Temi su misura
Home Up Arrivederci e grazie La prova della bara una realtà scientifica? La Costituzione d'Europa Avvocato 2000 News degl'Innocenti La Bufala Celentano Baby pensione per tutti TAVOLO DELLA MORTE Francione finalista al Betti Sistema bipartisan Consulta pro indizi Cyberunderground Carta diritti Luce color Maroni Bella punizione! Contro furti cellulari Giudice on line Anniversario Balvano Pro Safiya Grottesco al Potere Cronaca Salerno CSM contro Castelli Inchiesta ONU Sciopero giudici Link di Pappagallo Lavorare ammazza Giudice USA contro Morte Partito MP3 Papa No Global Scossa alla Giustizia Tonache & Toghe Cost sotto brac Contro toghe roventi Furto depenalizzato Guerra a toga rossa Congresso MD CSM contro Berlusca Pro 50 Contro patteggiamento allargato Intermittenti Tribunale per l'Arte Giudice è politico Il Giudice Pazzo Giudici matti Evviva Temi Creatrice Eccessiva penalizzazione Diritto anticonico Europa giudiziaria unita Asta inversa Proprietà popolare della moneta Legge bloccagiudici Contro Patriot Act Arte e pace Convegno pedofilia Donne al Parlamento Abbasso i notai Burattini innocui Temi su misura Giusto Dalai? Merimanga Testa o Croce Avvocati per niente Omicidio virtuale? Condanna a morte Legge Ragnatela Caro TV Contro dialer Cicogne Come Natura crea, Ciriello conserva Giustizia a Formello Giudici down Giallo Leopardi Meridione e crimine Toga racconta Processo Caravaggio Imposimato a Nepi Diritti umani DASEIN Intervista a Francione Libertà Internet Toscana antibrunetta Incostituzionale reato clandestinita' Piu' libri piu' liberi Intervista a Francione sulla giustizia Intervista Femmag Enrico De Nicola Diritto e Letteratura Francione Fondatore del Mu-A Giudice di pace creativo Premio Ripdico 2006 Premio Ripdico 2012 GialloLatino in toga Intervista di Sashinka a Francione Diritto e letteratura Ok prostituzione online Emoziioni

 



