto ciò grazie a questo protocollo (peer to peer).
Le reti P2P cambieranno in modo sostanziale il nostro modo di
comunicare, possibilmente rivoluzionando parte del nostro sistema
economico-sociale di cui la cosiddetta "piaga" dello scambio di
musica on-line che l'industria discografica non riesce a fermare è solo
la punta di un iceberg.
Il peer to peer, che oggi
è anche sviluppo, ricerca scientifica, è stato, dunque, fatto oggetto di
sanzionamento amministrativo e penalistico da parte del decreto Urbani
approvato. Rispetto alla precedente formulazione sono attenuate le
sanzioni, ma esse sono state estese a tutte le opere dell'ingegno.
E' riconosciuta la liceità dell'uso personale. Per chi immette e
scarica per uso personale copie pirata, la sanzione amministrativa
(passata da 1.500 a 154 euro come previsto dalla legge sul diritto
d'autore), sale a 1.032 in caso di reiterazione. Resta la confisca dei
materiali e la pubblicazione
della condanna sui giornali per chi duplica cd e dvd non per scopo
personale.
Sanzioni penali, invece, per chi fa commercio o trae profitto
dall'illecita attività (reclusione da tre mesi a sei anni). Lo scambio di
brani musicali e audiovisivo (file-sharing) è consentito solo a
condizione che si tratti di file dotati degli appositi avvisi informativi,
previsti dalla legge sul diritto d'autore. Se il file non sarà provvisto
di avviso, chi lo immette commetterà un reato.
Viene introdotto un prelievo del 3% per i produttori, destinato
alla Siae, sul prezzo di listino dei masterizzatori. Se la quota non è
versata, ne deriva una sanzione doppia (6%) per i produttori. E' affidato
all'autorità giudiziaria e non al ministero dell'Interno il compito di
intervento per violazioni per via telematica (come previsto da art. 15
Costituzione). E' stato eliminato il rafforzamento sulla funzione di
controllo dei provider.
Andando non contro ma oltre il Decreto Urbani, noi dell'Antiarte
affermiamo che gli uomini hanno diritto di scambiarsi informazioni, arte,
cultura soprattutto attraverso Internet senza che chicchessia possa
limitare il loro potere, essendo prioritaria la tutela di quel diritto di
scambio rispetto a beceri interessi economici degli oligopoli
produttori-distributori non di arte - là sono i creativi titolari di
diritti - ma di copie puramente materiali.
E' un falso problema quello secondo cui copiare le opere senza
compenso comprometta la sopravvivenza economica degli artisti, perché
questi guadagnano proprio dalla diffusione in sé della propria arte e
cultura. E' quello il loro intento primario, spirituale ed anche
materiale, ovvero il profitto della diffusione su scala quanto più ampia
possibile della propria arte e cultura, essendo il lucro un elemento
succedaneo e conseguenziale.
La diffusione dell'immagine di un creativo, soprattutto via
Internet, di per sé è fonte di guadagno sia come omesso investimento
personale(l'opera si diffonde senza che l'autore spenda alcunché), sia
come profitti occulti e conseguenziali perché la nuova industria
dell'arte e cultura, o quella vecchia decrepita, lo gratificheranno anche
economicamente per poter avere la sua opera, i suoi discorsi, le sue
apparizioni mediatiche.
Il nuovo mercato senza produttori-distributori squali sarà
proprio di una società aperta dove i vecchi produttori, ridotti
plebiscitariamente via Internet a misura d'uomo, dovranno solo
riciclare i loro investimenti che assumeranno altre forme.
Intanto non c'è più il mercato dominante dei
produttori-distributori che impongono prezzo e tirannia nello scambio
dell'arte-cultura, ma ci sono i
mercati. Lo stesso prodotto artistico-culturale viene smerciato nelle
varie tecnologie parallele.
La prima via è Internet col che si consentirà a chiunque di
fruire di quel prodotto, di vederlo, scaricarlo nel computer a prezzo
pressoché zero. Nella sentenza anticopyright si afferma al riguardo:
Il fatto è che la strategia del
regalo è uno dei punti centrali nel mondo digitale, tanto che si parla di
free economy, economia del
gratis appunto, o di gift economy,
economia del regalo. "Nell'età dell'accesso si passa da relazioni di
proprietà a relazioni di accesso. Quello di proprietà privata è un
concetto troppo ingombrante per questa nuova fase storica dominata dall'ipercapitalismo
e dal commercio elettronico, nella quale le attività economiche sono
talmente rapide che il possesso diventa una realtà ormai superata".
A questo si aggiungerà la possibilità di riprodurre l'opera con
mezzi tecnologici interni(una stampante) o esterni (tipografie che si
specializzeranno in confezioni dei prodotti personalizzate, soprattutto
digitalizzate e a bassissimo costo).
La seconda via è quella tradizionale dove un produttore riproduce
l'opera in serie per poi distribuirla tra librai, edicole etc.. Il
prodotto probabilmente costerà di più rispetto al precedente ma, chi è
preso dal furor d'aver libri e
soprattutto avrà i soldi per comprarlo, lo comprerà.
Vi sarà, comunque, un plafond nei ricavi economici. Quando verrà sfondato il tetto
stabilito dalla legge, la somma eccedente sarà messa in un fondo di
solidarietà per gli artisti deboli(emergenti, giovani, poveri, anziani,
malati, etc.).
