FILUMENA BATTIMANO
Di
Agius & Francione
Palcoscenikestate e il Teatro Centrale di Ostia hanno offerto al
pubblico lidense il classico di Eduardo De Filippo Filumena Marturano,
messo in scena dalla Compagnia L'ATELLANA diretta da AntonioDell'Aquila.
Il testo, in tre atti
, fu composto nel 1946 e rappresentato per la prima volta il 7 novembre
dello stesso anno al Politeama di Napoli, accolto bene ma non con
il solito entusiasmo. Dopo
un mese di prove, venne rappresentata al teatro Eliseo e fu il trionfo.
Con questa commedia il grande autore napoletano ha creato uno dei
ritratti femminili più celebri del teatro di tutti i tempi, quella
Filumena, ex prostituta, che riesce a farsi sposare, dopo tanti
anni di convivenza, da Domenico Soriano fingendosi in punto di morte.
L'uomo arrabbiato non vuole riconoscere la validità del matrimonio al che
Filumena, giocando
l’ultima disperata carta di cuori, gli rivela di avere tre figli. Uno di
essi è nato da lui ma non
dirà mai quale dei tre, perché i "figli so figli". Alla fine
il marito li accetterà tutti e
tre, riuscendo così a raccogliere il messaggio d’amore totale di
Filumena.
Un personaggio quella della Marturano
rivoluzionario per il tempo in quanto smascheratore di una società
patriarcale, riuscendo solo la trasgressione del meretricio a ribaltare il
ruolo alias irrefragabile di buona donna di casa e di servaggio della
donna meridionale.
La compagnia teatrale
"L'Atellana" è
un gruppo che nasce
come emanazione dell'Associazione Culturale "Campani nel Lazio"
e per questo, cosa rara a Roma, risulta composta da quasi tutti
elementi capaci di parlare il napoletano. E’ stata una serata davvero
bella quella offertaci ad Ostia dalla compagnia in una gradevole serata di
fine agosto, con una prestazione superlativa che ha accalorato il vasto
pubblico presente in sala, levatosi alla fine più volte a battere le mani
ai limiti della standing ovation. Tutti bravi gli attori; su tutti
Antonio Dell’Aquila nei panni del capofamiglia
Domenico Soriano, e Filumena, l’eccellente Adriana Torricella.
Noi stessi,
spietati narratori dello spettacolo canicolare, siamo rimasti decisamente
colpiti. Nei nostri raid giornalistici lungo l’estate romana abbiamo
visto compagnie di professionisti superabboracciate,
spocchiose e insulse, plaudendo
invece ora alla compattezza di
questo teatro di appassionati composto davvero a regola d’arte.
Mentre la distinzione
si scolora tra teatro professionistico e amatoriale, ribaltandosi qui a
favore di quest’ultimi, ancora
più veemente si fa la critica già svolta in altri pezzi sulla scelta dei
testi da parte di tutte le compagnie.
Esiste una nuova fervida generazione di autori teatrali,
anche in slang napoletano, che attende di essere messa in scena. Lotta
questa generazione una guerra senza esclusione di colpi
contro le Grandi Mummie, i Shakespeare, i Pirandello, gli Eduardo
De Filippo… Perché non dare spazio ai nuovi autori? Se le
megaproduzioni fanno orecchie da mercante di Venezia, noi ci auguriamo che
almeno il teatro amatoriale esca allo scoperto
ed entri nel nuovo discorso. Capiamo
la difficoltà produttiva di compagnie all’esordio, ma un gruppo
affiatato come quello dell’Atellana, che ha un suo pubblico, può
permettersi di fare teatro di cuore vibrante, portando in scena nuovi
autori, gente creativa
finalmente vivente.
Il teatro è prima di tutto coraggio.
Coraggio non solo nella messinscena ma in primis
nella scelta dei testi che può essere alimentato da una
semplice constatazione: se
oggi ammiriamo i Shakespeare, i Pirandello, gli Eduardo De Filippo è
perché nei vecchi tempi ci fu qualcuno che ebbe il coraggio di metterli
in scena. Avete visto che la stessa Filumena al tempo in cui venne
rappresentata non fu proprio un successo, anche se lo era
nella mente e nell’anima del suo autori e di quanti confidarono
in lui che lo fosse.
Dunque registi, attori, scenografi del cuore, soprattutto voi del
teatro amatoriale che fate
ancora arte col cuore, tendete
la mano agli autori in carne ed ossa.
Date spazio al vero teatro che è antiarte(www.antiarte.studiocelentano.it),
morte dell’accademia, esistenza pulsante e contemporaneità. Se vedete
per strada le Grandi Mummie… uccidetele!