SARTO PER OPERA TEATRALE
di
Agius & Francione
PALCOSCENIKESTATE di Ostia ha ospitato una frenetica messinscena di Sarto
per signora di Feydeau con la compagnia guidata dall’ottimo Paolo
Perelli. Stavolta "Scenari Paralleli"
si cimenta col “Re
del Vaudeville” considerato nel
1984 dal commediografo
Marcel Achard il più grande
autore comico francese dopo Molière.
Quella presentata sul litorale lidense è una divertente commedia,
giocata sui ritmi incalzanti della risata rnoderna a tutto
tondo parodia della fedeltà di coppia. Tailleur
pour Dames fu scritta a
venticinque anni, nel 1887, da Feydeau,
ed è da considerarsi il suo effettivo battesimo come autore
teatrale, il suo primo grande successo comico col trionfo decretatogli al
Théâtre del la Renaissance. In
questo testo l’autore attinge alla grande tradizione del vaudeville
francese del XIX° secolo, che cerca di elevare a genere nobile
affrancandolo dalla volgarità allora imperante.
Il
congegno si basa sul medico Moulineaux
che, sorpreso in una casa sgangherata dal marito della sua amante, con cui
s’intrattiene piacevolmente, è costretto
a spacciarsi per sarto in una serie di situazioni a carambola che
coinvolgono i vari personaggi che gli ruotano
attorno. La regola prima di Feydeau è
proprio provocare l'incontro di due personaggi che hanno il massimo
interesse a sfuggirsi: il loro trovarsi faccia a faccia genera la sorpresa
e scatena l'intreccio. In quest’ingegneria del rizoma comico si deforma
il mondo reale, sovrapponendogli un universo fittizio, fino a che i due mondi
si confondono inestricabilmente: l'uno più assurdo dell'altro provocando
scoppi di risate.
Già
nella sua prima opera comica vediamo
chi è Feydeau . Egli spiattella allegramente
la morale vigente come un
guscio vuoto; non cerca
affatto di combatterla, ma anzi la mette a nudo per quella che è in
ciò generando la complicazione e il riso, lungi dalla ricerca di ogni
alibi consolatorio .
L’opera messa in scena ad Ostia, pur nella sua fedeltà tendenziale
al testo originario, attua
gl’inevitabili adattamenti
antiartistici(http://antiarte.studiocelentano.it),
frutto di un’operazione del regista che, ri-adattando il testo, si pone
in veste di coautore con il creatore originario, anche per rendere i pezzi
fruibili da un pubblico di epoca diversa. Il meccanismo deformativo è più
che mai necessario nel comico, in cui
è il background dell’epoca in cui si vive a generare la forma
della battuta o del gesto che fa scoppiare dal ridere. Alias i testi
comici sarebbero per gran parte morti, provocando nel pubblico, al più,
un lontano malinconico sorriso. Insomma, per restare nella metafora del
titolo del testo, come il sarto deve prendere la misura dei vestiti al
cliente secondo la vita, l’altezza etc. così fa il regista che, ove si
limitasse a creare una
messinscena standard, farebbe ridere solo i polli, per una comicità
antiquata e non più attuale, coperta com’è dalla polvere del tempo che
usura non solo le cose materiali ma anche e soprattutto i grandi testi
della letteratura e del
teatro. Dal che ne nasce il corollario, che fa rabbrividire gli accademici
del che ci rallegriamo e
ridiamo, che qualsiasi capolavoro è un mero canovaccio.
Una figura innovativa di Perelli è il Cameriere Doppio,
scoppiettante, intrigante, guardone,
rappresentando lo spirito factotum
e pettegolo del popolaccio che non vuol farsi i fatti suoi, pronto
a rompere le scatole, ma anche a dare aiuto, scendendo in platea a fare
claque e battimani.
Un plauso al regista, agli attori, alla compagnia tutta
per un’opera che richiede sincronismi e ritmi assai difficili
nell’avalanche di battute e di situazioni anacronistiche, riattualizzate.