Intervista a Francione
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Intervista di Hanto a

GENNARO FRANCIONE

 

Hànto - Se dico Gennaro Francione, dico giudice anticopyright? Caso mai, anche anticopyright. Per te il plagio non esiste, ognuno copia da qualcun altro ed il vero proprietario dell'Opera è l'umanità. Giudice, vorrei "esplorarti". Posso farti alcune domande sui generis (ripeto: di un genere particolare)? Non saranno inerenti al plagio e non ti domanderò alcunché sulla proprietà delle Opere... 

 

Francione - Fammi le domande che vuoi.

 

Hànto - E' stato detto che la giustizia di Dio è pazzia agli occhi degli uomini e che la giustizia degli uomini è pazzia agli occhi di Dio.... Uomini-giudici? Tu sei un giudice....   

 

Francione - Fare giustizia è pazzia, da chiunque quest'impeto provenga.Nessuno può giudicare a questo mondo e nell'aldilà men che mai. Hai invocato Dio  e allora rileggo la bibbia dove si afferma che nessuno può giudicare chicchessia. Tu potresti dirmi:"Ma come si farebbe senza giudici"? E va bene: è una necessità ma questo significa ridurli ai minimi termini in una visione in cui l'atto finale è la misericordia. Se l'uomo - come ebbi a scrivere - è l'essere più misericordioso dell'universo perché perdona a Dio le sue défaillances, cominci intanto il Giudice Umano a perdonare i suoi simili devianti e ad aiutarli sulla via del recupero.

 

Hànto - Ammonimento che hai rivolto anche a te stesso?

 

Francione - Certo... Pressoché inutile è punire le persone e serrarle in cella: perché prima o poi, nei sistemi democratici, escono dal carcere peggio di prima e abbandonati a  se stessi. L'idea della libertà morale e giuridica è il peggior aborto della società occidentale. L'uomo spesso è servo del volere, delle circostanze, del fato. L'ideale per un giudice  è la fratellanza operosa e l'aiuto da attuare nel dopo carcere aiutando il deviante nel reinserimento umano e  sociale.

 

Hànto - Lasciati a se stessi soltanto nei sistemi democratici?

 

Francione - No. In quelli autoritari e totalitari li annullano psicologicamente o li fanno fuori. Così non ci pensano più. Ma l'Uomo, pur deviante, non può essere annullato eliminandolo fisicamente. La mala pianta risorgerà altrove. Il carcere, comunque e dovunque, è il gioco dei folli.

 

Hànto - Hai asserito che fare giustizia è pazzia. Saresti un pazzo?

 

Francione - E' stato detto: "Il giusto è l'utile del più forte". Se è così, qualunque giudizio, tendendo a massacrare i deboli, non può essere equo ma, mascherando falsamente l'equilibro della bilancia, è pura follia. Qualsiasi giudice in questo mondo squilibrato, quando si asserisca tutore dell'ordine e non lo ribalti, è un pazzo.

 

Hànto - "Il giusto è l'utile del più forte" ma (per fare un esempio) Socrate ebbe qualcosa da dire in proposito.

 

Francione - Io sono contro Socrate. Doveva ribellarsi alla legge ingiusta, non accettarla! Accettandola ha avallato un'ingiustizia!

 

Hànto - La tua argomentazione è degna di un'intervista a sé, ma proseguiamo. Fratellanza operosa, eccetera.  Durante conferenze o comizi in cui sono state dette parole come fratellanza universale, bontà, altruismo, compassione, eccetera, le reazioni degli ascoltatori talvolta sono state caratterizzate dai seguenti dubbi: "Bontà e altruismo disinteressati? Dov'è la trappola? Qual è il prezzo da pagare? C’è qualcosa che non quadra". Gennaro, ho esposto le conclusioni di un gruppo di studiosi... Non ricordo i loro nomi, potrai accertare tutto da te.

 

 Francione - Noi teatranti non predichiamo la fratellanza, la pratichiamo.

 

Hànto - E' la stessa cosa, per quanto riguarda i dubbi. Via medicinale. Ovvero? Spendi due parole su tale via.

 

 

 

Francione - Bisogna considerare il criminale non come avversario ma come fratello. Fratello malato. Al malato si somministrano cure, non punizioni. E’ arduo? Ci sorregge Dostoevschij che fu quattro anni in Siberia giungendo alla conclusione che la prima vittima di un reato è chi l’ha commesso.