Quanto alla SIAE essa svolge allo stato una funzione passiva,
limitandosi a intervenire in intermediazione per proteggere i diritti
morali ed economici degli autori. Dovrebbe essere, invece, rigenerata per
assumere una funzione propulsiva
dell'arte e della cultura, soprattutto proteggendo gli autori
deboli, i talenti etc. attualmente bistrattati e trascurati dal mercato
famelico e piramidale che porta avanti sempre gli stessi creativi, i più
"forti socialmente" e neppure i migliori talora.
Dovrebbe la SIAE coi compensi sforanti delle star creare dei fondi
di solidarietà per gli artisti deboli, onde ridistribuire il lucro
equamente tra tutti i creativi, proprio per eliminare lo squilibrio tra
gli affermati e i non.
Dovrebbe la SIAE incrementare gl'interventi sociali e istituzionali
a favore delle forze creative emergenti, controllare la distribuzione dei
finanziamenti pubblici, anche questi spesso destinati ai forti e ai ben
agganciati politicamente(spesso sempre gli stessi) a scapito degli artisti
puri, che hanno in orrore ricorrere ai maneggi, frustrati dalla mancata
attribuzione di fondi che in uno stato democratico dovrebbero a rotazione,
d'amblais, spettare a tutti.
La SIAE dovrebbe combattere contro le ingiuste tassazioni statali,
che aiutano a portare alle stelle i prezzi dei prodotti artistici.
Insomma alla SIAE, trasformata in SIA, società di solo difesa
degli autori(e non più degli editori), affidiamo il compito nuovo e
luminoso di indebolire i creativi forti e rafforzare i deboli, tenendo
presente che se i primi emergono ciò è col sacrificio della massa degli
artisti, che si vedono precluse le vie alte del successo o quanto meno
della decente manifestazione della loro opera.
Nel nuovo progetto la SIAE "riciclata" sarà diretta a
tutelare realmente gli autori, soprattutto quelli fragili, e non più i
produttori e i distributori com'è adesso. Oggi la SIAE combatte i
cosiddetti pirati che usufruiscono di musica, libri etc. senza pagare
diritti; domani garantirà la libera diffusione del sapere e attaccherà i
nuovi pirati, ovvero i produttori-distributori che tralignino, superando i
plafond di lucro stabiliti per legge.
Tornando all'oggi, quanto alla borsa per acquistare arte e cultura,
ciò di cui non si tien conto nei decreti alla Urbani è che, se davvero
una persona volesse comprare tutti i prodotti di cui necessita il suo
spirito(libri, musica, film, video etc.) nelle vie cosiddette legali, ci
vorrebbero enormi patrimoni che non ci sono. E, allora, perché privarsi
di questa ricchezza enorme di arte-cultura che fa così bene agli uomini,
è panacea ai nostri giovani dissuadendoli dalle vie dei paradisi
artificiali?
Tutto quanto detto è in linea a con l'articolo 6 della DUDDA dove
si afferma; "All'autore dell'opera è riconosciuto il
diritto morale d'autore e il mero possesso a nome altrui(detentio)
delle forme artistiche, con un ridotto diritto di sfruttamento
commerciale, senza che chicchessia possa vantare alcuna proprietà
assoluta sul prodotto artistico". Ergo l'autore ha solo diritti
provvisori e limitati. Se egli si allea con partners
produttori-distributori tradizionali, potrà operare lo sfruttamento della
sua opera al di sopra del costo zero ma per mera concessione graziosa
dell'Umanità. Egli dovrà, comunque, concedere che chiunque non abbia la
somma necessaria per acquistare il prodotto o, pur avendola non voglia
spenderla(per lo meno in vista della massa di prodotti da acquisire),
l'acquisisca in via informatica, digitalizzata etc..
Concludendo è evidente che, a fronte dello scontro titanico oggi
in atto tra il cyberspazio e l'ulespazio,
i movimenti per la libertà e l'uguaglianza reali dell'uomo passano
attraverso la fratellanza internettiana che abbatterà la tirannia attuale
dei produttori-distributori impregnati di old economy. Questa comunità è
stata annunciata nella sentenza anticopyright che sottende un nuovo
principio metacostituzionale: il prevalere del Sapere sull'Economia. Ed
oggi il Sapere dei Saperi è Internet. Solo attraverso il cyberspazio
iperaperto - che è comunicazione galattica - è possibile compiere quel
grande salto di qualità che permetterà di realizzare in concreto, e non
a chiacchiere costituzionalizzate, i principi della Rivoluzione Francese
per realizzare l'Utopia dell'Uomo Libero, Eguale e soprattutto Fraterno.
Di fronte a queste evidenze i decreti alla Urbani sono solo sassi
che saranno travolti dall'Oceano di Internet. I più grandi megastore del
mondo oggi non possono rivaleggiare con la ricchezza del catalogo
disponibile sui sistemi di file sharing. E la gente lo vuole quel catalogo
universale perché così si arricchisce dentro. E lo manterrà quel
catalogo malgrado le leggi pro copyright che sono contro il popolo, contro
il mondo assetato d'arte, di sapere e di cultura. Il fatto stesso che si
sia parlato di "repressione simbolica" da parte del legislatore
nel caso del decreto Urbani dimostra non tanto un pudore interno quanto la
sotterranea consapevolezza di combattere una battaglia perduta.
Quel decreto o altri cento decreti emessi nel mondo in quella linea
inutilmente repressiva non riusciranno ad arrestare il popolo d'Internet,
emblema della popolazione mondiale soggiogata da una legge sul copyright
che non risponde ai tempi e che non vuole più.
