L'ANTISOLDATO
DI STRAVINSKIJ
di
Agius & Francione
Nell'incantato
chiostro della Casina delle Civette nella Villa Torlonia di Roma
giovedì 30 Agosto 2001 è andata in scena l'Histoire du soldat
di Igor Stravinskij con la Ensemble pierrot lunaire diretta da
Giampiero Gemini con Giammarco Casani al clarinetto; Giuseppe
Settembrino al fagotto; Domenico Agostini alla tromba; Marco Ferrari
al trombone; Massimo Sarra alle percussioni; Corrado Stocchi al
violino; Pietro Febbrari al contrabbasso. Voce recitante: Marco
Angelilli.
Dopo
i ritmi scatenati della Sagra della Primavera che nel 1913 fece
scandalo a Parigi, qui assistiamo a uno Stravinskij tanto più intimo,
quanto più rivoluzionario nella sperimentazione. Quest'opera da
camera per voce recitante, mimi e strumenti venne composta nel 1918
quando si era rifugiato nella Svizzera neutrale a fronte della Grande
Guerra. Si trovava a Morges, sulle rive del lago di Ginevra, dove si
era trasferito dopo aver abbandonato Pietroburgo nel 1914. Era in un
periodo di grave crisi esistenziale, turbato dai recenti lutti
familiari e dall'incerta situazione economica, mentre in Russia
divampavano i tumulti della rivoluzione bolscevica con la politica
economica del comunismo di guerra che gli aveva bloccato le rendite.
L'opera
fu composta dall'autore, nella sua condizione di esule, assieme al
poeta Ramuz e al direttore d'orchestra E. Ansermet, progettando uno
spettacolo da camera, economico, rappresentabile anche nei piccoli
teatri e facile da trasportare. Il finanziatore venne trovato nella
persona dell'industriale Werner Reinarth, clarinettista dilettante per
il quale Stravinskij compose, in segno di riconoscenza, i tre pezzi
per clarinetto solo. Il progetto prevedeva l'utilizzo di un complesso
strumentale ridotto: escluso in partenza l'uso del pianoforte,
Stravinskij optò per un ensamble di sette strumenti, "i tipi
più rappresentativi, l'acuto e il grave, delle diverse famiglie
orchestrali", ottenendo così il "surrogato" di una
orchestra di dimensioni maggiori<http://www.lettere.unipd.it/~pesca/histoire.htm >.
Si
sperimentò una forma di commistione con la drammaturgia essendo
prevista la presenza di mimi e di un narratore che legge i testi e, a
volte, dialoga con i personaggi. La piccola orchestra ed il narratore
dovevano essere posti ai lati della scena mentre gli attori sarebbero
rimasti al centro. Nella versione dell'Ensemble pierrot lunaire
il narratore diventa egli stesso mimo interpretando i vari personaggi
con maestria nei cambiamenti di voci e di gesti.
Il
racconto del soldato cui il diavolo ruba l'anima venne tratto da un
noto libro di storie popolari russe di Afanassev che Stravinskij aveva
portato con sé dall'ultimo viaggio in patria. Il materiale venne
rielaborato da Ramuz che mantenne, essenzializzandola, la linea
faustiana del patto col diavolo stilato dal soldato cedendo il
violino, simbolo della sua anima, in cambio del libro universale in
cui è scritta tutta la scienza del mondo. In metafora il soldato
scambia il suo estro amoroso, privo di cervello raziocinante, con la
scienza potentissima ma arida.
In una
linea metaforica più immediata e popolare il contatto del soldato col
diavolo fu identificato con la partenza verso le morte o la quasi
morte, nel senso che dalla guerra o non si ritorna più o si ritorna
come morti viventi, perché il lungo tempo trascorso lontano dalla
patria fa scolorare ricordi ed emozioni in amici e parenti. Il soldato
viaggia col diavolo: gli sembrano passato tre giorni e invece sono
trascorsi tre anni. Quando ritorna al villaggio nessuno lo riconosce.
Ju.
Lotman e B. Uspenskij scrivono, in un saggio sulla cultura russa
nell'epoca di Pietro I cui si riferisce la fiaba: "Arruolarsi
viene identificato con la morte e il coscritto con il defunto" e,
citando un brano di Leskov, "il coscritto [...] era ritenuto dal
popolo un uomo finito, ma anche un individuo spregevole. [...]
Avere rapporti con queste persone era considerato ripugnante."
