LA REPUBBLICA DEI GIUDICI CREATIVI.
Intervista al giudice drammaturgo
Francione sull'attuale stato della
giustizia.
Processo Breve?
di Maria Sabina Perfetto •
Ho incontrato il Dott.Gennaro
Francione, ex Pubblico Ministero,
Giudice Istruttore, Giudice di
Tribunale, dirigente
dell'Amministrazione Penitenziaria,
Consigliere di Corte di Cassazione,
attualmente membro del Comitato
Scientifico del Centro Studi
Informatica Giuridica di Firenze,
per porgli alcune domande sul
Processo Breve.
Dott. Francione il “Processo Breve”
è una surroga del Lodo Alfano?
Se non è zuppa è pan bagnato. E’
evidente che il disegno di legge
all’esame del Parlamento (DDL Senato
12.11.2009) spazzerà via in qualche
modo tanti processi, soprattutto
quello di corruzione, a carico del
Premier. Intendiamoci, il DDL sul
processo breve nasce da un’esigenza
apparentemente giusta poiché si
richiama alla tutela del cittadino
dalle lungaggini della giustizia. Ma
già la Sesta commissione del Csm ha
bocciato il DDL ritenendolo
incostituzionale perché è in
contraddizione o, comunque, non
conforme a quanto sancito dagli
articoli 24 e 111 della Costituzione
Italiana e dall'articolo 6 della
Convenzione UE. Infatti, ponendo
termini perentori alla conclusione
del processo, impedisce che nei casi
più complessi si possa arrivare
all'accertamento delle
responsabilità. Inoltre crea
disparità di trattamento
irragionevoli, escludendo dalla
nuova disciplina alcuni reati come
quelli d’immigrazione e i recidivi.
Il DDL sul processo breve, infine,
nel differenziare imputati
incensurati e non, causerà (cito la
sesta commissione del CSM)
"l'inevitabile trattazione
differenziata dei processi". Una
situazione che "determinerebbe
un'assurda proliferazione dei
processi, capace, da sola, di
favorire la paralisi dell'attività
giudiziaria già gravata da ritardi e
inefficienze del sistema". Siamo al
paradosso. Per accelerare la
giustizia, la si paralizza.
Quali saranno in concreto i vantaggi
e quali gli svantaggi del Processo
Breve?
Vantaggi. E’ un’autentica amnistia
processuale che spazza via reati
bagattellari per i quali però
s’imporrebbe una decriminalizzazione
all’origine e basta. Quei reati
sorgono come i funghi. Uno ne
prescrivi e altri mille ne nascono.
Svantaggi. Il DDL, assieme alla
legge ex Cirielli, rischia di
azzerare i processi per corruzione
come annota la Sesta Commissione del
Csm. "L'intreccio tra i due sistemi
prescrizionali, l'uno con un periodo
breve per l'estinzione del reato e
l'altro che prevede un termine breve
per la conclusione dei processi - si
legge nel parere - rischia di
vanificare ogni sforzo nella lotta
alla corruzione, reato che assai
gravemente incide sulla correttezza
della pubblica amministrazione,
sulla tenuta del bilancio pubblico e
sull'affidabilità economica del
Paese". Ora qui c’è un’irrazionalità
di fondo che va al di là di questa
prescrizione breve e si sostanzia
nel conflitto d’interesse che, mai
disciplinato, porta a mostruosità
come quella in atto dove un’alta
carica dello Stato, il Premier, si
trova implicato in un processo di
corruzione e deve legiferare in
pratica per annullare quel processo
a suo carico. Altro che lodo Alfano!
Qua bisognerebbe, in nome dell’eunomia,
creare un lodo Solone!
Chi era Solone e cosa c’entra con
queste vicende politiche italiane?