Nessun decreto è concepibile che riesca a metterci tutti dentro;
men che mai che qualcuno vada dentro com'è capitato recentemente - horribile
dictum - in Grecia per un compratore per strada di cd contraffatto;
nessun decreto riuscirà a fermare la nostra voglia di sapere e di cultura
per il bene stesso dell'Umanità.
Gli argini molochiani innalzati contro la dissoluzione del
copyright non crolleranno: sono già crollati!
Si
allegano:
1)G.
FRANCIONE, DECALOGO DAL MANIFESTO "IPERTRANSAVANGUARDIA DEL MEDIOEVO
ATOMICO"(POI ANTIARTE 2000)pubbl. sulla rivista Dismisura(Anno XXV, n° 115-117 gennaio 1997), p. 108.
2)DICHIARAZIONE
UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'ARTE(DUDDA) firmata al Museo del Cinema di
Roma Via Portuense 101 l'11 novembre 2002
pubbl.
su http://www.antiarte.it
Vedi
Joost Smiers, La proprietà
intellettuale è un furto, artic. pubbl. su
http://www.ilmanifesto.it/MondeDiplo/LeMonde-archivio/Settembre-2001/0109lm28.01.html.
Smiers è direttore del centro di ricerche e professore ordinario
all'Università delle arti, Utrecht (Paesi Bassi). In
particolare è autore di Etat
des lieux de la création en Europe. Le tissu culturel déchiré,
L'Harmattan, Parigi, 1999.
Nel
saggio di G. Francione, Hacker,
i Robin Hood del Cyberspazio, Lupetti, Milano 2004, si avanza
l'ipotesi di una "legittima difesa economica". Vedi anche la
rivista Tutto da capo,
Lupetti, maggio 2004.
Per
una lettura integrale della sentenza vedi http:/www.antiarte.it/eugius/sentenzaanticopyright
Vedi
New economy in http://mediamente.rai.it/biblioteca.
Un
esempio della nuova produzione anticopyright è offerto dal sito
animalista Nuova Etica,
diretto da Massimo Tettamanti(dottore in chimica) e Marina Berati
(ingegnere elettronico). Nuova Etica si propone di distribuire
gratuitamente, romanzi, saggi, poesie e materiale informativo sugli
animali creando libri e opuscoli. Ognuno può scaricare dal sito la
versione elettronica delle pubblicazioni, in formato PDF, e farne
l'uso che vuole. In una seconda procedura è anche disponibile la
versione stampata e rilegata, nel normale formato dei libri da
libreria. In questo caso i gestori chiedono solo la copertura delle
spese di stampa e spedizione, senza alcun sovrapprezzo, perché la
distribuzione resta sempre e comunque gratuita. Vedi
http://www.nuovaetica.org/
[9]Termine
di neo conio dello scrivente indicante lo spazio materiale(dal graco
ulè, materia).
ALLEGATO 1
DECALOGO
DAL
MANIFESTO "IPERTRANSAVANGUARDIA DEL MEDIOEVO
ATOMICO"
1)La "IPERTRANSAVANGUARDIA DEL MEDIOEVO ATOMICO"
è stata annunciata dal drammaturgo Gennaro Francione, ma la sua
esistenza era già nell'aria.
2)Il movimento si prefigge un scopo artistico, primario,
l'ANTIARTE ATOMICA, e uno politico, secondario, e comunque strumentale
al primo, precedendolo dal punto di vista energetico per la
realizzazione dello Stato Estetico.
3)Dopo il fallimento delle rivoluzioni mondiali, la
rivoluzione dello stato ad opera dell'arte è l'ultima rivoluzione
predicabile. La meta finale è preparare il trapasso nell'Uomo
Neorinascimentale Totale del Terzo Millennio via Internet.
4)L'Artista tende all'ANTIARTE ATOMICA, ovvero l'arte come
fine della vita sinallagmatica alla fine dell'arte nella vita. L'arte è
l'unica forma di salvezza per l'uomo nel caos dei valori e delle
tecnologie e degli sballi artificiali del Medioevo Atomico.
5)La metodologia dell'ANTIARTE ATOMICA è innovare ed
esplorare nuovi linguaggi, partendo dal presupposto che compito
dell'artista, avvalendosi dei nuovi sistemi informatici, ipertestuali e
internettiani, è di fare arte per distruggerla in infinite nuove forme
attraverso l'alchimia, la chimica, la fisica metaforizzate in chiave
estetica.
6)L'ANTIARTE ATOMICA è arte-link,
ipertestuale, formata da nodi di reticolati attraverso cui è possibile
ristrutturarla all'infinito, cambiando il nodo, alias l'angolo di
visuale nel piccolo fiume-lago computeristico privato come nel grande
Oceano di Internet.
7)L'Autore è solo il portavoce di cronache artistiche
vissute e scritte in quel grande serbatoio cosmico che è l'Akasha e di
cui l'Internet è un
modello vivente. Essere privilegiati nell'usufruirne significa avere
solo il mero possesso(detentio)
delle forme artistiche iperuraniche, senza che chicchessia possa vantare
alcuna proprietà né assoluta né relativa sul prodotto.
8)L'iper-finito implica una rivoluzione etica che sarà
propria dell'Uomo Neorinascimentale del 2000. Egli passerà
dall'Egotismo delle forme letterarie prima del Medioevo Atomico di
transito alla neoapertura internettiana mettendo a disposizione
dell'Uomo Globale il suo esserci come scrittore.
