IL Tavolo Democratico della Morte.
di Gennaro Francione
Ennesima performance
di successo, stavolta a Roma
all’ARGILLATEATRO , dell'associazione
teatrale OPERAI DEL CUORE
con lo spettacolo BOIA CHI MOLLA
dedicato al tema della Pena di Morte.
Lo spettacolo creato anche su testi scritti
da condannati a morte,
affronta
il tema della pena capitale con uno stile tragicomico, tecnica che da un lato
permette di alleviare la crudezza dell’argomento, dall’altra in
paradoxo rende i toni ancora più drammatici contribuendo comunque alla
fine a creare un afflato di umana pietas.
Si esce dallo
spettacolo con la mente ricolma
di indignazione per il permanere, anche in stati cosiddetti democratici,
di effetti giudiziari micidiali pseudodeterrenti contro i delitti e
col il cuore pieno d’intensa emozione
per lo spettacolo.
Sagace la regia, ricercata e armonica l’interpretazione degli
attori , coinvolgente il sottofondo musicale registrato intervallato da un
a solo di chitarra reale. Il tutto in
una sequenza incalzante di colpi teatrali a partire dal doppelganger
iniziale realizzato coi due detenuti, uno immoto e catatonico,
l’altro in qualche modo animato(per come lo si può essere in carcere)
giocando all’infinito con un uno yo-yo. La scena madre è quella del
giudizio attuato attraverso una tavola forata e drappeggiata
multifunzionale che si trasforma in aula di giustizia,
camera di consiglio, parete divisoria nel colloquio dei detenuti
con parenti e amici, tavolo
di morte e, nel rovesciamento dell’oggetto, sedia elettrica.
Nel giudizio il tavolo è sormontato da una sedia su cui assurgerà, rovesciando le altezze fisiche normotipe di magistratii e
imputati, lo stesso detenuto mobile. Egli è l’unico corpo vivo, in
scena, totale, essendo il giudice, il pubblico ministero e i testi, mere
teste uscenti dal buco sul tavolo o dai drappeggi scuri sottostanti.
Uno spettacolo da non perdere per immergersi in una rivolta mentale
e sentimentale contro la pena
di morte. L’indignazione universale dettata soprattutto da testi come
questo attraverso l’esistenziale catarsi aristotelica della drammaturgia
prima o poi provocherà lo sfasciarsi del Tavolo Democratico della Morte.