LA LAMPADA ANTIARTISTICA DI PADRE KIRCHER
di
Gennaro Francione
Nell'Oedipus Aegyptiacus padre Athanasius Kircher sosteneva che a Menfi i
sotterranei erano illuminati da lampade che non potevano mai spegnersi. Ci
sono lampade presenti nella storia in templi nascosti, scoperti i quali,
si rivelano per l'umanità nuove fonti di luce.
"Niente di nuovo sotto il sole"
si dirà, ma la gioia di una ri-scoperta è tale che chi la attua,
prova la stessa estasi che dovette dilagare tra gli esseri al primo dì
del mondo.
Athanasius Kircher(1) è un epigono dell'Antiarte, il movimento
fondato dallo scrivente e dal poeta Stefano Loconte sulle soglie del nuovo
millennio.
Che cos'è l'Antiarte e perché padre Athanasius la precede.
Attingeremo dalle 26 testi dell'Antiarte per verificarne i prodromi in
questo spettacolare uomo del '600(3).
L'Antiarte è in primis la
morte della forma chiusa: l'opera d'arte giammai dev'essere compiuta perché
nella trance estetica si verifica uno zampillare perenne di produzione del
bello. In via più generale l'Antiarte non è solo un fenomeno estetico,
ma energetico-patafisico che implica una nuova visione del mondo percepito
dall'angolo di visuale dell'energia creatrice. Quella cioè che si
manifesta non solo nell'arte in sé(pittura, scultura, letteratura etc.)
ma in qualunque ideazione nuova del mondo, informale, matematica,
geometrica etc. Si va dalla teoria della relatività di Einstein, ai
paradossi matematici dell'insiemistica per intenderci.
La prima sensazione che prende a seguire padre Athanasius lungo la
splendida mostra organizzata dalla
Soprintendenza per i beni artistici e storici
di Roma a Palazzo Venezia, è proprio l'estasi. Estasi
creatrice, assemblatrice, riorganizzatrice che caratterizza questo
gesuita vivente tempi in cui la poliedricità Rinascimentale, all'estremo,
si fece tensione esplosiva e centripeta barocca.
Basterà ricordare, per capire con chi abbiamo a che fare, che
questo gesuita per indagare le viscere della terra, a settant'anni
suonati, si fece calare con una corda, nel cratere del Vesuvio e in
quell'occasione inventò una macchina
per ripulire i vulcani.
Notiamo nel protoantiartista Kircher un'avanzata irresistibile al
futuro che è un ritorno al passato. Esito millenario di un ritorno
dell'arte al naif che è non-arte, in consapevolezza antiarte.
La metodologia dell'Antiarte
atomizzante è proprio innovare ed
esplorare nuovi linguaggi, partendo dal presupposto che compito
dell'artista, avvalendosi dei nuovi sistemi informatici, ipertestuali e
internettiani, è di fare arte per distruggerla in infinite nuove forme
attraverso l'alchimia, la chimica, la fisica metaforizzate in chiave
estetica. Insomma la tecnologia permette essa stessa innovazioni estetiche
e culturali, non solo meramente scientifiche. Non sarà un caso allora che
Kircher dà un contributo poderoso alla paleografia filmica e
informatica creando rispettivamente la lanterna magica e la cassetta o cista
mathematica, corrispondente al suo Organum
Mathematicum perfetto
esemplare anticipatorio della combinatoria computeristica.
Ci fu un tempo in cui l'alchimia anticipò la chimica e la fisica
nucleare col sogno irrealizzato di fabbricare l'oro partendo dai metalli
vili. In via ideale Kircher utilizza tutti i materiali a sua disposizioni,
in tutte le scienze e le arti, anche quelli di bassa lega, da qualunque
parte provenienti, per ristrutturarli, ripotenziarli, vivificarli.
A parte i contatti diretti con l'alchimia come arte in sé, gli
Antiartisti e Kircher lavorano con
l'alto e col basso, nella dimensione in cui l'alto e il basso coincidono.
Lavorano col cerchio e il
quadrato, nella dimensione in cui circolo e squadratura coincidono.
Entrambi realizzano un "teatro uroborico"(2), vale a dire uno
scenario "mirabolante, assorbente, grottesco, intrecciato, compatto,
per attuare la quadratura del cerchio"<(M.A.G.I.C.)>. Il
serpente uroboros non è solo forma, cerchio che quadra. E' anche
sostanza, energia vibrante, kundalini vulcanica del tempo, fusione magica
del nostro tempo e dell'universale.
L'impresa sull'arte e sulla storia passata è medianica e alchemica
da un tempo. Si tratta di ridare vita, o meglio alito, a delle splendide
mummie, operazione che Kircher attua col suo entusiasmo in cui si
compendiano la gioia del neofita e la freddezza del catalogatore che
ricorda la lezione d'Aristotele. Si fondono in lui la religiosità del
gesuita fervente e il demonismo terrificante di marca orientale, visto che
nel Mundus subterraneus
affermò l'esistenza reale dei demoni sotterranei(oltre che dei
pigmei)(4), derivandola dall'autorità della scienza e della filosofia
classica rappresentate da Psello.