9)Il target di fondo dell'azione politica degli artisti è
l'Arte al Potere. Nell'immediato il target del movimento è la conquista
del potere artistico nel mondo, con mezzi pacifici, gandhiani e
democratici, attuati con tutti i media e soprattutto via Internet. Le
fonti di produzione artistica e i relativi finanziamenti, dovranno
esseri messi nelle mani
degli artisti puri e sottratti agli attuali mestatori di merda-arte per
creare lo Stato Estetico.
10)Il movimento dell'ANTIARTE ATOMICA cambierà le
Costituzioni Democratiche per fondarle non sul lavoro ma sull'ozio
creativo. Lo Stato Estetico si fonda sul Diritto all'Ozio e sulla lotta
contro il Lavoro Meccanico, che va delegato alle macchine non umane.
Infatti l'otium è il padre
della civiltà umana, mentre il lavoro
dei robot è figlio delle tenebre. Il lavoro
materiale obbligatorio non dà progresso spirituale. E' quello
coltivato in libertà, senza doveri che fruttifica. In attesa
dell'avvento totale dele macchine il lavoro coatto va ridotto per
ciascuno ai minimi termini, garantendo comunque a ciascuno il diritto di
sopravvivenza dignitosa.
Nota: Il presente decalogo per la natura stessa
dell'ANTIARTE ATOMICA rappresenta una traccia modificabile ad infinitum.
PROCLAMA
Artisti di tutto il mondo, riunitevi via Internet e dilagate
nell'ulespazio!
ALLEGATO
2
DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'ARTE(DUDDA)
firmata al Museo del Cinema di Roma Via Portuense 101 l'11
novembre 2002
Preambolo
considerato che ogni
creativo ha i propri diritti;
considerato che il
primato dell'arte e della
cultura sull'economia rende la tutela del diritto all'arte e al
sapere dell'uomo prioritaria di fronte ad ogni altro interesse materiale
ed economico;
considerato che il riconoscimento da parte della specie
umana del diritto alla creatività e al sapere, fondato su Liberté, Egalité, Fraternité,
costituisce il fondamento della coesistenza della vita nel Mondo;
considerato che un concreto diritto di accesso all'arte e alla cultura - inteso in rafforzativo
quale diritto a non essere esclusi
- è fondamentale per
l'elevazione dell'Uomo, il che si realizza sostituendo l'attuale modello
gerarchico a Piramide della società con la nuova struttura Sferica di
platonica memoria;
considerato che all'autore dell'opera, portavoce del sapere
e dell'arte espresse in nome dell'Uomo in Grande, va riconosciuto il diritto
morale d'autore e solo un
limitato diritto di
sfruttamento commerciale, ciò
al fine di conciliare la creatività individuale col diritto economico e
morale di ciascuno di usufruire della sua opera;
considerato che la primarietà dell'arte sull'economia
comporta l'affermazione di un diritto
incondizionato all'espressione e all'informazione senza che alcuna
censura possa essere praticata;
considerato in particolare che l'educazione alla creatività e al sapere è il fondamento della
disciplina della nuova infanzia affinché impari a osservare, a comprendere, a rispettare e amare il Mondo in
uno spirito di libera eguaglianza, gratuità e solidarietà delle opere;
Considerato, infine, che l'Utopia del Nuovo Mondo è realizzabile soprattutto attraverso Internet
e va coltivata sostituendo al modello dell'Uomo Burocrate la figura
dell'Uomo Artista.
SI PROCLAMA
Articolo 1
Il Mondo è una Repubblica Democratica, fondata sull'Arte.
La sovranità appartiene agli Artisti
e al Popolo, che la esercitano nelle modalità indicate nella
Carta.
Articolo 2
Il Mondo riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'Uomo
Artista, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la
sua personalità.
Articolo 3
Gli Artisti nascono uguali davanti alla vita e hanno gli stessi
diritti all'esistenza estetica, senza nessuna distinzione di sesso, di
razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni
personali e sociali anche in relazione alla qualità delle opere tutte
di pari dignità.
E' compito del Mondo rimuovere gli ostacoli di ordine economico e
sociale, che, limitando di fatto la libertà,
l'eguaglianza, la fratellanza
degli Artisti, impediscono il pieno sviluppo della persona umana
e l'effettiva partecipazione di tutti gli Artisti all'organizzazione
politica, economica e sociale del pianeta.
Articolo 4
Ogni Artista ha diritto al rispetto.
L'Artista ha il diritto di svolgere, secondo le proprie capacità
e la propria scelta, un'arte che concorra al progresso spirituale della
società.
Il Mondo riconosce a tutti gli Artisti il diritto al
riconoscimento della loro opera e promuove le condizioni che rendano
effettivo questo diritto.
Articolo 5
L'arte e il sapere sono liberi e gratuiti, essendo consentite
solo limitate eccezioni alla gratuità con prezzi comunque accessibili
al popolo e particolarmente all'infanzia.
Articolo 6
All'autore dell'opera è riconosciuto il diritto morale d'autore
e il mero possesso a nome
altrui(detentio) delle forme
artistiche, con un ridotto diritto
di sfruttamento commerciale, senza che chicchessia possa vantare
alcuna proprietà assoluta sul prodotto artistico.
Ogni limitazione posta all'arte
e alla cultura dall'homo oeconomicus a fini puramente mercantili
costituisce un attentato all'arte e al sapere dell'umanità.
Articolo 7
Tutti hanno pari diritto di manifestare liberamente il proprio
pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione
senza alcuna repressione penalistica di tale facoltà.
