Sono i giornali cinesi a dare l'allarme: decine di operai lavorano in
condizioni disumane per 16 ore al giorno, senza fermarsi, in ambienti
surriscaldati e con paghe bassissime. La storia di Li, morta di
stanchezza.
PECHINO
- Natale del 2001. Nella fabbrica di giocattoli cinese Bainan lavora
anche l’operaia Li Chunmei, 19 anni.
Sono settimane che Li non si prende un giorno di riposo: le ordinazioni
per i regali di natalizi sono aumentate: è un bene, però lei comincia
ad accusare una grande stanchezza. Lavora intensamente per quasi 16 ore
al giorno, sempre in piedi, correndo spesso da una parte all’altra
della fabbrica, trasportando grossi pezzi di ricambio delle macchine.
Una sera, quando la campana è suonata per la fine del turno, Li è
andata in bagno: le girava la testa, il volto era coperto di sudore. Poi
si è accasciata sul pavimento, vomitando sangue. Ed è morta.
Letteralmente, di stanchezza. Lo racconta il Washington Post ,
sottolineando anche che il caso di Li non è isolato.
Non esistono, per ora, studi o statistiche, ma i giornali cinesi
denunciano una vera e propria sindrome che colpisce da anni decine di
lavoratori: la chiamano "guolaosi", che significa “morte per
eccesso di lavoro”. Le vittime, in genere, sono arrivate dalle
campagne immiserite, in un enorme movimento migratorio che ha spostato
200 milioni di contadini poveri verso le industrie della costa.
Nessuno
ha fatto luce sulle vere cause del decesso di Li. Non c’è stata
autopsia, ma quello che è successo nel mese di novembre alla fabbrica
dove la ragazza lavorava è descritto dai colleghi. “Diceva che era
stanca, ma non le permettevano di fermarsi”, dice un collega. “Aveva
fame, ma il pasto alla mensa è talmente cattivo che spesso ci si alza
da tavola senza aver toccato niente”, dice un altro.
Le
condizioni di lavoro alla fabbrica di giocattoli sono solo un esempio
del trattamento riservato agli operai cinesi: inizio del lavoro alle 6,
un’ora e mezzo per il pranzo, solo mezz’ora per la cena alle cinque
del pomeriggio. Spesso la campana che segnala la fine dei turni viene
ignorata e si va avanti a lavorare fino a mezzanotte. In ambienti
surriscaldati, con un ritmo lavorativo intenso. “Si è in due o tre
per produrre almeno 1000 giocattoli al giorno”, dice un collega di Li,
“per un stipendio di solo 65 dollari”.
Un
giornalista cinese che sta seguendo un’inchiesta sui casi di morte per
eccessivo lavoro in un’altra grande azienda dice che: “esiste un
giro di tangenti tra i governi locali e le grandi multinazionali. Per
accrescere il fatturato e i loschi giri di denaro, si ignorano
volutamente le condizioni dei lavoratori”. Che vivono situazioni da
pre-rivoluzione industriale.
(13
MAGGIO 2002, ORE 12:45)