Un mondo, quello di Athanasius, popolato di alieni strani sotto e
sopra. Un "pantamorfo teatro di Natura"(5), colmo di creature
esotiche - il Cane di Bubastim, il Leone Saitico, il Capro Mendesio - che
si trasforma caleidoscopicamente per aggiunte successive in un Mondo
infernale e caotico totale dove l'inventio
umana, la tecnologia esoterica, la creazione misterica producono mille
altri aggeggi bizzarri, congegni astrologici per dominare tempo e
destini, statuette apotropaiche inquietanti, parole cabalistiche
e formule criptiche in una girandola senza fine che va verso
l'incandescente, ovvero verso la materia al calor bianco, momento topico
dell'opus alchemicum.
Non hortus conclusus quello di Athanasius ma irrgartenn, labirinto vegetale le cui strutture sono riformulabili
all'infinito. Caos energetico naturale che si aggiunge al caos
immaginativo a formare la Torre di Babele, altro materiale simbolico caro
al gesuita, fusione ancora alchemica di pietra, collante e spirito
architettonico dell'umano volto a sfidare verso l'alto la grandeur
celeste fin che ciò sia fisicamente possibile.
In paradoxo l'arresto dello slancio costruttivo, necessitato dal
pericolo altrimenti di compromettere la stabilità dell'asse terrestre,
relega l'uomo in quest'inferno mondano dove le cose, gli animali, i sogni
sono tali e tanti che ne vien fuori il regno assoluto del chaos, della
confusio, del "nullus ordo" a stento frenato dalla volontà
catalogatrice e riordinatrice.
Nel mondo egizio i morti camminano capovolti poiché l'inferno è
situato sulla parte opposta della terra e quindi ribaltato rispetto allo
spazio normale dei viventi.
Ecco l'egittologo Kircher che con la sua serie infinita di meraviglie
attinte dal globo terracqueo e dalla mente umana ci dà un senso di
vertigine. Giriamo la testa di continuo tra le sue cose, i suoi orologi, i
suoi tartarei macchinari, quasi vorremmo capovolgere l'intero corpo per
sapere in imo come guardare,
dove guardare e a quale
fine cercando di catturare il segreto afflato esoterico che animava
quest'uomo.
Un inferno ricolmo di cose non necessariamente spaventoso è quello
di Kircher, allietando qua e là da immagini gioviali, angelotti
astronomici, soprattutto suoni musicali terapeutici prodotti dalle sue
fantastiche macchine. Basta girare una ruota con campanelle
e ti trovi nel Giardino delle Delizie di Bosch a incantarti con un
uomo ruotante che fa volare la Colomba di Archita all'infinito grazie alla
forza di un potente magnete. Forme terrestri di armonie della genesi
decrittate con spirito apollineo dall'edenico pentagramma del Musurgia.
Concludendo l'inferno antiartistico di Atahanasius come locus
inversus non può non essere il regno delle geometrie paradossali,là
dove è possibile realizzare l'alchemica quadratura del circolo. Secondo
le linee di una tipica struttura affermatasi in epoca barocca lo spazio
erebico simbolico viene da lui
assottigliato in maniera tale da formarne un unico, piccolo punto.
Ogni invenzione, ogni scoperta, ogni suono in Athanasius è un
piccolo punto, una concentrazione energetica di materia mirabile
e incandescente. Là,in quella res extensa assurda,"la parte
restringe il tutto,capisce la circonferenza nel centro, lunghe linee
trovan luogo in un punto,qualunque superficie entra in una linea e dentro
ogni superficie s'ammirano profondità orribilmente abissate"(6).
In Antiarte il simbolo afroditico è l'Urania-Pandemos fusione di
classico e di avanguardia, di amore trascendente e immanente. Il tutto una
dialettica per salti, esistenziale e kierkegaardiana, con armonie ora
logiche, compatte, imbattibili, ora sottili, enigmatiche, occulte.
Tutto questo è presente in Athanasius che è riuscito,
affascinando se stesso con la scienza dell'immaginario, ad affascinare
tutti noi nel breve lunghissimo, infinito tragitto della sua mostra al
Palazzo Venezia.
NOTE
1)Questo gesuita tedesco (Geisa 1601-Roma 1680) insegnò a
Wurzburg e a Roma, dove fu docente al Collegio Romano
(http://musmin.geo.uniroma1.it/raphael/histoire/MARenai/img0027.htm).
Si occupò di scienze esatte e naturali, di filologia e
filosofia, arte e musica,
raccogliendo moltissimo materiale, conservato oggi nel Museo Nazionale
Romano. Dei suoi trattati si
ricordano: Musurgia universalis
(1650), Oedipus aegyptiacus
(1652), Mundus subterraneus
(1665) e Ars magna sciendi
(1669).
2)Lett. "serpente che si morde la coda".
3)Cfr. http://www.octava.it/antiarte/le26tesi.htm.
4)A. Kircher, Mundus
subterraneus, Amsterdam 1664, pp. 97 e segg.. Vedi anche il De
animalibus subterraneis di Giorgio Agricola.
5)L'espressione è di U. Eco
nella "Prefazione" ad
A. Kircher, Il Museo del Mondo,
Edizioni De Luca, Roma febbraio 2001(è il catalogo che accompagna la
mostra).
6)Romolo Marchelli, Prediche
quaresimali, Venezia, G. Storti, 1682, p. 144.