La pubblicazione di opere, la stampa, la televisione, internet
e ogni altro media diffusivo dell'arte e del sapere non possono
essere soggette ad autorizzazioni o censure.
Articolo 7
Gli Artisti e il Popolo hanno uguale, concreto
e incondizionato diritto di accesso ai media pubblici e privati,
tutti compresi e nessuno escluso, da garantire in ogni caso col sistema
della rotazione.
Articolo 8
Gli Artisti hanno diritto all'equanime ripartizione delle
sovvenzioni pubbliche da garantire in ogni caso col sistema della
rotazione.
Il Mondo riserva trattamenti privilegiati ai Mecenati che
privatamente e in maniera equanime sovvenzionino l'attività artistica.
Articolo 14
Gli artisti hanno il diritto alla Fratellanza e alla
Cooperazione, attuata attraverso associazioni di mutuo soccorso col
compito di garantire la loro vita materiale e spirituale.
Le associazioni di protezione e di salvaguardia degli Artisti
devono essere rappresentate a livello governativo.
Articolo
15
L'Artista ha un unico dovere fondamentale: l'Uomo.
|
http://www.studiocelentano.it/newsflash_dett.asp?id=8638
http://it.news.yahoo.com/5/
http://www.excite.it/news/hitech
http://www.aziende.it/
http://www.interfree.it/
http://www.itloox.com/news/newsinternet.php?PHPSESSID=2c0abba87f46cf9969cf119b2eaf62c6
http://www.capitoloprimo.com/Capitolo%20informazione/news/cyberagonia.htm
http://www.dramma.it/stampa/stampa6.htm
http://www.crimine.info/diari/tema/penaleinformatica.html
http://www.softwarelibero.it/pipermail/discussioni/2004-June/010841.html
http://punto-informatico.it/forum/pol.asp?mid=665864
http://www.linux-club.org/
http://www.informatica-juridica.com/bibliografia/index.asp?letra=s
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Innovazione
e visione proibizionista del legislatore |
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Il progresso tecnologico degli ultimi quindici anni ha
prodotto il piu’ alto numero di innovazioni
della storia
dell'umanita’ nel piu’ breve lasso temporale.
Nel frattempo il legislatore, invece di limitarsi alla
definizione di poche regole generali, ha cercato di
rincorrere il ritmo dell'innovazione opponendo una visione
conservatrice e protezionista - sistematicamente
proibizionista - alle possibilita’ offerte dalla
creativita’ di ricercatori e programmatori.
Negli ultimi anni la Rete, nata come spazio di liberta’,
e’ divenuta molto spesso luogo dove il controllo si attua
non solo attraverso le leggi che ne regolano l'accesso e
l'utilizzo, ma anche attraverso i codici utilizzati per
costruirne l'architettura.
Coloro che sostengono e promuovono lo svil uppo delle nuove
tecnologie nei paesi in transizione verso un sistema
democratico o in regimi illiberali, devono tenere presente
che, sia nel primo che nel secondo caso, tanto piu’ lo
spazio virtuale sara’ considerato libero ed aperto -
libero alla critica ed allo scrutinio del pubblico, e
aperto al contributo degli programmatori e disegnatori di
software - tanto maggiore e sostanziale sara’
la portata
di tale promozione.
L'atteggiamento protezionista di decine di paesi
democratici, e’ il risultato da una parte delle pressioni
di chi sostiene siano a rischio i diritti d'autore
e di
riproduzione, oppure la possibilita’ di brevettare
invenzioni, e dall'altra di chi - come le grandi
multinazionali dell'intrattenimento e del software - teme
il danno economico della riduzione di parte dei profitti
legati a modelli produttivi tradizionali.
Al di la’ dei timori di alcuni dei soggetti interessati,
in parte giustificati dalla mancanza di un'adeguata
circolazione di informazioni in merito alle possibilita’
di sviluppo di nuove tecniche di distribuzione di
prodotti tradizionali, la possibilita’ di scambiare
contenuti attraverso la Rete come la possibilita’ di
scrittura collettiva di programmi, rappresentano
novita’
da valorizzare e favorire.
La regolamentazione - o, piu’ spesso, la
deregolam entazione - puo’ certamente comportare in termini
di profitto dei sacrifici iniziali per alcuni,
dal
restringimento temporale della validita’ dei diritti
d'autore alla non brevettabilita’ di funzioni dei
programmi software, ma il sacrificio di oggi va iscritto
in un processo di cambiamenti che interesseranno sempre
piu’ le forme - e probabilmente anche i contenuti - della
comunicazione umana e dello stare insieme di centinaia
di milioni di persone.
Gia’ oggi ci sono comunita’ che, in particolare su
questioni relative alla Rete o al software, si sono
evolute fino a divenire veri e propri gruppi di pressione
politica.
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La
pirateria informatica non si combatte con il carcere |
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Crea dunque crescente preoccupazione il fatto che
l'affermarsi di innovazioni tecnologiche si scontri
sistematicamente con la proibizione o la protezione
ritenute uniche misure di governo possibile dei nuovi
fenomeni. Le recenti decisioni legislative in decine di
paesi di sottoporre a un rigido regime penale lo scambio
di file secondo il sistema cosiddetto Peer to Peer (P2P)
si iscrivono in questa linea di mal-governo della Rete
che ha ripercussioni negative, se non drammatiche, anche
sul mondo degli sviluppatori di software.