 

 

 

Hànto - La Malattia, forse una sconosciuta. Cure? Medicine? Basta, tutto questo? Misericordia e pazienza verso i carcerati. Parliamo di genitori e di figli. Due studiosi americani hanno pubblicato un libro ove asseriscono che le percosse ai figli hanno un eccellente potere educativo. Attenzione! Non sto dando  la mia approvazione...

 

 

 

Francione - Ti consiglio allora il caso Schreber, il giudice reso pazzo dai severissimi metodi educativi del padre:

 http://www.antiarte.it/adramelekteatro/schreber_il_giudice_folle.htm

 

 

 

 

 

Hànto - Messaggio ricevuto, ma allora potrei parlarti di un grande numero di figli che, adulti, considerano un beneficio la passata severità dei genitori. Sotto la nostra vista è presente anche tale aspetto! Ripeto: le mie parole non implicano consenso ai due studiosi americani dianzi citati. Argomento chiuso. Poco fa avrei invocato Dio. Se mi chiedi chi sia Dio, forse arrossisco con esitazione. Se invece lo chiedo a te?

 

 

 

 

Francione - Dio è un sogno. Alcuni sogni svaniscono al risveglio, altri rimangono all'alba e nel sole per ovviare alla morte insensata. Là nel regno del non sogno non c'è posto né per Dio né per altro.

 

 

 

 Hànto – Per parlare di Dio (credendo di poterne parlare) talvolta anch'io ho fatto ricorso ad espressioni difficili a comprendersi....... Dimmi chi è Dio con altre parole.

 

 

 

 Francione - Dio è l'Immaginazione del Mistero.

 

 

 

 

Hànto - Mistero che genera immaginazione, pertanto immaginazione discutibile? Proseguiamo. L'uomo  è l'essere più misericordioso dell'universo. Chi te l'ha detto? Se invece dentro l’uomo si annidasse un serpente, nonostante l’apparenza misericordiosa? Tra parentesi, chiedo scusa ai serpenti per averli citati in un senso figurato.

 

 

 

Francione - L'uomo è bene  e male, luce o oscurità. Tra le tenebre si annida il serpente. Nero. Ma quando viene alla luce, il serpente è bianco. E' solo un gioco di luci perché il serpente arrotolandosi nei suoi effetti di luce e mordendosi la coda, genera tutto quanto l'universo nell'Ouroboros.

 

 

 

Hànto - L' uomo perdona a Dio le sue défaillances... Défaillances? Vuoi meditare tale parola?

 

 

 

Francione - Ribadisco il paradosso. Questa belva crudelissima, più crudele delle belve feroci perché uccide scientemente malgrado sia intelligente, ha poi la forza di perdonare Dio delle sue malefatte come far nascere un bambino col cancro. Molte volte nei miei drammi i personaggi (vedi Dostoevschij nella Cella di Alessio) non osano dire che Dio non c'è, ma vedono il mondo piuttosto come opera del diavolo o del demiurgo che dir si voglia. E invocano il deus absconditus, il Dio perso nelle lontananze del tempo e dello spazio. "Elì elì sabactani" gridava lo stesso Cristo sulla Croce, "Dio, Dio, perché mi hai abbandonato?". Addossare al diavolo le malefatte è un modo per aggirare il problema. Se anche fosse così, Dio dov'era quando il demiurgo agiva?

 

 

 

Hànto - Gesù gridò: "Dio, Dio, perché mi hai abbandonato"? Okay. Se qualcuno conosce la risposta di Dio, alzi la mano! Hai citato la bibbia, quindi stai parlando di quel Dio... Fa nascere i bambini col cancro e ti domandi dov'era quando il demiurgo agiva… Gennaro, hai citato la bibbia!  

 

 

Francione - La bibbia è solo un modello. Chiunque predichi un dio non riesce a spiegarmi il male insensato presente nel mondo.

 

 

 

Hànto - Al Diavolo vengono addossate le malefatte di ciò che chiamiamo Dio e tutto ciò è un modo per aggirare il problema (parole tue). Probabilmente stiamo parlando delle "personificazioni" chiamate Dio e Diavolo, o no?

 

 

 

Francione - Dio e il Diavolo sono la stessa cosa.

 

 

 

Hànto -  Poco fa hai detto che spesso l'uomo è servo del volere, delle circostanze, del fato. Che cosa ne sappiamo? Si potrebbe anche dire che il cosiddetto fato è servo dell'uomo...

 

 

 

Francione - Dipende da come ti metti. Meglio da come senti. Io il destino lo sento anche se cerco di dirmi che non esiste.

