IL
TERMINILLO OVVERO L'OLIMPO REATINO PER UN SUPERBO CROCCOLO.
di
Agius & Francione
Il
cinema-teatro "Tre
Faggi" al Terminillo era esaurito in ogni ordine di posti domenica 19
agosto quando Carlo Croccolo con la sua compagnia ha messo in scena Il
medico dei pazzi, celeberrimo capolavoro comico di Eduardo Scarpetta.
Abbiamo
scelto quest'opera per verificare come il
l'Assessorato alla Cultura del Comune di Rieti, presieduto dal
professor Gianfranco Formichetti, faccia le cose sul serio in fatto di
spettacolo estivo con
professionalità e giusto impiego del denaro pubblico.
Presso
l'Ufficio del Turismo del Terminillo siamo stati accolti prima di tutto
dalla cordialità e dall'entusiasmo del dott. Piero Fasciolo. Il nostro
automedonte ci ha spiegato come con soli 90 milioni il Comune, con una
politica accorta di coinvolgimento di sponsor, realtà locali e delle
stesse compagnie, sia riuscito a mettere su una serie di spettacoli di
prim'ordine, con rassegne di jazz, danza, opera lirica, prosa che hanno
trovato le loro punte nel
Romano Mussolini Quartet e proprio nell'opera in prosa di Carlo
Croccolo.
Il
maestro Croccolo nella messinscena dell'opera scarpettiana ha mostrato
tutta la sua bravura. Da autentico erede della commedia dell'arte
napoletana ha retto le trame della storia, coadiuvato da un'affiatatissima
compagnia,su regia della moglie, la brava Daniele Silvia Cenciotti. Hanno
così raccontato la truffa ordita da Ciccillo, pseudomedico che dissipa
a Napoli in giochi e
donne i soldi dello zio Felice Sciosciammocca da Roccasecca, dovendolo poi
convincere di aver investito quella somma in una proficua clinica per
pazzi. La casa di cura diventa implausibilmente
la pensione “Stella” nella quale il giovane vive, trasformando
gl'inconsapevoli clienti in malati più o meno gravi da curare. Il
divertimento sta proprio nel sapere tutti quelli che lo zio non sa, cioè
che si tratta di persone normalissime, se pur strane come forse è
bizzarro ognuno di noi perché - come scrisse l'antipsichiatra Laing -
dato un cancello, bisogna ancora stabilire se i matti sono da una parte o
dall'altra del cancello stesso.
Alla
fine la truffa riesce ma non
è solo colpa di Felice Sciosciammocca che se l'ammocca, verbo che
in napoletano significa in
traduzione libera, farsi turlupinare con facilità. Ognuno dei
personaggi, clienti della pensione, si presta all'equivoco perché ognuno
di loro esprime in maniera esasperata la sua personalità, seguendo
imperterrito la sua strada: una madre vuole a tutti i costi far sposare la
figlia, il musicista vuole a tutti i costi suonare, l'attore vuole a tutti
i costi recitare e così via.
"Carlo
Croccolo interpreta Felice Sciosciammoca, lo zio turlupinato che comunque
si muove dentro questa società di presunti pazzi con tutta l'umanità di
un uomo non abituato alla finzione macroscopica, abituato alla vita di
paese, risultando scoperto rispetto all'affetto che nutre per il nipote
attraverso il quale passa il suo riscatto"(così nel libretto di
presentazione dell'opera).
Li
abbiamo intervistati, Carlo Croccolo e la moglie, alla fine dello
spettacolo, e sono stati molto gentili
a riceverci. Un'intervista tutta particolare per dialogare con loro
in termini antiartistici.
Croccolo
è dell'idea che un'opera antica giammai può essere
"rivisitata" ma al più adattata al gusto e al tempo in cui
l'opera stessa viene messa in scena.
Ha osannato Scarpetta, esaltandosi
a descrivere la forza e la compiutezza della sua opera comica.
Ha
poi spiegato il lavoro di adattamento puntiglioso e accurato sul testo
eseguito dalla regista. La Cenciotti ha sottolineato l'operazione di
aggiornamento "fittizio" operato con trame comiche tratte dal
teatro francese dell'epoca parallela a quella in cui visse Scarpetta,
traendo in particolare spunto dalla commedia posciadistica di Feydeau che
creò macchiette e tipi che animarono festosamente i suoi racconti. Ciò
senza escludere adattamenti con battute del nostro quotidiano, ma
soprattutto con interventi di Croccolo che, da vero maestro navigato del
canovaccio della commedia all'italiana,
ha per diverse volte rotto la quarta parete dialogando col pubblico
e scatenando applausi e
risate.
E'
stato un vero piacere vedere sulla scena Croccolo. Nel suo sangue fluisce
la vis comica di una generazione di comici che annoverò i
Petrolini, i Totò, i Macario e che oggi trova la forza epidemica di un
esempio vivente per i giovani, un capocomico vigoroso, gagliardo,
inesauribile.