La pirateria informatica non si combatte condannando gli
utenti della Rete al carcere o mettendo un poliziotto
davanti ad ogni computer, ma attraverso una revisione del
concetto di diritto d'autore e di proprieta’ digitale. Il
decreto Urbani rappresenta, infatti, un tentativo
maldestro e pericoloso di coprire con la repressione il
ritardo accumulato dalle imprese cinematografiche nel
mettere a disposizione in forma legale i contenuti
digitali.
Voglio poi ricordare che del Ministro per l’Innovazione,
con un comunicato stampa del 30.5.2004, ha annunciato che
il Decreto Urbani sara’ modificato da un successivo
disegno di legge, affinche’ le pene attualmente previste
per chi duplica e diffonde, anche in Rete, copie pirata di
film e musica per trarne profitto siano invece applicate
solo a chi lo fa a fine di lucro.
Questo comunicato, che e’ servito a placare in parte le
principali proteste contro il Decreto Urbani, non menziona
pero’ alcuna volonta’ di modifica del primo comma
dell’art. 1 del testo di legge, su cui si e’ basato il mio
esposto, limitandosi a dire sul punto che sara’ istituita
una Commissione per la ridefinizione delle modalita’ di
tutela del diritto di autore concernente la diffusione
delle opere dell'ingegno per via telematica.
Questo primo comma, invece, dev’essere totalmente
abrogato, perche’ e’ gravemente lesivo della liberta’ di
comunicazione in rete, ponendo vincoli alla manifestazione
del pensiero in rete ogni qualvolta questa si esplichi
mediante la pubblicazione di scritti, fotografie, filmati
o altre opere dell'ingegno, e ponendosi percio’ in
evidente contrasto con l'art. 21 della nostra
Costituzione.
Questo idoneo avviso, o bollino blu, inoltre, puo’
rappresentare un grave onere ed ostacolo all’attivita’
creativa ed economica degli autori e distributori di
Software Libero o piu’ in generale di opere distribuite
con licenze libere, perche’ questi non vogliono affatto
limitare o controllare la duplicazione e la circolazione
delle loro opere, ma desiderano anzi che esse abbiano la
diffusione piu’ ampia possibile, anche mediante i canali
del file-sharing, sia pure alle precise condizioni delle
relative licenze d’uso.
Da questo punto di vista il problema della legge Urbani,
cosi’ come di altre recenti e sempre piu’ miopi leggi in
materia, e’ quello di muovere dall’erroneo presupposto che
la copia di un opera dell’ingegno sia sempre illecita,
dimenticando che il diritto di copia e’ diritto di cui
l’autore puo’ liberamente disporre e che, se vuole, puo’
anche voler concedere agli utenti.
Leggi di tal fatta, quindi, nel tentativo spesso
infruttuoso di tutelare i canali distributivi
tradizionali, mortificano e ostacolano quello che e’ forse
l’aspetto piu’ innovativo della rete, e’ cioe’ la
possibilita’ per l’autore di opere dell’ingegno,
dell’autore di software cosi’ come dell’artista musicale,
di porsi in contatto diretto con il pubblico degli utenti,
liberamente gestendo, regolamentando e commerciando con il
pubblico stesso, senza intermediari, i diritti esclusivi
che la legge sul diritto d’autore gli attribuisce.
On. Marco Cappato, Deputato Europeo
©
1999–2004 STUDIOCELENTANO.IT
|
http://www.studiocelentano.it/editorial/articolo.asp?id=970
|
http://www.newbrainframes.org/journal/art.php?dis_id=1513
Intervista a Wu Ming 1 su
editoria e copyright
albion
11-02-2005 / di Jacopo Guerriero
Dall'ultimo numero di "Letture" un'intervista su editoria e
diritto d'autore con WM1.
Su wumingfoundation.com voi rendete disponibili (nei giorni stessi
dell'approdo in libreria) i vostri romanzi in diversi formati
elettronici. Come reagisce il vostro editore? E' vera l'equazione copia
scaricata = copia invenduta?
Il nostro editore reagisce piuttosto bene, anche perche' e' tutta
pubblicita' aggiuntiva, mantice che soffia sulle braci del passaparola.
Che l'equazione scaricato = invenduto sia falsa lo dimostra la vicenda
editoriale e commerciale dei nostri libri: Q e' scaricabile gratis da
cinque anni eppure continua a vendere e a essere ristampato. Idem per
gli altri nostri romanzi e saggi. Addirittura, la raccolta di scritti e
racconti intitolata Giap! (curata da Tommaso De Lorenzis) era pressoche'
interamente composta di materiale gia' presente in rete, eppure ha
venduto molto bene. Piu' un'opera e' libera di circolare, piu'
conseguenze positive ne trarra' l'autore, in termini di celebrita', di
interazione coi lettori, di affetto, e quindi anche di disponibilita' a
regalare i suoi libri. Di solito chi scarica i nostri libri, se arriva a
capirli e amarli, dopo li regala, e chiaramente regala l'edizione
presente in libreria. Ovviamente, e' importante la qualita'. Definisco
"qualita'" qualcosa che va oltre i gusti soggettivi (dei quali
non est disputandum). La "qualita'" e' l'impegno che ci ha
messo l'autore, un impegno che dev'essere riconoscibile in qualunque
modo. Se l'opera e' di qualita', se piace o interessa, se ne parlera' in
giro, la si donera', prestera' etc. Se l'opera e' sciatta, non si
avviera' alcun circolo virtuoso.
Allarghiamo il campo del dibattito. Proviamo a delineare, nell'era
dell'avvenuto accesso di massa alle potenzialita' della rete, un nuovo
diritto d'autore..