Solone fu un grande legislatore
ateniese. Utilizzò per la prima
volta il termine eunomia nel suo
Discorso sul Buon Governo, tenuto ad
Atene nel 594 a.C. Nella politica
soloniana, il termine indica il buon
ordinamento che avrebbe consentito
alla comunità della polis di vivere
in pace e stabilità, evitando le
guerre civili causate
dall'ingiustizia e dall'abuso di
potere, soprattutto da parte degli
aristocratici. Solone scrisse anche
un'opera chiamata Eunomia, in cui
narrava gli esiti sulla popolazione
del buongoverno e del malgoverno. I
membri del CSM assumono qui la parte
di Solone agente “a cose fatte” e
ricordano che l’attuale sistema
escogitato "non è conforme alla
tendenza espressa dalle fonti
sovranazionali", quali la
Convenzione Onu contro la
corruzione, adottata nel 2003: la
'ratio' dell'articolo 29 contenuto
in essa, infatti, è quella "di
garantire l'effettiva celebrazione
dei processi in materia di
corruzione".
Più in generale il conflitto
d’interesse economico, politico,
sociale che impedirebbe a qualunque
cittadino superpotente di gestire la
cosa pubblica trova il suo
fondamento nell’art. 3 della Cost.
che afferma l’uguaglianza dei
cittadini davanti alla legge
soprattutto in riferimento (per quel
che ci riguarda) alle “condizioni
personali e sociali”. Al 2 co.
Sempre l’art. 3 Cost. recita: “È
compito della Repubblica rimuovere
gli ostacoli di ordine economico e
sociale, che, limitando di fatto la
libertà e l'eguaglianza dei
cittadini, impediscono il pieno
sviluppo della persona umana e
l'effettiva partecipazione di tutti
i lavoratori all'organizzazione
politica, economica e sociale del
Paese”. E’ evidente che uno
strapotere
politico-economico-sociale
come quello del Premier va in
contrasto con la norma
costituzionale che tende a rendere
effettiva l’equiparazione dei
soggetti davanti alla legge.
Paghiamo ora le conseguenze, le
assurdità della mancata attuazione
in politica dell’art. 3 della
Costituzione quanto al conflitto
d’interesse, colpa attribuibile a
tutte le forze dell’arco
costituzionale.
Il nostro Premier soffre di manie di
persecuzione o davvero in Italia ci
sono giudici di destra e giudici di
sinistra?
Qui vale quel che io chiamo il
paradigma di Stendhal ovvero la
giustizia dei Rossi e dei Neri. Il
premier ritiene che ci sono toghe
politicizzate? Le toghe sono tutte
politicizzate! Rosse o nere che
siano, perché non si limitano ad
applicare la legge ma la
interpretano. Se interpretano la
legge a favore dei deboli, come
richiede l'art. 3 2° co. della
costituzione, sono politicizzati. Se
interpretano la legge dei forti
conservandola per i forti sono
politicizzati lo stesso. E'
evidente, d'altro canto, che ai
forti non piacciono i giudici rossi,
ma se li devono tenere perché così
richiedono la costituzione e la
democrazia.
Lei che è stato tanto tempo in
magistratura, ha mai conosciuto dei
giudici che si lasciavano
influenzare dal colore politico
nell’emettere la loro sentenza?
Tutti! Il giudice non può far a meno
della sua Weltanschauung (concezione
del mondo) e in essa è da
ricomprendersi la sua visione
politica del mondo. Ribadisco quanto
ho detto prima: non ci può essere un
giudice anodino, mera bouche de la
loi, perché il giudice fa esegesi
della legge e interpretandola,
utilizza i suoi background,
personali, politici,
economico-sociali.
Nell'attuale sistema giudiziario
italiano uno dei punti cruciali è la
durata esasperante dei processi. Se
passa il Processo Breve però si
correrà il rischio di far saltare
buona parte di questi processi. Non
c'è una via di mezzo?
Sì decriminalizzare a tutto spiano
cominciando dai reati bagattellari
(contraffazioni, contrabbando
sigarette, reati connessi al peer to
peer e al copyright, reati connessi
allo stato di straniero etc.) per
arrivare alla legalizzazione delle
droghe che da sole portano dentro
almeno 15.000 persone. Le droghe
vanno combattute con la cultura e
sottraendo alla criminalità
organizzata del mondo il mercato
dello stupefacente oggi assai
lucroso proprio perché la sostanza è
illegale. L’estasi artificiale va
gestita, controllata, combattuta
attraverso lo stato capace di far
emergere il vizio per salvare
milioni di giovani alla luce del
sole con la terapia giusta.