 

 

 

Hànto - Cerchi di dirti. Interessante. Aristotele asserì che quando si è in lite si ricorre al giudice  e che andare dal giudice sia come andare dalla giustizia giacché il giudice sarebbe una specie di "giustizia vivente". Sei stato una giustizia vivente?

 

 

 

Francione - No. Quando ero giudice mi sentivo un pallido riflesso di una giustizia che neppure esiste. Come si legge nell'Ecclesiaste  - ancora  bibbia - le aule di Tribunale sono i luoghi dove vengono commesse le maggiori ingiustizie, la prima è non far differenza nelle classi sociali.

 

 

 

Hànto - Eri un pallido riflesso di una giustizia che neppure esiste, quindi emettevi "pallide" sentenze?

 

 

 

Francione - Ho risposto prima. Quando emetti sentenze che massacrano i poveracci mentre i forti corrotti sguazzano fuori, ti senti burocrate, impotente a realizzare la vera giustizia che appare un miraggio sempre più lontano... Io propongo di abbandonare la via penitenziale (barbarica, fondata sulla punizione) a favore della nuova via medicinale che sostituisce al carcere la cura (anche preventiva), le sanzioni amministrative e le misure di sicurezza sul territorio.

 

 

 

Hànto - Forse poco per volta ci stiamo rinnovando. Probabilmente ciò può avvenire anche con le facce immerse nel fango, ma non divaghiamo. Sei un giudice in pensione. Vuoi dire qualcosa sull'attuale potere giudiziario? Rimpianti?

 

 

 

Francione - Sì, sono un giudice in pensione, e dalla mia esperienza ritengo che il giudice vada riformulato nel senso di aumentarne la creatività da un lato, sensibilizzandolo alla difesa dei deboli, dall'altro limitandone il potere per esempio imponendo loro di decidere nel penale solo per prove e non per indizi. Sul primo punto la teoria di Montesquieu  va riformulata: la divisione dei poteri vale fino ad un certo punto perché il giudice ha poteri di creare la legge con l'interpretazione della norma, questa spesso carente (vedi  eutanasia passiva ammessa dai giudici nel caso Englaro, www.studiolegaleelia.it). Sul secondo punto della difesa dei deboli c'è invece un equivoco di fondo: secondo l'art. 3 della Costituzione, il giudice equipara il debole al forte perché la legge è uguale per tutti. Ma se fa ciò è burocrate  e potrebbe essere sostituito da un computer. L'art. 3, 2° co. della Costituzione, invece, impone allo stato e, quindi, anche ai giudici come terzo potere di rimuovere gli ostacoli che di fatto si frappongono alla reale uguaglianza dei cittadini. In questa chiave va letta la  mia sentenza di assoluzione dei venditori di cd contraffatti extracomunitari per stato di necessità, ovvero fame. Sulla stessa linea si sviluppa l'eliminazione del processo indiziario a favore delle prove forti. Con gl'indizi il processo diventa uno strumento pericoloso perché si può essere facilmente condannati pur innocenti. In ciò ancora i deboli sono svantaggiati perché non hanno i difensori che costano  cifre né l'apparato di media che difende le caste forti implicate in processi eclatanti. Insomma, l'esito del processo indiziario e "romanzato" può essere che che gl'innocenti poveracci vadano dentro, e i corruttori della cosa pubblica sguazzino fuori.

 

 

 

Hànto - Giudice, a che punto siamo?

 

 

 

Francione - Attualmente si va verso il sotto zero. Si fa leva sul bisogno di sicurezza della gente, la si spaventa più del dovuto, si invoca la costruzione di nuove carceri  invece di smantellare gran parte di quelli esistenti. La nostra idea è basata proprio sulla depenalizzazione in vasta scala mantenendo solo i reati più gravi, sul reinvestimento delle risorse nella cura del deviante sul territorio, sulla bonifica delle aree degradate che portano all'insorgere dei fenomeni criminali, infine su una più giusta redistribuzione del lavoro e delle ricchezze, per assicurare a ogni cittadino il minimo indispensabile di risorse per sopravvivere. Come scrissi tra le righe della mia famosa sentenza anticopyright  spesso il crimine nasce dalla fame e in casi limite può portare all'assoluzione, com'è giusto e come feci, dei poveracci.

 

 

 

Hànto - Ogni tua risposta meriterebbe un'intervista a sé... Le parole ci porterebbero lontano, lontano, lontano... Le parole permettono quasi tutto. Grazie.

 

 

 

 

                24 gennaio 2009

 

rip. da http://www.hanto.it/intervista_a_francione_gennaro.htm