----------------------------------------------------------------
BABY
PENSIONE PER TUTTI
LAVORARE
TUTTI, LAVORARE MENO
HTTP://WWW.UPTER.COM/INPUT/47/MARTINI.HTM
UN
TEMPO PER AMARE
Antonella
Martini
"Per amare ci vuole tempo. In realtà amare è dare tempo ad
un altro. Tempo di ascolto, tempo di sguardo, tempo di calore, che non
viene più misurato come se tutti gli orologi del mondo si fossero fermati
improvvisamente."
E' con queste parole che il sociologo francese Guy Aznar sottolinea
l'importanza e la necessità di un tempo libero dal lavoro, a funzione non
determinata, e sostiene la sua proposta di ridistribuzione
dell'occupazione, finalizzata non solo a combattere la disoccupazione -
lavorare meno per lavorare tutti - ma anche a conquistare e vivere il
tempo come un terreno di avventura.
Nella moderna società industriale, infatti, il tempo è
interamente scandito dai ritmi del lavoro: il tempo di "vita",
risulta non solo residuale, ma peggio, razionalmente pianificato dalle
esigenze della produzione e del profitto.
Tutta l'esistenza è organizzata sulla base del "lavoro":
si studia per acquisire le competenze necessarie per trovare lavoro, si va
in vacanza per riposarsi dal lavoro e riprenderlo con nuovo slancio, si va
in pensione quando la nostra resa produttiva non è più, presumibilmente,
ottimale. Si sceglie la data del matrimonio in relazione al periodo di
ferie. Anche la scelta se avere o meno dei figli e quando è fortemente
condizionata dai ritmi e dalle condizioni del lavoro. Il lavoro si
impadronisce del tempo, lo assorbe completamente. Come nota Raoul Vaneigem,
"il peggior effetto del lavoro è produrre un tempo che lavora contro
di noi". Non solo non c'è mai il tempo per fare le cose che
piacciono - passiamo la vita a rinviare a domani quel che avremmo voluto
fare oggi, ad attendere "tempi migliori", che non arrivano - ma
soprattutto il tempo "libero" dal lavoro si rivela un tempo di
consumo, ugualmente organizzato e pianificato come quello lavorativo,
prodotto in serie da quella che è definita, non a caso, l'industria del
tempo libero. Schiavi del tempo di lavoro, gli uomini e le donne della
società industriale non sanno che si stanno sviluppando le premesse per
una loro prossima liberazione.
Paradossalmente, è proprio l'evoluzione della società industriale
che può favorire il realizzarsi di una vera e propria "rivoluzione
del tempo". Il progresso tecnologico, affidando il lavoro alle
macchine, crea le condizioni propizie affinché l'uomo si riappropri del
tempo, di un tempo di libertà che gli consenta di esprimere la propria
identità umana. Con la riduzione dell'orario di lavoro, conseguente alla
produzione industriale avanzata, gli uomini possono scegliere di lavorare
meno o di impiegare il tempo in una seconda attività remunerativa. Chi
sceglie di lavorare meno e di guadagnare meno, sceglie di consumare tempo
piuttosto che oggetti, acquista tempo invece che merci.
E' questo un tempo, che secondo Aznar, è qualitativamente nuovo
rispetto a quello che conosciamo. Sono tre le caratteristiche che lo
rendono tale.
La prima è inerente al fatto che è un tempo
"facoltativo", cioè se ne approfitta chi lo vuole, e ciò lo
rende desiderato, non subito.
La seconda caratteristica si riferisce al fatto che si presenta
come un tempo autonomo, non più valvola di sfogo o spazio risicato da
quello lavorativo.
La terza caratteristica, infine, rinvia al fatto che è un tempo
"aperto", non "vuoto". Un tempo libero rispetto al
denaro, libero nelle sue forme e contenuti. Un tempo da esplorare nelle
sue infinite possibilità, uno spazio avventuroso da percorrere senza
l'angoscia del vuoto e l'ossessione del "riempimento" che permea
il tempo "libero" imposto dall'attuale organizzazione del
lavoro. Scrive
Aznar: "Il tempo libero sarà per alcuni il consumo folle e goloso di
svaghi, come avviene per una bevanda fresca tanto attesa sotto il sole.
Per altri sarà il viaggio, il turismo, l'esplorazione, il trekking,
l'escursione, la montagna, i torrenti. Oppure la cultura, i concerti, i
musei, il teatro, i festival. Per altri, la cucina. Per altri l'invenzione
di un altro tipo di svaghi o di un altro tipo di cultura. Per altri, il
militantismo politico e sociale, l'aiuto umanitario. Per altri, la
fotografia, la pittura. Per altri, il corpo, la danza, la competizione, il
rilassamento, il culturismo, la bellezza. Per altri, la seduzione. Per
altri un nuovo tipo di lavoro. Per altri, niente".
Un tempo, in sostanza, in cui ritrovare ed esprimere la propria
affettività, le proprie passioni, ovvero la propria umanità.
La conquista di un tempo per "vivere" costituisce,
dunque, un obiettivo essenziale dell'evoluzione umana. Richiede però
scelte coraggiose e audaci. Come quelle inerenti la
riorganizzazione dei tempi di lavoro. L'attuale sviluppo
tecnologico lo rende possibile, non certo. Non è un qualcosa di dato,
imposto da una inevitabile legge della storia o del progresso. E',
piuttosto, un qualcosa da costruire, da creare con un materiale che è però
a nostra disposizione. Del resto, come scrive Raoul Vaneigem: "noi
siamo i figli di un mondo devastato, che provano a rinascere in un mondo
da creare. Imparare a diventare umani è la sola radicalità".
Bibliografia:
Guy
Aznar, Lavorare meno per lavorare tutti, Bollati Boringhieri, Torino,
1994.
Raoul
Veneigem, Noi che desideriamo senza fine, Bollati Boringhieri, Torino,
1999.