La
bella di Franzutti
di
Agius e Francione
Sfidando tuoni e fulmini
Mediascena(http://www.mediascena.it)
ha messo su lo splendido spettacolo di Fredy Franzutti La bella
addormentata nel bosco.
L’operazione è di netto stampo antiartistico(http://ww.antiarte.studiocelentano.it)
là dove assume il vecchio e lo rigenera adattandolo all’attuale e
reinventando sino a creare
opera nuova e autonoma.
Il vecchio è la fiaba di Perrault, divenuta balletto per il
genio di Ciajkovskij e l'arte di Petipa, della cui versione si conservano
i celebri passi a due e l'adagio della rosa. Prima ancora di Perrault, già
Basile narra di una principessa nel meridione dell'Italia, addormentata
per un incantesimo da magia nera. La Principessa Aurora, nell’edizione
di Fredy Franzutti, attinge proprio dalla versione basiliana, raccontando
di una fresca ragazza mediterranea a cui una vecchia fattucchiera
predice un atroce destino. Sarà la magia della zingarella Lilla e il
bacio d'amore di un principe-antropologo sulle orme della leggenda a
destare la fanciulla dal suo sonno centenario.
Franzutti, giovane coreografo del Balletto del Sud( http://www.ballettodelsud.it), commenta la sua versione ricordando che "La
Bella Addormentata è la favola che preferivo durante la mia infanzia,
e che tuttora considero la
fiaba. Nel realizzarne una mia inversione ho voluto avvicinarmi
allo spirito leggero della storia, e insieme ho fatto sì che la favola
stessa si avvicinasse a me e al mio mondo, nel modo più diretto e
concreto: cronologicamente e geograficamente”.
Operazione riuscita a pieno.
La rielaborazione del balletto è attuata
in primis sui contenuti della fiaba-mito
fino a creare
un’autentica "botta di
teatro"(così Vittoria Ottolenghi nell’articolo su
“Il Mattino” Nel Salento danza la bella... tarantolata,
Franzutti rivisita una favola-mito).
Il colpo è dato dalla
la sostituzione della puntura del consueto fuso con il morso della
tarantola che attinge la giovane Aurora
(la brava cubana Xiomara Rèyes).
Il tarantismo è fenomeno tipicamente meridionale e Franzutti, uomo del
Salento, vi attinge per
inscenare la contrapposizione tra le forze del male, impersonate dalla
vecchia megera malevola, la Fata Carabosse, (rappresentata dal
bravissimo Riccardo Cavalieri en travesti), e quelle del bene,
raffigurate dalla zingara "Lilla" (la leggiadra Daniela Indrizzi). Costei preparerà il lungo sonno
di tutto il palazzo e del bosco di ulivi, in attesa che il principe
azzurro col suo bacio
risvegli Aurora e il mondo intero, così rivelandosi il significato
simbolico della fiaba di morte e resurrezione annuale della Natura.
Il contenuto rinnovativo di Franzutti(lui parla di inversione)
richiama naturalmente variazioni rielaborative
del balletto nello stile e
nel ritmo. All’inizio prevale
un linguaggio assai attuale dove la danza si esprime con movimenti
concitati o precisi. Nel corpo dell’opera, attraversando momenti lirici
e danzanti decisamente soffusi e classici(soprattutto nel risveglio di
Aurora), si passa dalle
drammatiche danze scatenate
inutilmente per esorcizzare
il maleficio della tarantola a un implausibile ma efficacissimo e
scatenato twist nel corso della festa
gioiosa. Il tutto si svolge con sapiente amalgama, talora spruzzando il
coreografo i gesti con un pizzico di umorismo e
di ironia.
Uno spettacolo assai calibrato nei precisi assieme dei
danzatori e nei virtuosi duetti e a
solo, inquadrati in una scenografia essenziale di Francesco Palma(mezzo
palazzo- mezzo bosco). Naturalmente uno spettacolo che può essere meglio
apprezzato in uno spazio chiuso, capace di creare un’atmosfera più
raccolta, soprattutto con la possibilità di
cambi di scena(la Chiesa, la Casa, il Bosco) necessari più che mai
per movimentare in maniera univoca la magia della favola col movimento
dell’ambientazione.
Uno
spettacolo accolto da un pubblico numeroso e competente che ha resistito malgrado la pioggia che a
tratti disturbava lo spettacolo. Anche qui il maleficio della Fata
Carabosse, in veste di Giove-nca Pluvia, è stato esorcizzato, vinto dalla
leggiadria dell’arte zingara di Fredy e dal caloroso e ripetuto applauso
della gente.