Magistrati
su Misura


Gian Carlo Caselli



Se non son pazzi non li vogliamo. Non è il titolo di un film. È un paradosso suggerito dalla lettura del progetto di riforma dell'ordinamento giudiziario. Il testo approvato dalla Camera impone test di idoneità psicoattitudinale all'esercizio della professione per gli aspiranti magistrati, anche in relazione alle specifiche funzioni indicate (PM o giudice) nella domanda di ammissione.
Ora, siccome il progetto è fortemente voluto dalla maggioranza governativa (al punto di "blindarlo" ricorrendo al voto di fiducia alla Camera );- poiché il Capo della maggioranza, Silvio Berlusconi, sostiene ( intervista del 4 settembre 2003 allo "Spectator" e alla "Voce di Rimini") che per fare il magistrato bisogna essere malati di mente, che chi fa questo lavoro è antropologicamente diverso dal resto della razza umana; delle due l'una: o siamo in presenza di una clamorosa smentita del Capo da parte della maggioranza, oppure - per doverosa coerenza con il pensiero del premier - i test vanno intesi nel senso che servono a verificare la presenza di almeno un pizzico di follia: altrimenti addio ad ogni speranza di vincere il concorso. Lasciando da parte i paradossi (e le contumelie istituzionali) il punto è che i test attitudinali sono certamente utili nel fornire indicazioni di massima per l'orientamento professionale e lavorativo. Ma se uno ha già deciso di fare il magistrato e addirittura ha già superato la prova scritta (i test infatti si dovrebbero fare prima dell'orale) a che servono i test? In ogni caso, non sono codificati gli indicatori clinici e comportamentali che individuano la figura del magistrato e meno che mai la distinzione fra inquirente e giudicante. Per cui occorrerebbe prima di tutto procedere a questa preliminare operazione di codifica. Ma chi saranno coloro cui sarà affidato tale compito? Con quali criteri verranno eletti o selezionati? Chi selezionerà e come i futuri selezionatori? A quali parametri di giudizio sarà ispirato il loro intervento? In sostanza: c'è il fondato timore che i test servano a reclutare solo chi corrisponda ad un certo modello di magistrato, omogeneo ai selezionatori, con esclusione a priori di chiunque manifesti tendenze verso un'autonomia o indipendenza considerate (non si sa bene in base a cosa) eccessive. Poiché la maggiore o maggiore idoneità è misurabile solo sul campo, in base all'esperienza maturata con l'effettivo svolgimento delle funzioni, anticipare il giudizio è pericoloso: apre la pista al reclutamento di magistrati sempre più disposti alla burocratizzazione e gerarchizzazione.
Ma è proprio questo l'obiettivo di fondo della (contro)riforma dell'ordinamento. In punto efficienza tutto rimane come prima (vale a dire che la vergogna di una giustizia che non funziona continua tal quale, come se l'unica filosofia conosciuta fosse quella - rovinosa - del tanto peggio tanto meglio.). Nello stesso tempo, il progetto di nuovo ordinamento giudiziario disegna scenari che possono causare gravi scompensi all'equilibrio democratico del sistema. Di colpo, si tornerebbe agli anni Cinquanta. Quando la magistratura era un corpo separato, collocato culturalmente, ideologicamente e socialmente nell'orbita del potere politico dominante. Sarebbe troncato il cammino che in questi ultimi tempi, soprattutto a partire dagli anni Novanta, era ed è univocamente indirizzato (sia pure con alti e bassi, ritardi e polemiche) a tradurre in cifra di effettività il principio di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. La scritta che campeggia nelle aule dei Tribunali tornerebbe ad eccitare la fantasia di comici e cabarettisti. Pronti a cogliere le miserie di una magistratura costretta a fare la faccia feroce con i poveretti, mentre ogni riguardo tornerebbe ad essere tributato a lorsignori. Con inesorabile compressione della possibilità di rendere un servizio ispirato all'interesse generale. Possono raccontarcela come vogliono: ma la posta in gioco, col nuovo ordinamento, è proprio questa. E non è questione di destra o sinistra, ma questione di democrazia.
Per dimostrarlo, c'è solo l'imbarazzo della scelta fra gli infiniti esempi che il progetto di nuovo ordinamento offre. Separazione delle carriere, emarginazione del CSM, previsione di controlli gerarchici rigorosissimi per i magistrati del PM, consistenti aperture al controllo politico del ministro sull'attività giudiziaria che non gli sia gradita.: son tutti punti su cui converrà ritornare. Per ora, limitiamoci ad una significativa "chicca".
L'anno giudiziario, se passa la (contro)riforma, comincerà con una relazione del Ministro alle Camere "sull'amministrazione della giustizia nel precedente anno e sulle linee di politica giudiziaria per l'anno in corso": ora, la distinzione fra "amministrazione" e "politica giudiziaria" offre spazi a direttive che il Ministro - in pratica - potrebbe ritenersi legittimato a formulare con riferimento all'attività giurisdizionale.
Con rischi di profonda alterazione dell'equilibrio fra i poteri dello stato e di riduzione dell'indipendenza della magistratura che sono di tutta evidenza. Soltanto dopo la relazione del Ministro alle Camere (dopo: perché la "linea" tracciata dal Ministro possa essere recepita?) si svolgeranno in Cassazione e nelle varie Corti d'appello le cerimonie di inaugurazione, ma a parlare sarà il Presidente, non più il Procuratore generale. Non è che cambi molto, salvo che il Presidente della Corte, per l'obbligo di "terzietà" che contraddistingue in modo speciale i magistrati della giudicante, per forza di cose sarà - come dire - un po' meno rappresentante dello Stato di come può invece essere il capo dei PM. Certo è che la variante introdotta sembra risentire ancora oggi del fatto che un paio d'anni fa un Procuratore generale osò ripetere per ben tre volte un certo verbo. Qualcuno deve aver pensato che un cartellino rosso ai Procuratori generali, ora per allora, può ancora riparare l'affronto. Ma è un cartellino rosso che la dice lunga sul modello di magistrato che si vorrebbe imporre.

I test, serviranno a reclutare solo chi corrisponda a un certo modello, con esclusione di chi manifesti tendenze verso l'autonomia.

Da l'Unità 08 Agosto 2004