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QUANDO SI DICE… L’EMOZIONE

di Reno Bromuro

 

Durante la serata che ha chiuso la XIX Settimana Internazionale del Cinema Muto, promossa da M.I.C.S. Museo Internazionale del Cinema e dello Spettacolo fondato e diretto da José Pantieri, sono stati presentati due personaggi, che definirei "gemelli astrali", anche per l’uguaglianza del pensiero: Georges Méliés e Gennaro Francione.

Ci sarebbe stata la proiezione dei film di Georges Méliès introdotti dal Giudice Drammaturgo Gennaro Francione (Fondatore di Antiarte compreso il sito telematico http://www.octava.it/antiarte), che, con una verve accattivante che hanno solo i napoletani, ci descriveva ciò che pochi secondi dopo avremmo visto.

Prima di andare avanti vorrei farvi dire in sintesi chi è Georges Mèliés, nato nel 1861 e morto nel 1938.

Georges Méliès, l’artista presto dimenticato perché troppo geniale. La sua si può

affermare ch’è vera "Antiarte".

Mèliés, introdusse nel cinema l'invenzione, svelando le attitudini narrative del cinema,

trasformandolo in un vero e proprio spettacolo. Ricostruì i suoi racconti visivi: II viaggio

nella Luna, 1902, II melomane, 1903, II regno delle fate, 1903, II viaggio attraverso l'impossibile,

1904 e Alla conquista del Polo, 1912. Inventò una serie di trucchi, tutti in teatro di posa,

ed in alcune occasioni colorò a mano le immagini registrate sulla pellicola, fotogramma per fotogramma.

I suoi films ottennero in breve tempo una grandissima popolarità e furono venduti e

imitati in tutte le parti del mondo, modificando profondamente l'obiettivo

principale del commercio cinematografico, che passò dalla vendita degli apparecchi allo

sfruttamento dei fìlms.

Nei films di Mèliés c’è l’invenzione, la creatività che, ancora oggi, fa impallidire

il bravissimo Spielberg. Se si pensa che allora non esisteva il computer e che le

scene venivano provate e riprovate davanti alla macchina da ripresa sul tre piedi

(invenzione anche questa di Mèliés, come la regia cinematografica).

Immaginate nel 1902 girare un film con un razzo che va sulla luna e ritorna

sulla terra (è stato come vedere dal vero l’allunaggio del Lemme e il suo amma-

raggio), la variante è che l’equipaggio non parte con i razzi a propulsione atomica

ma lanciato da un cannone. Il ritorno è casuale, la palla ch’era stata "sparata" per

portarli sulla luna si stacca dalla roccia cui era rimasta attaccata e finisce in mare,

dove l’equipaggio viene recuperato. I trucchi cinematografici che oggi chiamiamo

 

"effetti speciali" sono semplicemente meravigliosi e inenarrabili, bisogna vederli.

Ci stavamo godendo le meravigliose immagini de "Il regno delle fate" quando

è giunta la notizia che sarebbe venuta la grande attrice cinematografica Maria Denis

e l’emozione prese possesso di Pantieri, e sconvolse il programma.

Per i giovani e i giovanissimi occorre spiegare chi è Maria Denis, nome d'arte

di Maria Esther Beomonìe, nata a Buenos Aires nel 1916, attrice cinematografica

che esordì nel 1933 e si affermò nel 1934, nel film Seconda B di Goffredo Ales-

sandrini, rivelando il volto di ingenua maliziosa. "Il suo personaggio era quello

di una studentessa, la quale - con crudele civetteria d'adolescente - gioca uno

scherzo a un non più giovane professore, impersonato da Sergio Tofano".

Nell'ambito della produzione eclettica in cui l'attrice venne impiegata fece un certo spicco nel 1938 Napoli d'altri tempi di Amleto Palermi, dove i tratti della sua grazia popolaresca e del suo carattere erano fissati da Vittorio De Sica nella canzone "II ritratto di Ninetta" (l’attrice ha donato al Museo l’abito che indossava in quel film. In quel periodo la Denis fu la partner di De Sica in diversi film). Un'esperienza abbastanza indicativa nel campo della commedia venne un anno dopo con Documento, di Mario Camerini, cioè il miglior direttore di recitazione dell'epoca, e in cui lavoravano due mostri sacri del teatro come Armando Falconi e Ruggero Ruggeri. Venne poi, nel 1940 L'assedio dell’Alcazar di Augusto Genina.

Il regista che ne intuì le intense possibilità recitative fu Ferdinando M. Poggioli, il quale, sempre nel 1940, la diresse in Addio giovinezza, e un anno dopo in Sissignora. "Nel primo, ispirato alla commedia di Camasio e Oxilia, la Denis espresse la spontanea delicatezza di Dorina, la sartina che vive un amore senza domani per uno studente, sullo sfondo della vecchia Torino".

Anche più efficace fu Sissignora, dal romanzo di Flavia Steno, dove interpretò con patetico pudore la figura di una servetta. "La sua fresca bellezza era dapprima anche qui illuminata dall'amore impossibile per l'attraente marinaio, nipote delle padrone. Poi veniva il rapporto con la nuova padrona e col suo bambino, e l'attrice lo viveva, fino all'estremo sacrificio, con un commovente struggimento".

La Denis, attinente al tema della Tavola Rotonda, introdusse il dialogo sul

 

"Racket dell’arte" spiegandoci in qual modo questa "orrenda organizzazione

criminale" fece sparire dal circuito cinematografico il bellissimo Film di Romolo

Guerrieri (alias Romolo Girolami): "Salvo D’Acquisto". "Il film che narra la storia

vera del vicebrigadiere dei Carabinieri (interpretato da Massimo Ranieri) che si

sacrificò facendosi fucilare dai tedeschi nel 1944 per riuscire a salvare un intero

paese (Palidoro a venti chilometri da Roma) dalle rappresaglie annunciate e

imminenti. Il clima politico-sociale è ricostruito con fedeltà. Il soggetto è di Giuseppe

Berto come anche la sceneggiatura.

Presentato a Venezia, ricorda la Denis, venne subito classificato come un inno

al nazi-fascismo e tolto dal circuito. Mi domando quanti di voi siete riusciti a vederlo.

Per il prosieguo della "Tavola Rotonda" vengono rispettati gli interventi di

Gennaro Francione e il mio, che il buon José Pantieri, era tanto emozionato quasi

stesse vivendo un sogno: seduto accanto alla sua attrice preferita.

Reno Bromuro

 

 

 

 
   
 

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Last updated: maggio 08, 2005.