Si stanno gia' sperimentando nuove formule e licenze. Guardiamo con
interesse al tentativo di Creative Commons di disciplinare le eccezioni
al divieto di riproduzione e riutilizzo. Siamo soltanto all'inizio di
una lunga fase di transizione. Il copyright e' ormai lontanissimo dalle
proprie origini, e' un istituto nato in societa' storiche molto diverse
dalle nostre, in cui l'accesso alle tecnologie di riproduzione era
limitato a una minuscola percentuale della popolazione. Probabilmente,
il nuovo diritto d'autore si affermera' in una societa' che sara' gia'
abbastanza diversa da quella in cui viviamo noi. E' un processo molto
lungo.
Ridurre il dibattito copyright/anticopyright al mondo dell'editoria
sarebbe semplicistico. L'utilizzo di tecnologie di compressione, il
files sharing, permettono oggi a molte persone di violare le
legislazioni sul diritto d'autore. Dato che il fenomeno avviene su scala
mondiale e' giusto dire che la pirateria informatica sta cambiando alla
base il rapporto tra produttore e consumatore dell'industria culturale?
Se cosi' fosse mi sembra che sia necessaria una rivoluzione di pensiero
in materia…
Esatto. Proprio l'altro giorno Marco Mueller, direttore del Festival di
Venezia, ha parlato della pirateria audiovisiva come un dato positivo,
che ha permesso a molto nostro cinema (snobbato e ritenuto
"minore" in patria) di varcare le frontiere e,
"rippato" e copiato e ricopiato e scaricato, arrivare in terre
lontanissime, come la Cina. Mueller faceva l'esempio de "L'odore
del sangue" di Martone. Stessa cosa per la musica: cosa e' meglio,
essere un signor nessuno ma incassare percentuali micragnose sui due-tre
cd che riesci a vendere, o essere famoso perche' la tua musica viaggia,
viene conosciuta, i cd vengono masterizzati e quando fai i concerti
viene piu' gente? L'industria dell'entertainment non ha ancora capito
che e' da qui che dobbiamo cominciare a ragionare. Non e' piu' il
supporto (il cd, il dvd) il perno di tutto. La cultura e' un flusso
continuo che percorre un reticolo policentrico, il supporto e' qualcosa
di incidentale. A meno che non ci si impegni a produrre supporti di alta
qualita', ricchi di materiali aggiuntivi e che siano anche begli oggetti
da collezionare. Ci sara' sempre bisogno di qualcosa di tangibile, ma
solo se varra' la pena.
Cosa pensate del bookcrossing?
Ne abbiamo sempre parlato bene e ci fa piacere che l'Italia, con tutti i
record negativi che di solito la contraddistinguono, in questo sia un
po' una reginetta. Assieme agli USA, e' il Paese in cui si bookcrossa di
piu', anche per merito della trasmissione "Fahreneit" di Radio
3.
Il campo semantico che bisogna aver presente per affrontare il dibattito
di cui parliamo rimanda indubbiamente ad alcune speculazioni filosofiche
emozionanti. Tommaso Moro da una parte, Proudhon e Saint Simon
dall'altra.. C'e' un rapporto tra utopia -o socialismo utopista- e il
nuovo movimento per il copyleft?
Esistono assonanze, certo, ma non si va molto piu' in la' di questo.
Tutti i grandi cambiamenti sociali hanno assonanze con certe teorie e
riflessioni. Piu' che Proudhon e Saint-Simon, pero', parlerei di certo
utopismo americano dell'Ottocento, visionari come Josiah Warren che
cercarono di fondare comunita' basate sulla proprieta' comune, sul dono
etc. Poi, ovviamente, parlerei di Marx. Tant'e' che in America la teoria
sul copyleft e sulle licenze creative commons viene chiamata
"Marxism-Lessigism" (Marx + il net-giurista Lawrence Lessig).
Quando Marx scriveva che nel comunismo tutti possono essere artisti, mi
viene in mente questa inebriante nuova cultura del DIY iniziato col punk
e l'hip-hop, del cut'n'mix, del campionamento, della grande
ricombinazione, la musica fatta anche da non-musicisti, l'idea che diede
il nome alla "house music" etc. Tutti fenomeni che non
avrebbero preso piede senza quella che l'industria dell'entertainment
definisce "pirateria" e basta.
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ARTE E CULTURA LIBERE ED ACCESSIBILI
by costanzo d'agostino Tuesday, Sep. 06, 2005 at 10:45 AM mail: costanzodagostino@libero.it
ARTE E CULTURA LIBERE ED ACCESSIBILI Un decennio fa il giudice Francione fondò il Movimento Antiarte
(http://www.antiarte.it/antiarte) nel cui manifesto
(http://www.antiarte.it/antiarte/newpage3.htm), al punto 7,si affermava che l'Autore,
in quanto portavoce di cronache artistiche narrategli dal Mondo, aveva non
più la proprietà dell'opera, ma il mero possesso (detentio) delle forme
artistiche da lui create, delle quali, invece, era proprietaria l'Umanità.