Il
riscatto del soldato passa attraverso il rinnegare le ricchezze che il
libro-cassaforte gli ha procurato e il ricercare la vera ricchezza dei
poveri: l'amore. Eros che gli viene dallafiglia malata del re, che
egli cura da un'oscura malattia con la musica del violino recuperato,
finché perderà definitivamente il nuovo paradiso quando con la sua
amata vorranno gustare il frutto dell'albero della conoscenza.
L'andare oltre il limite proibito è ancora tornare nel villaggio per
sfidare un vuoto incolmabile nella volontà - questa sì malefica - di
voler conoscere chi si è, senza accettare la felicità
dell'ingenuità e del passato gettato come zavorra inutile dietro le
spalle. In senso mitico il ritorno è un viaggio iniziatico, è il
desiderio che muove verso la rinascita, verso la luce di una coscienza
rinnovata ma proibita: è il ritorno alla madre delle origini che
danna.
Abbiamo
rilevato nell'Histoire du soldat due fondamentali chiavi
musicali antiartistiche: la ricerca di uno spirito essenziale che
porta a una composizione scheletrica, deformante, quasi caricaturale
priva di melodia, sì da creare una sorta di "cubismo"
musicale, e la voluntas contaminationis che da un lato
visualizza l'astrattezza simbolica della musica da camera con una
mimica talora da autentico cabaret, dall'altro realizza una
commistione tra generi tendenzialmente antipodici rispetto alla musica
classica operistica, utilizzando jazz, tango, valzer e rag time.
Tanto
in paradosso la prima operazione, con la spiccata tendenza alla
semplificazione ritmica, rende ancor più elitaria ed esoterica la
fruibilità dei brani, tanto l'uso di modalità musicali orecchiabili
ma soprattutto la visualizzazione scenica di un racconto sotteso
all'esecuzione, in chiave essoterica, tende a spettacolarizzare
l'opera portandola a contatto col pubblico profano.
Quest'apertura
verso altri linguaggi è tanto più drammatica e vibrante in nuce in
quanto l'autore plasma, sia pur nelle forme favolistiche, una materia
concepita tra gli orrori della Grande Guerra che ne riflette appieno i
sinistri bagliori.
Nel
1914 Stravinskij lasciò la Russia e qualche anno dopo inaugurò una
fase nuova della sua produzione, quella detta "neoclassica",
che assunse toni polemici con i paralleli indirizzi dodecafonici e
atonali della musica europea. E' una fase che si prolunga sin dopo la
seconda guerra, quando - confermando le sue caratteristiche di
poderoso assimilatore e sperimentatore eclettico - si avvicinò anche
al jazz e alla stessa dodecafonia esaltando quella commistione già
presente nell'Histoire du soldat che è del 1918.
Nell'Histoire
della violenta politonalità della Sagra della Primavera
restano i blocchi sonori, le trasgressioni ritmiche antiborghesi
evidenziate da Bloch il quali rileva che questa musica, con maggiore
efficacia rispetto a quella dell'avanguardia atonale e dodecafonica,
contribuisce a corrodere la pretesa stabilità della cultura borghese
e si pone quindi, al pari della letteratura "inferiore" e
popolare, come autentica serie di "immagini di desiderio
dell'attimo adempiuto". La musica favorisce con il suo incedere
paziente lo sprofondamento del soldato nel circuito satanico della
perdizione, preparando la caduta dell'anima finale nell'abisso, esito
finale che sembra avere poco senso importando anche nei contenuti la
volontà satanica di eterna diserzione del soldato dal tempo e dallo
spazio.
Stravinskij
più che mai, al di là della catalogazione affiabbiatagli di
neoconservatore, con l'Histoire si pone in bilico tra tutte le
forme antiche e moderne, in un'aurea di sospensione antiartistica,
partendo dalle espressioni della musica popolare come danze, corali
luterani, marce per arrivare fino alle forme più spinte
dell'avanguardia musicale. "Non ho il temperamento adatto all'accademismo
- afferma - ed è sempre in modo consapevole e volontario che adotto
le sue formule. Me ne servo coscientemente come farei con il folklore:
sono le materie prime del mio operare. In fondo, non sono né
accademico né moderno, né moderno né conservatore".
Ancora
dalle parole di Stravinskij cogliamo il contatto con l'Entità, con lo
Spirito di cui altri creativi, come Swedenborg, Borges, Dante hanno
dato testimonianza(vedi sul punto G.