Ho sentito da più voci che i PM non
possono dettare l'agenda politica.
Secondo questa logica allora un uomo
politico ha delle priorità che
vengono prima del diritto di
uguaglianza?
Assolutamente no. I politici
dovrebbero dare l’esempio ed essere
messi immediatamente fuori gioco
quando ci siano reati gravi a loro
carico. Non si può consentire che il
denaro pubblico sia in mano ad una
persona incriminata per corruzione.
Bisogna sospenderla se votata.
Creare una corsia preferenziale per
un processo immediato e, solo dopo
che il parlamentare sarà stato
assolto, verrà reintegrato con tutti
gli onori ed eventualmente fatto
santo. Se credente.
E' d'accordo sul Legittimo
Impedimento?
No. La risposta è insita in quanto
detto prima. Non è con le leggi ad
personam che si danno risposte
concrete ed efficaci ai problemi che
attanagliano la giustizia. Il
legittimo impedimento per il
Premier, i Ministri e i Parlamentari
a comparire nelle udienze è una
forma "di un'immunità contraffatta".
Quelle cariche al contrario devono
comparire immediatamente davanti ai
giudici per chiarire la loro
posizione e ritornare a governare
senza alcuna ombra.
Perché la "ratio" della separazione
delle carriere tra PM e Giudici è
così importante per l'attuale
Governo?
Si dice che si tenderebbe a
sottomettere il P.M. all’esecutivo.
E’ un pericolo ma al riguardo c’è
già una norma costituzionale che
equipara difesa e accusa. L’art. 111
2° co. afferma: “Ogni processo si
svolge nel contraddittorio tra le
parti, in condizioni di parità,
davanti a giudice terzo e
imparziale”. Io sono favorevole alla
separazione delle carriere perché
ora quella parità non c’è e non è
giusto che i giudici facciano corpo
unico con le procure.
Una volta separate le carriere,
affidando a due diversi organismi
funzioni giudicanti e requirenti,
cosa succederà?
Intanto si creerà una netta
scissione tra giudicanti e
requirenti il che porterà il giudice
ad avere una maggiore autonomia,
quella che richiede la costituzione.
Pensi che nei consigli giudiziari è
ancora presente la procura il che,
secondo me, crea ingerenza non
consona negli affari dei giudici da
parte della procura. Un giudice ad.
es. potrebbe essere inviso al
procuratore perché “assolve troppo”
tanto da compromettergli la carriera
che, invece, va valutata in rapporto
ai criteri oggettivi del decidere
non dell’assolvere o del condannare.
In contraltare non c’è un’adeguata
rappresentanza di pari peso degli
avvocati nei consigli giudiziari.
Da chi potrebbero dipendere i PM?
Da se stessi. Comunque rigorosamente
scissi dall’esecutivo.
La separazione delle carriere può
essere un presupposto
dell'indipendenza dei Giudici?
Per l’art. 111 della Cost. è
fondamentale.
Il settore giustizia va riformato
secondo lei? E che modifiche
andrebbero fatte?
Sto portando avanti un Movimento per
il Neorinascimento della Giustizia.
Ci battiamo per una nuova giustizia
che, decriminalizzando su tutta la
linea i reati bagattellari,
sostituisca al medioevale diritto
penitenziale fondato sulla
punizione, il nuovo diritto
medicinale, basato su cura, sanzioni
e misure di sicurezza per la
repressione dei reati con l'ausilio
delle nuove tecnologie, della
psicoterapeutica, e grazie
all'estensione del controllo dei
devianti direttamente sul
territorio. Nel crimine, in
prospettiva neoumanistica, non dovrà
più contare quello che si è fatto,
ma perché lo si è fatto e quale il
rimedio per prevenire e guarire.
http://www.femmemag.it/processo-breve