Detentio, termine latino, nel linguaggio giuridico significa che la
proprietà della cosa è di Tizio, ma la cosa stessa è goduta da Caio, il
quale ovviamente ha un diritto meno forte di Tizio anche se, in qualche
modo, gode di una cosa non sua. Questo principio fu ripreso dalla DUDDA
(DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'ARTE )
http://www.antiarte.it/antiarte/dudda1.htm da lui ideata e firmata, l'11 novembre
2002, al Museo del Cinema di Roma da una serie di artisti, intellettuali,
giuristi etc. nell'ambito di un sit-in per salvare quel museo dall'azione di
aggressivi gruppi commerciali. All'art. 6 la DUDDA recita: "All'autore
dell'opera è riconosciuto il diritto morale d'autore e il mero possesso a
nome altrui (detentio) delle forme artistiche, con un ridotto diritto di
sfruttamento commerciale, senza che chicchessia possa vantare alcuna
proprietà assoluta sul prodotto artistico". Oggi, a fronte della cyberagonia
del diritto d'autore, più che mai viene in luce quel progetto antiartistico
di riduzione della proprietà intellettuale a mera detentio in nome
dell'Umanità, con mantenimento limitato del diritto morale d'autore ma con un suo
drastico ridimensionamento a livello di sfruttamento commerciale.
Sembra una finezza per giuristi ma non è così. Si tratta di un'autentica
rivoluzione che annienta il diritto d'autore.
Nel preambolo della DUDDA si afferma che "il primato dell'arte e della
cultura sull'economia rende la tutela del diritto all'arte e al sapere
dell'uomo prioritaria di fronte ad ogni altro interesse materiale ed
economico". Nella Nuova Economia, dove il Sapere prevale sul momento
economico come diritto primario e ineliminabile dell'Umanità, se l'arte
appartiene all'Umanità e l'autore ne è solo detentore, distinguiamo l'arte
come contenuto dall'arte come confezione. Il contenuto d'arte e cultura
dev'essere diffuso liberamente, universalmente e gratuitamente grazie alla
nuova tecnologia internettiana. Si paga, solo dopo, l'eventuale
confezionamento ma sempre a prezzo bassissimo affinché l'arte sia realmente
alla portata di tutti e soprattutto dei giovani (art. 5 DUDDA).
E' la fine del copyright commerciale per cui leggi, ascolti, vedi solo se
paghi. Ora leggerai, ascolterai, vedrai gratuitamente in internet, pagando
solo dopo,e ad un prezzo onesto ed accessibile, se vuoi il prodotto confezionato.
Onesto ed accessibile vuol dire, rispetto ai prezzi usuali vigenti nelle librerie,
con sconti almeno del 70%. Rivoluzionando il sistema distributivo vigente,
non è difficile arrivarci.
Comitato per la salvaguardia della Cultura Europea
http://italy.indymedia.org/news/2005/09/867119.php
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AHIME' I RIVOLUZIONARI SONO DEGLI SCIAPODI
Gli Sciapodi costituivano un leggendario popolo mostruoso descritto da
Megastene e Plinio. Questi individui, abitatori di terre d'Oriente, in
particolare in India, possedevano una sola gamba con un gigantesco piede.
Ciò non impediva loro di muoversi agilmente saltellando. Per riposarsi e
ripararsi dal sole cocente, si sdraiavano all'ombra del loro piede.
Capisco la tua impostazione Marco
Il pezzo linkato non è mio e serviva solo come sana provocazione.
Il mio dilemma è ancora come le Creative Comons possano dirsi avanguardie di
Rete se sostengono comunque il diritto d'autore.
I rivoluzionari autentici sono dei mostri, degli sciapodi e non possono
avere un piede in due scarpe diverse
Auguri per un fantastico 2009
Gennaro |
"Ne stupirò più di uno, nel dimostrare tra breve la sbalorditiva
proposta che, fra le cose che rientrano nel commercio dell'umanità, che
sono oggetto della nostra incessante attività ed alle quali attribuiamo
un valore, non sono da considerarsi tali, sia per loro natura che per
destinazione, annoverandole tra le nostre produzioni più preziose,
quelle dell'arte e della letteratura. (...) Fino ad ora, abbiamo
considerato lo scrittore soltanto come un produttore di utilità: a tale
scopo, abbiamo concluso per lui la legittimità di una retribuzione. Ma
c'è altro ancora nell'autore oltre che essere produttore d'utilità.
L'obiettivo che persegue non è semplicemente uno scopo utilitario; è
soprattutto uno scopo d'istruzione morale, ideale. L'ideale, tanto nella
sfera della coscienza che in quella della vita, ecco ciò che costituisce
il motivo dominante del produttore letterario, all'inverso
dell'industriale, il cui motivo dominante è l'utilità. Ragionando da
questo punto di vista, ritengo che l'opera di letteratura e d'arte cessa
di essere remunerabile, che perda il suo carattere di venalità, e che
questo è il principale motivo che proibisce ogni appropriazione nel
settore intellettuale. Sostengo, di conseguenza, che la creazione di una
proprietà artistica e letteraria, qualora fosse resa possibile, sarebbe
la corruzione di qualsiasi arte e di qualsiasi letteratura; che una
letteratura animata da tale spirito sarebbe in contraddizione con se
stessa, contraria al progresso, in opposizione al destino sociale, in
una sola parola una letteratura di immoralità. E’ inteso? Il paradosso è
abbastanza chiaro?… Poveri aborti rivoluzionari che siamo! Appena 80
anni fa tutto ciò sarebbe sembrato di puro senso comune, una banalità".
(Pierre Joseph Proudhon) da “Les majorats littéraires, 1862, II Parte:
considerazioni morali ed estetiche - Cap.1. Della distinzione delle cose
venali e delle cose non venali".
http://ita.anarchopedia.org/Pubblico_Dominio_Antiscadenza |
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