Francione L'ARTE
DI KOBAL,IL NERO ESTETA,OVVERO BIZZARRIE DI MONDI LETTERARI ANOMALI
<Analisi della trance spiritica in
letteratura ovvero della creazione artistica come frutto di una
comunicazione medianica>
Aetas Internazionale, giugno 1999).
"Ogni creazione presuppone all'origine una specie di appetito che
anticipa il gusto della scoperta. Questa pregustazione dell'atto
creatore accompagna l'intuizione di un'entità sconosciuta<il
corsivo è nostro>, già posseduta, ma non ancora intellegibile e
che sarà definita solo attraverso lo sforzo di una tecnica vigilante.
Questo appetito che si risveglia in me alla sola idea di mettere in
ordine vari elementi trascritti non ha assolutamente carattere
fortuito come l'ispirazione, ma abituale e periodico, se non
addirittura costante, come una necessità naturale". Ancora
dalle parole di Stravinskij cogliamo il contatto con l'Entità, con lo
Spirito di cui altri creativi, come Swedenborg, Borges, Dante hanno
dato testimonianza(vedi sul punto G.
Francione L'ARTE
DI KOBAL,IL NERO ESTETA,OVVERO BIZZARRIE DI MONDI LETTERARI ANOMALI
<Analisi della trance spiritica in
letteratura ovvero della creazione artistica come frutto di una
comunicazione medianica>
Aetas Internazionale, giugno 1999).
"Ogni creazione presuppone all'origine una specie di appetito che
anticipa il gusto della scoperta. Questa pregustazione dell'atto
creatore accompagna l'intuizione di un'entità sconosciuta<il
corsivo è nostro>, già posseduta, ma non ancora intellegibile e
che sarà definita solo attraverso lo sforzo di una tecnica vigilante.
Questo appetito che si risveglia in me alla sola idea di mettere in
ordine vari elementi trascritti non ha assolutamente carattere
fortuito come l'ispirazione, ma abituale e periodico, se non
addirittura costante, come una necessità naturale". Ancora
dalle parole di Stravinskij cogliamo il contatto con l'Entità, con lo
Spirito di cui altri creativi, come Swedenborg, Borges, Dante hanno
dato testimonianza(vedi sul punto G.
Francione L'ARTE
DI KOBAL,IL NERO ESTETA,OVVERO BIZZARRIE DI MONDI LETTERARI ANOMALI
<Analisi della trance spiritica in
letteratura ovvero della creazione artistica come frutto di una
comunicazione medianica>
Aetas Internazionale, giugno 1999).
"Ogni creazione presuppone all'origine una specie di appetito che
anticipa il gusto della scoperta. Questa pregustazione dell'atto
creatore accompagna l'intuizione di un'entità sconosciuta<il
corsivo è nostro>, già posseduta, ma non ancora intellegibile e
che sarà definita solo attraverso lo sforzo di una tecnica vigilante.
Questo appetito che si risveglia in me alla sola idea di mettere in
ordine vari elementi trascritti non ha assolutamente carattere
fortuito come l'ispirazione, ma abituale e periodico, se non
addirittura costante, come una necessità naturale".
Ed
ancora Stravinskij mette in luce l'aura maieutica che caratterizza
l'artista, il quale lavora per lo più a livello inconscio senza sapere
cosa l'Entità che è in lui stia combinando, come accade per l'Histoire
dove l'Entità sembra lavorare come all'unisono a più mani, nella
partitura favolistica e in quella più specificatamente musicale.
"Qualsiasi arte presuppone un lavoro di scelta. Il più delle
volte, quando mi metto all'opera, il mio scopo non è ben chiaro. A
questo stadio del mio operare, se mi si chiedesse cosa voglio, sarei
imbarazzato a rispondere; ma sono sempre in grado di rispondere con
molta precisione quando mi si chiede cosa non voglio".
Insomma,
per usare un'estrema metafora tratta da Deleuze e Guattari, Stravinskij segue uno
sviluppo non rettilineo, ma stratificato, proteiforme, multidirezionale.
Il suo modello è rizomatico, simile a funghi o radici che si sviluppano
in modo indipendente, e tale da consentire approcci eterodimensionali a
larghissimo raggio. Anch'egli a modo suo ha venduto l'anima al diavolo
non contentandosi di stereotipi ma assemblandoli nelle forme più ardite
per creare il nuovo, riuscendovi, in nome dell'Antiarte.
(http://antiarte.studiocelentano.it)
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