ANTIARTE NELLA COMMEDIA DEGLI ERRORI
Di Agius & Francione
Il Globe
Theatre, ideato da Gigi Proietti all’interno di Villa Borghese a Roma,
riproduce la caratteristica “grande O di legno” dell’originale inglese
e vuole essere uno spazio per la creatività e la fantasia degli artisti
italiani e stranieri in una prospettiva multidisciplinare, ma anche un
palcoscenico adatto ad allestimenti elisabettiani che ne esaltino la
felice essenzialità e la linea architettonica.
In questa
splendida struttura, in piena tradizione britannica, stavolta è andato
in scena La commedia degli errori di William Shakespeare per la
regia di Fabio Grossi. La compagnia, oltre che da un eccellente
Gianni Giuliano nei panni di
da Egeone, è composta da giovani professionisti, ma si avvale di
professionalità affermate nel mondo del teatro come Santuzza Calì per i
costumi e Germano Mazzocchetti per le musiche, il disegno luci sarà
curato da Umile Vainieri.
The Comedy of Errors è una delle prime scritte da Shakespeare.
Ispirata a I menecmi di Plauto, in quest'opera il meccanismo
comico del doppio viene elevato all’ennesima potenza: ai due omonimi
fratelli si aggiungono i due servi, anch'essi identici e omonimi. Un
tema da antiarte a mostrare la continuità estetico-storica nella
creazione e produzione dell’opera d’arte, patrimonio dell’Umanità,
prima ancora che dei singoli creativi i quali non fanno altro che
elaborare contenuti e tecniche dei loro predecessori
La vicenda si svolge in un’unica giornata, dall'alba al tramonto,
passando da un tragico inizio, con Egeone condannato a morte, al più
classico degli happy end, con la famiglia ritrovata e un nuovo
matrimonio all'orizzonte.
Egeone sulla forca attende di venir giustiziato da Solino, Duca di
Efeso, poiché ha osato violare l'ordinanza secondo la quale nessun
siracusano ha il permesso di mettere piede in città a causa della
rivalità che avvelena i rapporti tra i due centri. Eppure il carisma e
la nobiltà che traspaiono da Egeone convincono il Duca ad ascoltare la
sua storia. Il personaggio racconta, quindi, di essere caduto in
disgrazia in seguito ad un naufragio, a causa del quale è stato separato
dalla moglie, da uno dei suoi due gemelli e da uno dei suoi due schiavi,
anch'essi gemelli; cinque anni prima l'uomo aveva poi inviato il figlio
rimastogli e lo schiavo alla ricerca del resto della famiglia, ma questi
non avevano fatto più ritorno. Il Duca, commosso dal triste racconto,
concede allora ad Egeone di avventurarsi per Efeso alla ricerca della
somma di denaro necessaria per riscattarlo dal suo destino giudiziario
E’ a questo punto che si scatena il vortice dei doppi gemelli che si
sovrappongono e si alternano creando una ridda di situazioni pazzesche.
Nella storia delle rappresentazioni elisabettiane, le due coppie di
gemelli sono state sempre interpretate da due attori dall'aspetto
simile. In alcune rappresentazioni moderne, i fratelli e i servi sono
stati interpretati da un unico attore. Nella versione scenica di Fabio
Grossi un attore interpreta insieme i figli Antifolo di Efeso ed Antifolo
di Siracusa(Fabrizio
Amicucci), un altro i servi Dromio di Efeso e Dromio di
Siracusa (Fabio Pasquini)
fino al trucco finale da marionetta doppia della presenza contemporanea
in scena dei gemelli .
“Questa lettura del lavoro shakespeariano sottolinea il clima da
commedia che lo caratterizza: pur rispettando il dramma raccontato
inizialmente, il percorso si snoda tra ambiguità ed equivoci propri
della trama. Il gioco dell'uguale letto come il diverso, consente di
evidenziare come la diffidenza nei confronti di ciò che si ritiene
diverso può portare verso una confusione d'intenti che va oltre il
ragionevole dubbio. In questo gioco di doppi, quello che all'inizio
passerà come drammatica espressione di vita, alla fine si contrapporrà
con il proprio doppio, in una metafora che oscilla tra la vita e la
morte”.
Il doppio, infine, si rivela nel gioco simbolico della duplicazione
all’infinito dello stesso tema tra autori di generazioni diverse, siano
essi autori registi, attori etc. in una circolarità perfetta espressa
dalla stessa struttura elisabettiana del teatro di Villa Borghese.